Speciale Alan Moore, alla scoperta di un maledetto genio

Seconda parte del viaggio che Animeye dedica al capostispite della british invasion nel fumetto made in Usa

Speciale Alan Moore, alla scoperta di un maledetto genio
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Dalla Dc al successo, passando per l'inferno

Molte erano le idee che Moore aveva intenzione di applicare al cosmo Dc. Pensava infatti a una sua riscrittura dopo il Caos di Crisis, ma purtroppo i rapporti con l'editore di Batman cominciarono ad incrinarsi proprio per via del successo di Watchmen e della gestione delle royalties. Il rapporto tra le parti fu così compromesso tanto che Moore arrivò addirittura a giurare che, una volta completato V for Vendetta, non avrebbe mai più lavorato per la Dc Comics.
Ma Alan ebbe modo, sempre per questioni legali, di rompere i rapporti anche con la Marvel all'epoca della ristampa da parte della Eclipse Comics del suo Marvelman negli Usa.
La piccola casa editrice fu costretta a cambiare il nome del personaggio in Miracleman a causa di una minaccia di azione legale da parte della casa delle idee; come contromossa l'autore fece bloccare la ristampa del suo Capitan Bretagna, finendo a litigare con Alan Davis, l'illustratore della serie. Segue un periodo di oblio, nonostante la comparsa del suo nome su numerose ristampe e alcune collaborazioni indipendenti che lo portano a scrivere Shadowplay: The Secret Team, illustrato da Sienkiwicz e un piccolo delitto in collaborazione con l'argentino Oscar Zarate.
Ma, inaspettatamente quanto meritatamente, il successo tornò nuovamente a bussare alla sue porta: grazie ai suoi lavori sulla nuova rivista indipendente, la Taboo che ospitò “Lost Girls” e “From Hell”. Per quanto concerne il primo titolo, brevemente vi diciamo che lo stesso Moore l'ha definito come “pornografia post femminista” e la serie si segnala anche per essere stata disegnata da Melinda Gebbie, che in seguito divenne la sua attuale compagna.

Dalle sue teorie infernali

Qualche parola in più merita invece “From Hell”, un'opera iniziatica in cui Moore rielabora a modo suo la storia del popolare "Jack the ripper", conosciuto da noi come Jack lo squartatore.
Non è un'indagine investigativa, ma un delittuoso viaggio nel microcosmo che era la Londra dell'epoca, una torbida città avvolta dai misteri delle sue nebbie e costretta a sottostare ai giochi del potere imperiale. Anarchico convinto, Moore ridipinge la teoria del caos: «Si dice che il minimo battito d’ali di una farfalla sia in grado di provocare un uragano dall’altra parte del mondo».

Tutto è quindi collegato ad altro, nulla è libero di naufragare per conto suo, ci insegna il genio inglese nella sua opera inziatica, sviluppando le sue teorie in modo complesso, attraverso tematiche a lui care come la massoneria e la magia. Moore riproduce fedelmente e dettagliatamente il microcosmo della Londra del 1880, proponendocelo come una radice del 20esimo secolo, illustrando gli omicidi di Jack come una diretta conseguenza dei mali della politica e dell'economia ottocentesca, quasi come se avesse voluto scrivere un'opera no global. All'interno del Fumetto, con la F maiuscola, vi troviamo coinvolta ogni eminente persona dell'epoca.
Tutto e tutto sono collegati, in qualche modo, agli eventi.
Così si intersecano le vicende di personaggi lontanissimi tra loro e collegati solamente dal genio creativo di Moore. Agiscono a incastri nell'infernale storia: Elephant Man, Oscar Wilde, Alce nero, Aleister Crowley e altri ancora.
Lo squartatore sarà dunque, nelle intenzioni dell'autore inglese, un omicida seriale legato a rituali occulti, designato ad adempiere senza pietà alcuna al progetto di egemonia della razionalità maschile nei confronti dell'inconscio e del femminino (molto prima di Dan Brown!)

Curiosità

Nel 2001 uscì una rivisitazione cinematografica del fumetto, per opera dei fratelli Hughes, con Johnny Depp, ma a dire il vero ha poco a che fare con le intenzioni originali del barbuto genio.

L'ondata della ribellione.

Un ribelle come Moore non poteva di certo tirarsi indietro quando venne chiamato in causa dalla grande ondata rivoluzionaria dell'Image Comics, il terzo polo editoriale nato da una fuga di autori e disegnatori stufi di piegarsi all'egemonia e all'ortodossia editoriale dei colossi del mainstream come Marvel e Dc, troppo rigidi sulle loro posizioni sia creative che licenziatarie.
In pieno boom espasionistico, erano gli anni 90, Moore venne chiamato a lavorare all'Image Comics, la casa dei ribelli Marc Silvestri, Jim Lee, Erik Larsen, Rob Liefeld, Todd Mc Farlane, Jim Valentino e Whilce Portacio.
Cominciò a prendere le misure scrivendo un solo, superlativo numero, della serie di Spawn, ideata da Todd Mc Farlane, dove sceneggiò incredibilmente l'inferno, era l'ottavo numero. Alla breve gloria dell'Image aggiungete che un certo Neil Gaiman fu chiamato invece a lavorare sul paradiso di Spawn. Una volta ambientatosi, Alan scriverà altre avventure di Al Simmons, il guerriero infernale, della Image: una saga del suo arci nemico “Violator” e “Blood Feud”.
Il rapporto con la Image sembra solido tanto che Moore realizza una miniserie, "1963”, ispirata alla Marvel e al "Re" Jack Kirby. Collabora anche con l'etichetta di Jim Lee, la Wildstorm Comis, e completa una run dei WildC.A.T.S. (dal 21esimo numero al 34, per contribuire poi al numero 50).
Scrive altre miniserie e albi unici, come il cross over Spawn-WildC.A.T.S., la miniserie dedicata a Vodoo, Deathblows: By Blows e l'insolito Violator/Badrock. Partecipa anche alle serie in corsa, Extreme, di Rob Liefeld, dove opera su Supreme (dal 41 al 56) rimodellando il personaggio sul classico superman di Curt Swan. Il connubio prosegue alla Maximum press (in seguito Awesome Comics) dove crea una nuova Silver Age per i super eroi di questo universo.
Ma l'ondata ribelle di queste nuove avventure editoriali indipendenti si conclusero con la fine della bolla espansionistica del mercato fumettisco, portando l'Image al fallimento e alla vendita dei suoi diritti alla Dc.

La magia del media

Arrivato negli anta, come a ogni uomo, gli succede qualcosa di strano; solo che lui è Alan Moore quindi la sua crisi di mezza età è più insolita che mai. Tra perplessità e scettiscimo Alan Moore, alla soglia dei 40 anni, si autoproclama mago e comincia a proporre in varie località una serie di spettacoli teatrali come il suo "The Moon and Serpent Grand Egyptian Theatre of Marvel", rappresentato a Londra nel '94, una vera e propria delizia per gli inziati, forse troppo incomprensibile ai più.

Il legame con la magia, da sempre presente nelle sue opere, a partire dalla saga di Swamp Thing per arrivare ai delitto occulti di From Hell, in questo modo diventa sempre più evidente.

Durante questa metamorfosi esistenziale/creativa arriva anche a immortalare le origini della sua città in prosa.
Scrive anche un romanzo di 600 pagine, intitolato "Voice of Fire" (pubblicato in Italia dalla Bd), dove inventò addirittura un dialetto tutto suo (scrivendoci l'intero primo capitolo) cosa che di certo non contribuirà al successo commerciale del libro, benchè non sia venuto a mancare il plauso della critica di genere.

America's Best Comics

Moore a questo punto della vita scrive fumetti pieni di magia, per iniziati, e crea l'America's Best Comics, segnando il suo “ritorno” alla Dc Comics che, per evitare ulteriori e ormai consueti scontri e incomprensioni con il genio inglese, gli ripromette un ampia libertà narrativa e un pieno controllo del suo nuovo universo. Nelle intenzioni di Moore l'universo Abc, nato alla fine del vecchio millenio, è un geniale e ingenuo omaggio al media fumetto e alla sua storia.

Nascono così le avventure di "Tom Strong" (ispirate a Doc Savage, Tarzan e al primo Superman) protettore di una fantascientifica Millenium City, le indagini dei super poliziotti di "Top 10", l'irriverente "Splash Brannigan" e la serie cult "Promethea", un personaggio mistico nato nell' ideaverso. Quest'ultima è il riassunto supremo di tutto il percorso magico-creativo dell'autore cominciato anni fa con i primi esperimenti su Saga of the Swamp Thing.
Ma non solo omaggi e magia sotto le tre lettere dell'alfabeto.
Sotto questa sua etichetta realizza “La lega degli uomini straordinari”, dove rivisita la grande epopea vittoriana e ci ripropone, a modo suo, leggende come il Capitano Nemo, Dottor Jeckyl e Mister Hyde, Mina Murray, Alan Quatermain e l'Uomo Invisibile. Purtroppo la versione cinematografica (La leggenda degli uomini straordinari) è qualcosa di quanto meno riduttivo nei confronti del lavoro su carta sviluppato da Moore e da Kevin O Neil ai disegni.
Dopo l'uscita di V for Vendetta, Moore litiga nuovamente con la Dc e decide di pubblicare la terza parta della Lega degli uomini straordinari sotto l'etichetta dell'ennesima casa indipendente, stavolta tocca alla Top-Shelf, dove pubblicherà a fumetti anche il manuale del suo spettacolo di magia.

Le idee, le visioni, il viaggio e la costanza

Nel 2003 collabora con una casa editrice spagnola, la Styyx Ediciones, e lavora sui due volumi di "Magical Mistery Moore" (presentati in Italia da Star Comics), parafrasando l'abum dei Beatles Magical Mistery Tour, offrendoci un sontuoso viaggio nella sua musicalità visiva che ci porta proprio dietro al mondo magico dell'Ideaverso, già visto in "Promethea", grazie a titoli come: “The air of the snake that bite me“, “Leopard man at C&A’S”, “Una città di Luci “, “March of Sinister Duck “ e “A voice of Flame” nel secondo.

Come abbiamo visto, Moore è un uomo dalla personalità forte e non facile da trattare. Sembra aver discusso con tutto e con tutti. Ha litigato con la Dc ma anche con la Marvel, senza fare torti a nessuno. E nonostante i successi delle pellicole tratte dai suoi lavori non sembra essere il re delle feste hollywoodiane, infatti non ha voluto riconoscere nessuno dei film realizzati, restando autore del soggetto ma senza esserne accreditato.
L'elenco completo comprende anche "Costantine", il film con Keanu Reeves visto che Moore è l'autore che inventò il personaggio, eccovi la lista aggiornata fino a oggi: La vera storia di Jack lo squartatore, La leggenda degli uomini straordinari, Costantine, V per Vendetta e Watchmen

Premi e riconoscimenti

Molti, moltissimi, sono i premi ricevuti durante la sua carriera.
Quando si parla di Alan Moore la carne al fuoco è davvero tanta.
Tanto che ne citiamo giusto alcuni per darvi un'idea al riguardo.
Ha vinto diversi Jack Kirby Awards, Eagle Awards, Comics Buyer's Guide, Harvey Award e Will Eisner Award, senza contare le diverse nomination. Nel 1988 si è aggiudicato il premio letterario Hugo Award e nel 2005 il Time ha inserito un suo lavoro nella lista dei 100 migliori libri di sempre.
E in conclusione vi diciamo che è uno dei pochi fumettisti, assieme a Stan Lee, Artur Spiegelman (Maus), Dan Clowes (Ghost World) e lo stesso Matt Groening a essere apparso nella serie animata dei Simpson e se non è successo questo!

Ah, e non ci siamo dimenticati di dare a Cesare quel che è di Cesare, sappiamo benissimo che un altro grande capolavoro Mooreniano è Batman: The Killing Joke, ma sicuramente una storia del genere meriterebbe un articolo tutto suo.

Animeye Biographies That's Alan Moore gente, un inchino al suo genio prego!