First look First Look Japan Febbraio 2009

Rassegna su alcune delle serie più interessanti attualmente in corso

First look First Look Japan Febbraio 2009
Articolo a cura di

Direttamente dalle tv giapponesi

La redazione di Animeye, come ormai consueto, ha deciso di dispensare qualche consiglio su alcune delle più interessanti serie trasmesse nel paese del Sol Levante. Quelle di questo special saranno: Clannad After Story, Maria Holic, Ride Back e Munto.
La prima è una toccante storia drammatica, Maria Holic tratta con frizzante allegria un tema spinoso quale il lesbismo, Ride Back è uno sci-fi dal complesso background socio-politico, mentre Munto è un fantasy in cui magia e combattimenti la fanno da padrone.


Clannad After Story

Si tratta del proseguo degli eventi narrati nella precedente stagione, intitolata semplicemente “Clannad”. Tomoya Okazaki ne è il protagonista maschile, uno dei personaggi più verosimili dell'intera scena anime, insieme a tutto il resto del cast, composto da un eterogeneo gruppo di ragazzi e ragazze, ognuno caratterizzato da un complesso bagaglio emozionale, che non può far altro che guadagnarsi uno spazio nel cuore degli spettatori, anche dei più rudi fruitori di shonen.
Finalmente finito il liceo e senza l'intenzione di frequentare l'università, al nostro Tomoya non rimane altro che trovarsi un lavoro, per poi successivamente rendersi indipendente dalla famiglia della fidanzata Nagisa, i Furukawa, a cui è rimasto aggrappato dopo varie vicissitudini col padre, un uomo fallito e senza speranze di
risollevarsi.
Grazie ai primi soldi guadagnati, riesce nell'intento di comprarsi un'appartamento, in attesa che Nagisa porti finalmente a compimento gli studi, dopo aver perso alcuni anni a causa di una salute cagionevole, con ricadute costanti che la costringono a letto per dei mesi.
Una volta diplomata, lei, e sistemato con impiego e abitazione, lui, è il momento del grande passo: il matrimonio; inizia così il cammino dei coniugi Okazaki attraverso tutte quelle piccole sfide quotidiane che accompagnano le coppie di tutto il mondo.
La forza di Clannad risiede infatti in un contesto assolutamente reale, dove ognuno di noi può immedesimarsi nei protagonisti, magari ritrovando alcune esperienze passate o attuali. Il tutto viene completato da un comparto tecnico di assoluto prim'ordine, grazie alla maestria di Kyoto Animation, che ritroviamo nel panorama italiano con opere del calibro de “La malinconia di Haruhi Suzumiya” e “Full Metal Panic: the Second Raid” entrambi editi da DynIt. Raramente, infatti, vedrete in altri anime la qualità e la cura dei particolari che solo questo studio sa offrire. La colonna sonora non è da meno, seppur non troppo invasiva; i motivi sono quasi sempre di sottofondo, completando con un velo di leggerezza le immagini che scorrono sinuose agli occhi.
Caldamente consigliato a chi cerca una storia drammatica, matura e profonda. Anche a chi magari è un po'
più avanti con l'età.

Maria Holic

“Madre mia che sei in cielo, Kanako è finalmente arrivata alla scuola dove tu e papà vi incontraste.
Anche io troverò la mia anima gemella
qui all'accademia Ame no Kisaki”


Ha inizio tutto da qui. Una ragazza, Miyamae Kanako, davanti al cancello di un prestigioso istituto cattolico femminile, pronta per cominciare il secondo anno delle superiori, speranzosa per nuove ed eccitanti avventure sentimentali.
Notato nulla di strano? Perché mai la nostra eroina dovrebbe cercare l'amore in una scuola frequentata esclusivamente da esponenti del gentil sesso? E' presto detto; Kanako ha paura degli uomini e la sola vicinanza le provoca violente eruzioni cutanee. Senza girarci troppo intorno e andando dritti al punto: siamo di fronte a una lesbica fatta e finita.
Persa all'interno del campus, ad un tratto si imbatte in una cameriera dai modi alquanto rudi e dall'insulto facile, insieme ad una bellissima ragazza dai modi garbati; si tratta di Matsurika, al servizio della nipote del precedente preside, Maria. Kanako ne rimane subito invaghita, salvo poi scoprire che la nuova fiamma appartiene in realtà al sesso opposto e che per di più cela un carattere terribile. Tutto ciò darà vita a continue ed esilaranti situazioni, in una commedia scolastica frizzante, vivace e infarcita di gag che non mancheranno di strappare più di un sorriso. Lo stile dell'opera è del tutto particolare e accattivante, con dei tocchi di classe visivi di altissimo livello e una colonna sonora che non colpisce in termini di mera potenza, ma accompagna dolcemente lo spettatore fra i banchi di una scuola tutta da scoprire. Menzione particolare alla opening, un minuto e mezzo che da soli varrebbero la visione di tutto l'episodio.
Un anime per tutti, una commedia fra i banchi che tratta con leggerezza e spensieratezza una tematica
spinosa come può essere l'omosessualità.

Ride Back

“Motocicletta?
Robot?
É solo Ride Back”


Immaginate una semplice moto, come quelle che vediamo ogni giorno per le strade, e aggiungeteci un paio di braccia. Bene, adesso immaginate che questo strano ibrido possa alzarsi letteralmente in piedi, come uno di quei robot che popolano i film di fantascienza. Unite il tutto e avrete una visione di quello che sono i Ride Back, macchine usate in un ipotetico futuro prossimo, per correre delle semplici gare o per scorrazzare lungo le strade cittadine. Insomma, un comune mezzo di tutti i giorni.
2020, Tokyo. In una città attraversata da rivolte studentesche, Ogata Rin è una giovane universitaria con alle spalle un passato da ballerina classica, bruscamente interrotto da un infortunio durante uno spettacolo di routine.
In un giorno di pioggia, girovagando per la struttura in cerca di riparo, Rin si imbatte nel club di Ride Back.
Scambiata erroneamente per una nuova iscritta, viene convinta a provare una di queste moto/robot: dopo un breve giro però, ne perde il controllo, dando inizio a una pazza corsa nei pressi della facoltà. Ma grazie alle sue doti di ballerina riesce a cavarsela, risvegliando emozioni sopite da tempo. Rin si unisce di fatto al club, ma i giochi durano ben poco. La situazione socio-politica di per sé gia critica, è destinata a peggiorare, trascinando tutto quanto con sé.
Dalla prolifica Madhouse, studio noto al pubblico italiano per serie di grande successo quali Nana, GTO e Trigun, uno sci-fi dal complesso background culturale. La caratterizzazione visiva non brilla per originalità, al confronto con la controparte cartacea da cui è tratto, che pecca di una eccessiva semplificazione; la computer grafica usata per i mezzi, invece, si sposa perfettamente coi disegni, regalando una piacevole visione durante le numerose scene d'azione. Il comparto sonoro, di contro, con motivi anonimi e senza mordente, non riesce a completare un quadro che poteva risultare di assoluto spessore.
In definitva Ride Back, seppur con qualche lieve difetto, rimane un must per tutti quelli che desiderano qualcosa di diverso dai soliti robotici.

Munto

Yumemi vede un cielo diverso, un cielo che tutti gli altri ignorano, un cielo nel quale si stagliano enormi isole fluttuanti. Si tratta del Regno Celeste.
Un universo parallelo popolato da esseri del tutto simili agli umani, ma dotati di poteri magici. Poteri donati
dall'Akuto, la principale fonte di energia che alimenta tutto quanto. Questa energia, però, si affievolisce ogni giorno di più, causando innumerevoli conflitti fra le varie fazioni creatisi per ottenerne il controllo.
Munto è il re di una di queste, il regno magico. Nel disperato tentativo di salvare la sua terra, si trova ad inseguire la visione di una ragazza che, grazie ai suoi poteri, potrà portare la pace nel Regno Celeste, donando nuova linfa ai poteri dell'Akuto.
Si tratta proprio della schiva ed insicura Yumemi; ma l'impresa non è affatto semplice. I due mondi, infatti, sono separati da un muro pressoche invalicabile, una barriera dimensionale potentissima che previene il contatto fra le due popolazioni.
Grazie all'aiuto del guardiano del tempo, Munto riesce ad arrivare nel mondo inferiore, una terra vuota e priva di vita che condivide gli stessi spazi di quella abitata dalla ragazza. Una storia dalle forti tinte fantasy, iniziata nel lontano 2003 con una serie di OAV e recentemente trasformata in una regolare serie TV, che ne amplia e prosegue lo storyline.
Fin dal primo sguardo, capiamo di trovarci di fronte alla nuova opera Kyoto Animation. Animazioni fluidissime e fondali ricchi di dettagli sono il punto di forza e il marchio di fabbrica di questo studio che, data l'elevata qualità delle sue produzioni, ha all'attivo ben pochi titoli, ma che al contempo sono diventati dei cult nel mondo dell'animazione giapponese, e non solo.
Un fantasy classico, straripante di magia e mistero, con combattimenti adrenalinici e personaggi ottimamente caratterizzati.