Recensione One Piece - Anime

Rufy e la sua ciurma nell'edizione animata integrale

Recensione One Piece - Anime
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One Piece Edizione Integrale

Edita da Shin Vision, la versione integrale di One Piece (anime in onda anche su Italia 1 con il titolo di "All'Arrembaggio") è la risposta nei confronti dei fan che non possono accontentarsi dell'esatta trasposizione della versione televisiva, piena di censure e modifiche che snaturano gran parte dei dialoghi e degli avvenimenti. Superato il giro di boa, la collezione in DVD si avvicina al termine, dato che l'arco di storia compreso nei 10 dischi previsti nel piano dell'opera è soltanto quello dei primi 61 episodi della prima saga dell'anime Toei, fino all'isola dei draghi e prima dell'arrivo dei protagonisti lungo la rotta del grande blu.

Una storia di pirati!

Alzi la mano chi non ha mai sognato di essere un pirata. Nessuno? Appunto. Anche prima dell’avvento del carismatico Johnny Depp (che comunque ha indubbiamente rappresentato un apporto notevole per la categoria), era difficile non lasciarsi sedurre dal fascino della vita di mare. Liberi dalle convenzioni, sempre alla ricerca di nuove sfide, pronti ad affrontare ogni sorta di pericolo pur di arraffare l’agognato tesoro, i pirati, ma soprattutto le loro epiche imprese, escono facilmente vincenti dall’impietoso confronto con le nostre esistenze quotidiane, così grigie, banali, abitudinarie. E poco importa se i nostri beniamini proprio stinchi di santo non sono (lo dimostrano le taglie dalle cifre iperboliche che pendono sulle loro teste), in fondo quello che per gli uomini ordinari è un netto confine tra giusto e sbagliato, nel caso di personaggi al di sopra delle righe può non rappresentare un parametro degno di interesse. Ma ciò non significa che anche un pirata non abbia la propria etica a cui obbedire, e se qualcuno non ne fosse convinto, forse sarà il protagonista di questa storia a fargli cambiare idea.
Come ogni epica vicenda, anche questa deve rispondere a due requisiti fondamentali: avere inizio durante l’infanzia del protagonista, e, naturalmente, poter vantare un illustre ispiratore. Il caso, o chissà, forse il destino, ha infatti voluto che nel villaggio che ha dato i natali al nostro Rufy facesse tappa una nutrita ciurma di pirati, capitanati dal prode Shanks, e che con la loro allegria e spensieratezza gli indomiti avventurieri del mare avessero fatto breccia nel cuore dell’intraprendente ragazzino, suscitando in lui sogni di gloria e fama imperitura. Ma spesso la volontà non è tutto, e nonostante le continue insistenze, per il povero Rufy si rivelerà un’impresa a dir poco ardua convincere Shanks ad accettarlo tra il suo equipaggio, tanto che alla fine sarà costretto a desistere, non prima, però, di aver combinato un grosso guaio... E’ sempre bene, infatti, fare attenzione a ciò che si mangia, soprattutto se l’oggetto commestibile è racchiuso all’interno di un forziere tipicamente utilizzato per contenere tesori dal valore incalcolabile. Ma quando si è guidati dall’irruenza della gioventù, si sa, non si sta tanto a riflettere, ed è proprio per la dubbia necessità di uno spuntino fuori programma che Rufy si ritrova a mangiare il celeberrimo frutto di Gom Gom, il cui nome evidentemente onomatopeico dovrebbe fungere da deterrente all’ingestione della succitata pietanza, responsabile di tramutare il corpo di chi se ne nutra in morbida, elastica gomma. E qual è il problema del poter allungare i propri arti a piacimento, essere praticamente insensibili al dolore e poter attaccare i propri eventuali antagonisti da distanze per altri improponibili? Nessuno, se non fosse che chi mangia un frutto di Gom Gom non può più nuotare per tutta la vita... Cosa che, se per un aspirante navigatore può essere alquanto penalizzante, non farà comunque vacillare neanche per un istante i propositi di Rufy, che anzi non esiterà a cacciarsi nei pasticci per difendere l’onore dei propri amici pirati. Inutile dire che sarà proprio Shanks a dover correre in suo soccorso, impartendo al giovane amico una lezione di coraggio e altruismo, dalla quale Rufy imparerà che la strada per poter diventare un grande pirata, ma soprattutto un grande uomo, è per lui ancora lunga. Giunge così per Shanks il momento di ripartire, non prima, però, di aver lasciato in pegno al giovane amico il suo fido cappello di paglia, insieme alla promessa di un futuro incontro una volta che anche Rufy avesse arruolato il proprio equipaggio. E così, dieci anni dopo, con quello stesso copricapo calcato sulla fronte, il nostro indomito protagonista salperà dalle coste a lui tanto familiari alla volta di strabilianti avventure, per di più con un ben preciso obiettivo: recuperare lo One Piece, il mitico tesoro scomparso che garantisce a chi lo possiede non solo ricchezza e fama aldilà di ogni immaginazione, ma soprattutto il titolo indiscusso di Re dei Pirati. Resta solo da reclutare un equipaggio degno di tale nome, ma sembra quasi superfluo affermare che, per un individuo dotato dell’intraprendenza di Rufy, la cosa non si rivelerà poi tanto difficile... Certo, i soggetti non sono tra i più raccomandabili (a meno che non si considerino raccomandabili un celeberrimo spadaccino e cacciatore di taglie, solito combattere con ben tre katane, una ladra affascinante quanto subdola, un cuoco specializzato in calci - non sia mai che le mani possano risentire di un combattimento - nonché in seduzione femminile, e un tuttofare creativo ma irrimediabilmente codardo, solo per citare i primi acquisti), ma d’altra parte, quale ciurma di pirati lo è?
Si, è vero, One Piece racconta di un aspirante pirata, della sua ciurma e delle loro imprese, più o meno valorose, più o meno epiche. Ma è soprattutto la storia di un sogno, anzi, è la storia di un sognatore. Tutti noi lo sappiamo, se non altro perché l’ha detto un uomo famoso: chi rinuncia ai propri sogni è destinato a morire. Molti obietteranno che è solo una frase fatta, e forse lo è, che bisogna scendere a patti con la realtà, e probabilmente bisogna farlo, che la vita fa di tutto per frustrare le ambizioni, e certamente è vero. Tutti alibi più che credibili, ma diciamocelo, nessuno di questi è un buon motivo per darsi per vinti. Ancora una volta, la colpa dei nostri fallimenti può essere attribuita solo a noi stessi, alla nostra incapacità di osare, alla nostra paura di non riuscire, alla nostra scarsa forza di volontà. Però, in fondo, noi siamo umani, non personaggi di un manga o di un anime, siamo fatti di carne e sangue, non di gomma. Ma se non rivedessimo in Rufy nemmeno un po’ di quello che siamo, o vorremmo essere, noi, non tiferemmo certo per lui, non staremmo con il fiato sospeso ogni volta che si trova in difficoltà (e non è una condizione che sperimenta di rado), non gioiremmo per le sue vittorie. Senza contare che il fantomatico One Piece non è affatto detto che esista, e anche se esistesse, nessuno sa dove si trovi. Se non è la promessa di una ricompensa più che generosa, cos’è a non far desistere il nostro eroe? Certamente sono la sua testardaggine, il suo orgoglio, il suo rifiuto di arrendersi, ma forse ancora più di questo è la responsabilità nei confronti del proprio sogno, insieme a quella che lo lega ai propri compagni. Rufy, Nami, Zoro, Sanji, Usop e gli altri non sono solo un gruppo di persone che insieme vanno all’avventura, uniti dalla reciproca convenienza in attesa di realizzare ognuno il proprio obiettivo, ma hanno imparato, non certo senza sacrifici, quale sia il valore dell’amicizia, e cosa voglia dire poter contare davvero sull’appoggio incondizionato di qualcuno. Ognuno dei personaggi in questione ha i propri scheletri nell’armadio (e qui c’è da ringraziare l’ottimo lavoro di caratterizzazione messo in atto da Oda, che è stato in grado di creare un background convincente e ben articolato per ognuno dei protagonisti), ma questo rappresenta tutt’altro che un ostacolo all’armonia del gruppo, a dimostrazione di come a volte basti un po’ di tolleranza e di apertura mentale per superare l’ostacolo del pregiudizio. Si aggiunga a questo una buona dose di comicità e di gag fuori dall’ordinario, e si avrà una panoramica dello spirito di One Piece. Ovviamente il character design deve essere espressione di questa atmosfera spensierata nei modi ma non nella sostanza, e lo fa con uno stile minimalista nel tratto ma curato nella realizzazione, che ci sorprende per l’originalità e l’attenzione ai dettagli sia per quello che riguarda i nostri protagonisti, sia nel caso degli innumerevoli “villain”.

Parte Tecnica

Qualitativamente non c'è nulla da dire sul prodotto distribuito da Shin Vision: l'anime è piuttosto nuovo (parliamo del 1999) e graficamente è una produzione di buon livello, che vanta animazioni abbastanza curate, nonché fedeli al manga originale.
Il video è in formato 4:3 full frame, senza grosse sbavature e difetti (l'unica cosa che abbiamo potuto notare sono dei grossi artefatti sul video quando mostra le immagini del "cimitero dei pirati" ma probabilmente sono volute). Sono presenti inoltre due tracce audio Italiano Dolby Digital 2.0 e Giapponese Dolby Digital 2.0, ed il sonoro è limpido e pulito. Peccato che il doppiaggio sia lo stesso televisivo e ne conservi tutte le alterazioni (sia nei nomi che nei dialoghi).
Si segnala invece un ottimo lavoro svolto con i sottotitoli, difatti son stati tradotti ex novo e son state eliminate censure e riadattamenti.
Gli extra si limitano alla sigla giapponese, dei trailer, una mappa degli episodi e poco più.

ONE PIECE Dubbi sorgono sull'effettivo valore di questa edizione per il popolo dei fan: quanto si fa sentire l'assenza di un ridoppiaggio che di fatto costringe a seguire la serie soltanto con i sottotitoli? Bisogna contare che gli appassionati di One Piece e di tutti i suoi protagonisti potrebbero non considerare il prezzo di 24.90€ del tutto vantaggioso, nonostante i 6 episodi a disco ed il video senza censure rispetto all'edizione televisiva. In definitiva si tratta di un prodotto che, per quello che offre, risulta curato, ma che per sua stessa natura non è fatto per accontentare tutti.