Recensione Nausicaa Della Valle Del Vento

Lo sguardo scrutatore di Animeye si sofferma sul primo capolavoro cinematografico di Miyazaki

Recensione Nausicaa Della Valle Del Vento
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Nausicaa Della Valle Del Vento è una delle opere più importanti di Hayao Miyazaki, in un certo senso emblema del suo pensiero nel periodo che intercorre tra il suo rilascio e la produzione di Mononoke. Esso viene spesso additato dai profani come l’opera prima di Miyazaki - e non lo è - sebbene in un certo senso la definizione potrebbe calzare. Spieghiamoci! Il primo lavoro televisivo di Miyazaki è la prima serie tv di Lupin III (1971-72), però nella realizzazione di questa egli più che dare estro alla sua arte si limita ad eseguire il compito affidatogli, lasciando trapelare solo raramente la sua visione del mondo. Parimenti accade ne Il Castello di Cagliostro (1979), dove il genio di Miyazaki è ancora al servizio dell’affascinante ladro, tuttavia qui si nota molto più chiaramente la mano del maestro. Discorso diverso per Conan Il Ragazzo Del Futuro (1978), in cui Miyazaki si può per la prima volta esprimere liberamente: un capolavoro, come tutti sanno, solo confinato al piccolo schermo, il che, per alcuni, potrebbe costituire una mancanza di pregio. Il coronamento dell’apprendistato "miyazakiano" non poteva essere altro che un film cinematografico nel quale poter infondere liberamente le sue emozioni: arriva nel 1984 e si chiama Nausicaa Della Valle Del Vento.

Dopo l’Apocalisse con Miyazaki

Sebbene il tratto affusolato e morbido dei suoi personaggi e la memoria a tutti comune di Heidi ci portino lontano dall’associare Miyazaki a quei narratori post-apocalittici tanto in voga nel periodo, Nausicaa - cosi come del resto Conan - prende le mosse proprio dai disastri causati da una guerra mondiale tra potenze iperindustrializzate. Nella fattispecie siamo portati mille anni dopo i catasfrofici Sette Giorni Di Fuoco, una guerra combattuta a colpi di giganteschi Soldati Invincibili che ha lasciato sul pianeta nient’altro che macerie. Macerie però alquanto difficili da smaltire poiché - cosi noi presumiamo - resti di un mondo che piuttosto che armonizzarsi con la natura aveva messo questa alla frustra. In disuso, causa la guerra, i macchinari che reggevano il delicato equilibrio, ecco un mondo allo sbando dove il profondo inquinamento del suolo ha fatto si che nascessero flora e fauna nocive, le quali - espandendosi in una gigantesca giungla tossica - avanzano quotidianamente per portare a termine lo sradicamento dell’uomo dalla Terra iniziato mille anni or sono.
In mezzo a questo la giovane Nausicaa principessa della Valle Del Vento, che comprende prima di tutti - prima anche dell’anziano e saggio Lord Yupa, anche lui cercante un modo di dominare la Giungla - che il modo corretto di porsi in relazione a questa mostruosità che minaccia gli ultimi rimasugli d’umanità non sia né l’accorta dominazione né tanto meno una spietata guerra senza quartiere - come invece desidererebbe il regno militarista di Tomelkia - ma l’amorevole cura e comprensione.
E, allorquando un aereo trasportante l’ultimo Soldato Invincibile col quale Tomelkia spera di distruggere la Giungla precipita nella Valle Del Vento, Nausicaa si ritroverà catapultata in prima persona nei tragici eventi mondiali, dove si confronteranno in scala personale come mondiale la morale dell’amore e del (tentativo di) reciproca comprensione e quella della diffidenza, dell’odio e della paura. Non vi abbiamo svelato troppo sulla trama, ma teniamo qui a sottolineare come - al di là degli intenti ambientalisti e (anti)bellicisti - ci sia anche questo messaggio da raccogliere a livello di etica personale nello splendido successo cinematografico di Miyazaki.

Nausicaa il miglior Miyazaki?

In questa seconda parte vorremmo soffermarci invece sulle situazioni particolari più significanti/significative dell’intera pellicola. Per prima quella che riteniamo minore, ovvero ciò che ci ha maggiormente colpito esteticamente: la visione a metà tra vita e morte che Nausicaa ha dopo la caduta nelle sabbie mobili. Essa ha una significanza duplice, di estrema pregnanza in ognuno dei suoi aspetti: 1) esprime tutto il terrore per la morte, che appare fredda, spietata e impersonale nel suo lungo corteo: una scena agghiacciante che, se lo spettatore affronta con la giusta empatia, può regalare un brivido di perturbato terrore degno del miglior Bergman; il che, per un’opera destinata ad un pubblico infantile, è davvero molto 2) l’incomprensione e la spietatezza degli altri - nella fattispecie gli adulti - che anche quando sono i migliori non s’allontanano da una morale egoistica, che per proteggere una vita (la propria) ne elimina un’altra, ponendosi così allo stesso livello della minaccia. Il che ci conduce al secondo argomento che è nostra intenzione enucleare.

Come abbiamo già scritto nel precedente capitolo, si sfidano qui la morale dell’amore e della reciproca comprensione e quella di odio, diffidenza e paura: a promuovere la prima è solamente Nausicaa, anche se dicono la loro pure le donne di Pejite. A sostenere la seconda tutti gli altri, sebbene ne porti coscientemente il peso solo Kushana mentre gli altri negano l’egoismo che c’è nell’altruismo verso i propri cari. Alla fine, il messaggio teorico che l’odio nasca reattivamente dalla mancanza di amore è abbastanza vecchio e banale, la grandezza di Miyazaki sta nel comprendere, col sangue e non solo col cervello e pur facendosi promotore dell’amore, le ragioni dell’odio e della paura. Nel rendersi conto di quanto immensa sia una scelta come quella di Nausicaa, nello scorgere il dolore e le profonde cicatrici nella spietatezza di Kushana (che è una novella Monsley), nel vedere come gli schiavi (= gli uomini di Pejite, sebbene questi siano dei liberi che rischiano la schiavitù) che lottano per la propria libertà col desiderio di affermare la vita alla fine si ritrovino costretti, per non abbracciare la morte, ad imbracciare la sua spietata falce.

Nausicaa della Valle del vento I contenuti ambientalisti e pacifisti di Nausicaa sono fin troppo noti, a noi è parso opportuno soffermarci su quelli, forse addirittura più importanti e certo alla base dei suddetti, di vero altruismo. Sull’esaltazione che Miyazaki fa della morale dell’amore e, in fin dei conti, del porgere amorevolmente l’altra guancia nella speranza di ricevere infine una carezza; un’esaltazione che però è nobilitata ed assume una statura ben diversa da quella borghese e in malafede alla quale siamo abituati, allorché vediamo che essa sappia quanto ardua sia e si ponga in contrasto, e le comprenda, con le forme più elevate o comunque migliori dell’odio e dei suoi atti, vedendo come questi possano anche avere una salda legittimazione (Kushana) o addirittura presentarsi come praticamente ineluttabili (gli uomini di Pejite).