Recensione Nazca

Un'antica lotta riaffiora da un passato ormai dimenticato...

Recensione Nazca
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Giappone e Perù?

Cosa hanno in comune un giovane studente giapponese, appassionato di kendo nonchè unico socio della palestra del proprio istituto, e un valoroso guerriero Inca, vissuto nei primi anni del sedicesimo secolo al servizio del principe Atahualpa? Apparentemente niente, se non fosse che il nostro kendoka in erba altri non è che la reincarnazione dell'antico guerriero Vilka, risvegliatosi in lui con uno scopo ben preciso... Un crossover molto particolare è quindi l'ingrediente base del nuovo prodotto Dynit in uscita questo mese, il primo di tre dvd da quattro episodi ciascuno, in cui le vite all'apparenza normali dei protagonisti sono inevitabilmente destinate a fare i conti con il proprio passato e con il fardello di responsabilità e conti in sospeso che esso porta con sè...

Le reincarnazioni non dimenticano...

Ma andiamo con ordine: tutto ha inizio durante l'incontro finale del torneo di kendo che vede impegnato Masanari Tate, il maestro del nostro giovane protagonista Kyoji Miura. Questi, in compagnia dell'avvenente fidanzata di Tate, attende con ansia la prova del maestro, oggetto della sua sfrenata ammirazione, ammirazione che è quasi una cieca adorazione, tanto da far spesso pensare agli amici che, se Kyoji fosse nato donna, se ne sarebbe certamente innamorato. Ma proprio nell'attimo dell'attacco decisivo, una strana visione appare a Kyoji e Yuka: l'uomo che conoscono si trasforma sotto i loro occhi e assume le eleganti sembianze di un guerriero Inca, la cui ferocia non risparmia l'avversario e, anzi, lo atterra spezzandogli quattro costole. Sia la fugace apparizione che l'inaspettata violenza del maestro risultano inverosimili agli occhi del protagonista, mentre Yuka, pur mostrandosi visibilmente turbata, sostiene di non aver percepito nulla di insolito. Se a ciò si aggiungono le dimissioni di Tate dal ruolo di allenatore di Kendo, a Kyoji non rimane altro che interpellare personalmente il maestro, che però reagisce in maniera sempre più incomprensibile: dapprima quasi uccide il giovane allievo in un furioso combattimento, e in seguito parte per il Perù senza fornire alcuna spiegazione. E' così che, in compagnia di Yuka, Kyoji decide di partire anch'egli per il Sudamerica, alla ricerca di quel maestro che non solo gli insegnava a combattere con la spada, ma che si era sempre dimostrato una guida saggia e autorevole, e che negli ultimi giorni sembra così profondamente cambiato. Giunti a Macchu Picchu, i nostri sono attesi da una sconvolgente rivelazione, che sarà proprio il maestro ad annunciare: Tate e Kyoji sono uomini-anima, ovvero reincarnazioni di due antichi guerrieri Inca, rispettivamente Yahuar e Vilka, che cinque secoli prima furono contrapposti nella lotta di potere che infuriava tra il legittimo erede al trono, per cui parteggiava Tate, e il fratello Atahualpa, nelle cui fila invece militava Kyoji. Yahuar, da sempre intransigente e ligio al dovere, ritiene che le iniquità della società in cui si trova a vivere nelle sembianze di Masanari Tate necessitino il suo intervento per essere finalmente eliminate, e per far questo intende servirsi dell'Hilia-Tesse, la forza spirituale che permea ogni forma di vita sul pianeta. Ma il prezzo da pagare per un simile risultato è alto, e Vilka, dopo un iniziale momento di smarrimento, in cui quasi rifiuta la rivelazione del maestro, non è disposto a rinunciare alla propria fiducia nei confronti dell'uomo e delle sue possibilità. Nella propria strenua opposizione a Masanari, Kyoji troverà dei preziosi alleati in Yuka, un tempo sacerdotessa del dio Sole, e nell'amico Dan, anch'egli un valoroso guerriero, ma dovrà anche guardarsi dalle azioni di chi, al contrario, ha scelto di parteggiare per Tate... E non è solo il suo storico rivale nel Kendo ad aver fatto questa scelta, ma anche, inaspettatamente, l'amico Hiroshi, che già nella vita precedente aveva tradito Vilka per passare dalla parte di Yahuar, allo scopo di tenere fede ai propri ideali. I destini dei nostri protagonisti, insieme a quello dell'intero pianeta, son quindi quantomai incerti, e sarà forse proprio il passato a lungo dimenticato a dipanarne la matassa...

Bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto?

E' sicuramente originale l'accostamento tra il Giappone moderno e la cultura Inca che ci propone Nazca, così come è interessante l'intreccio parallelo, nel presente e nel passato, che si sviluppa tra i vari personaggi, anche per mezzo di lunghi flashback, che ci permettono inoltre di approfondire l'infanzia e la prima giovinezza dei due protagonisti, e quindi di esplorarne più in profondità l'aspetto psicologico, comunque abbastanza ben sviluppato. Ma la trama non è comunque esente da vistosi buchi: gli avvenimenti si succedono troppo rapidamente (anche se la presenza di soli 12 episodi non permette certo una descrizione molto particolareggiata), specialmente nella parte ambientata in Perù, e convince poco il fatto che tutti coloro che fanno parte della vita del protagonista siano coinvolti in qualche modo in questa faida trasversale ai secoli...
Il character design, affidato a Hirotoshi Sano, già al lavoro ne I cieli di Esclaflowne, ma qui alla sua prima opera da protagonista, è di livello discreto e non brilla per originalità, ma comunque risulta piuttosto piacevole e azzeccato. Un discorso a parte va fatto per i costumi dei guerrieri Inca che, se dal punto di vista cromatico sono sicuramente appropriati, non convincono fino in fondo per il taglio troppo aderente, quasi "a calzamaglia", considerate le scarse probabilità che avevano i popoli del centroamerica di conoscere la lycra. I paesaggi sono spesso suggestivi e d'impatto, specialmente quelli peruviani di Macchu Picchu e del lago Titicaca. Purtroppo ad essere scarsa è la qualità delle animazioni, decisamente poco fluide in alcuni momenti, dato l'esiguo numero di fotogrammi e anche la bassa qualità dei disegni, dai contorni non sempre ben definiti. Un vero peccato, perchè nel complesso la regia è ben realizzata e avrebbe meritato un adeguato supporto a livello grafico. Molto opinabile è anche l'uso della computer grafica, che fa la sua comparsa, peraltro assolutamente superflua, all'interno del secondo episodio. Oltre a non utilizzare effetti di livello eccelso, è anche mal studiata la sovrapposizione tra fondali e personaggi, che risultano in questo modo troppo distaccati, anche grazie ad un'animazione, ancora una volta, per nulla fluida. Speriamo che negli episodi successivi non sia stato ripetuto questo infelice esperimento.
Di ottimo livello invece la colonna sonora, che accompagna sempre in maniera appropriata le varie fasi della narrazione, variando di registro a seconda dell'intensità delle varie scene. Una menzione particolare va fatta a proposito del tema principale, un'originalissima rivisitazione della celeberrima Fuga in Sol minore di Johan Sebastian Bach, che si inscrive perfettamente nell'atmosfera Inca che permea la narrazione. Quindi un applauso a questo coraggioso adattamento che, seppur molto estremo, ha sicuramente il pregio di essere in linea con lo spirito dell'anime, a cavallo tra due civiltà e due mondi così lontani nel tempo e nello spazio.

Il dvd

Il DVD proposto da Dynit offre una discreta qualità video, anche se ben lontana dalla perfezione e comunque non esaltata dal formato 4:3, non anamorfico. Anche le tracce audio, sia italiana che giapponese, non brillano per qualità, essendo realizzate in Dolby Surround 2.0, ma il doppiaggio si attesta su un livello decisamente buono e rende l'ascolto perfettamente godibile. Completano l'edizione alcuni extra, quali la sigla di testa senza crediti, lo spot tv per il Giappone, il trailer italiano, le schede dei personaggi, i consueti trailer di altri prodotti Dynit e un'art gallery. Quest'ultima, data l'ottima qualità delle immagini inserite, avrebbe potuto costituire un elemento di grande interesse, se solo il numero dei disegni non fosse stato così esiguo.

Nazca Questo Nazca è, in definitiva, un prodotto di buon livello, indubbiamente originale a livello di intreccio e di personaggi, e che potrebbe fare felici coloro che amano spaziare tra diverse culture e apprezzano le ambientazioni esotiche. Tuttavia la produzione Pioneer non si è smentita e anche stavolta, come in passato, non è stata all'altezza delle aspettative riguardo le animazioni e il comparto grafico in generale. Nonostante questo, comunque, se siete alla ricerca di un anime diverso dal solito, con una trama senza troppe pretese ma comunque godibile, e un'equilibrata miscela di combattimento e dramma esistenziale, allora forse questa serie fa per voi.