Speciale Caro Yoshito Usui...

Riflessioni sulla vita e sulla morte del padre di Shin Chan

Speciale Caro Yoshito Usui...
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Caro Yoshito Usui,
hai scelto una morte da eroe.
Hai deciso di protrarti poco più in là per rimirare quel fiore che cresceva, germogliava solitario, ma imperioso a ridosso di un burrone: hai deciso che valeva la pena, che meritava quella creazione di Madre Natura di essere fissata a imperitura memoria sulla pellicola della tua macchina fotografica. Quel fiore probabilmente sarebbe appassito di lì a qualche settimana, ma tu hai sfoderato l'arma infallibile: ne hai immortalato il suo animo nobile, rigoglioso, altezzoso; per te, nella tua mente, quel fiore resterà sempre all'apogeo della sua bellezza, al culmine del suo processo vitale.
Perchè tu, caro Yoshito Usui, giammai avrai modo di vedere il suo lento appassire, la sua perdita inevitabile di colorito e la sua decadenza ultima. Nient'altro che polvere.
Perchè tu, caro Yoshito Usui, quello scatto di macchina fotografica è stato il tuo ultimo scatto, quella bellezza è stata la tua ultima bellezza, quella vitalità è stata la tua ultima vitalità.
Poi quel salto nel vuoto, la caduta e il drammatico schianto: di te, caro Yoshito Usui, non rimaneva altro che il corpo esanime, polvere nella scarpata.
Del tuo talento immenso, eppur umile, nulla di più che un cumulo di albi di fumetti e una manciata di produzioni su pellicola. Il ciclo narrativo della famiglia Nohara e del suo imprevedibile pargolo, Shin Chan.
A te è sopravvissuto quel fiore, a te sono sopravvissuti i personaggi nati dalla tua matita: il primo è destinato a sfiorire come tutti gli esseri pervasi da spirito vitale, mentre i secondi sono ora destinati all'immortalità mossi dal sempiterno vento dell'arte.

Le cause della scomparsa

Yoshito Usui ha perso la vita a seguito di un volo di oltre 120 metri sotto una parete del monte Tomoiwa, una altura nelle vicinanze del monte Arafune (1.422 metri s.l.m.), al confine tra le prefetture di Nagano e Gunma.
l referto medico sul corpo ha rivelato che Usui aveva i polmoni collassati e ferite multiple in tutto il corpo; il decesso sarebbe avvenuto nel pomeriggio del 11 settembre.
La notizia è stata confermata solo a seguito del riconoscimento del corpo da parte dei familiari, i quali per primi ne hanno denunciato la scomparsa alle autorità.
L'ufficialità del decesso è giunta soltanto il 21 Settembre, dieci giorni dopo la data effettiva della morte.

Eredità di uno scalatore

Prima regola di un escursionista: mai avventurarsi da soli in montagna. Mai.
La montagna non perdona.
La montagna è imprevedibile, non si può mai sapere cosa si potrebbe celare dietro quegli ameni sentieri, quei ruscelli cristallini, quei panorami mozzafiato. La bellezza del paesaggio è proporzionale tanto alla fatica richiesta per giungere a mirarlo quanto all'insito coefficiente di pericolosità.
Ben esprime questo concetto quella volta in cui Shinchan e famiglia affrontarono il lungo cammino per conquistare la cima di una montagna, per poi scoprire una volta raggiunta la sommità che sull'altro versante era disponibile una pratica funivia: comunque delusi per la fatica sprecata, Shin Chan e famiglia erano ugualmente contenti per aver raggiunto con successo l'obiettivo che si erano prefissi. "Soffrire vuol dire forgiare il carattere. Le avversità di oggi serviranno per affrontare altre situazioni dolorose" predica papà Hiroshi.
E il pic-nic a ridosso dell'emozionante panorama aveva davvero tutto un altro sapore.
Il caro Yoshito Usui aveva ben capito il significato del termine "remunerazione", calata in un contesto quotidiano e familiare. La sua creatura più coccolata, il pestifero ragazzino Shin Chan, rappresentava la perfetta incarnazione della sua umile visione del focolare domestico: nonostante l'elemento di eccezionalità, rappresentato dalle irriverenti azioni e affermazioni del pargoletto, l'amore della e per la famiglia riportava il suo caldo temperamento alla normalità.
Yoshito Usui si è concentrato, più di ogni altro mangaka, sulla vita di tutti i giorni, sulla realizzazione quotidiana dell'uomo; una direzione artistica apparentemente opposta alla tradizione nipponica manga e anime, che trova un capostipite in Osamu Tezuka per il pensiero futuristico e meccanico, mentre un esponente di punta in Akira Toriyama per il pensiero mitico e marziale. Non c'è spazio per la collettività, c'è spazio solamente per l'eroe: tutto è eccezionale, grandioso, epico, mentre l'umile, il piccolo e il normale vengono raramente toccati.
Yoshito Usui aveva a cuore specialmente questi ultimi aspetti, non tanto per un desiderio di allontanarsi dagli altri, quanto piuttosto per avvicinarsi all'uomo comune, che nell'idea di famiglia di Usui poteva benissimo rispecchiarsi.
Venuta a mancare con la sua tragica scomparsa questa direttiva entro l'industria del fumetto (e dell'animazione) nipponica (la quale, a onor del vero, rimane formalmente nella ricetta di uno shojo), venuto a mancare un perno fondamentale, si rischia uno sbilanciamento. Ecco perchè l'opera di Yoshito Usui è tanto importante quanto quella di Osamu Tezuka...

La recherche...

Tracciare un sunto della carriera del mangaka è cosa difficile, non fosse per il fatto che la risorsa internet si sofferma sin troppo sul tragico decesso, stringendosi parecchio su nascita, formazione e affermazione.
Yoshito Usui nacque il 21 Aprile di cinquantun'anni fa nella prefettura di Shizuoka (deliziosa provincia dell'Honshu). Gli anni sessanta, in cui il tipetto cresce e fa le prime esperienze, sono anni di relativo benessere per il Giappone: risollevatosi dall'atroce recessione post-seconda guerra mondiale grazie agli interventi americani, il paese del Sol Levante avviò una concreta linea economica in cui stabilità e lungimiranza seppero confondersi armoniosamente. Il periodo di crescita e di benessere permette al Giappone di riabilitarsi artisticamente e culturalmente agli occhi degli osservatori occidentali in grazia del suo status di interlocutore privilegiato tra NATO e continente asiatico (il riconoscimento politico incrementa, però, gli antagonismi con il gigante comunista cinese).
E' nel solco di questo slancio economico, politico e commerciale che Usui matura una idea di famiglia tanto tradizionale nei componenti, quanto progressista nei comportamenti: è l'effetto microscopico di cambiamenti macroscopici in seno alla società globale.
Usui avvia la sua carriera di mangaka a ventidue anni, quando viene assunto dalla rivista Weekly Manga Action, pubblicata dalla Futabasha, sulle cui pagine hanno preso piede alcuni classici del fumetto nipponico tra cui il Lupin III di Monkey Punch.
L'apprendistato in Action è ricolmo di importanti avvenimenti, che sicuramente condizioneranno lo stile di Usui; gli anni ottanta sono infatti quelli in cui esplode letteralmente l'industria di manga e, sopratutto, anime in Giappone, generando una differenziazioni a livello di generi e stili, che spaziavano dagli shojo (si iniziano a disegnare fumetti destinati a un pubblico femminile) agli shonen (nel 1984 debutta Dragonball di Toriyama su Jump), senza dimenticare la proliferazione delle grandi serie televisive fantascientifiche/mecha (Gundam, 1979, e Macross, 1982).
Il nostro osserva con attenzione la situazione che sta prendendo piede in quegli anni e ormai all'età di ventinove anni propone all'editore un soggetto in controtendenza con il "gigantismo" delle succitate opere (il boom economico imprime una ambiziosa idea espansionistica della società al nazionalista popolo nipponico), nel tentativo di raffigurare con trascinata simpatia le piccole disavventure quotidiane dell'uomo dal Giappone.
Crayon Shin-Chan debutta quindi su Action nel 1987 suscitando un successo impressionante: il primo albo (tankobon) raccoglie oltre 25 milioni di copie vendute. Da questo momento in poi il timido Usui non conosce tregua: si dedica costantemente all'ideazione e alla stesura di nuovi capitoli, cui si somma il compito di vegliare sulla realizzazione dell'anime, affidato alle cure di Mitsuru Hongo (IGPX, Outlaw Star), che va in onda per la prima volta nel 1992.
Il debutto al cinema avviene l'anno successivo con Crayon Shinchan: Akushon Kamen tai Haigure Maō: da questo momento in poi si susseguiranno i lungometraggi a un ritmo impressionante, praticamente uno all'anno!
Un successo di tali dimensioni porta con sé una sorta di isteria collettiva, perfettamente incanalata (e monetizzata) dal merchandising (da pupazzi a capi di vestiario, da oggetti da tavola a videogame).
Yoshito Usui, in quanto essere prevalentemente schivo, si discosta da tale ondata di plausi rintanandosi nel suo studiolo, dove lavora alla sua creatura in maniera continua e talvolta folle: l'unico modo per non contaminare la propria arte è quello di vivere con essa un legame affettivo, simbiotico, in una sorta di proiezione virtuale.
Il lavoro da adesso in poi si fa "matto e disperatissimo", ideando tutta una serie di situazioni in cui collocare i membri di un cast tanto eterogeneo, quanto rigido (l'unica aggiunta in fieri, nel 1996, è quella della sorellina di Shinchan, Himawari).
I limitati tentativi di estraniarsi dalla sua formula di successo, tanto nel campo dei manga quanto in quello degli anime, non hanno fatto altro che ingenerare nell'autore una convinzione di dipendere dalla sua creatura, dedicando anima e corpo nel perseguire l'obiettivo prefissatosi nel 1987: descrivere con velo ironico le ansie dell'uomo comune. Descrivere senza troppi giri di parole e voli pindarici nient'altro che se stesso...

Alunni discoli, mamme nevrotiche, tori imbufaliti

La struttura narrativa del suo manga di punta, Shinchan, la si può concepire come due differenti insiemi che si intersecano in un solo punto: il primo presenta le interazioni che avvengono all'interno della sfera familiare (mamma, papà, sorellina, nonno), il secondo quelle che coinvolgono amici e personale della scuola materna (Kazama, Nene, Masao e Bo; le maestre Midori e Ume, il direttore Takakura, detto "Padrino" nell'italianissima edizione per i suoi atteggiamenti vagamente malavitosi, yakuza style). Le due dimensioni convergono attorno a un unico personaggio: Shinnosuke Nohara. Il protagonista, l'eroe.
Egli "eleva il significato di 'discolo' a un nuovo livello" si legge su mangamaniaccafe.com. "Più odioso di Bart Simpson, più distruttivo di un gruppo di tori imbufaliti, rende la vita una indimenticabile avventura alla madre tormentata. Con la sua curiosità di un infante di cinque anni, ogni pensiero è espresso senza filtri [evidentemente la mancanza della capacità di calcolo, impedisce al piccolo di contare sino a dieci ogni volta che intende aprir bocca], causando imbarazzo per i suoi genitori a causa dei suoi commenti inappropriati. Vivrà a lungo per vedere la sesta candelina oppure scatterà d'ira la madre e porrà fine alla sua miseria? [...] Con la sua acuta curiosità che è equamente avvincente e invadente, cerca costantemente di dare senso al mondo che lo circonda. [...] Mette sempre in imbarazzo [sua madre], capovolge puntualmente i compiti più benigni in situazioni in cui striscia entro un buco e lì si nasconde. Terrorizza i suoi genitori con le sue innocenti domande ed è sconcertato per le risposte che riceve.
Mi chiedo - continua il sito statunitense - se una parte dei problemi di Shinnosuke deriva dagli 'sbernoccoli' che raccoglie dalla madre. Scherzi a parte, [tali problemi] possono essere considerati un infantile ed ideale manifesto sulle prolungate esposizioni ai grumi che riceve sulla testa. E questo sbarbatello fa più pupu e pipì di ogni altro ragazzino nella storia del fumetto [Dr. Slump incluso], nella vasca da bagno, in piscina, in macchina, non vi è la minima differenza", ma dietro la sua rustica irriverenza si nasconde una generosità e animosità dal grandissimo valore.
"L'arte è cruda ma funzionale, in una strip comica parecchio spartana" dalla consistenza vignettistica. "Shin pare un tubero parecchio spesso, con due espressivi bruchi a fargli da sopracciglia. Popolata da gente comune, non vi sono memorabili personaggi a riempire le pagine [del fumetto]. E' solamente l'incontro nel corso di situazioni ordinarie della gente con questo anomalo ragazzino a generare la risata nel lettore. [...] Alla fine del fumetto, l'unica cosa che potrete pensare è 'poveretta la sua mamma' ".

Animeye Biographies Celebrando l'autore, l'artista, si ricorda l'uomo. Yoshito Usui se ne è andato troppo presto in un eccessivo slancio artistico che stavolta gli è costato caro. La Futabasha ha ancora due suoi capitoli nel cassetto e li pubblicherà a breve, mentre una inedita pellicola è già in preparazione per la prossima primavera. Il Giappone dimostra di non dimenticare facilmente colui che più e più volte ha strappato una risata a un impiegato frustrato, a una mamma indaffarata, a una maestra affaccendata. E noi nel nostro piccolo rimaniamo ben memori di quelle brevi puntate trasmesse alla televisione la mattina del Sabato: quando eravamo bambini quello scolaro ci sembrava realmente il nostro migliore amico. Caro Yoshito Usui è proprio vero: la tua vita è stata reclamata, ma i tuoi personaggi racconteranno di te, della tua immensa positività, in eterno. Come scrisse Guido Conti a proposito dell'umorista Giovannino Guareschi, “i suoi personaggi hanno messo in ombra il loro autore, e ciò accade solo per i grandi scrittori, quelli capaci di inventare grandi metafore che sfidano il tempo e raccontano il mondo e il cuore degli uomini”.