First look First Look at Japan: Agosto 2009

Il consueto appuntamento con le ultissime novità direttamente dal Giappone

First look First Look at Japan: Agosto 2009
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First Look at Japan

Benvenuti all'appuntamento con le nuove, freschissime proposte di stagione, selezionate per voi dallo staff di Animeye. Come di consueto il menù prevede quattro gustose portate: inizieremo con l'antipasto, Taisho Yakyuu Musume, un classico slice of life scolastico con la particolarità di essere ambientato nella Tokyo del 1925; il primo sarà a base di Tokyo Magnitude 8.0, un “what if” catastrofico con un contorno di introspezione psicologica. Come secondo avremo Sora no Manimani, altro scolastico dove faremo la conoscenza di un club di astronomia; e per finire il dessert, un delizioso Bakemonogatari, una portata per palati fini, un vortice di sperimentazione, misticismo e pazzia.
Per l'occasione abbiamo stappato una buona bottiglia di vino, mettetevi comodi e buon appetito!

Taisho Yakyuu Musume

Una piacevole ventata di freschezza nello sconfinato mare degli anime scolastici, a cominciare dall'ambientazione decisamente inusuale. Ci troviamo in una Tokyo in rapida evoluzione che sta iniziando ad aprirsi alla cultura occidentale, a cavallo fra le due grandi guerre e precisamente nell'anno 14 del periodo Taisho, 1925; in un'epoca dove per le donne era considerato volgare persino correre, e la massima aspirazione era di dare alla luce bambini sani e forti, due comuni studentesse sfidano il senso comune fondando un club di baseball, allora sport emergente ad esclusivo appannaggio del sesso forte.
Koume Suzukawa è una quattordicenne frequentante l'accademia femminile Touhou Seika. Data la natura fermamente tradizionalista del padre, contrario all'acquisto delle “moderne” divise alla marinara, è costretta controvoglia come tante altre coetanee a seguire le lezioni in kimono. Akiko Ogasawara rappresenta l'esatto opposto; orgogliosa e in netto contrasto con le tradizioni, appartiene ad una ricca famiglia. Una sera, discutendo con un ragazzo durante una festa, rimane indispettita di fronte all'esibizionismo del classico maschilismo giapponese, promettendogli che l'avrebbe sfidato, e battuto, sul suo stesso territorio.
Grazie a varie vicissitudini, Koume e Akiko stringono una bella amicizia, unite per lo scopo finale; nasce il primo club di baseball tutto al femminile. Peccato che nessuna delle due abbia la più pallida idea di cosa comporti il gioco; non sanno le regole e ignorano completamente le caratteristiche dell'attrezzatura necessaria, ma grazie all'intervento di alcune compagne più esperte e dell'insegnante, guardacaso americana, riescono a mettere in piedi una squadra. Ed è qui che le difficoltà si presentano: non è affatto facile conciliare uno sport come il baseball, notoriamente duro e sporco, con la vita in rosa di quel tempo; ma con l'aiuto reciproco questa curiosa squadra potrebbe riuscire a guadagnarsi un posto al sole.
Un setting fuori dal comune per una commedia vivace, spensierata e leggera, con un bel gruppetto di personaggi caratterizzati ottimamente: alcuni vengono utilizzati maggiormente di altri, ma si può dire che non ci sia un vero protagonista, laddove in realtà lo sono tutti in egual misura.
Sul piano prettamente tecnico nessun miracolo, la serie si attesta su livelli medi, con alti e bassi; così come le musiche, dimenticabili.

Tokyo Magnitude 8.0

Fra tutte le calamità naturali che nei secoli hanno colpito il genere umano, il grande terremoto del Kanto è senza dubbio una delle peggiori. Il 1° Settembre del 1923 intorno a mezzogiorno, uno spaventoso sisma, stimato fra i 7.9 e gli 8.4 gradi della scala Richter, colpì l'area di Tokyo causando danni incalcolabili sia fra la popolazione (stimati tra i 100.000 e 142.000 morti, più altri 38.000 dispersi), sia nella città che venne letteralmente rasa al suolo.
Lo studio BONES (Fullmetal Alchemist, Eureka 7) riprende in mano il genere catastrofico, diffuso soprattutto nel cinema americano, e riporta la disperazione di allora contestualizzando un sisma di pari potenza nella tokyo di oggi.
I protagonisti di questa vicenda sono due bambini, Mirai (che in giapponese significa futuro) e il fratellino Yuuki: sono una normale famiglia, con tutti quei piccoli problemi che ne derivano; i genitori sono sempre impegnati col lavoro e una volta rincasati non prestano le dovute attenzioni ai figli, rendendo Mirai insofferente e ribelle. Un giorno, di fronte alle continue ed incessanti richieste del fratellino di andare a vedere un'esposizione di robot, viene costretta dalla madre ad accompagnarlo a Odaiba, l'isola artificiale che sorge di fronte alla baia di Tokyo. Controvoglia, si trascina per tutto il giorno con lo sguardo assente, trovando conforto soltanto nel suo telefono, inviando messaggi.
In attesa del fratello, nel frattempo andato ai servizi, all'improvviso ecco il terremoto; una scossa tremenda manda in frantumi i vetri dei palazzi, le sopraelevate si accartocciano e collassano al suolo e uno dei simboli della città, il Raimbow Bridge, si spezza letteralmente a metà sotto lo sguardo atterrito e impotente dei presenti.
Dopo lo smarrimento iniziale, Mirai si getta senza pensare all'interno dell'edificio pericolante in cerca di Yuuki, aiutata dalla trentaduenne Mari, una fattorina conosciuta al momento. I tre iniziano così la loro avventura per ritornare alle rispettive abitazioni, passando in mezzo alla distruzione, assistendo alle storie di coloro che incontrareranno durante il percorso.
La serie vuole rappresentare uno scenario il più realistico possibile, sviluppato basandosi su statistiche reali, che prevedono un sisma di questa portata (con una probabilità del 70%) nei prossimi trent'anni. I BONES hanno condotto indagini accurate sfruttando il materiale accumulato dai precedenti terremoti e intervistando i sopravvissuti; vedremo in azione inoltre molti degli equipaggiamenti realmente utilizzati in questi casi. Senza dubbio una produzione che farà riflettere; nessun sentimentalismo forzato, solo una lucida e crudele descrizione dei fatti. Da vedere.

Sora no Manimani

Saku Ooyagi è un ragazzo tranquillo; il suo passatempo preferito è la lettura, cosa che lo rende alquanto schivo nei confronti di chi lo avvicina. Questo comportamento però è frutto di traumi infantili, dovuti alla frequentazione dell'energica amica d'infanzia Mihoshi Akeno, quest'ultima con la passione dell'astronomia, ereditata dal padre. L'attività principale di Mihoshi era infatti trascinare il povero Saku alle sessioni di osservazione, in maniera totalmente coercitiva ed arbitraria, scatenando in lui una vera e propria repulsione per questa attività. La situazione sembra risolversi col suo trasferimento in un'altra città per motivi di lavoro del padre e quell'infanzia turbolenta viene presto dimenticata.
Ma qualche anno dopo, eccolo di nuovo al punto di partenza, in procinto di iniziare le scuole superiori; guardingo e preoccupato, teme di incontrare nuovamente la causa dei patemi infantili. D'un tratto, nel cortile cade una pioggia di stelle di carta, ed ecco, in mezzo allo stupore generale, la cresciuta Mihoshi che si lancia fra le braccia dell'imbarazzato Saku.
Ben presto però capisce che quella separazione ha reso triste la ragazza, preoccupata di esserne stata la causa. Chiarito l'equivoco, il rapporto fra i due viene ristabilito e Mihoshi riprende a tormentare Saku come se nulla fosse successo, invitandolo insistentemente ad unirsi al club di astronomia; alla fine si vede costretto a cedere, accettando di iscriversi. Ma non è ancora finita, all'appello manca un membro, in mancanza del quale il club sarà costretto a interropere le attività, con sommo gaudio della fredda Fumie Kotozuka, presidentessa del comitato studentesco nonchè del club di letteratura. In maniera del tutto fortuita e casuale riescono a completare il numero e il club di astronomia può finalmente partire a pieno regime. Peccato che le attività di osservazione vadano contro ogni regola scolastica, innescando continuamente divertenti situazioni e buffi malintesi.
Un bel gruppetto di personaggi, ognuno ben caratterizzato e distinto, vi guiderà alla scoperta della volta celeste, fra costellazioni, pianeti, galassie e nebulose, mantenendo però un tono sempre spensierato e allegro, per imparare qualcosa divertendosi.

Bakemonogatari

Ed eccoci finalmente al piatto forte di questo speciale, un esercizio di stile in piena regola che solo uno spettatore attento e dal palato fine potrà goderne appieno in ogni sfaccettatura.
Ma andiamo per gradi: tratto da una serie di romanzi dello scrittore Nisio Isin (palindromo, fra l'altro) e illustrato dal taiwanese Vofan, il titolo Bakemonogatari è la contrazione dei due termini bakemono (mostro) e monogatari (storia, racconto). Con questa premessa risulta decisamente più semplice comprendere l'ossatura della serie: un susseguirsi di brevi storie autoconclusive che trattano elementi sovrannaturali.
Il nostro protagonista è uno studente al terzo anno delle superiori, Koyomi Araragi, tramutato in vampiro e successivamente riportato alla condizione umana dal misterioso Meme Oshino; non del tutto in realtà, Koyomi mantiene alcune caratteristiche sovrumane, come per esempio la capacità di vedere nel buio, e una strabiliante velocità di guarigione dalle ferite. Dopo questo evento, intorno a lui si fanno frequenti ogni genere di apparizioni: dei, spiriti e bestie mitologiche.
Facciamo così la conoscenza della protagonista femminile, Hitagi Senjogahara, entrata di prepotenza nella vita del ragazzo dopo essere stata salvata da un dio con le sembianze di granchio che le aveva rubato il peso corporeo. Hitagi è una tsundere autodichiarata (stereotipo giapponese che indica un personaggio combattivo e arrogante che si rivela in seguito gentile e amorevole), cosa che procurerà non pochi grattacapi al ragazzo, impegnato nel tentativo di tenerle testa in svariate situazioni che li vedranno coinvolti.
Situazioni sempre al limite che vedono solamente un'eroina per volta fare la propria apparizione; ognuna porta un problema, e un'entità differente ma che in qualche modo va a ricollegarsi a doppio filo con i capitoli precedenti, mettendo ordine in un caos altrimenti difficilmente decifrabile. La serie si concentra molto sui dialoghi relegando i rari momenti d'azione a pochi secondi per episodio, infarcendoli di parodie di altre serie, giochi di parole e freddure.
Tecnicamente, Bakemonogatari è una vera e propria gioia per gli occhi, per chi sa apprezzare le sperimentazioni: l'animazione tradizionale va a fondersi egregiamente con un 3D volutamente minimalista, con l'aggiunta di effetti bidimensionali creati in flash si va a formare una commistione a tratti psichedelica e visionaria, come soltanto un regista come Akiyuki Shimbo e uno studio come Shaft lasciati a briglie sciolte possono fare. In definitiva ci troviamo di fronte una produzione che in pochissimi sapranno apprezzare appieno, ma questi pochi fortunati avranno la possibilità di godere di un'anime che rimarrà imbattuto, per atmosfera e stile, negli anni a venire.