Anteprima Strait Jacket

La redenzione di un antieroe in un mondo dominato dalla magia

Anteprima Strait Jacket
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Non siete ancora stanchi di antieroi solitari, dal carattere introverso e dal passato misterioso? Se la risposta è no, allora Strait Jacket potrebbe fare al caso vostro. Ha visto la sua prima incarnazione come manga (scritto da Ichirō Sakaki e disegnata da Yō Fujishiro), con l'uscita dal 2000 ad oggi di dieci volumi, con un buon riscontro commerciale. Non poteva mancare perciò l'immancabile trasposizione animata, e nel 2007 con la regia di Shinji Ushiro ecco questa serie di 3 oav, per un totale di circa 75 minuti complessivi. Scelta che, come vedremo, in parte penalizza il risultato finale. Ma procediamo con ordine, e immergiamoci in questa storia di dannazione e violenza.

Magia fuori controllo

In una realtà alternativa, la magia è diffusa fin dal 1899, e il suo uso (esasperato) ha cambiato completamente il mondo, adattandosi a ogni utilizzo, dal campo medico a quello sociale. La città di Tristan, metropoli urbana, si basa soprattutto sulle arti magiche, e l'elettricità è conosciuta e sfruttata soltanto ai primi stadi. L'abuso esagerato della fatata tecnologia comporta però in alcuni soggetti la trasformazione in spietati e deformi demoni, dal potere distruttivo enorme e dalla famelica sete di sangue. Per contrastare queste mostruose creature è stato istituita un'organizzazione speciale, composta da super soldati che con il nome di Sorcerist vengono inviati nelle missioni più pericolose. Tra di loro vi è un cane sciolto, uno spirito libero poco portato a seguire le regole, e che lavora in proprio. Si chiama Reyott Steinberg, ed è accompagnato dalla misteriosa ragazzina Kapel Theta, alla quale sembra avvinto da un passato misterioso. Visto il carattere ribelle, Reyott si trova più volte in contrasto con alcuni dei suoi colleghi, in particolare il ligio al dovere Isaac Hammond, che sembra legato in qualche modo proprio all'acerrimo rivale. Unica a cercare di unire queste due anime così diverse è la funzionaria Mary Simmons, che decide di dare fiducia a quella testa calda di Reyott, dopo un'iniziale diffidenza. Sullo sfondo prende atto una cospirazione che ha membri proprio nelle più alte cariche statali, e che condizionerà inevitabilmente il destino dei protagonisti.

Potenziale inespresso

Peccato. E' questo il primo pensiero che viene in mente alla fine del terzo episodio. E' infatti irritante vedere una trama dal grande fascino sviluppata frettolosamente in un così breve lasso di tempo, che lascia irrisolte e poco chiare molte cose. A livello narrativo una serie da 12, se non addirittura 24, episodi avrebbe giovato sicuramente al progetto, permettendo allo stesso di caratterizzare più approfonditamente i personaggi che invece qui rimangono appena accennati, con un fascino cui è impossibile esplodere totalmente, e offrendo ad alcuni dei colpi di scena fondamentali un minutaggio superiore allo scarso qui dedicatogli. Dispiace vedere sprecato un potenziale di alto livello quale la storia di Strait Jacket proponeva, vista anche l'eccelsa realizzazione tecnica del progetto. Dal punto di vista dell'animazione e del character design l'anime è impeccabile, con un look accattivante e riuscito (Reiott ha delle reminescenze del Vash di Trigun, occhialini inclusi) che ammalia con il suo stile avvenente, e con sequenze d'azione d'alto livello, purtroppo anch'esse debilitate dalla brevità e che perciò si limitano a pochi minuti a episodio. Il plot era affascinante, un mondo alternativo che però a questo punto, esclusa l'introduzione nel prologo, non riesce mai ad essere vivo e pulsante, così com'è impossibile affezionarsi a personaggi che non siano nel gruppo dei protagonisti. Anche ad essi, esclusi il già citato Reyott e Isaac, diavolo e acquasanta, però non è consentito uno sviluppo interiore e psicologico degno di nota, limitandoli più a macchiette folkloristiche che a tasselli fondamentali della vicenda come avrebbero meritato. Lo stesso si può dire per l'uso della magia, che all'apparenza è dotata di molti volti e usi, ma che si limita ad esplodere soltanto nei combattimenti, con mosse speciali (due o tre in croce, invocate sempre con una sorta di mantra esoterico) dalla potenza devastante e che vengono mostrate anche tramite l'uso delle inquadrature in prima persona, nota positiva che crea un legame empatico con Reyott e compagine. E' difficile citare altri pregi che esulino dal lato tecnico, oltre cui rimane solo una buona colonna sonora, con l'ispirato uso di canzoni francesi presenti nei titoli di coda. Strait Jacket ha un sapore di incompiuto e di occasione sprecata, visto che alla fine lascia poco all'emozione pura. L'ultimo episodio potrebbe far pensare ad un proseguio, lascia delle porte aperte per una serie o altro, ma al momento è uscita soltanto una versione long che rinchiude, uniti, tutti i tre episodi, senza allungamenti di sorta. Al dato di fatto ci troviamo davanti a degli Oav dimenticabili, che lasciano l'amaro in bocca poichè si vorrebbe sapere molto, ma molto di più, sulle motivazioni e gli istinti che muovono i loro protagonisti. Se puntate al mero lato estetico, buttatevi pure in quest'avventura di dannazione e redenzione, ma se cercate una storia degna di nota (ma soprattutto esposta come Dio comanda) lasciate pure perdere.

Strait Jacket La prolissità spesso esagera e appesantisce le storie. Ma a volte anche il suo opposto causa gli stessi danni. E' questo il caso di Strait Jacket, una serie di tre Oav che lascia molte domande irrisolte, e che nonostante un'eccellente lato tecnico, non riesce ad appassionare e coinvolgere più di tanto. Reyott è però un personaggio affascinante, e se sfruttato meglio, magari in un numero di episodi sensibilmente superiore, potrebbe regalare molte soddisfazioni. Per ora il suo ritratto è ancora troppo sbiadito da renderlo memorabile.