Recensione Puella Magi Madoka Magica

Puella Magi Madoka Magica: scolarette e smembramenti

Recensione Puella Magi Madoka Magica
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In un futuro non molto distante a due studentesse di seconda media, Kaname Madoka e alla sua migliore amica Miki Sayaka, viene offerta da una strana creatura, Kyubey, la possibilità di diventare delle ragazze magiche. Per poter stipulare il contratto con Kyubey le due ragazzine dovranno esprimere un singolo desiderio, un miracolo perfino. In cambio dovranno diventare cacciatrici di streghe a tempo pieno.
Prodotta dallo studio Shaft e dall'Anyplex, Puella Magi Madoka Magica (Maho Shojo Madoka Magica) è diretta da Akiyuki Shinbo, sceneggiata da Gen Urobuchi e si avvale del character design di Ume Aoki e della colonna sonora di Yuki Kajiura.
La serie è andata in onda dal 7 gennaio al 10 marzo 2011 sui canali giapponesi TBS e MBS. La messa in onda degli ultimi due episodi (l'11 e il 12) è stata rimandata al 21 aprile 2011 a causa del terremoto e dello Tsunami che hanno colpito il Giappone nella regione del Tohoku.

Desideri, maledizioni.

Fare la recensione di Puella Madoka Magica senza svelare o rovinare troppo la trama a chi non l'ha vista non è un compito facile. Innanzitutto la serie, vuoi per i diversi colpi di scena, non è quello che sembra, tanto che è necessario vedere almeno i primi tre episodi per avere un'idea di cosa ha ideato Urobuchi. Un esempio simile lo si ritrova in Now and Then, Here and There.
Bensì consti di 12 episodi, la serie si può suddividere in quattro mini archi di tre episodi: il primo è dedicato a Mami, il secondo e il terzo sono dedicati a Sayaka e a Kyoko, mentre l'ultimo vede come protagoniste Homura e Madoka. Il ritmo della serie è incalzante anche se gli episodi incentrati su Kyoko si dilungano un po' troppo, causando una diminuzione del loro impatto emotivo.
Invece di creare una classica serie majokko in cui le protagoniste combattono per salvare il mondo e nella quale alla fine il bene trionfa sempre, Urobuchi ha preferito demolire e esplorare il genere. Presto le atmosfere felici e zuccherose cedono il passo ad un mondo che sembra stato ideato da Lovercraft. L'ambiente in cui vive e si muove Madoka è caratterizzato da ampi spazi e una struttura minimalista che serve per creare maggiore contrasto quando l'azione si sposta nel territorio delle streghe. Qui Shimbo opta per l'utilizzo dell'animazione sperimentale, già utilizzata in opere come Ef: A fairy Tale of the Two. Le barriere in cui si nascondono le streghe a prima vista sembrano un accozzaglia di disegni senza senso, che ricordano gli scarabocchi di un bambino delle elementari. In realtà se li si guarda con attenzione si nota uno stile animato simile a quello usato nei Monty Python. La composizione inoltre, dal sapore moderno, rievoca opere come la Guernica di Picasso. In due precise occasioni lo spettatore può notare come la struttura dell'area creata dalla strega in realtà abbia delle caratteristiche distintive, proprie della strega che l'ha generata. Dunque ampi spazi, rilassanti, calmi versus, un luogo costantemente in movimento, affetto da horror vaqui. Questo contrasto fra le ambientazioni è ripreso anche dal diverso stile di disegno adottato dalla Aoki.

Speranza, disperazione.

Rispetto a Hidamari Sketch, i volti sono ancora più schiacciati, lo stile rimane pulito e l'animazione è fluida durante le scene "normali". Mentre all'interno delle barriere, la strega e gli esseri che congiurano hanno un movimento scattoso e il loro disegno è più sporco, come se fosse stato realizzato a matita. Tutto ciò serve a rafforzare la dicotomia che caratterizza il rapporto fra le Puella Magica e le Streghe: desideri e speranza contro maledizioni e disperazione.
La storia più che essere incentrata sui poteri magici e sulle battaglie contro le streghe, cerca di esplorare cosa significhi essere una ragazza magica e su quali siano le conseguenze che comporta questa scelta. In dodici episodi non è facile delineare bene il carattere delle cinque protagoniste, Urobuchi riesce comunque a creare dei personaggi interessanti, anche se non particolarmente profondi. Nonostante tutto però, sono due i characters che spiccano sopra gli altri: Akemi Homura che ruba la scena a Madoka soprattutto nella parte finale e Kyubey. Quella che dovrebbe essere la dolce e tenera mascotte di turno si rivela invece una creatura inumana che non comprende la nostra morale. Il suo rapporto con le Puella Magica ha un sapore faustiano, e la sua volontà di trasformare Madoka in una maga sembra un presagio nefasto, ma non per questo Kyubey ci appare malvagio, anzi.

La calma prima della tempesta

La colonna sonora di Yuki Kajiura sottolinea l'atmosfera minacciosa e pesante della serie. 'Connect' delle Claris è una canzone dai toni speranzosi e dal ritmo urgente che rappresenta bene Madoka. Il suo personaggio infatti incarna la speranza, mentre il ritmo sostenuto sottolinea la pressione a cui è posta la protagonista nel scegliere il desiderio necessario per stipulare il contratto. Mentre la ending, 'Magia' dei Kalafina, introdotta dal terzo episodio è semplicemente perfetta e adatta.
Il doppiaggio è notevole e attento, Aoi Yuki fa un buon lavoro nell'interpretare Madoka, specialmente nel mostrare la crescita del personaggio da ragazza dubbiosa e titubante a giovane donna sicura di se. La voce dai toni allegri di Kyubey e il suo modo di parlare molto diretto, aumenta ancora di più l'effetto delle sue parole durante i discorsi con Madoka e Co., discorsi su cosa significhi in realtà essere una Puella Magica e su quali sono "gli effetti secondari" del contratto.

Mahou shoujo Madoka Magica Nonostante i difetti Puella Magi Madoka Magica potrebbe alla fine essere una delle più belle serie del 2011. Ma non è raccomandata a tutti. Gli amanti delle maghette dello studio Pierrot avranno con molta probabilità problemi a digerire una serie che snatura il "genere" Le atmosfere cupe e pesanti non sono d'aiuto. L'anime porta via lo spettatore da quella sensazione confortevole propria del genere e lo immerge in un mondo sul costante orlo del caos, dove la morte non è una possibilità remota ma un pericolo incombente.

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