Knights of the Zodiac - Saint Seiya: cosa dobbiamo aspettarci dal remake?

Richiesto per anni dai fan dell'anime originale, il remake di Saint Seiya: I Cavalieri dello Zodiaco è ormai imminente, ma sarà un prodotto di qualità?

Knights of the Zodiac - Saint Seiya: cosa dobbiamo aspettarci dal remake?
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Nato nel lontano 1986 dalle matite di Masami Kurumada, fumettista giapponese che al tempo faticava ancora ad affermarsi come mangaka di successo, quello di Saint Seiya è stato senza dubbio uno dei franchise più affascinanti e innovativi fra quelli in voga a cavallo tra la fine degli anni '80 e la prima metà degli anni '90. Un brand coinvolgente che, dopo aver trascorso -almeno in patria- quasi un decennio nel più abissale e oscuro dei dimenticatoio, è tornato alla ribalta nel 2002 grazie ad un poderoso e fortunato rilancio commerciale che ha visto nascere ben tre trasposizioni animate a lungo attese, e originariamente rimaste incompiute, nonché una vera e propria valanga di nuovi spin-off: inediti prequel e sequel cartacei, un interessante romanzo, due lungometraggi d'animazione, vari OVA e ONA, e persino una serie televisiva di quasi cento episodi. Come risultato, l'opera vanta oggi una notorietà probabilmente maggiore di quella raggiunta a suo tempo, e su cui forse nemmeno lo stesso Kurumada avrebbe mai scommesso.

Nota in Italia -anche e soprattutto- col triste nome de "I Cavalieri dello Zodiaco", l'originale serie animata tratta dal manga del sensei riceverà il prossimo anno un rifacimento ufficializzato solo qualche mese fa dal noto servizio di streaming Netflix. Nonostante il progetto sia stato a lungo richiesto dagli appassionati, la scarsa qualità delle recenti e dimenticabili produzioni legate al franchise ha fatto sì che l'annuncio suscitasse molti dubbi e perplessità nel fandom. Dopo aver raccolto tutti i dati sinora rivelati dal colosso digitale, abbiamo cercato di capire se i timori nutriti dagli appassionati più puristi e conservatori siano davvero fondati.

Un mondo pieno di luce o il più buio dei gironi infernali?

Atteso attualmente per il prossimo anno, il remake in CGI di Saint Seiya nato dalla collaborazione fra Toei Animation e Netflix partirà con una prima stagione di dodici episodi (di 30 min circa ciascuno) e narrerà la prima parte del manga originale: l'altisonante torneo fra Bronze Saint noto come "Galaxian Wars" (o Guerra Galattica, se preferite) ed il successivo arco narrativo legato ai Sacri Guerrieri di Argento, incaricati di assassinare i primi. Una porzione di storia che nell'anime originale, anche a causa di tediosi filler di bassa qualità e spesso persino incongruenti, teneva lo spettatore impegnato per circa quaranta puntate: oltre un terzo degli episodi di cui la serie si componeva!
Come è possibile, dunque, che la prima stagione del rifacimento targato Netflix riesca a coprire le due saghe sopramenzionate con un numero così esiguo di episodi? La risposta a questa prima, fondamentale domanda va probabilmente cercata proprio nel fumetto, dove gli eventi dei primi due archi narrativi vantavano uno sviluppo ben più rapido e serioso di quello avuto invece nell'anime degli anni '80.

È dunque legittimo aspettarsi che la nuova serie sia una trasposizione animata assai fedele alla controparte cartacea e, di conseguenza, anche più cruda. Chiunque abbia letto almeno un volumetto dell'opera realizzata dal maestro Kurumada, ricorderà sicuramente di come i combattimenti del suo manga fossero ben più truculenti e feroci di quelli visti sullo schermo, forse perché la prima trasposizione televisiva, seppur non priva di scene sanguinose e qualche mutilazione, era indirizzata ad un target molto vasto. Alla luce di ciò, la nostra speranza è che il prodotto venga stavolta destinato ad un pubblico adulto e maturo, in grado di apprezzare l'atrocità degli scontri fratricida e le tematiche spesso crudeli della serie, la quale non è estranea a uccisioni piuttosto brutali e ai frequenti spargimenti di sangue innocente.

Ma se per quanto riguarda il ramo narrativo della produzione ci dichiariamo piuttosto fiduciosi, lo stesso non si può dire, almeno per il momento, per quel che concerne il comparto artistico. Fatta eccezione per gli straordinari -ma incompresi- OVA di Saint Seiya The Lost Canvas: Il mito di Ade, realizzati appunto dall'impeccabile studio TMS Entertainment, tutte le recenti incarnazioni animate del franchise prodotte invece da Toei Animation sono state purtroppo caratterizzate da disegni e animazioni qualitativamente scadenti e non in linea con i canoni della serie.

Saint Seiya: Soul of Gold, ad esempio, la serie di ONA pubblicata nel 2015, esibiva sì un character design all'altezza delle aspettative (comunque inferiore a quello di Lost Canvas), ma il prodotto finale era affetto da un infimo livello di dettaglio eguagliato solo dagli scadenti episodi del recente Dragon Ball Super, altro anime criticatissimo per via dei disegni spesso imbarazzanti ed impietosi. Prodotto anch'esso da Toei Animation, il nuovo remake di casa Netflix potrebbe pertanto presentare una situazione analoga.

In compenso, almeno secondo quanto dichiarato dalla piattaforma di streaming, il character design della serie è stato affidato alle sapienti mani di Takashi Okazaki (Afro Samurai, Summer Wars) per le armature e Terumi Nishii (Una ragazza alla moda, Le Bizzarre Avventure di JoJo: Diamond Is Unbreakable) per i personaggi. Proprio l'abilissima Nishii, negli ultimi sette mesi, quindi già da prima che il rifacimento venisse annunciato, ha deliziato i fan di Saint Seiya con una lunga e variegata carrellata di sketch che spaziano dai personaggi della serie originale a quelli di Saint Seiya Omega, senza mai dimenticare i suoi meravigliosi Albafica di Pisces e Asmita di Virgo provenienti da Saint Seiya:The Lost Canvas. A ragion veduta, la sua selezione come character designer principale non potrebbe apparirci più azzeccata.

La presenza di Okazaki, invece, assicura alle armature un tratto inedito, che inevitabilmente gioca forse il ruolo più importante all'interno della produzione: non è un segreto, infatti, che ogni nuovo anime legato a Saint Seiya sia stato unicamente realizzato allo scopo di lanciare sul mercato nuovi modellini in metallo dei personaggi coinvolti nella vicenda.

Casualmente, proprio in questi tempi, la linea Saint Cloth MYTH EX, vero e proprio sequel della precedente Saint Cloth MYTH, appare sempre più povera di uscite originali (assicurate tempo fa dalla serie Soul of Gold e ormai prossime a terminare) e nel suo futuro si intravede la fine tanto agognata dalla maggior parte dei collezionisti. Il nuovo anime, forte di un design differente, e in questo caso di armature inedite o comunque diversificate quanto basta, permetterebbe invece al connubio formato da Toei e Bandai Tamashii di estendere, di nuovo, l'ormai quindicinale contratto di licenza e avviare la produzione di una nuova linea di modellini, magari anche accattivanti e dotati di gimmick inediti.

Qualunque siano le finalità del prodotto, non possiamo che augurarci che la sceneggiatura, affidata al team statunitense capeggiato da Eugene Son (Avengers: Secret Wars, Ultimate Spider-Man, Teenage Mutant Ninja Turtles), venga affiancata da animazioni e una colonna sonora degne del franchise e del posto che questo conserva tuttora nei cuori dei suoi fan storici, più volte rimasti scottati, nel giro di pochi anni, da produzioni sconcertanti e affossanti come il recente lungometraggio Saint Seiya: Legend of Sanctuary: un aborto cinematografico che ha soltanto stravolto lo spirito originale dell'opera. Che Athena e i suoi Saint della speranza possano salvarci tutti da un secondo disastro di tale portata.