Recensione Capitan America: morte di un eroe

L'ultimo addio a Cap...

Recensione Capitan America: morte di un eroe
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La morte dell'eroe

“Quando una devastante Guerra Civile ha diviso i super eroi, Capitan America, leader della fazione ribelle, ha deciso di arrendersi per porre fine al conflitto. Nonostante il suo nobile sacrificio, è stato assassinato. Era il più grande soldato che il mondo avesse mai conosciuto. Qui vi mostriamo ciò che è accaduto dopo”.

Con queste parole sopra al simobolo insaguinato del Capitano comincia il racconto tributo a quel che è successo dopo.

Il cieco e il nano

In copertina Wolverine sfodera gli artigli.
Il primo numero infatti è incentrato sulla reazione del mutante canadese di fronte alla notizia della morte del Capitano. Uno come Logan ne ha viste troppe - lui stesso è già tornato dalla morte - per credere immediatamente alla fine del Capitano.
Dietro potrebbe esserci lo Shield, l’Hydra o chissà chi altri, e Wolverine deve sapere la verità; così coinvolge Devil, l’avvocato cieco Matt Murdoch, in questa sua impresa per esaminare il corpo di Steve Rogers e sincerarsi della morte, o almeno questo è quello che fa intendere a Murdoch.
Ma Logan non è mai stato troppo lineare e gli serve sì un testimone, ma non tanto per esaminare il corpo di Capitan America quanto per interrogare ed estorcere una confessione al presunto assassino: il killer, braccio destro del Teschio Rosso, Crossbone.
Logan interroga così il criminale in presenza di una vera e propria “macchina della verità” umana
(Devil, grazie ai suoi iper sensi, ascoltando i battiti del cuore è in grado di capire se si sta dicendo la verità o meno) ma il mutante canadese, oltre agli artigli, nasconde un altro asso nella manica.

Corre invece su due piani narrativi paralleli la seconda storia dell’albo dedicata ai Vendicatori dove il gruppo dei più potenti eroi della terra è chiamato a difendere una base missilistica dall’attacco terroristico di un super villain di serie Z, lo Squalo Tigre.
Questo super criminale, armato del Corno di Gabriel (strumento atlantideo in grado di comandare i mostri marini), in piena crisi di identità vuole ottenere il rispetto del mondo sconfiggendo gli Avengers.
In parallelo troviamo alcuni eroi che si ritrovano in uno dei classici di casa Marvel: la partita a Poker.
Iron Fist, Logan, la Cosa e l’Uomo Ragno intorno ad un tavolo, occasione non solo per giocare ma per parlare. Il più sconvolto è il Ragno in nero che non riesce ancora ad accettare la perdita del Soldato. Fuori di se abbandona la partita in stato confusionale dopo un diverbio verbale con Logan che si mette sulle sue tracce per accertarsi che il Ragno rientri a casa sano e salvo.

Continuity

Il dialogo tra Logan e Murdoch si collega al numero 100% Marvel dedicato a "Iron Fist", dove per un breve periodo è Daniel Rand a vestire i panni di Devil su richiesta dello stesso Matt Murdock

Parte seconda:Il ragno e il falco

Tony Stark, sempre collaboratore del Governo e a capo dell’Iniziativa, non perde tempo e sta cercando un sostituto per i panni del defunto Capitano, quando inaspettatamente appare il redivivo Clint Barton, Occhio di Falco ex membro dei Vendicatori della Costa Ovest, attualmente creduto morto.
Nel corso della storia si apprende inoltre che sono state fatte due copie simili ma imperfette del leggendario scudo di Cap mentre l’originale il governo l’ha tenuto per sé per poterlo affidare al nuovo Capitano approvato dall’Iniziativa.
Clint, vecchia testa calda che in molte occasioni ha avuto da ridire con Steve Rogers, viene momentaneamente persuaso a rimpiazzare il vuoto che pesa su un America privata del suo figlio migliore.
Ma sarà proprio il peso del costume che farà cambiare idea a Clint Barton e a rinunciare a indossare gli abiti che furono di Steve.

Nella seconda parte dell’albo Peter Parker elabora il lutto al cimitero dove è sepolto suo Zio Ben ma per sua sfortuna è lì a rendere omaggio ai suoi defunti anche il suo vecchio arci nemico Rhino.
Nell’immancabile scontro Spidey sembra avere la peggio e si perde nel ricordo del suo primo scontro con Hulk quando fu proprio Cap a salvargli la pelle... ora che lo scudiero a stelle e strisce non c’è più in suo aiuto accorre Logan che sprona poi il Ragno ad andare avanti in questo momento di difficoltà per tutti.

Parte terza: Uomini di ferro

Il funerale ufficiale.
Steve Rogers come John Fitzerald Kennedy, per morte e sepoltura: dallo sparo al corteo funebre di Washington con un solo cavallo bianco a trascinare il feretro.
Scelta non casuale, volta a sottolineare come il mondo Marvel sia arrivato a perdere l’innocenza e a smarrire il sogno kennediano della Nuova Frontiera.
Dal palco si seguono i discorsi di chi Cap l’ha conosciuto.
Un Iron Man che si ritrova senza parole tra lacrime e pioggia riesce solamente a dire: “non doveva finire così”; si susseguono poi i discorsi di Falcon e di altri eroi che hanno combattuto a fianco di una leggenda ormai non più vivente.
Ma il cerchio a stelle e strisce del più grande soldato degli Stati Uniti si deve chiudere in un altro modo; la cerimonia a Washington è una farsa per accontentare i media e la popolazione.
Il vero rito funebre in realtà si svolge al Polo per volontà di tre dei vendicatori originali che a suo tempo ritrovarono tra i ghiacci il corpo di Capitan America: Calabrone, Wasp e Iron Man.
Grazie all’aiuto di Namor, proprio colui che inconsapevolmente ritrovò il corpo gelato di Cap, riportano alla pace, nelle profondità dei mari del Nord, Steve Rogers.
Com’era cominciata così è finita...

Omaggio degli omaggi

In appendice all'albo Marvel Italia ha deciso di presentare una storia classic dove il Re Kirby che racconta la presunta morte del Capitano.

La fine del capitano

Capitan america è sempre stato uno dei personaggi più difficili da gestire nel mondo Marvel.
Poteva sembrare datato e sorpassato per origini e valore, un soldato della Seconda Guerra Mondiale che combatte avvolto nella bandiera. Cavaliere senza macchia e spada, armato di uno scudo e di valori antichi.
Privo di poteri, siero del Super soldato a parte, e sobbarcato di moralismo, in realtà è lui l’icona del Mondo Marvel per antonomasia, più di Spidey e di altri.

Tre volumi listati a lutto dunque, per elaborare il lutto per eccellenza del mondo Marvel. Un tributo spietato alla Civil War.
Il trittico elegiaco è stato affidato a Jeph Loeb, autori dei testi, che è stato accompagnato di volta in volta da artisti come John Cassady, John Romita Jr. e Leinil Yu.
Loeb ha voluto scavare nella personalità degli eroi Marvel, presentandoci piccoli ritratti intimistici dove viene mostrato, in maniera molto sensibile, il loro rapporto con la morte .
Anche in poche battute riesce a farci capire l’amarezza di un Ben Grimm o il disagio di un Danny Rand.
E per raccontare la perdita va a rimescolare acque torbide, presentandoci i punti di vista di eroi che nel corso della loro storia sono stati agli antipodi del Capitano, nei metodi e nelle opinioni come il compassato Wolverine o il ripescato Clint Barton.
Loeb decide anche di dichiarare erede morale di Cap l’Uomo Ragno, a lui il peso del confronto e il dovere di raccontare La perdita nel suo aspetto più umano
Non c’è molto da dire sui disegnatori, eterogenei nelle intenzioni in atmosfere cupe, ma vedere John Romita Jr. allo stato attuale è sempre una delizia per gli occhi mentre i neo Marvel fan possono vedere come disegnava l’uomo che era il Re, Jack Kirby.

Capitan America: morte di un eroe Non c'è molto da dire in realtà. Dovete pensare che nelle vostre mani stanno passando pagine che faranno la storia narrativa della Marvel, e che tutto ciò è molto diverso da quello che avvenne per la morte di Superman. Tre euro per albo, per un totale di nove euro, dietro a eleganti copertine ben studiate. Albi che sicuramente saranno ricordati in futuro.

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