Recensione Tekkonkinkreet - Soli contro tutti

Avventura e Taoismo secondo Michael Arias

Recensione Tekkonkinkreet - Soli contro tutti
Articolo a cura di

Michael Arias

Michael Arias è un regista d’origini americane, nasce infatti a metà anni ‘60 nella California del Sud. Piccolo genio della computer-graphic e intrigato fin dall’infanzia dall’animazione, sviluppa ad appena 20 anni un software con cui dare a sequenze di computer grafica l’apparenza di tradizionali disegni, ottenendo così tanto successo che la sua produzione verrà impiegata in La Principessa Mononoke di Miyazaki. Negli anni ’90 si trasferisce in Giappone e entra a far parte dello Studio 4°C. In questo periodo comincia a prender forma nella sua testa il progetto Tekkonkinkreet, ambizioso anime che si propone di mescolare sapientemente elementi di filosofia taoista con una dramma da gangster movie, calando il tutto in un’atmosfera magica ( a tratti La Città Tesoro vi ricorderà l’Isola Che Non C’è di Peter Pan ) supportata da animazioni di primo livello. Operazione riuscita?

Questa città è il loro luna park

Il film narra le storie di Bianco e Nero, due orfani che passano le loro giornate scorazzando qua e là, tirando avanti con piccoli furti. Il posto in cui vivono ha anch’esso del magico: si tratta d’una città che, sebbene teoricamente non abbia nulla di particolare o sovrannaturale, ha in sé un non-so-chè di fantastico, che, con la sue lotte tra bande, i ragazzini che la fanno da padrone e le originali inquadrature, ci ricorderà più volte, come già accennato, l’Isola Che Non C’è.
Bianco e Nero, i due protagonisti, sono legatissimi tra loro e indispensabili l’uno all’altro: se Bianco non riuscirebbe a vivere una settimana senza Nero perché incapace come un bimbo di pochi anni, quest’ultimo trova la forza di vivere e la sua ragione d’essere nel preservare l’innocenza del compagno. Arriveranno i guai quando la yakuza, che aveva sempre tenuto verso la città moderati interessi, spinta da un individuo poco rassicurante, tenterà di stravolgere l’ordine delle cose, di sostituire il vecchio, che è quasi puro e magico, con il nuovo,che è improntato da un’insensibile consumismo (e qui si potrebbe pensare a Miyazaki, anche se a noi non sembra troppo il caso).

Yin e Yang

Yin e Yang sono termini che in origine alludevano alle parti in ombra (Yin) e al sole (Yang) di una montagna. Nel pensiero taoista designano le due polarità opposte (ma coessenziali) che definiscono la realtà, sia fisica che spirituale. Tutto è formato da Yin (l’oscuro, il materno, il passivo) e Yang (il chiaro, il paterno, l'attivo). Il Tao o il Senso, come recita il Libro Delle Mutazioni, consiste appunto nell’unità inscindibile di questi due opposti.

Arias in questa sua prima opera ci dà prova di aver tratto buoni frutti dalla sua vita in Sol Levante. Tutto il film è infatti imperniato in una riflessione su questi due opposti, fatta però con una simbologia chiara e mai troppo pesante, che, se sarà apprezzata appieno solo da un pubblico adulto e smaliziato, non s’esulerà neanche dal dare qualche soddisfazione agli spettatori meno riflessivi. Questi, per contro, godranno di più nei momenti “americani” del film, in cui ci si concentra maggiormente su alcune beghe che i due hanno con la criminalità del luogo, rappresentata principalmente da uno giovane Yakuza e il suo mentore, un vecchio pieno di buoni sentimenti e attaccato al passato. Questi ultimi due meritano davvero una nota di plauso, nonostante il ruolo secondario che ricoprono, hanno infatti una loro piccola storia d‘elevata qualità, che sola vale abbondantemente il prezzo del biglietto.
Non rimane ora che fare un breve accenno alla magnificenza grafica di Tekkonkinkreet, che peraltro potete ammirare nelle varie immagini presenti in galleria. È forse qui che Arias si sbizzarrisce maggiormente e, a visione terminata, potreste addirittura stupirvi del fatto che le animazioni abbiano attirato il vostro interesse tanto quanto gli intrecci narrativi.

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Ad occuparsi della distribuzione su suolo italiano è stata Sony, prevedibile quindi che, accanto alla consueta edizione in DVD, ne sia disponibile anche una in Blu-ray. Iniziamo con farvi notare le differenze di contenute per poi passare a quelle tecniche. Le prime sono praticamente inconsistenti in quanto sia sul Blu-ray che sul DDD sono disponibili i medesimi contenuti extra (commenti critici al film; intervista al regista Michael Arias e al gruppo Plaid, autore della colonna sonora; diario di produzione); esclusive del blu-ray sono invece alcune tracce audio in 5.1 Dolby Digital e vari sottotitoli, il che comunque ci riguarda in misura davvero minima se non nulla.
Tecnicamente non cambia niente sotto il profilo audio, le tracce in italiano e giapponese sono le medesime (5.1 Dolby Digital), mentre c’è qualche giusta differenza per quanto riguarda il video. Comunque il 2:35 anamorfico è d’eccelsa qualità per entrambi e le differenze tra i due non giustificano certamente l’ampio divario di prezzo. Proprio quest’ultimo è ciò che separa maggiormente le due versioni: 18€ circa per quella in DvD, ben 34€ per quella Blu-ray.

Tekkonkinkreet - Soli contro tutti Tekkonkinkreet è forse il film d’animazione più meritevole dell’anno. Troviamo in esso taoismo, gangster-movie e grafica di prima qualità; un intruglio d’elementi mal digeribile? Tutt’altro! Arias ha realizzato un’opera di primo livello, che per il raro mixing che offre potrebbe, un po’ arditamente, esser paragonata anche ai due Ghost In The Shell, e che lo impone sulla scena internazionale come uno dei registi d’animazione più promettenti. Disponibile sia in DVD che Blu-ray, il rapporto qualità prezzo pende tutto dalla parte del DvD.