Recensione Orphen lo Stregone

Tra magie e incantesimi torna lo stregone rinnegato

Recensione Orphen lo Stregone
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Orphen lo Stregone

Il successo delle “Complete Series” Dynit si fa sempre più forte e la casa editrice bolognese persevera su questa strada, riproponendo in tale formato i più importanti anime presenti nel suo catalogo. L’ultima triade data alle stampe è composta da Mila e Shiro, la terza serie del sempreverde Inuyasha e da Orphen lo Stregone, oggetto di questa recensione.
Majutsushi Orphen: Sorcerous Stabber (questo il titolo originale) è datato 1998 (l’anno d’oro) e vanta tra lo staff realizzativo Hiroshi Watanabe alla regia e Masahiro Aizawa al character design.
Tratto dall’omonimo romanzo di Yoshinobu Akita, Orphen lo Stregone seppe conquistarsi una buona fetta del pubblico in Giappone e fu portato a breve distanza nel nostro paese da Dynamic Italia, che ne curò l’adattamento e la pubblicazione in VHS; successivamente l’anime è stato anche trasmesso per intero sulle frequenze di MTV.

Io vi scaglio, lame bianche di luce!

La storia comincia nella città di Totokanta (per la versione italiana Totoko) dove Orphen, stregone nero appartenente alla famosa scuola di magia “Torre della Zanna” (come indica il pendente che ha al collo), insegna, con risultati non eclatanti, le arti magiche a Majic, il figlio del proprietario di una locanda. Orphen però dimostra uno strano interesse per la villa degli Everlastin (una ricca famiglia del paese): Cleo, la figlia minore della casata, nota un giorno il luccichio del binocolo di Orphen - che la stava spiando - e, pensando che fosse un guardone, esce subito di casa seguita da Volcan e Dortin (due pestiferi fratelli nonché due gag viventi...) nel vano tentativo di affettarlo con la spada. Ma nulla è come sembra: infatti improvvisamente il cielo si oscura e un mostro spaventoso, denominato Bloody August e responsabile di tragici eventi, fa la sua comparsa davanti a Cleo e Orphen. Il dragone sembra essere conosciuto dallo stregone che non prova ad ucciderlo ma lo chiama con un nome da donna: Azalea!
Il mistero che si cela dietro Bloody August sarà il tema portante della serie, nonché motivo di dissidio tra lo stesso Orphen e i restanti membri della Torre della Zanna. In breve, dopo gli eventi di questi primi episodi, si formerà il classico “party” in cerca di avventure, nello specifico composto da Orphen, il suo allievo Majic, la bella e dinamica Cleo e, in un modo e nell’altro, Volcan e Dortin.

Numerosi sono i pregi di Orphen lo Stregone, a partire dall’ambientazione, che seppur ricalchi in buona parte i canoni del fantasy classico, riesce a distinguersi con alcuni elementi interessanti; tra questi, il misticismo dell’ordine degli stregoni neri cui appartiene Orphen contribuisce in larga parte a dare l’atmosfera giusta, senza contare che gli stessi versi utilizzati per il lancio degli incantesimi riescono a dare quel tocco di coinvolgimento e di emozioni in più allo spettatore, soprattutto durante gli scontri tra maghi.
Il filo conduttore, del resto, ha un sapore del tutto originale e, grazie a diversi colpi di scena, rende interessante la serie fino alla sua conclusione che, per una volta, appare decisamente appropriata.
Dal punto di vista tecnico siamo di fronte a disegni e animazioni di discreta fattura, anche se la qualità tende ad essere altalenante: il quadro complessivo resta senza dubbio buono, anche considerata l’età, per quanto resti un po’ di rammarico per alcuni episodi.
Quello che impedisce a Orphen di diventare una perla del genere è invece la mancanza di un certo dinamismo, soprattutto nei troppi episodi slegati dalla trama principale, privi del mordente necessario. A questo ritmo incostante si unisce un’atmosfera forse un po’ troppo buonista ed edulcorata, caratteristica questa che si ripercuote anche sull’azione vera e propria, portando a chiedersi come mai alcune scene della (splendida) sigla lo facciano sembrare anime di ben altra caratura.

L'edizione

I 24 episodi della serie sono racchiusi in 4 DVD contenuti nel classico digipack, arricchito dalle cartoline dei personaggi della serie.
Di tutte le complete series presentate finora, Orphen è forse quella che meno si dimostra robusta dal punto di vista della qualità video: se a parte qualche problema di contrasto con le tonalità più scure i colori sono vivi e brillanti, è presente un rumore video abbastanza consistente, a cui si aggiungono alcuni difetti di compressione più o meno marcati, che gli impediscono di raggiungere, sotto questo profilo, una sufficienza piena.
Discrete invece le tracce audio italiana e giapponese, entrambe in Dolby Digital 2.0: pregevoli sia la separazione dei canali che l’utilizzo del subwoofer.
Assenti come di consueto gli extra.

Orphen lo Stregone Orphen lo Stregone è senza dubbio un buon anime, che nonostante alcune pecche più o meno marcate riesce a presentare elementi di sicuro interesse per gli amanti del genere e non, risultando complessivamente coinvolgente. L’edizione completa di Dynit è senza dubbio l’occasione giusta per tutti i fan, nonostante qualche sbavatura tecnica che tuttavia è più che compensata dal solito prezzo popolare.