86 Eighty Six: prime impressioni sul manga J-POP tratto dalle light novel

Analizziamo il primo volume del manga Square Enix scritto da Asato Asato e disegnato da Motoki Yoshihara, edito in Italia da J-Pop.

86 Eighty Six: prime impressioni sul manga J-POP tratto dalle light novel
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J-Pop porta in Italia il manga tratto dalla light novel scritta da Asato Asato e illustrata da Shirabi, pubblicata a partire dal 2017. Il successo dell'opera ha portato alla pubblicazione della versione a fumetti e, un anno dopo che il manga ha fatto suo esordio, i disegni sono stati affidati alle matite dei Motaki Yoshihara. La casa editrice italiana ha deciso di puntare sul titolo Square Enix pubblicandolo in concomitanza con l'uscita dell'anime, attualmente in onda su Crunchyroll, con una versione che sta ottenendo un notevole successo in patria e fuori dal territorio nipponico (per approfondire vi rimandiamo alle nostre prime impressioni su Eighty Six).

Il seinen di Asato va ad aggiungersi alla lunga schiera di manga di genere mecha che pare aver frenato la sua crescita negli ultimi anni. La coppia Asato-Yoshihara costruisce un prodotto dalla personalità decisa, riconoscibile ma non privo di difetti evidenti, che nelle prime battute lascia tiepidi sul giudizio e curiosi nell'attesa della sua continuazione.

L'esercito fantasma della Repubblica di San Magnolia

Nel primo volume di 86 facciamo la conoscenza di uno degli squadroni segretamente impiegati dalla Repubblica per combattere la temibile potenza di fuoco dei Legion, veicoli da guerra automatizzati inviati dall'Impero. Lo stoico Shin e i suoi compagni, combattenti fantasma, inesistenti per il popolo della Repubblica di San Magnolia, sacrificano le loro vite da non-privilegiati per l'ignara popolazione degli 85 distretti del paese. E mentre Undertaker (l'appellativo affibbiato a Shin) e i suoi sottoposti cadono sotto i freddi colpi dei mecha nemici, l'ingenua comandante Lena vive la guerra da dietro uno schermo, muovendo i fili delle robotiche marionette affidate allo squadrone Sperhead. Vladilena Milizé (questo il suo nome completo) si impegna nel non facile compito di guidare da remoto il terzo squadrone difensivo del nono settore di guerra della zona orientale, tra grattacapi tattici e più difficili quesiti etici, nel complicato ed obbligato legame cooperativo con l'impassibile Shin.

Un incipit complesso e adulto quello di 86, che non tarda a giocare le sue carte in tavola rendendoci fin da subito partecipi del massacro a cui sono irrimediabilmente destinati i membri dello squadrone anti-Legion. Un inizio in medias res che rifiuta spiegazioni e chiarimenti, ponendo il lettore di fronte alla realtà della guerra ultratecnologica che si consuma tra Repubblica e Impero in una insensatezza persino più profonda dei conflitti pre-robotici. Ma questo inizio avventato è una scelta azzardata che non permette al manga di Asato di raccogliere i suoi frutti, vista la complessità del tema e dell'intreccio di Eighty-six.

L'autore corre il rischio di spingere il lettore nella mischia, ma la decisione di omettere qualsiasi delucidazione sulla situazione in divenire e catapultarlo nel vivo dell'azione non fa che esporre il lettore ad una quantità eccessiva di informazioni iniziali, lasciandolo stordito tra bombe, laser e cannoni, impegnato nella sua personale e parallela battaglia per non soccombere alla confusione.

Un inizio confusionario

È confusionario per diversi motivi il primo volume di 86. Se da un lato l'errata valutazione riguardo alla densità di contenuti pregiudica la godibilità del primo approccio al fumetto, dall'altro abbiamo il tratto sporco e controverso di Yoshihira, autore di tavole che non riescono a tenere testa alla dinamicità della sceneggiatura, finendo per rendere poco chiaro anche il comparto visivo dell'opera che dovrebbe, invece, fungere da soluzione al disordine narrativo.

Con disegni molto ricchi ma a volte troppo statici, il mangaka contribuisce ad amplificare il senso generale di disorientamento che investe il lettore durante la lettura del primo tankobon. Nulla da appuntare, invece, sul character design e sulla cura con cui sono stati realizzati i mecha, ottimamente rappresentati quando non in azione. Asato e Yoshihara realizzano un mondo vivo e realistico, con un clima distopico di ottima fattura, sorretto da una cornice cruda e gelida che colpisce per serietà e credibilità. Il prodotto dei mangaka si prende sul serio, non ammette gag comiche che possano stemperare la tensione e si rifà in alcuni casi al fumetto di stampo occidentale, soprattutto nelle "inquadrature" dal taglio cinematografico da film d'azione statunitense.

Un adattamento che svela di esserlo

Asato condanna la guerra e le discriminazioni, ne indaga il vuoto e l'irrazionalità, denuncia la disumanizzazione degli uomini e la vitalità delle macchine. Ma lo fa sicuramente meglio nella sua light novel originale, visto che utilizza il medium del fumetto per suscitare le stesse sensazioni e forgiare un prodotto con la stessa profondità. Asato sembra quasi rivestire la sua novel di una parvenza di fumetto, applicarne le regole ed inglobarne la storia senza ripensarla o dosarla nel modo che più si addice alla nuova forma.

È, insomma, intuibile che si tratti di un adattamento, perché la scrittura corposa e pesante della novel non viene correttamente adeguata a tavole e vignette, il che non può che coincidere con la realizzazione di una trasposizione visibilmente "forzata". Restano, comunque, un concept davvero solido e delle tematiche mature a mantenere alta l'attenzione. Il manga crea un affascinante alone di mistero riguardo al passato non ancora svelato, alle ragioni della guerra e alla creazione di una particolare organizzazione sociale e politica. C'è, poi, un intrigante approccio tattico ai combattimenti che ricorda Code Geass e che sopperisce alla mancanza di scontri visivamente notevoli. Il manga di 86 pianta sicuramente dei semi che attendono solo di germogliare, tra sfondi politici da approfondire, battaglie da intensificare ed ideologie da definire.

86 Il primo volume di 86 non convince, ancora, fino in fondo. È un inizio senza infamia e senza lode quello del manga tratto dalla light novel di Asato Asato. Un manga, tuttavia, dalle sicure possibilità nella deriva politica e tattica in stile Code Geass e nella complessità e gravità che la trama dimostra di possedere. Un’opera dall’indubbio potenziale che è, però, rimasto latente nel primo volume e che ci auguriamo possa esplodere nel seguito della spietata guerra che si profila essere piena di scomodi misteri da scoprire e nodi da sbrogliare. 86 lascia un po’ di amaro in bocca per quello che sarebbe potuto essere e che auspichiamo possa diventare, sperando sfrutti al meglio quanto di buono già fatto vedere nel primo volume e migliori quanto, invece, non ha funzionato.