Recensione Punta al Top! Gunbuster

Hideaki Anno ci porta al limite del flusso dell'eternità - Analisi sulle varie risposte alla Tesi Dell'Angelo Crudele

Recensione Punta al Top! Gunbuster
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Apprestandoci a rivedere Gunbuster - ma siamo tuttora profondamente scossi nell’intimo - uno straziante timore ci pervadeva l’animo, un timore che nulla aveva di stupidamente reverenziale. Era invece l’autentico timore di chi si appresta a confrontarsi con i propri annientanti demoni, in un bilancio ed autoesame del proprio essere che impone ogni vera grande opera d’Arte. E questo timore, nel caso abbiano già visto l’anime, lo capiranno davvero quelli tra i nostri lettori che sono più attaccati agli ultimi barlumi della loro infanzia ed adolescenza, che tentano si di crescere ma con grande fatica e venendosi spesso a trovare in uno stato di lacerante e disperato disagio nei confronti di un mondo e di amici che non sono più gli stessi, che assomigliano sempre più agli adulti che non ci sentiamo di essere. Perché i salti temporali di Gunbuster, al di là del 2 più 2 fa 4, sono il doloroso smarrimento di chi si ritrova solo ancora adolescente, di chi vede o ha visto allontanarsi in una vita adulta giorno dopo giorno i suoi migliori amici, allontanarsi in una vita adulta che, per un motivo o per un altro, si fa fatica a rendere parte del proprio essere.
Gunbuster è quindi il primo sangue del suo animo atrocemente ferito che Hideaki Anno ha saputo trasformare in capolavoro immortale, senza o con davvero poco del compiacimento dell’artista - “il dolore [vero] esclude l’ingegno“ - e con invece l’ardente desiderio di fare del proprio lavoro il luogo dove non limitare ma continuare a vivere l’infanzia; luogo, però, che nel suo volere essere il più vicino possibile all’animo dell’autore non riesce ad esentarsi dai suoi spietati fantasmi.

Gunbuster

In un futuro non molto lontano, una razza di alieni dalle sembianze mostruose, per metà insetto per metà vegetale, tenta di invadere il sistema solare e quindi di distruggere la razza umana come fosse un batterio. Nel 2015 la lotta è in corso già da anni e si ritrova immischiata nelle sue vicende Noriko Takaya, timida adolescente a cui la guerra per la sopravvivenza ha già sottratto il padre, ammiraglio della flotta spaziale, alcuni anni prima. Noriko nutre la speranza di diventare pilota spaziale ma sarà solo l’arrivo di un giovane Coach che crede in lei a far si che ciò si realizzi, dandole questo fiducia e il coraggio di credere in se stessa. Nello scontro vitale con gli alieni si svolgono quindi anche le personali battaglie di Noriko contro le difficoltà della crescita, battaglie peraltro avversate dal fatto che nei viaggi spaziali al limite della velocità della luce il tempo passi molto meno velocemente cosicché dopo ogni avventura di tal fatta la nostra Noriko si ritrova ancora adolescente con i suoi compagni sensibilmente invecchiati.

Veniamo ora ad analizzare altri aspetti e cominciamo richiamando alla memoria alcune righe scritte un anno fa in occasione della nostra recensione di Nadia: L’anima di Hideaki Anno è divisa in due parti: una decisamente otaku, appassionata per la fantascienza, l’avventura e tutti gli altri ingredienti del classico cartone giapponese anni ‘70 (dai super ai real robot, passando per gli itinerari stellari alla Matsumoto); l’altra più riflessiva, meno fantasticheggiante, tesa ai problemi psicologi ed esistenziali che affliggono l’uomo in quanto tale, quasi pessimista. Quest’ultima è ulteriormente angosciata da due pensieri ricorrenti: la crescita, scandagliata in Gunbuster, e il rapporto con gli altri, motore di Evangelion.
Tornando nello specifico al nostro anime ci sono due o tre punti da evidenziare sul carattere dei personaggi. Innanzitutto la scelta di fare delle eroine ragazze, oltre a manifesti motivi di fan service, rende anche i personaggi principali molto meno virili: sotto la maschera del sesso si cela infatti quel processo di devirilizzazione dell’eroe che giungerà a compimento con Shinji Ikari e gli altri di Evangelion ma di cui Noriko e, seppur in misura minore, la signorina Amano rappresentano la genesi. Pollice giù invece per l’opinione che vorrebbe vedere in Jung Freud il prototipo psicologico - fisico invece potrebbe essere - di Asuka Soryu Langley: laddove la prima è infatti caratterizzata da una esteticità felice seppur molto sensibile la seconda è nelle spire dei più tremendi fantasmi che la filosofia abbia saputo individuare nell’uomo (es. malattia mortale demoniaca, dilemma del porcospino di elevatissima intensità. Si veda anche: link)

Risposte alla tesi dell’Angelo Crudele

“Alla ricerca di un modo di crescita scevro dal tradimento infantile, per diventare un adulto che non verrebbe deprecato dal bambino che fui” - un noto aficionado della Gainax

Come enucleato sopra nel testo riportato dalla recensione di Nadia, il problema principale con cui tratta Gunbuster è quello della crescita. La questione è quella di cui parla con parole molto più ispirate delle nostre il Gualtiero Cannarsi citato appena sopra. Questo però non vuol dire che Gunbuster non scruti indirettamente anche i più intimi sentimenti umani - l’amore. L’opinione comune è che Anno o non abbia trovato una vera soluzione ai suoi demoni o l’abbia trovata solo col nuovo Rebuild Of Evangelion - You Can [ Not ] Advance e che, all’interno dello staff Gainax, le risposte siano pervenute invece da Abenobashi con Yamaga e quindi dai lavori di Kazuya Tsurumaki - citiamo Diebuster, che poi è anche il genitore del più fortunato Tengen Toppa Gurren Lagann. La risposta che diede Yamaga in Abenobashi è che l’unica idealità che possa venir preservata dalla crescita, e anzi in essa affermata con più vigore [il vigore della decisione cosciente], sia quella dell’amore, folle o etico a seconda della corrente che si preferisce - l’essenza è quella, per la propria amata [Breton e Kierkegaard, due personalità differenti per cui nutriamo smisurata stima, ben spiegarono entrambe che il miglior complimento che si può fare alla propria amata è dire: Per Lei Ho Abbandonato Tutto. E Sasshi per Arumi abbandona il suo mondo, anzi mondi, di sogni; davvero commovente!]. Tsurumaki prese un approccio diverso, quello che poi verrà mantenuto in Tengen Toppa Gurren Lagann, ovvero crescere rivendicando con orgoglio la propria particolarità, che nel caso dei ragazzi Gainax è una sorta di Otaku Pride. Per carità, idea giustissima, ma che esaurisce il problema solo apparentemente: cosa resta infatti poi al di là dell’orgoglio personale di definirsi per contrasto? Non va bene, l’essenza di una crescita felice - la risposta alla tesi dell’Angelo Crudele - va ricercata altrove, nei luoghi in cui l’ha trovata Yamaga.
Torniamo ora al nostro Gunbuster e proponiamo subito la nostra tesi: Hideaki Anno aveva capito fin dall’88 che l’unica crescita felice si ha per mezzo dell’amore. Solo lui, da vero artista autobiografico, fino a The End Of Evangelion ha sempre espresso una crescita infelice priva di amore e giusto col nuovo Rebuild - quando l’amore era davvero giunto nella sua vita privata, v. le sue nozze - ha rappresentato la stessa idea ma sotto meno tetre vesti. Ma il concetto è lo stesso. Ecco quindi che c’è il bisogno dell’introduzione di una nuova categoria esistenziale, quella della Malattia Mortale, propria delle soggettività di più spiccata serietà. Parlarne appropriatamente richiederebbe davvero molto tempo, comunque un breve abbozzo da cui procedere per continuare la lettura è presente in questo nostro articolo: link.
Letto? Bene, andiamo avanti! L’Abbagnano, con terminologia non specificamente kierkegaardiana, definisce invece tale stato in questo modo: rapporto disperato dell’uomo con se stesso in cui l’individuo viene a trovarsi una volta che ha esaurito le sue possibilità limitate e che l’avvenire si è chiuso davanti a lui. In ancora altri termini, questa volta di nuovo kierkegaardiani, se ne può parlare così, ed è per quanto segue che abbiamo ritrovato in essa la più spiccata serietà: il riconoscimento che un esistenza felice possa conseguirsi solo in uno stadio di questa - che sia il religioso, come per Kierkegaard, o l’etico, come per Anno, poco conta ai fini della definizione - precluso al soggetto. La crescita della nostra cara Noriko è spezzata a metà dalla morte del suo amore in boccio Smith Toren, mentre quella della signorina Amano si risolve positivamente proprio perché lei riesce a realizzare il proprio idillio col Coach Ota. Parimenti in The End Of Evangelion - come scrivemmo: il durissimo riconoscimento di come le migliori intenzioni non bastino a colorare di gioia la vita - Shinji ritorna nello stadio in cui si trovava prima del finale della serie di Evangelion proprio perché vede come esauritesi le sue possibilità di costruire un amore con Asuka. In quest’ottica la differenza di prospettiva tra le due opere va imputata, oltre che naturalmente ad una visione del mondo leggermente cambiata nel corso di quasi dieci anni, anche alla presa di coscienza della propria visione del mondo.
La risposta alla Tesi Dell’Angelo Crudele venne quindi data con drammatica serietà fin dal 1988 e a chi la cerca ancora o l’ha ricercata per molto è solo mancata o manca ancora la serietà di vederla nel proprio inferno di solitudine.

Speriamo di aver spiegato bene i concetti espressi, altrimenti chiediamo venia al lettore che comunque ringraziamo per averci seguito fin qui in una dissertazione che forse non s’aspettava di trovare.

Edizione DvD

L’anime è stato pubblicato in Italia l’ultima volta dalla Dynit. Era l’anno 2004 e venne offerto in 2 dvd da 3 episodi ciascuno, ormai fuori catalogo ma ancora reperibili, al prezzo di 19,90 euro ciascuno. Cominciamo dunque dal settore audio/video e di sfuggita usiamo questo spazio per dire che 1) le animazioni dell’opera hanno si subito i segni del tempo ma non al punto da renderne indigesta la visione, e questo anche prescindendo dal suo immenso contenuto; 2) la colonna sonora, curata da Kouhei Tanaka, è davvero molto bella e al livello delle migliori produzioni Gainax, Evangelion escluso. La Dynit ha fatto bene il suo compito e ci ha consegnato una traccia video in 4:3 abbastanza pulita e un audio 2.0 DD il cui unico neo è non avere il doppiaggio in Italiano ma solo i sottotitoli. Poco da lamentarsi, la colpa è certo del pubblico ignobile che spende i soldi per altre porcherie - è ben il caso di dirlo! - mentre rende difficile e da fare in economia la pubblicazione di capolavori di questo calibro. Molto buoni i contenuti extra: due piccoli booklet e molta roba sui dischi: svariati corsi di scienza e uno di biologia, qualche sequenza inedita, schede di personaggi e mezzi e due belle Art Gallery oltre, naturalmente, a svariati trailer.

Punta al Top! Gunbuster Cosa altro dire se non che al rivedere ed analizzare quest’opera ci si è confermata l’idea che Hideaki Anno sia forse la personalità più profonda nel mondo dell’animazione giapponese per non dire del panorama artistico attuale? Le parole ci vengono a mancare e per non finire in ampollosa retorica chiudiamo qui con una dichiarazione di grande ammirazione, sperando anche che il nostro articolo vi aiuti a comprendere meglio quest’artista.