Dossier Future Film Festival 2005

Il palcoscenico degli anime nel cinema moderno: Future Film Festival!

Dossier Future Film Festival 2005
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Il Future Film Festival... Questo sconosciuto...

Il Future Film Festival è probabilmente la più importante manifestazione italiana dedicata alle tecniche di produzione utilizzate in ambito cinematografico. Anteprime di nuove serie televisive e i più recenti film d’animazione vengono proposti ogni anno al fianco di corti sperimentali e retrospettive riguardanti l’animazione tradizionale, sia giapponese che occidentale; con un occhio di riguardo verso il comparto artistico e sempre attenta a cogliere le innovazioni che ciascuna delle produzioni visionate propone al panorama cinematografico digitale.

Giunta ormai alla propria settima edizione, la tradizionale manifestazione bolognese si propone come un appuntamento di rilevanza internazionale, capace di catturare l’attenzione di tutti gli amanti del cinema. Beh, forse non proprio tutti... Complice una campagna pubblicitaria pressoché inesistente, il vostro baldo redattore si era completamente dimenticato dell’evento!

Catapultatomi a prenotare una manciata di biglietti in extremis ed assicuratami la compagnia di un paio di indegni compari, ho cominciato a fantasticare sull’orgia cinematografica che mi attendeva. Già pregustavo un doppiaggio italiano degno di questo nome, quando la prima secchiata d’acqua gelida è piombata a cancellare gran parte delle mie aspettative: tutti i film che ci accingevamo a visionare sarebbero stati sottotitolati. Qualcosa che, per la non modica cifra di sette euro a biglietto, non mi sarei onestamente mai aspettato.

Hellsing e Gunslinger Girls

First step: Capitol multisala. Giunti a destinazione senza aver ancora digerito l’amarissimo boccone, la seconda secchiata di acqua gelata ci raggela il sangue: a causa di problemi di sincronizzazione dei sottotitoli, la proiezione sarebbe slittata “di alcuni minuti”, rischiando di farci perdere la prima parte del secondo film, Steamboy. Un pubblico irritato quanto noi riesce comunque a strapparci un sorriso lanciando alcune frecciatine estremamente taglienti (e difficilmente ripetibili in questa sede) all'indirizzo dello speaker.
Finalmente si spengono le luci. L’anteprima europea dei primi due episodi di Hellsing, prodotto dalla Gonzo Digimation e distribuito in Italia da Shin Vision, mi lascia un’ottima impressione. Potete trovare una completa recensione della serie sul nostro sito e non mi mi soffermerò quindi su trama e personaggi. Fortunatamente, il vampiro Alucard non ha perso nemmeno un briciolo del carisma che lo accompagnava nelle sue vicende cartacee; l’anime sfoggia tinte rosse e nere, che conferiscono al prodotto finale un’atmosfera riuscitissima adattandosi perfettamente alla narrazione.

Terminato Hellsing, comincia la proiezione di Gunslinger Girl. Solo dell’anime però... dei sottotitoli non vi è traccia! Persi quindi altri dieci minuti per ri-sincronizzare tutto, le luci si spengono nuovamente. Protagoniste di Gunslinger Girl sono delle bambine, che lo stato utilizza come spietate killer per liberarsi degli oppositori e dei rivali politici. Segnate dalla morte dei genitori, da una grave malattia o da qualche altra disgrazia occorsa quando erano ancora molto piccole, vengono tutte accolte dall’Ente per il Benessere Sociale Italiano. Apparentemente un’organizzazione umanitaria, questa istituzione è in realtà un centro di addestramento per killer professionisti; e in seguito ad interventi volti a fortificare il corpo delle ragazze e a far loro il lavaggio del cervello, le giovani divengono infallibili strumenti di distruzione agli ordini dello stato. Una trama sorprendetemente interessante, coronata inoltre da un’ottima realizzazione tecnica. Quel che delude dell’anime e lo stile di narrazione scelto: denso e lento nel susseguirsi degli avvenimenti, che rovina in gran parte l’atmosfera di quello che a mio parere si sarebbe potuta rivelare una delle migliori produzioni di genere action degli ultimi tempi.
Frequentissime sono inoltre le ripetizioni nel corso dei primi due episodi: numerose sequenze del primo, alcune molto lunghe, sono riproposte nel secondo, lasciando alla narrazione si e no una decina di minuti per proseguire e creare nuovi intrecci.

Steamboy

Usciti in fretta e furia dal Capitol, ci dirigiamo verso l’Embassy, sperando che il nuovo film di Katsuhiro “Akira” Otomo (un kolossal da ventidue milioni di dollari!) riesca a farci dimenticare le delusioni della prima parte della giornata. Nonostante la qualità mediocre dello schermo, siamo rimasti incantati: quella di Steamboy è probabilmente la pellicola che, al momento, racchiude la migliore miscela di computer grafica e disegno tradizionale mai vista in un lungometraggio.
Ambientato durante la rivoluzione industriale dell’Inghilterra ottocentesca, il film narra la grande avventura di Ray Steam, erede di una famiglia di famosissimi scienziati da sempre dediti allo studio del vapore come forza motrice, attualmente trasferitisi negli stati Stati Uniti presso la fondazione O’Hara per proseguire ed approfondire i propri studi. Le disavventure del ragazzo hanno inizio non appena questi riceve dal nonno Lloyd un pacco contenente un globo misterioso: questo è in realtà è un congegno in grado di produrre energia pressoché infinita, all’interno del quale è stata sigillata una pressione in grado di alimentare un’intera città. Da quel momento, Ray comincerà ad essere perseguitato dalla fondazione O’Hara, maggiore industria produttrice di armi al mondo, che desidera utilizzare il globo in occasione dell’Esposizione Universale di Londra per mostrare l’efficienza dei propri prodotti ai capi di stato dei più importanti paesi del mondo.
Sorvolando sull’indubbia qualità del comparto grafico, ci troviamo di fronte ad una trama un pò piatta: succede tutto quello che ci si aspetta debba succedere e i colpi di scena sono veramente pochi. Anche la morale di fondo sa di già visto, con un Otomo che punta il dito verso l'utilizzo indiscriminato del potere, ricordando che siamo sempre noi a scegliere che uso fare del nostro ingegno...

... e il castello errante di Howl...

Un grande pericolo terrorizza tutte le giovani della cittadina di Market Chopping: un potente stregone si diverte a rapire ragazze, succhiando loro l’anima e mangiandogli il cuore. Sophie, Lettie e Marta, tre sorelle orfane di padre, vivono nel terrore come tutte le altre, stando ben attente a non uscire di casa. Un giorno, tuttavia, Sophie viene trasformata in un’anziana signora da un incantesimo scagliatole dalla Strega delle Lande Desolate, e decide così di avventurarsi all’esterno. Si imbatterà nel celebre castello e, aprendo una porta, verrà catapultata in un mondo parallelo...

L’ultima fatica dello studio Ghibli presenta alcune variazioni rispetto le precedenti produzioni, che in genere si concentravano su pochi elementi trovando il proprio punto di forza nella semplicità. Il castello errante di Howl presenta al contario una trama più complessa costruita su passaggi meno immediati, vantando personaggi più "completi" e maggiormente sfaccettati che non necessariamente rappresentano gli stereotipi del bene o del male assoluto. Splendide le ambientazioni che, ancora una volta, si reggono su fondamenta impossibili e su meccanismi che sfuggono alla logica: trovano largo spazio macchine pre-tecnologiche, che pur senza presentare alcuna traccia di modernità farebbero impallidire gli Steam di Katsuhito Otomo. Il castello di Howl, ad esempio, si presenta come un’affascinante accozzaglia di materiali che si reggono su quattro zampe e si spostano legnosamente da un luogo all’altro. Bizzarro, affascinante e, in una parola sola, geniale.

Una visione che ripeterei più che volentieri altre tre o quattro volte, anche perchè l'intensità dell'esperienza è tale che mi è al momento estremamente difficile riferire in maniera completa tutte le emozioni provate. E' infatti questa una visione che lascia letteralmente trasfigurati, nella maniera in cui, di ritorno da un lungo viaggio, gli occhi rimangono popolati di paesaggi lontani. E soprattutto, un'esperienza a cui è impossibile rendere pienamente giustizia con l'uso delle sole parole...

Ecco. Questo è un film dello Studio Ghibli, e indiscutibilmente un autentico capolavoro. Un opera che, se affrontata con il giusto atteggiamento, rapisce e introduce in un mondo fantastico; un mondo al di fuori del quale, una volta usciti, vi sentirete tremendamente spaesati.

Future Film Festival 2005 Prendendo in considerazione l’aspetto prettamente organizzativo della fiera, non posso che storcere il naso. Inammissibili i ritardi delle proiezioni, che hanno rischiato di far accavallare i vari spettacoli tra loro. Non era inoltre presente alcuna indicazione che aiutasse gli spettatori a muoversi per le vie di Bologna, cercando di arrivare da un cinema all’altro (leggi: il sottoscritto, pur essendo bolognese doc, ha faticato non poco prima di trovare il cinema Embassy). In una simile situazione, immagino non siano stati pochi quelli che hanno perso l’inizio di uno dei film. Altrettanto difficile comprendere la ragione per cui si sia scelto di utilizzare pellicole sottotitolate, accantonando l’idea del doppiaggio, che sarebbe stato facilmente reperibile nel caso di alcune delle opere esposte. La scelta era forse motivata dal desiderio di farci apprezzare gli splendidi doppiaggi in lingua originale? In ogni caso, pollice verso per il sottoscritto. Seppure, come è giusto precisare, abbia avuto occasione di visionare solo una piccola parte dei molti eventi in programma. Questo mio giudizio negativo è dato dal fatto che stiamo parlando, a conti fatti, di quella che dovrebbe essere la più grande rassegna di animazione, nazionale e internazionale, avente luogo nel nostro paese, ed è perciò riduttivo e degradante (sia per le opere che per l'utenza) organizzarla in una maniera tanto raffazzonata e improvvisata. Sicuramente una manifestazione di tal genere potrebbe raccogliere un molto più largo numero di consensi e pertanto di presenze se fosse gestito e pubblicizzato in maniera più accorta e avveduta. Quindi un giudizio negativo per questa edizione, ma comunque molte aspettative e speranze per le prossime.

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