Recensione Shutendoji

Un demone dal volto umano, ma stavolta non è Akira Fudo

Recensione Shutendoji
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Shutendoji e Nagai

Go Nagai: genio e sregolatezza, innovazione e commercialità. Una inarrestabile macchina di idee al quale la mia generazione deve moltissimo.
Ma anche uno di quegli autori che, dopo un glorioso passato, ha deciso di vivere di rendita, riciclando in continuazione concept, storie e personaggi, che ora davvero non ha più nulla da dire.
L'editore D/Visual ha puntato sul nome del maestro per lanciare la prima ondata della sua linea manga, e tra i primi cinque titoli dati in pasto al mercato, troviamo capolavori immortali quali Devilman e Shutendoji, due manga in un certo senso speculari. Poi sono arrivate anche mediocrità come Cutey Honey '21 e Z Mazinger, ma questo è un altro discorso...

Shutendoji, dicevamo: la saga di Jiro Shutendo e degli Oni.

Jiro Shutendo

Un neonato che viene portato nella nostra dimensione tra le fauci di uno spaventoso orco: è questo l'incipit di Shutendoji. 17 anni nel passato, una coppia di giovani sposi è testimone di un evento straordinario, quando un varco dimensionale viene aperto e ne spunta fuori un gigantesco Oni, orco della mitologia giapponese. L'Oni, che tra le fauci porta un bambino, fa un patto con la giovane coppia: lascerà che siano gli umani a crescerlo, ma al compimento della maggiore età verrà a riprenderlo.
Il piccolo viene ribattezzato Jiro Shutendo, e la sua vita scorre più o meno tranquilla fino a che non si avvicina il fatidico giorno in cui l'Oni tornerà.
Giorno dopo giorno, in un climax di terrore, Jiro scoprirà di non essere il normale ragazzo che credeva, rivelando un po' alla volta poteri non umani e proiettando al suolo non un'ombra comune, ma quella di un mostro. Più di un individuo si interesserà alle sorti del giovane, e ovviamente non tutti avranno buone intenzioni.
Jiro Shutendo è davvero il mitologico Shutendoji, eroe annunciato in alcune profezie? La risposta si trova nei nove numeri della serie (più un capitolo speciale ancora inedito e troppo spesso rimandato).
Shutendoji è un manga dal soggetto banale, ma sceneggiato magistralmente. Quello che inizialmente sembra solo un manga per ragazzi pieno dei classici luoghi comuni viene impreziosito da alcuni rimandi incrociati che intersecano le vite dei personaggi, e preparano un tessuto intrecciato da numerosi colpi di scena.
Se Devilman era un manga istintivo, scritto con furia e decisamente "viscerale", Shutendoji è un manga scritto col cervello, ragionato, e con tutti i pezzi che si incastrano perfettamente nei capitoli finali.
Si lamenta solo un calo di ritmo nella parte centrale, con alcuni numeri che si dilungano troppo in inutili combattimenti.

Il fumetto

Avendo ormai numerosi anni sulle spalle, di certo non si può dire che Shutendoji abbia un look "accattivante": anche le ultime produzioni di Nagai non possono reggere il confronto coi giovani mangaka e i moderni design, ma di certo questo fumetto ha il fascino di disegni più grezzi, più genuini, e ne guadagna il coinvolgimento durante la lettura. Dopotutto, ormai Nagai lo conosciamo tutti, e i pregi e i difetti del suo stile sono presenti nò più nè meno che negli altri suoi manga.
L'edizione D/Visual è quasi perfetta: ottima carta, sovracoperta, ottimi adattamento e traduzione, prezzo adeguato. C'è qualche difetto nei primi numeri, errori di gioventù della casa editrice che ha sede in Giappone, per lo più uno sgradevole effetto "neve" nel nero pieno, e le copertine completamente bianche sotto la sovracoperta, ma questi problemi sono stati corretti in corso di pubblicazione, quindi l'aquirente di quest'opera non potrà che rimanerne soddisfatto.
Da questo lavoro di Nagai è stata tratta anche una serie di discreti OAV, pubblicata tempo addietro in lingua italiana dall'ex Dynamic Italia.

Shutendoji Difficile, molto difficile, trovare in Italia un altro manga come Shutendoji, capace di passare con noncuranza da uno scenario presente al Giappone Feudale e finanche al futuro remoto, spiegando tutto con una certa coerenza. Un manga capace, come molti altri del maestro, di rovesciare i ruoli dei buoni e dei cattivi, fin quasi ad annullarli, e di essere intriso di spiritualità senza rinunciare alla consueta dose massiccia di violenza e nudi femminili. Forse non un fumetto essenziale tra quelli del maestro Nagai, di certo non uno di quelli che saranno ricordati tra i classici irrinunciabili del manga ma, questo è sicuro, si tratta di una bella storia. Una gran bella storia.