Recensione Dance in the Vampire Bund

Per millenni hanno vissuto nell’ombra. Ora è venuto il momento di uscire allo scoperto.

Recensione Dance in the Vampire Bund
Articolo a cura di

testi a cura di Miro

Dance in the Vampire Bund è indubbiamente l'opera più famosa di Nozomu Tamaki, autore che abbiamo già avuto modo di apprezzare con la pubblicazione del manga hentai Warmcraft. Iniziato in Giappone nel 2006, Dance in the Vampire Bund, è un'opera ancora in corso e nonostante non abbia raggiunto un gran numero di volumetti, ha già potuto godere di un adattamento in anime, portato recentemente anche in Italia grazie a Dynit che in via del tutto eccezionale decise di distribuirlo in streaming gratuitamente e in maniera del tutto legale sul suo canale Youtube. E' un opera controversa, che tratta di politica, segregazione razziale e sensualità, unendo il tutto con il più inflazionato degli elementi sovrannaturali: il vampirismo.

Soldi, sangue e politica

La storia narra di Mina Tepes, centenaria principessa dei Vampiri (sebbene dall'aspetto sembri una innocente e graziosa bambina) che decide un giorno di rivelare al mondo l'esistenza della sua razza, per poter vivere in armonia con gli esseri umani, e non più nell'ombra come bestie. Per fare questo, sempre accompagnata dal suo fedele servitore Akira (che si scoprirà presto essere ben più di un normale essere umano), decide di usare lo sconfinato patrimonio della sua famiglia per estinguere il debito pubblico del Giappone, e farsi consegnare un'isola artificiale dedicata soltanto ai Vampiri: il cosiddetto "Bund". Ovviamente non tutti sono d'accordo e si vengono ben presto a verificare numerose situazioni di contrasto, sia tra gli umani che tra i vampiri stessi, che inizieranno ad attentare alla vita della principessa e al futuro del Bund, con congiure e trame politiche. Come se questo non bastasse la principessa decide, un giorno, di diventare la preside della scuola di Akira, fondata anni addietro solo perchè un giorno potesse tornare sotto la sua amministrazione. Questa rivelazione causerà contrasti sociali anche tra gli studenti umani che si sentiranno sfruttati e impotenti, diventando facile preda di quei vampiri ribelli che non avevano accettato questo nuovo stile di vita pacifico. Nel Bund infatti, pare che molti abbiano scelto una condotta di vita completamente indisciplinata e selvaggia, apparendo agli occhi degli esseri umani non solo spaventosi, ma anche pericolosi e inarrestabili nella loro immortale scelleratezza; considerato soprattutto che fino a pochi giorni prima i vampiri non erano considerati altro che leggende.
La principessa inizierà dunque a dover tenere testa all'ingarbugliata situazione verificatasi, ricorrendo spesso ad azioni ai limiti della legalità, ma potendo sempre contare sull'onnipresente appoggio del suo fedele servitore Akira, soprattutto quando ci sarà bisogno di ricorrere alle maniere forti. E' così che in un vortice di violenza, sangue, congiure politiche e seduzione, inizia la dura vita del Bund.
Dance in the Vampire Bund è un titolo molto valido, ma ben lontano dall'eccellenza. Il tratto è pulito e molto chiaro anche nelle scene di combattimento (che sono del resto piuttosto semplici e costruite secondo i canoni classici del manga per ragazzi, scandite da una frequenza che tende a prediligere l'attività intellettuale dei protagonisti all'azione nuda e cruda), ma spesso si ha l'impressione di non trovarsi di fronte ad un'opera del 2006, se non altro per un uso davvero massiccio dei retini, poco sfumati tra di loro. Il tratto dell'autore ricorda infatti le opere degli anni ‘90. Considerato che la saturazione del mercato dei manga ci ha portato dal 2000 in poi, a una ricerca della perfezione e dell'eccellenza nello stile di disegno senza precedenti (basti guardare l'apoteosi grafica delle opere di Oh Great o la modernità di opere come To Love Ru), il tratto di Dance in the Vampire Bund passa quindi in secondo piano rispetto alla concorrenza. La trama parte con le migliori premesse, ma lo svolgimento cade presto in clichè triti e ritriti (quali la "trasformazione in una forma più forte quando ci si trova in difficoltà") e gli avvenimenti vengono trattati in maniera non sempre al livello che ci si aspetterebbe da un concept così innovativo. L'edizione italiana è curata dalla Ronin Manga, che come in ogni suo altro titolo, per un qualche oscuro motivo ha deciso di trattare i fumetti giapponesi come se fossero libri, modificando le copertine delle edizioni originali in modo da farle apparire tutte identiche tra loro, disegno di copertina a parte, rendendo davvero difficile distinguere un manga dall'altro quando li si osserva dalla costola, inseriti in una libreria. A parte questo, la qualità della copertina, della carta e della stampa sono ottime. I neri sono perfettamente puliti e i retini non hanno subito scalettature troppo evidenti, i dialoghi sono ben adattati e le onomatopee occidentali si amalgamano bene al disegno originale. Ancora una volta ci troviamo di fronte ad un tankobon a lettura facilitata, ovvero leggermente più lungo dei canonici 11x17 cm, per rendere la lettura dei testi verso il centro della pagina più agevole. Il costo è di 5,90 euro e non vi è sovracoperta.

Dance in the Vampire Bund Dance in the Vampire Bund è un manga piacevole che non riesce a essere impegnato come avrebbe voluto, che unisce gratuite nudità vampiresche e sentimenti a combattimenti all’ultimo respiro e politica. Si potrebbe benissimo definire un tentativo non troppo riuscito di unione tra seinen e shonen, dal quale deriva un’opera bilanciata, che non pecca visibilmente in nessun aspetto, ma che allo stesso tempo non riesce a brillare. Consigliato a chi vuole leggere qualcosa di diverso ma non troppo impegnativo, sconsigliato invece a chi è alla ricerca di un manga psicologico di complotti e intrighi internazionali (ai quali consigliamo opere quali l’ormai classico Death Note o il politicamente scorrettissimo Akumetsu).