Blue Period: l'arte di comprendere l'arte nel nuovo anime di Netflix

Inizia in modo tenue, delicato e dolcemente “blu” il nuovo anime su Netflix che esplora il mondo dell'arte e la difficile vita degli artisti in Giappone.

Blue Period: l'arte di comprendere l'arte nel nuovo anime di Netflix
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"Disegnare è solo una perdita di tempo!" continua a ripetersi Yatora Yaguchi, un ragazzo di Shibuya. Ma intanto le sue mani si muovono sopra un foglio bianco, cancella e disegna i suoi schizzi a matita in modo frenetico, intenso, come assorto da una grande passione. O da una grande paura.

Il primo episodio di Blue Period, la nuova serie anime Netflix in uscita ogni sabato, disegna la trama di un liceale qualunque, di una scuola qualunque di Tokyo. Niente super poteri, niente divagazioni amorose, si intuisce subito che tinta avrà il taglio dell'intera narrazione: blu. Blu come la luce del mattino e gli ostacoli dei sogni, perché questa è una storia sulla difficile vita di un artista alle prime armi, sul significato della parola "talento" in una terra in cui è praticamente impossibile crescere coltivando simili e presuntuose qualità.

"Anch'io saprei dipingere come Picasso"

Questo anime dalle tinte vagamente drammatiche, viene portato sui nostri schermi dallo studio Seven Arcs, ed è basato sul tanto acclamato omonimo manga di Tsubasa Yamaguchi. Ci sono voluti quattro anni per questo adattamento , eppure i primi venti minuti di questa serie vengono spennellati con un acquarello di timidezza: l'arte è il vero protagonista degli eventi, ma non viene presentata in modo chiaro e diretto. Nemmeno ha una connotazione positiva. L'arte passa in sordina, appesa fuori una toilette dentro un ramen shop, nel cuore blu cobalto della notte.

Yatora e i suoi amici passano tutte le notti insieme, svegli fino all'alba, mangiando, bevendo, guardando e commentando le partite di calcio. Tra poco le loro vite cambieranno, dato che si avvicina la fine del liceo: sulle loro teste pende il classico sondaggio delle scuole giapponesi, una sorta di rito che segnerà le loro carriere. Yatora non sa davvero cosa fare. È uno studente modello, di quelli che si impegna e raggiunge sempre i risultati più alti. Eppure il suo è un impegno metodico, meccanico, freddo, lui potrebbe fare molto di più, ma non sa dove applicarsi, come e soprattutto perché. L'arte non è una soluzione che Yatora prende in considerazione: non è nient'altro che un'ora di lezione a scuola, una di quelle ore noiose che segui contro voglia. Nemmeno Picasso riesce a fargli cambiare idea ( e pensare che "il periodo blu" è uno dei momenti più iconici dell'artista spagnolo). La rivelazione, per Yatora, si presenta sotto forma di un angelo verde, reso così per via di una particolare tecnica classica artistica, in cui si mescola il vermiglio con un sottotono di verde e bianco per rendere la pelle più luminosa.

"Non ho talento, passo più tempo degli altri a studiare l'arte"

Impariamo così il significato dell'arte per il mondo giapponese (e non solo per questa parte del globo): il talento non serve.

Anzi, è persino una cosa offensiva. Mori, l'artista dietro il dipinto che Yatora ammira, lo dice chiaramente: "dire che ho avuto talento è come dire che non mi sono impegnata". Per essere artisti bisogna studiare, applicarsi, conoscere le tecniche e tanto sacrificio.Yatora non è ancora convinto e si scontra con Yuka, una studentessa del club di arte che non ha problemi a dirgli tutto ciò che pensa (e nemmeno ha problemi a saltare i ragazzi a scuola, con la minigonna). I due affrontano l'argomento principale di tutta la storia: l'arte non è redditizia. Ergo, è soltanto uno spreco di tempo.Per capire questo concetto, in realtà, non occorrerebbe approfondire la cultura giapponese, è un tema abbastanza comprensibile. Ma bisogna spendere due parole su questo aspetto: le passioni, soprattutto artistiche, in Giappone sono considerate davvero peggio che un hobby. È molto difficile che vengano considerate seriamente da una società che ha un altissimo senso del dovere e del rispetto per un salario in grado di sostenere la propria famiglia. Fa riflettere, visto che la cultura giapponese, al contrario, è maestra dell'arte e del disegno. I giapponesi sono sempre stati così sensibili nei confronti dell'arte, che ne hanno fatto letteralmente una lingua.

Ecco che la sfumatura della trama assume tutto un altro sapore: Yatora rimane affascinato dall'arte, per lui diventa un linguaggio fatto di luci blu, voli onirici e pennellate che, finalmente, gli donano uno scopo nella vita. Ma non sarà facile restare su questa strada. L'unica possibilità che ha è provare a entrare alla Tokyo University of the Arts, che ha un tasso di accettazione davvero basso; la sua famiglia non può permettersi la scuola privata, non rimane altra scelta che smettere di fingere e accettare la sua vera natura. Yatora è un artista. La sfida è ancora tutta da dipingere.

Blue Period L'anime deve ancora mostrare il suo potenziale che, in realtà, sonda tutte le sfumature di colore oltre al blu. Ma al momento il primo episodio di Blue Period si limita alle prime, timide luci di un'alba sopra Shibuya. Non aspettatevi un anime rilassato: al di là di un'accurata animazione, priva di effetti fantastici o sovrannaturali, si nasconde l'animo di una storia complessa, proprio com'è complessa la vita di un artista in Giappone alle prime armi. Menzione d'onore alla cura con cui si è evitato di nascondere la grande morale di questa storia, ovvero il senso dell'arte: non si misura né col talento né con la ricchezza. E nemmeno la passione basta. Ci vuole qualcosa di più maturo, più concreto. Proprio come per questo anime, ci vuole tempo.