Dossier Doppiaggio e Sottotitoli

Un interessante rivisitazione del problema del doppiaggio e dei sottotitoli...

Dossier Doppiaggio e Sottotitoli
Articolo a cura di

Dell'arte dell'adattamento

Da che mondo è mondo, su questo terzo pianeta dal sole su cui viviamo, le lingue sono molteplici , multiformi, varie ed eventuali.
I problemi sono quelli che tutti conosciamo, non ultimi quelli della trasmissione di dati e documenti ed informazioni fra culture con sistemi di linguaggio differenti.
Utilizzo la parola "culture" non a caso, perché in realtà la cultura è un risultato della lingua; tanto quanto la lingua sia un risultato dell'evoluzione della cultura del popolo stesso.
Tutti questa introduzione serve per fare subito una precisazione per quanto riguarda questo dossier.
Non intendo lanciarmi in una accademica dissertazione su pregi e difetti dei vari sistemi di adattamento dei cartoni animati (o fumetti o film se per questo) ossia, nella specifica, fra doppiaggio e sotto titoli.
Quello che mi preme sottolineare, sé quanto l'uso di uno o degli altri mezzi aiuti o meno l'opera dell'adattatore del prodotto (d'ora in poi, per semplicità, assumete che si tratti di una serie di cartoni animati).
Prima di tutto di cosa parliamo?

Doppiaggi

IL DOPPIAGGIO prevede essenzialmente tre fasi. La prima prevede una traduzione, per quanto possibile letterale, dei testi dei dialoghi, la seconda fase prevede che una persona, l'adattatore, si incarichi di riscrivere i dialoghi ricevuti con la traduzione rispettando i seguenti parametri.
1- La lunghezza della frase deve essere tale da permettere al doppiatore di fare combaciare la RECITAZIONE della stessa con il movimento delle labbra presente sullo schermo (occorre una precisazione per quanto riguarda i cartoni animati, ma ne parliamo dopo).
2- Il testo deve rispecchiare i significati più reconditi del testo, che vanno dal testo evidente agli eventuali doppi sensi, per arrivare all'apoteosi della traduzione delle barzellette e dei giochi di parole.
3- Il testo deve essere in italiano corretto e senza inflessioni dialettali, italianismi stretti e "strappi" troppo evidenti fra la cultura di partenza e la nostra (maggiori informazioni su questo dopo).

Sottotitoli

I SOTTO TITOLI leggermente meno complessi ( ma non poi di tanto) in quanto a realizzazione tecnica prevedono che l'adattatore prenda la traduzione letterale e la trasformi in un testo corretto e sintetico abbastanza da essere trasformato in scritte da mettere a piede dell'immagine.
I parametri di cui sopra sono sempre validi, anche quello sulla lunghezza delle frasi, che, per quanto leggermente più elastico, impone comunque dei sotto titoli brevi e facili da leggere per evitare accavallamenti di testo e difficoltosa fruizione del film stesso.

In Italia, il doppiaggio non ha una grande tradizione, i motivi sono prima di tutto storici e poi di stile.
Dal lato storico, pesa tantissimo una impostazione stilistica che nasce in Italia nel passaggio dal film muto a quello sonoro (avvenuto quando da noi c'era il fascismo).
Per imposizione del regime di quel periodo, quando i film furono sonorizzati, si impose il doppiaggio per tutti i film di lingua straniera.
Questo da un lato perché il tasso di analfabetismo del periodo era altissimo e da un altro lato per una specie di distorta visuale di orgoglio nazionale secondo cui solo la nostra lingua doveva essere preponderante e pura ( sotto questa ottica va visto anche la modifica del linguaggio dei commentatori sportivi dell'epoca, "calcio d'angolo" per "corner" o "traversone" per "cross" eccetera)
Dal punto di vista stilistico è stato sempre opinione comune che il film (o il cartone) doppiato si "goda" meglio se vi è un immediata coincidenza fra immagine e parola ( in chiaro se si capisce quello che si sente rispetto a quello che si vede); inoltre il fatto di dovere costantemente leggere i sotto titoli rischia, secondo i paladini del doppiaggio, di distogliere lo sguardo dallo schermo sempre nel momento culminante.
Come ho detto è inutile mettersi a discutere su questo, vedrete dopo che ci sarà modo di tornare sull'argomento.
Comunque quando ho proposto a Doc un dossier su questo problema mi sono reso conto di avere bisogno di un po' di materiale, ragion per cui mi sono messo in contatto con le persone adatte.
A e B sono due professionisti del settore ( che chiedono di rimanere anonimi) e che si occupano di entrambi i sistemi di adattamento di cui sopra.
Appena saputo del problema mi hanno invitato a casa loro e mi hanno messo al corrente della situazione; ne è nata questa lunga intervista/ chiacchierata che riporto integralmente.

Premessa

Sarebbe stato per me molto semplice non rispettare i patti. Pubblicare questo speciale coi nomi dei due ragazzi intervistati ( gentilissimi ) in bella mostra, pur di fare scena. "Abbiamo intervistato due doppiatori della Yamato Video", oppure "Per AnimEye due addetti Dynamic Italia in esclusiva".L' Ufficiosità o Anonimità dell'articolo in questione però, non dev'essere una discriminante. Quello che posso assicurare è che questa intervista non è frutto della mia fantasia ma del lavoro e dell'inventiva di un certo Lupin IV e dell'assoluta disponibilità di A e B che hanno voluto dare il loro contributo ad un sito in continua crescita, spiegando a noi e ai nostri lettori in cosa consiste il lavoro di tutte quelle persone di cui leggiamo nomi e cognomi, spesso senza neanche farci tanto caso, nei titoli di coda delle tanto agognate VHS che acquistiamo chi più chi meno mensilmente in fumetteria o in videoteca.

DocG, Everyeye Admin

L'intervista

DOMANDA Allora, intanto grazie per l'invito, spero di non distogliervi troppo dal lavoro che avrete, sicuramente, da fare.
A Figurati, ci hai appena dato un ottima scusa per non farlo.
B (ride)

D Allora un paio di note di servizio; chi di voi mi parla del doppiaggio?
A (si volta verso B) Faccio io?
B Per me va bene.
A (annuisce) Sono il tuo uomo (sorride).

D (sorrido) Allora tu sei...
B (Mi interrompe ridendo) NO! Io resto la sua donna!

(Risate)

D Cominciamo allora. A, dimmi, in cosa consiste il tuo lavoro.
A Allora, inizio con il dire che il nostro lavoro è lo stesso in quanto sia che si parli di doppiaggio che di sotto titoli. Il lavoro e sempre uno solo, ossia quello dell'adattamento del testo.
L'adattare consiste in quella operazione di traslazione di concetto da un contesto culturale ad un altro.

D Non è chiaro.
A Ti faccio subito un esempio allora, se tu vuoi dire "sì" senza parlare, come fai?
D (ci penso un secondo poi annuisco)
A Esattamente, ma cosa mi diresti se io ti informassi che questo gesto in India vuol dire "no"? Ecco, il problema dell'adattamento è sostanzialmente questo: ossia rendere fruibile e comprensibile a tutta una fascia di persone , che presuppongo di cultura e livello intellettivo eterogeneo, quello che accade sullo schermo, a prescindere da quello che essi possano o non possano sapere.

D Ma il gesto...
B Era chiaramente solo un esempio, i casi del genere sono estremi, ma parlando più terra terra, come faresti a far capire un proverbio? Un gioco di parole? Una barzelletta?
D Bè suppongo... Sostituendolo con uno di uguale significato italiano...
A E avresti fatto il primo errore dell'adattatore dilettante, in quanto avresti un giapponese che dice "il diavolo fa le pentole " eccetera scordandoti che i giapponesi il diavolo non lo hanno! Comunque stiamo divagando, torniamo alla tecnica base.
La prima fase del lavoro dell'adattatore avviene con la visione del materiale nella sua forma originale.

D In lingua originale vuoi dire?
A Esatto, la prima volta lo vedi, con tutta probabilità, senza traduzione, quindi capisci a grandi linee quello che succede ma non puoi essere certo di quello che accade realmente.
Quando ti viene passata la traduzione cominci a vedere il testo sotto un'altra luce, cominci a capire le sfumature, i "colori" dei personaggi.
Finalmente capisci perché quando Tizio dice quella frase Caia gli da uno schiaffo e così via.
Bada ancora non ho parlato di adattamento, quella parte comincia appena adesso.

D (sorrido) Sono molto spaventato.
A Ne hai ragione, infatti a seconda dei momenti, il testo ti metterà di fronte a dei problemi che vanno dal "Triviale" a "L'inferno sulla terra" per finire con "Dio! Perché ho accettato questo lavoro!?"
B (ride) Parli di quello che penso?
A (scuote la testa) Lascia perdere, non ne voglio parlare (mi guarda) non chiedere, non vuoi sapere!
D Me ne guardo bene...
A I problemi, come ho detto, sono di vario genere, cominciamo da quelli più tecnici. Le frasi, come assunto iniziale sono in lingua straniera, giusto? Bene, il primo problema concerne la forma della frase dettata dalla lingua originale.

D Cioè?
B Ci sono lingue in cui le frasi hanno costruzioni grammaticali diversi dalle nostre; per esempio in giapponese il verbo è sempre alla fine e la frase principale ( al contrario che in italiano) sempre in fondo alla frase stessa, dopo tutte le secondarie.
A (annuisce) Ecco che saltano fuori i primi problemi, tutti classificabili sotto la categoria "che cosa accidenti ha detto?!". Per non pescare troppo lontano, il giapponese NON HA PLURALI! Allora ti rendi bene conto che i dialoghi restano abbastanza indefiniti se il traduttore non ha la correttezza di evidenziare questo fatto nelle sue traduzioni.

D Immagino che questo sia uno scoglio.
A Niente come quello che segue. Di certo se non ci si sta attenti, complice anche una serie imprevedibile di sfighe quali un regista con manie di grandezza, si rischia di incappare in topiche clamorose. Per darti un idea a me è capitato una volta un prodotto in cui, per via del fatto che non era definito nel testo la persona con cui ci si rivolgeva ad un certo personaggio a due minuti dalla consegna mi sono riguardato il lavoro con il testo sotto gli occhi e , nel silenzio della stanza ho commentato "Ah... È un uomo?"
B (ride)
D (rido) Che ha detto poi?
B (ride) Niente di riferibile in questa sede temo.
A (Scuote la testa)

D Insomma il testo prima di tutto; il gradino successivo?
A Consiste nel mettersi, mentalmente, dal punto di vista del regista della storia. Da questo punto di vista l'adattatore è un autore frustrato, infatti ha lo stesso potere di un autore senza averne i diritti.

D Cioè?
B Cioè, tecnicamente, io posso far dire quello che voglio ai personaggi, giusto?
D Giusto.
B No per l'appunto. Se io facessi così starei dando un impronta al testo che questo non ha. Se il regista qui ha fatto fare una pausa ai personaggi allora lo ha fatto per un motivo preciso, io non posso mettermi a sindacare! Io devo vedere, capire e rendere il significato e il peso di quella pausa nella mia traduzione del testo.

D Immagino questo valga anche per le intonazioni della voce, le smorfie della faccia eccetera, vero?
B Vero, ma faccio subito una distinzione fra animazione e film con attori in carne e ossa. Nel secondo caso, il linguaggio del corpo è usato per sottolineare e, a volte sostituire, i dialoghi.

D Invece nell'animazione?
A Poiché parliamo di disegni ( in qualsiasi forma essi siano), le reazioni FISICHE dei personaggi tendono ad essere esagerate o poco credibili rispetto alla realtà.
Primo fra tutto può succedere che non vi sia corrispondenza fra il testo e le immagini. Questo, per esempio, perché in fase di creazione si era deciso che il personaggio fosse attonito e poi, per qualsiasi motivo, dal doppiaggio risulta un impressione diversa.

D In questo caso come ci si regola?
A Vale sempre la regola che bisogna rispettare L'INTENZIONE del regista.

D Supponendo di avere capito cosa intendesse?
A Si comincia con l'adattamento del testo vero e proprio. Sostanzialmente si tratta di creare frasi coerenti, compiute, conseguenti e in bel italiano che, come ciliegina sulla torta, siano della lunghezza giusta per il doppiatore.
D Eh? Lunghezza?
A Pensa all'inglese. Si tratta di una lingua estremamente sintetica rispetto alla nostra, ragion per cui le loro frasi rischiano di essere, tradotte in italiano, con troppe parole perché il doppiatore possa dirle rispettando i tempi dei movimenti delle labbra dell'attore. Ecco quindi i due estremi di "lungo" e "corto".

D Errori gravi?
A Entro certi limiti si. Comunque sono errori insopprimibili, in un copione standard ci sono almeno il 10% di frasi lunghe o corte, variamente assortite.
Dipende da vari fattori, non ultimo dal modo di parlare del doppiatore che può essere più o meno veloce.
Faccio un'altra distinzione rispetto all'animazione, posso?

D Prego.
A In animazione, i labiali non corrispondono quasi mai a sillabe e suoni definiti ( come avviene nei film), quindi la loro lunghezza è il solo problema di cui ci si debba preoccupare. Nei film bisogna anche stare attenti alle sillabe e alle parole che si usano per evitare un curioso effetto di "distacco" fra quello che si vede e quello che si sente.

D Ma fisicamente come si scrivono le battute?
A Ci si mette di fronte al televisore, si fa scorrere la cassetta fino al punto, si toglie il sonoro e poi si prova la frase più e più volte finché non funziona.

D Sembra facile.
A (si copre la faccia e comincia a mugolare)
B (scuote la testa sorridendo) Io non direi proprio.
D Ritiro tutto.
A+B Grazie.

D Ma come si capisce se una battuta è giusta?
A Parli della lunghezza?
D Non solo, ma possiamo cominciare con quella se vuoi.
A Come ti ho detto, non c'è una sicurezza assoluta; i fattori sono sempre variabili e dipendono anche da diverse interpretazioni che il direttore del doppiaggio in sala può dare alla battuta incriminata.
Tornando all'esempio di prima, se per lui quel personaggio non era attonito, ma solo leggermente perplesso, allora la tua battuta potrebbe essere detta con un intonazione diversa e risultare lunga o corta a seconda dei casi.
Intendiamoci, può anche essere giusta a prescindere, ma non ne avrai mai la certezza assoluta.
D Ma cos'è meglio, lungo o corto?
A+B Giusta!
D No, va bene... Questo è chiaro... Diciamo il meno peggio?
A Hmmm... Diciamo lunga. Al limite il direttore di doppiaggio ci mette una pezza e ci leva una parola (caso limite). Ma quando è corta può diventare drammatico!
D Perché?
A Perché al direttore di doppiaggio manca tutto il tuo background di preparazione del lavoro! A lui arriva un copione che si presuppone perfetto. Lui non ha un accidente di idea di cosa intendesse alla battuta 101 il personaggio Tizio! Ragion per cui, se deve allungare la frase aggiungendo una parola ( altro caso limite) rischia di tradire il senso della frase sbilanciandola. Un macello!
D Quando parlavo di giusta, prima, non mi riferivo comunque solo alla lunghezza...
A Capisco dove vuoi arrivare e ti devo dire che anche qui non c'è una regola precisa. In linea di massima se una battuta deve fare ridere deve fare ridere in tutte e due le lingue e così via. Comunque, il lavoro è sempre sulle tue spalle.
D (sorrido)Missione impossibile?
B (ride) No, ma a volte è molto difficile.

D Per quanto riguarda gli adattamenti dei testi, superando il problema della grammatica e della perfezione del testo, a questo punto dobbiamo affrontare il problema delle culture diverse.
A (prende un grande respiro) Ed è qui che il discorso si fa complicato sul serio...
D Ti arrendi?
A Giammai!(ride) Ma che ore sono?
B Uhm... Quasi ora di pranzo in realtà... Che dite? Si fa una pausa?
D Il seguito alla prossima puntata!


Pausa per il pranzo!

D Bene, eccoci qua di nuovo allora. Dicevamo dei problemi attinenti alla cultura e al contesto dell'opera.
A Esatto, io mi tolgo subito un pensiero e ti parlo dei cartoni animati giapponesi; mi sembra di capire che in fondo ti interessava quello.
D Non solo, ma effettivamente ...
A Va bene anche a me; tra l'altro il giapponese e i giapponesi sono il paradigma della cultura lontana da noi un paio di anni luce.
D Sono tutt'orecchi.
A Allora, torno all'esempio del proverbio di prima. Come ti ho detto i giapponesi hanno una religione diversa dalla nostra e, per quanto non completamente, non hanno una figura negativa come il diavolo.
Intendiamoci, avrebbero i loro demoni eccetera, ma niente che faccia "le pentole ma non i coperchi", ci siamo capiti? Bene.
Allora, se io mettessi in bocca ad un giapponese una frase del genere cosa accadrebbe? In un primo momento niente, ma rivedendo il cartone più e più volte, la sensazione generale sarebbe quella di un italiano che parla.
D Bè, è quello che accade in fondo...
A NO! Per l'amor di Dio non fare quest'errore! Il doppiaggio non sono personaggi che parlano in italiano! Sono persone che SENTONO IN ITALIANO!
D Eh???? [ Okay, a questo punto mi metto pazientemente a raccogliere la mia mascella...]
A Se tu vedi una scena di "Sailor Moon" (faccio solo un esempio) in cui le ragazze stanno chiacchierando per strada, pensi che sono delle italiane che chiacchierano per strada?
D No, ovviamente no...
A Ecco, infatti l'effetto che il doppiaggio vuole... No, fammi riformulare; DEVE ottenere, è quello di dare l'impressione a chi vede che quelle siano delle giapponesi che parlano giapponese e che TU spettatore per uno strano artificio hai IMPARATO E CAPISCI ALLA PERFEZIONE IL GIAPPONESE.
D .....
A Per questo ti ho detto che si tratta di persone che ASCOLTANO e non di persone che PARLANO. L'effetto che si vuole ottenere alla fine è fare capire quello che accade, ma senza intervenire troppo a fondo sulla trama del testo fino a sfigurarlo in qualsivoglia modo.

D Mi sembra di capire quindi che non si può modificare nulla del testo.
A Questo rimedio sarebbe peggio del male; infatti non permettere che il testo prenda il ritmo e la costruzione dell'italiano non permetterebbe alla lingua di raggiungere l'effetto finale desiderato, ossia la perfetta comprensione del messaggio.

D Sono confuso.
A Non è facile in effetti; affrontiamolo da un altro punto di vista per un momento. Qual è lo scopo effettivo di una lingua?
D Comunicare?
A Bene, e quale effetto intermedio aspira chiunque cerca di comunicare?
D .... Rimorchiare?
A ..................................
D Scusa! Scusa... Non lo so.
A Hrrrmmph! Per usare un espressione bruttina "capirsi". Lo scopo del comunicare è veicolare messaggi che tutti i partecipanti allo scambio di informazioni possano capire.
Se io dico a un tonto che è "de coccio" il tedesco non capirà, ma se il tedesco usa la sua espressione non capirò io.
Il problema sta nella mediazione fra i due aspetti; io non posso far dire ad un giapponese "sei de coccio!", ma non posso usare certo l'omologo giapponese!
A parte che non so neppure quale sia.
D Ergo?
A Ergo troverò un espressione che suoni leggermente più "sporca"( riflettendo in questo modo la rusticità dell'espressione originale) ma che sia in un italiano accettabile. Potrei fargli dire "testone"; tecnicamente non è italiano perfetto, ma rende l'idea senza essere troppo dialettale.

D No, aspetta, io mi ricordo dei cartoni animati in cui si usa il dialetto; mi viene in mente Asterix!
A Assolutamente, ma fa attenzione che quello è un effetto scenico CERCATO e VOLUTO. Non si può fare sempre, a volte funziona e a volte no. A meno che tu non voglia convincermi del fatto che in originale, ossia in francese, i romani parlassero in romanesco...

D Non che mi risulti; ma che ci sarebbe di male?
B Scusate rispondo io a questo; Ti ricordi del film "Viaggi di nozze"?
D Quello di Verdone?
B Esatto. Appena uscito nelle sale ci fu un politico che disse che visto che era parlato in romanesco doveva essere sotto titolato per, cito a memoria, "I padani e il resto dell'Italia".
D (sorrido) Oddio! L'avevo rimosso! È vero!
B Uno dei telegiornali lo prese comunque in parola; la sera stessa trasmise una scena ridoppiata in bergamasco; secondo te quanto poteva essere comprensibile?
D Molto poco immagino.
B Ecco quindi perché non si doppia in dialetto a meno di non volere ottenere un certo effetto; "Il padrino" non avrebbe senso se i mafiosi non parlassero in quel modo.
Il senso del film era infatti un analisi della società mafiosa italiana nell'America di quegli anni.

D Il discorso è molto complesso, tiriamo un po' le fila; traduzione visione, scelta delle frasi, adattamento del testo, ostacoli culturali, che rimane?
A Ancora parecchio in realtà; se si tratta di un cartone ambientato, per dire, sulla luna, sarà opportuno controllare i nomi dei crateri, per evitare scemenze incredibili. Questo era solo un esempio, ma se adatti un cartone sulla seconda guerra mondiale, ammetterai che qualcosina sarà bene saperlo?
D Effettivamente.
A Comunque, risolti tutta una serie di problemi, di cui ti ho enunciato almeno i più importanti, il testo è pronto per essere spedito in sala e da li sono cavoli del direttore di doppiaggio (sorride) Poveraccio.

D Allora possiamo passare ai sotto titoli?
B (sorride)Quando vuoi.
D Passiamo ai sotto titoli!
B Spiacente sono in pausa; qualcuno vuole un tè?
A IO!
D CON BISCOTTI!

Pausa per il tè

D (ingoiando l'ultimo biscotto) Allora, parliamo dei sotto titoli; che differenze ci sono?
B Comincerei col dire che, almeno in Italia, non è un metodo molto usato, mentre in altri paesi, come la Francia è una pratica molto comune. Anche da noi comunque sta prendendo piede, soprattutto da quando con il DVD vengono aggiunti a tutti i film.
In realtà il discorso dei sotto titoli rischia di essere brevissimo, infatti tutti i problemi che A ti ha enunciato per quanto riguarda il doppiaggio, li ritrovi pari pari per i sotto titoli, con qualche vistosa eccezione.
D Cioè?
B La prima, e forse la più importante, è che i sotto titoli non devono coprire il movimento labiale o la voce di nessuno. Questo significa che il discorso "Lungo" e "Corto" viene molto ridimensionato.
Intendiamoci, non è che scompaia; io non posso scrivere quello che mi pare solo perché sarebbe la traduzione più fedele, altrimenti il personaggio finirebbe di parlare un paio di scene dopo.
D Quindi anche qui c'è da limare?
B Parecchio pure, anche perché i tempi di immissione sono dati da una macchina che ha un codice numerico molto preciso; sbagliare i tempi è abbastanza bruttino...

D Questa è la prima differenza quindi; esiste "Lungo" e "Corto", ma non negli stessi termini. Altre differenze?
B La seconda differenza ha a che fare con il diverso impatto che una frase scritta ha rispetto ad una frase ascoltata.
Il testo ha delle regole precise, punteggiature e costruzioni che, se possono essere in qualche modo eluse oralmente, non possono essere eluse una volta scritte.
Ecco quindi che il testo viene costruito in maniera leggermente diversa da quanto si farebbe se stessimo scrivendo una battuta per un doppiatore.

D Bene; altre differenze?
B Bene o male è tutto qua; questo spiega anche perché sotto titolare un film o un cartone comporti un sesto circa di tempo di lavoro in meno di quanto ne possa "costare" un doppiaggio completo.

D Allora eccoci qua al momento topico. (sghignazzo sadicamente) La domanda del secolo!
A Ovvero?
B Oddio, credo di saperla...

D Cosa è meglio? Doppiaggio o sotto titoli?
(attimo di silenzio e sguardi furtivi scambiati)
A Comincio io?
B Prego tesoro.
A Allora, parlo a titolo del tutto personale, io penso tuttora che non esista un sistema migliore, ma solo diverse esigenze.
Per una volta, le esigenze non sono quelle tecniche ma quelle dello spettatore; Cerchiamo di capirci, che cosa vogliamo ottenere? Se la comprensione ultima è lo scopo, non vedo una grande differenza, se invece è il risultato artistico allora il discorso cambia e parecchio.

D Cioè?
B Citaci un cartone che semplicemente adori.
D Errrr.... Facciamo un film? Facciamo notte se no...
B (sorride) Se preferisci.
D Hmmm... Facciamo "Tootsie"?
B Quello con Dustin Hoffman, vero? Benissimo, immagino che lui ti sia piaciuto, vero?
D Immensamente.
B E che la sua recitazione sia stata semplicemente perfetta, vero?
D Certo.
B E qui ti volevo; come fai a dire che ti è piaciuto come recitava se non lo hai mai sentito parlare? Quello che tu hai sentito parlare era Ferruccio Amendola (sempre sia lodato) al massimo della forma, ma appiccicato sulle immagini di Dustin Hoffman!
D ....................
B Capisci il problema? Se quello che si voleva ottenere era farti godere appieno del film allora mi sembra che il risultato sia stato ottenuto alla perfezione, ma alla domanda "com'era Dustin Hoffman?" tu non puoi rispondere.

D Effettivamente. Ma se avessi avuto i sotto titoli?
A Allora, probabilmente, avresti avuto il problema inverso, ovverosia avresti visto la VERA recitazione dell'attore o attrice, ma forse avresti avuto molto meno immersione nel prodotto e, come conseguenza definitiva, forse te lo saresti goduto di meno.
B C'è poi da considerare un altro problema.

D Cioè?
B Il linguaggio del corpo e la sincronizzazione rispetto al linguaggio.
A (annuisce) Brava, stavamo dimenticando.
D Cioè?
B Quando tu parli ogni tanto ti metti a gesticolare no?
D capita spesso in effetti.
B Eppure io capisco che cosa intendi con quei gesti perché ho un modulo linguistico simile. Se io fossi un cinese non riuscirei ad associare il gesto al concetto come invece faccio ora. Ti ricordi quando ti dicevamo che in India annuisci per negare? Eccoci tornati al problema iniziale.
Se tu hai un film... Diciamo arabo, la gestualità del personaggio avrà senso solo nella misura in cui riesci a farla coincidere con il testo e il suono della voce.
Il suono particolarmente crea l'enfasi e gli accenti sulle intenzioni e se in italiano questi non corrispondono ecco che la gestualità non viene recepita!
Il sotto titolo permette di salvare capra e cavoli in un certo senso; con questo non voglio dire che il doppiaggio non ci riesca, ma alcune inflessioni della voce, che sono proprie del modulo vocale di ogni singola lingua vanno perse sicuramente.
Se tu ti vedi un film cinese, non capirai mai quando uno è irritato, triste o teso. Lo capirai solo se nel contesto è importante che tu lo capisca e se l'attore si impone di fartelo capire. Le sottigliezze e le sfumature vanno perse.
A Esatto. Attenzione, con questo non vogliamo dire che con il sotto titolo tu le capisca per divina volontà. Se tu non hai le base culturali per capire un certo atteggiamento fisico, non lo capirai e basta. Diciamo solo che il sotto titolo aiuta in questo senso. D'altro canto paghi in altre cose per questo.

D Ossia?
A Parlo a titolo personale. Io ODIO i sotto titoli perché devo passare il tempo a guardare in basso per sapere cosa dicano. D'altro canto non è che possiamo metterli in altri posti, quello è il loro posto. Il problema si ha in due momenti precisi: il primo è quando le espressioni creano la scena; hai presente quei dialoghi serratissimi in cui gli sguardi sono tutto?
D Me ne vengono in mente almeno una decina...
A Appunto. Allora, ti immagini perdersi le espressioni perché devi leggere quello che dice? Orribile.
Il secondo problema è squisitamente tecnico. La zona dei sotto titoli è quella dove tradizionalmente si mettono le scritte con le traduzioni dei cartelli importanti apparsi sullo schermo.
Somma dialoghi e cartelli ed ecco una piccola folla di testi pronto a darti i mal di testa.
B Io preferisco i sotto titoli
A A te ti faranno santa amore, non conti.

D Bene, con questo credo che abbiamo finito; io vi ringrazio per il vostro tempo e per la vostra ospitalità
A Figurati.
B Altre domande?
D Che c'è per cena?