Il treno viaggia deciso e inarrestabile, lungo le spirali del tempo, sui binari costretti e contorti che la Storia stessa ha descritto. A bordo, tre giovani vite - unite da un passato che non si può dimenticare - lottano per il proprio presente e per il futuro di molti, dirette verso un’unica, terribile destinazione: un boato che da trent’anni non smette di riecheggiare.
“Il caos e la casualità sembrano dominare questa storia, ma quel 2 agosto non era un giorno qualsiasi. Era un sabato ed era estate, famiglie che partivano per le vacanze, operai che tornavano qualche settimana dai cari al sud, dopo un anno passato a lavorare tra grandi sacrifici... È una data scelta con l’intenzione scientifica e pianificata di fare più morti possibile. E se non ci fosse stato un treno in sosta sul primo binario ad attutirla, l’esplosione avrebbe investito appieno anche le decine di persone che sostavano sulle banchine successive, portando il bilancio a cifre ancora più spaventose. Non c’è stato un matto che si è svegliato il primo agosto con l’idea di mettere una bomba il giorno dopo. L’evento rientra in un crescendo terroristico di strategia della tensione lungo quindici anni e meticolosamente pianificato e teorizzato nel 1965, al convegno del Parco dei Principi. La strage di Bologna ha reso tutte le nostre vite un po’ più povere.”
Dall’intervista a Paolo Bolognesi, Presidente dell’Associazione tra i parenti delle vittime della strage di Bologna del 2 agosto 1980.