Bisogna sempre delimitare un confine tra buoni artisti e Maestri di un determinato genere. Ecco il motivo per il quale, quando ci si trova di fronte a figure mitologiche del manga, bisogna semplicemente avere un tono completamente diverso rispetto al solito. Oggi è il caso di Naoki Urasawa e della sua Asadora, nuovo manga disponibile in Italia grazie a Panini Comics e Planet Manga.
Uscite simili sono dei veri e propri eventi memorabili che ci portano, oltre che a analizzare i pregi e difetti di questo prodotto. Se siamo arrivati a questo punto è proprio grazie a figure come Urasawa che, con alcuni tra i suoi capolavori più celebri quali Monsters e 20th Century Boys, hanno ridefinito un genere apparentemente infantile e di poco interesse a livello internazionale.
Cogliamo l'occasione, prima di immergersi in Asadora, nel consigliarvi animatamente di recuperare quanto prima, qualora non conosciate il mangaka, oltre a quelle che abbiamo precedentemente citato, anche altri lavori quali Happy, Pluto e Billy Bat.
"Il mio nome è Asa!"
Asadora ci proietta sin dalle prime pagine in una Tokyo dei giorni nostri, con l'anno 2020 come periodo scelto dal mangaka, devastata da una calamità sconosciuta. Apparentemente, analizzando la sola ombra mostrata, sembra essere ricollegata a quella di un Kaiju (un mostro tipico dell'immaginario giapponese) ma è scontato sottolineare come questo si potrà comprendere solo tra tanto tempo.

Un approccio già visto in 20th Century Boys che, proprio come accaduto in passato, rapisce fulmineamente l'attenzione del lettore. Una scelta che enfatizza al meglio l'idea di sceneggiatura che solo il Maestro Urasawa, opera dopo opera, riesce a padroneggiare al meglio non rendendola mai e poi scontata. E rimane proprio lì, accennata quanto basta, per lasciare dubbi e quel senso di spaesamento utile a porsi i giusti quesiti per proseguire una lettura che, sottolineiamo, è alquanto impegnativa. I dettagli la fanno da padrone nelle storie di questo mangaka e, se siete soprattutto neofiti di questo genere, cercate di non dare mai nulla per scontato.
Dopo questo brevissimo incipit narrativo, volontariamente, non ci soffermeremo oltre per non togliervi il piacere della lettura salvo che portarvi nella giusta direzione: risulta palese che una costante alternanza narrativa tra il passato e il presente in cui Asa, la protagonista principale dell'opera, farà da perno nel lungo solco narrativo costruito dall'autore.
Il primo volume dell'opera mostra in ogni suo aspetto la Nagoya del 1959, cittadina nipponica con ancora ben presenti le ferite inferte dalla Seconda Guerra Mondiale, e coloro che ci abitano: è particolare come attraverso gli occhi e i pensieri della protagonista si possa realmente percepire la povertà e il classismo di cui la stessa Asa, purtroppo, ne è rimasta vittima. Una figura, quella della bambina, che fin dalle prime battute colpisce per la caratterizzazione data da un'indole ingenua e pura.

Importante inoltre l'alternata presenza di alcuni personaggi comprimari che, interagendo con la giovane, vanno ad arricchire quel background narrativo utile a contestualizzare al meglio il racconto di Urasawa. E non faticherete a prendervi delle pause e metabolizzare determinati dialoghi che raccontano, nella maniera più cruda possibile, i disagi interiori provocati dalla Guerra Mondiale.
Proprio su quest'ultimi vogliamo soffermarci. Grazie a un'ottima gestione delle vignette e del ritmo narrativo, nonostante il primo volume sia densissimo di battute con poche splash page, la scrittura dei dialoghi è superba, mai stancante e del tutto armoniosa, garantendo una lettura particolarmente scorrevole.
La narrativa disegnata, marchio di fabbrica di Urasawa
Asadora si conferma essere la narrativa d'altissimo livello che solamente figure come Urasawa ambiscono a raggiungere in maniera così costante. Prende tutto quel che di ottimo è stato prodotto in passato dal Maestro e lo estende in un susseguirsi di tavole che colpiscono per la rappresentazione dei drammatici avvenimenti narrati.

Anche la costruzione dei dialoghi, tra figure apparentemente distanti tra di loro, risulta essere profonda quanto basta da non annoiare. Sui disegni c'è davvero poco da dire: è Urasawa, in ogni suo pregio. In questo caso però, come detto precedentemente, anche nel tratto utilizzato c'è un fortissimo richiamo a 20th Century Boys e lo si osserva in maniera lampante sin dalle primissime pagine dove la folla, in preda al terrore, fugge disperatamente: e qui, tra espressioni facciali e movenze del tutto realistiche, Urasawa trasmette al lettore ancora una volta quel senso di vuoto che si prova soltanto in situazioni del genere. La peculiarità artistica di Urasawa è quella di rendere la sua sceneggiatura viva negli occhi dei protagonisti tanto che a volte basta un primo piano silenzioso per trasmettere il messaggio dell'opera. Date anche le tematiche trattate, apparentemente simili, Asadora sembra porsi in aperta continuità rispetto ai precedenti stili narrativi del sensei. Da promuovere, sia chiaro, visto un esordio così folgorante che merita fiducia incondizionata.