Terminal City: nuovo albo sotto il marchio Planeta DeAgostini

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La casa editrice Planeta DeAgostini scrive, in questa occasione, tramite un articolo nel suo sito ufficiale, dell' ennesimo nuovo albo che sarà presentato dalla società sotto il suo marchio. Stiamo parlando di Terminal City di Dean Motter e Michael Lark, titolo dove ci sono eccentrici personaggi che abitano in un' eccentrica città.

Prefazione nel passato

Peter Bergman scrive una breve introduzione che presenta la pubblicazione di Terminal City di Dean Motter e Michael Lark che Planeta DeAgostini Comics lancia nel mese di agosto. E come al solito, potete leggere le prime cinque pagine del fumetto nella colonna di sinistra. Divertitevi...


È stato Adolf Hitler a dire: "Una città corrompe dall'interno"?
(Einen Stadt Gestink von der Inner.)

No, non è stato lui... sono stato io e il tedesco è completamente inventato. Ma a chi interessa? Lo sanno tutti che citare un nazista nella prima frase di un'introduzione assicura la piena attenzione dei lettori. E voi state leggendo, no? Okay, andiamo al sodo.

Il titolo,
Terminal City, dice tutto. Il protagonista, la Città stessa, rappresenta il capolinea di tutti i centri abitati esistenti nell'universo parallelo creato dalla fervida immaginazione di Dean Motter e Michael Lark. In questo graphic novel, elementi provenienti da 1984 di George Orwell e Il mondo nuovo di Aldous Huxley si combinano per offrirci una visione retrò e noir di come il mondo sarebbe potuto diventare o, per quanto ne sappiamo, finire. Noir perché Terminal City puzza di incubi e di uomini che sognano attraverso altri uomini. Retrò perché Terminal City è una metropoli degli anni Novanta, ma che in realtà si è fermata inspiegabilmente negli anni Cinquanta. Rappresenta una strana combinazione di eccentrici personaggi che sembrano usciti dalle storie di Damon Runyon (come Cosmo Quinn, Li'l Big Lil, Kid Gloves e Eno Orez) e persone comuni alla ricerca di se stessi (come Charity, Jezebel, Bonnie Bergman e Manuale, lo sfortunato fattorino d'albergo).

Terminal City è uno zoo urbano che riesce a malapena a contenere i predatori della giungla d'asfalto. Non ci sono alberi, né fiori, né figli, né figli dei fiori, né speranza. I suoi eroi sono fantasmi... uomini valorosi da tempo accantonati, campioni caduti in disgrazia ed esploratori creduti morti. Fantasmi che devono ergersi dalle rovine del loro passato ormai dimenticato per difendere l'anima della Città, difenderla dai delinquenti, dalla feccia, dalla marmaglia e dagli psicopatici che infestano il cuore di questa corrotta metropoli.

È una città dura. La gente è dura. Le ombre sono dure. Anche la droga è dura. Il suo nome è Elettrocaina, una via di mezzo fra la shockterapia e la cocaina. Non è un mondo in cui è semplice cavarsela e solo pochi ce la fanno, gli spietati e i puri. Gli spietati comandano e i puri si comportano come mosche appoggiate sul muro: osservano, aspettando il momento giusto per muoversi.

Sembra desolante. E lo è. Ma è una serie a fumetti divertente e stranamente umana. Il velato senso dell'umorismo di Motter pervade tutto. Li'l Big Lil dice al suo autista armato di «prendi a destra, verso l'insegna di lang»; i crudeli Scimmiottoni sono soprannominati Vedno, Sentno e Dicno; e l'ottantenne stella dei film muti che appare alla fine ha come nome d'arte Lance Boyle. A mio padre è sempre piaciuto giocare con le parole e fare citazioni. A me lo stesso. Come non potrei amare questo ragazzo?!

Be', le introduzioni, come le bevute dopo i pasti, devono essere brevi ma intense, quindi arriviamo al dunque. Per me,
Terminal City è l'avverarsi di un sogno letterario: un romanzo ricco di personaggi e un sacco d'immagini. Benvenuto in città, è un bel posto in cui perdersi.

Terminal City: nuovo albo sotto il marchio Planeta DeAgostini