Recensione The Punisher

La sua arma più letale è l'implacabilità: The Punisher!

Recensione The Punisher
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Intro

Cosa succede se si mettono insieme uno scrittore irlandese patito per le armi e un vigilante del mondo dei fumetti che tratta i criminali senza mezzi termini?

Di sicuro niente di noioso.

La storia

Il caldo, gli insetti, il fragore delle esplosioni, il sibilare dei proiettili e le urla dei soldati feriti sono ormai solo un brutto ricordo del Vietnam per Frank Castle, ex militare pluridecorato e ora poliziotto operativo nella Grande Mela. Un brutto ricordo dissipato dai felici sorrisi della sua stupenda moglie e dall’allegria dei giovani figli. Un triste ricordo, tuttavia, destinato a turbare nuovamente la vita dell’agente Castle: la sua famiglia verrà completamente sterminata durante uno scontro a fuoco causato da alcuni malviventi che avevano “un conto in sospeso” con il veterano di guerra. Non ci sono più giornate felici, né sorrisi e gioie capaci di oscurare un passato pieno di dolore. Frank Castle, infiammato dalla brama di vendetta, si lancerà alla ricerca dei criminali che gli hanno sottratto l’unica cosa che ritenesse veramente preziosa: la sua famiglia.
Ma soddisfare la sua vendetta non servirà a quietare quella bestia sanguinaria nel suo cuore, messa a tacere alla fine del conflitto nel Vietnam. Il combattente, che un tempo ha animato quelle membra, ritorna più spietato di prima e rivolge la sua furia verso la criminalità di New York. Frank Castle è diventato la legge al di sopra di ogni forza dell’ordine; il giusto, violento e inesorabile verdetto per tutti i criminali; un vigilante che cammina inosservato tra le strade della città, pronto in ogni momento a sferrare un colpo durissimo contro la malavita, sfoggiando come vessillo un severo teschio sul petto, per ricordare ai trasgressori di essere la punizione per le loro malefatte. Per ricordare loro di essere The Punisher.

Eroe o criminale?

Il personaggio di Punisher nasce tra le pagine di “Amazing Spider-man” nel lontano 1974, non come supereroe al fianco dell’alter-ego di Peter Parker, ma come suo rivale. Il Punitore, creato per quel numero da Conway e Andru, aveva certamente una conformazione stilistica molto diversa da quella che conosciamo oggi: principalmente la sua indole cattiva lo porta ad essere un pericolo per la comunità di New York e, ovviamente, un bersaglio per Spiderman; inoltre la sua divisa, ideata da Romita Senior, era più vicina alle fantasiose tute degli eroi MARVEL che al modello ideato più di recente (il teschio sul petto era sagomato su un corpetto di kevlar e i denti del suddetto teschio erano tasche per le munizioni delle sue armi). Le sue apparizioni, seppur sporadiche, perdureranno negli anni ’70 unicamente su “Amazing Spider-man”.
Bisognerà aspettare gli anni ’80 per assistere ad un distaccamento del personaggio dalla serie del supereroe di Stan Lee. Bisognerà anche superare le critiche alla richiesta di Steven Grant di creare una serie in cui Punisher risultasse un prode al servizio dei deboli.

Garth Ennis & Steve Dillon

Dopo incerti periodi e numerose serie e miniserie, in cui il soggetto cerca ancora una collocazione stabile nella sua ambigua personalità di difensore e killer a sangue freddo, la scrittura di “The Punisher” viene affidata all’irlandese di Hollywood, Garth Ennis, il quale si era già fatto notare all’interno del mondo fumettistico per la sua vena sfrontata e dissacrante: “Trobled souls” è l’opera del 1989 con cui l’autore diede avvio alla sua carriera; parteciperà alla sceneggiatura di “Hellblazer”, salvando la serie dalla penna incerta di Jenkins; “Preacher”, per alcuni il master-piece di Ennis, in cui salderà le collaborazioni future con il disegnatore Steve Dillon; ma non vanno dimenticati anche volumi come “Pro”, “Dicks”, “Storie di Guerra”, “Unknown Soldier”.
Sarà proprio con il sopra citato Dillon che Ennis avvierà il lavoro su “The Punisher” nel 2001 per conto della MARVEL: del resto questa accoppiata di artisti è unica nel suo genere e la più appropriata per la caratterizzazione del personaggio di Frank Castle.
Lo scrittore irlandese riuscirà perfettamente a far quadrare il soggetto nell’ambiente giusto. Il primo impatto porta a pensare che il Punisher di Ennis sia uno psicopatico senza nulla in testa, e lo si nota già dagli inizi di “Il Punitore: bentornato, Frank”. Lo stesso definire il personaggio come una macchina da guerra che sa sempre dove colpire per far più male, fa parte del progetto di Ennis di ricreare una atmosfera di umorismo nero, che solo le matite di Dillon possono favorire, attraverso stupidi volti stupiti, uomini mascelloni monoespressivi e paradossali ritratti del “cattivo” medio americano.
Questo è il Punisher degli ultimi sei anni. Questo è lo stile comico e dissacrante del duetto Ennis-Dillon; demistificante all’interno dello stesso mondo MARVEL, in cui persino Devil, Spiderman e Wolverine finiscono per essere presi a pesci in faccia da qualcuno che non possiede nemmeno l’ombra di un super-potere. Questo è il Punisher che ama Garth Ennis: senza calzamaglie colorate o stivaletti in pelle bianca, ma con una semplice maglietta nera con un teschio disegnato su e un mucchio, non ben definito, di armi a sua disposizione.

La serie Max

L’affetto di Garth Ennis per il personaggio è cresciuto negli ultimi tempi e non deve stupire se nella serie Max Comics della MARVEL non sia scomparsa la sua firma al termine dei volumi di “The Punisher”. Nel 2003, al termine della serie inaugurata con Dillon, Ennis inizia un nuovo ciclo di storie sul Punitore che si staccano in buona parte dalla prima onda narrativa; i primi sei numeri (raccolti nel volume intitolato “Born”, illustrato da Robertson, con cui lo sceneggiatore irlandese si era già impegnato per la realizzazione di un volume su Nick Fury) narrano delle vicende di Frank Castle in Vietnam e, in un certo qual senso, della nascita psicologica del suo alter-ego. Con questo inizio serie vengono posti dei limiti alla potenzialità comica del soggetto, in favore di trame più impegnate, non solo volte a caratterizzare e interiorizzare l’animo del protagonista, ma anche tese a studiare situazioni sociali di altri ambienti (come ad esempio nei numeri di “Massacro all’irlandese” i temi trattati sono seriamente cari all’autore). Una scrittura più seria e partecipe quindi, che cerca di mostrare l’altra faccia del Punitore, lontana dalla caotica New York e in più stretto contatto con realtà più profonde e crudeli. Non stupisce, in questo modo, la lontananza di Dillon dalla direzione artistica di questi volumi, che non necessitano più un stile semplice e in alcuni punti banale; c’è bisogno ora di una rappresentazione particolareggiata e piena di giochi di ombre, che può essere garantita solo da autori come Braithwaite, Fernandez e Larosa. La serie Max di “The Punisher” cerca di dare la dimensione e il colore più giusto a Frank Castle, dimenticando le cupe esperienze di caratterizzazione di Jo Duffy agli inizi degli anni ’90.

The Punisher Comic L’intero ciclo di storie di “The Punisher” scritto da Garth Ennis è una collezione da non perdere. Lo stampo del protagonista in questi volumi è unico e entrerà a far parte della storia del fumetto, poiché è il primo lavoro che riesce a rendere grande il personaggio di Frank Castle. Attualmente la serie 100% MARVEL è disponibile in cinque volumi (serie conclusa) editi dalla MARVEL Italia, attraverso la Panini Comics, in ottime stampe a colori. I volumi, che contengono 6 numeri ciascuno, sono facilmente reperibili e in continua stampa data la qualità delle storie. Per quanto riguarda la serie Max Comics, edita sempre dalla MARVEL Italia attraverso la Panini Comics, sono disponibili cinque volumi comprendenti sei numeri ciascuno. Quest’ultima serie si pensa ancora in fase di scrittura e quindi non ancora giunta a termine.