Recensione Monster

Uno dei capolavori del Mangaka Urasawa. Scoprite il mostro che è dentro di voi...

Recensione Monster
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Anticonformismo o no?

Un film. O meglio, la sceneggiatura di un film. Certamente uno dei pochi capolavori di introspezione psicologica nell’ambito del panorama fumettistico italiano. È difficile parlare di Monster senza scadere nella banalità: ciò che a prima vista può apparire come un semplice thriller dalla trama intricata è in realtà quacosa di ben più complesso. Ogni personaggio presente nel fumetto ha alle spalle una propria vita, con dolori propri e propri problemi, e questo può essere uno dei molteplici messaggi da interpretare lasciati dal mangaka (autore di fumetti) Urasawa nel corso della storia di Monster. “Anche una piccola cosa può nascondere una grande vita interiore”, ci viene ricordato: tutte le famiglie che apparentemente conducono una vita tranquilla e spensierata hanno i loro traumi, come i singoli individui del racconto. L’intenzione di mostrare così tante “piccole” storie collaterali (ma sempre e comunque legate al filone principale) è probabilmente nelle precise intenzione dell’autore, in modo da rendere così il lettore partecipe della vita di queste persone apparentemente anonime, coinvolgendolo nelle loro vicende. Ognuna di esse possiede un nome e un volto, tutte quante sembrano simboleggiare una parte di ognuno di noi. Urasawa, mi sento di definirlo così, è un anticonformista: un'autore che va contro le regole, che non teme di affrontare temi complessi come le mille sfaccettature della mente umana piuttosto che indirizzare la propria attenzione verso target d'utenza più bassi per semplicità. In un periodo come quello attuale, in cui il fumetto “leggero” va per la maggiore, Urasawa si introduce nel nostro mercato con una proposta adulta, ricca di importanti tematiche e dal taglio maturo.

Ma iniziamo dal principio

Anche Monster, come altre opere dell’autore, propone una storia ambientata in Occidente. In questo caso incentrata sulle vicende di Kenzo Tenma, un neurochirurgo giapponese trasferitosi in Germania. Un uomo che vive delle sue salde certezze, come la soddisfazione per i complimenti ricevuti dopo un’operazione riuscita e l’amore per la fidanzata Eva, figlia del direttore dell’ospedale in cui egli lavora. Al pari di molti altri, Tenma subisce tuttavia gli effetti del contrasto tra la propria mentalità di uomo orientale e quella occidentale, così antitetiche l'una rispetto all'altra. Una vita, insomma, come molte altre, fino al giorno in cui una frase della fidanzata Eva (“Non tutte le vite hanno lo stesso valore”) e gli eventi successivi lo portano a un profondo esame di coscienza. Tenma, infatti, ad un certo punto si troverà costretto per via di un ordine superiore ad operare un importante politico piuttosto che un paziente povero ricoverato in condizioni disastrose, scelta che ne provocherà così la morte. Da quel momento, dopo aver toccato il fondo, decide di aiutare i più bisognosi e una notte invece che operare il sindaco decide di salvare un bambino ferito alla testa da una pallottola, provocando di conseguenza la morte del sindaco. La sua vita e le sue certezze crollano subito e si ritrova abbandonato da tutti. Ma è proprio qui cominciano le avventure di Tenma: Johan, il bambino che ha salvato (ossia il Monster a cui allude il titolo) in segno di riconoscenza comincerà a uccidere tutti coloro che erano andati contro il medico favorendone la scalata verso il successo. Obiettivo di Tenma sarà poi per tutta la storia fermare la furia omicida di Johan che coinvolgerà tutte le persone che gli passeranno accanto. Un appunto da farsi è sicuramente non prendere Johan come un mero serial killer, cattivo per professione e basta, bensì un mix di carisma, di sentimenti opposti come amore e odio che lo rendono un personaggio complesso quanto affascinante da scoprire. Da questa premessa partono le storie laterali che porteranno a scoprire tramite un lavoro di rara qualità i misteri e le angoscie degli altri protagonisti della vicenda. Il fumetto ancora non è concluso in Italia, ma sicuramente il tutto sembra innestarsi su una trama principale ben salda.

Monster Questa recensione non vuole essere un semplice panegirico o elogio di questo fumetto, bensì una sorta di elenco di tutti quei caratteri che lo rendono così apprezzabile: un’introspezione psicologica degna di nota che permette un grande coinvolgimento ed una sceneggiatura e uno sviluppo degni di quelli di un film e, a tratti, forse anche migliore. Una nota al disegno che potrà far storcere il naso agli amanti del fantasy o del tratto "frizzante e vivace", che nello stile estremamente realistico di Urasawa è difficile ritrovare. Sicuramente Monster non è un titolo adatto a tutti, poiché contiene tematiche importanti e momenti crudi e drammatici, ma a rafforzare la tesi dell’abilità elevata dell’artista è la totale assenza di violenza fisica esplicita (intesa come sessuale). In un periodo come questo in cui i fumetti degni di nota sono davvero pochi sembra impossibile lasciarsi sfuggire un titolo così ben curato. A favore di questo fumetto è anche il fatto che è una serie conclusa in patria con 18 numeri, e ciò conferma anche che alla base delle storie laterali vi è una già decisa e delineata trama principale. Esiste anche la trasposizione animata: 4 episodi corrispondo a un volume e la trama ripercorre fedelmente quella della controparte cartacea.