Children of the Whales: primo sguardo all'anime Netflix prodotto da J.C. Staff

Abbiamo visionato l'episodio pilota della nuova produzione originale Netflix, tratta dal manga visionario dell'esordiente Abi Umeda.

Children of the Whales: primo sguardo all'anime Netflix prodotto da J.C. Staff
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Dalla mattina del 13 marzo su Netflix è disponibile Children of the Whales. Si tratta di una serie anime prodotta dal colosso streaming americano in collaborazione con J.C. Staff, studio di produzione noto per aver dato vita a un piccolo capolavoro chiamato Toradora! e attualmente al lavoro sulla seconda stagione dell'anime di One-Punch Man, dopo averne preso le redini dallo staff di MADHOUSE. Children of the Whales è la trasposizione animata dell'omonimo manga di Abi Umeda, opera in corso di serializzazione in Giappone e tutt'ora composta di 10 volumi: in Italia il manga è pubblicato da Edizioni Star Comics, che ha finora portato sui nostri scaffali i primi tre volumi dell'opera. Noi ci siamo catapultati a guardare immediatamente la serie e, dopo aver visionato il primo episodio, siamo pronti come al solito a sviscerarne le nostre prime sensazioni.

La forza della memoria

Intitolato in lingua originale Kujira no kora wa saj? ni utau - che, letteralmente, significa, "I figli delle balene cantano sulla sabbia" - Children of the Whales ci porta in un immaginario suggestivo, apocalittico e al tempo stesso estremamente delicato, partorito dalla mente visionaria di un autore esordiente come il buon Abi Umeda. Nel mondo imbastito dall'autore, la storia ci porta a bordo della Mud Whale, la Balena di Fango, una mastodontica isola galleggiante dalla forma (e dimensioni) di un cetaceo fatto di roccia e sabbia; a bordo della Mud Whale vive una comunità popolata da 513 persone, divisa in due categorie distinte e separate. Da un lato abbiamo i Marchiati, individui dotati di un misterioso potere magico chiamato thymia, dall'altro abbiamo invece i Non Marchiati, persone normodotate che non possiedono la capacità di utilizzare l'arcana magia.
La quasi totalità della popolazione della Balena di Fango (circa il 90%) è costituita da Marchiati, mentre quei pochi Non Marchiati presenti sull'isola occupano i vertici della comunità, rappresentandone di fatto l'estabilishment politico e sociale: questo perché gli individui in possesso della magia chiamata thymia, in cambio dei poteri e delle abilità portentose di cui sono in possesso, sono destinati a condurre un'esistenza breve e a morire entro il compimento dei 30 anni. La storia di Children of the Whales è vissuta dagli occhi di Chakuro, un giovane 14enne in possesso del potere magico ma che preferisce - piuttosto che partecipare al corpo militare della Mud Whale - trascorrere la breve vita a cui è destinato scrivendo. Egli è infatti un archivista, mansione solitamente affidata ai non marchiati e che consiste nel documentare tutto ciò che accade a bordo della Mud Whale con l'intenzione di tramandarne la storia ai posteri: in questo, Chakuro è un protagonista estremamente sensibile, i cui pensieri si rivolgono direttamente allo spettatore e le cui emozioni sono caratterizzate da un velo di malinconia, derivata dalla consapevolezza di dover lasciare questo mondo in giovane età e dalla voglia di scoprire cosa esiste al di fuori della Balena di Fango, che sembra essere immersa in un vero e proprio oceano di sabbia senza alcuno spiraglio di civiltà al di fuori dell'isola.

Tutto cambierà, tuttavia, quando la Mud Whale si imbatterà d'improvviso in una nuova isola galleggiante: Chakuro, entusiasmato all'idea di solcare un suolo diverso dalla sua terra natia, prenderà parte alla spedizione volta a esplorare il luogo misterioso e qui si ritroverà coinvolto in una serie di eventi che cambieranno per sempre la sua vita e quella degli abitanti della Mud Whale. Sceso a terra, infatti, nella fitta vegetazione dell'isola misteriosa, Chakuro si imbatte in una ragazza dalle origini e motivazioni sconosciute, ma che sembra estremamente abile nell'utilizzo della thymia. Sul termine del primo episodio inizieremo già a conoscere qualche dettaglio sulla ragazza misteriosa e sul suo legame sia con la Mud Whale che con ciò che esiste nel mondo esterno: ella è infatti una apatheia, cioè un individuo umano completamente privo di emozioni. Il perché di tutto questo e le conseguenze a cui porterà la scoperta di altre civiltà al di fuori della Balena di Fango, ovviamente, è materia delle puntate successive.

Un quadro in movimento

Quello che vi abbiamo descritto fin qui, senza fare spoiler alcuno, è grosso modo il preambolo principale dell'opera intera, ma anche la trama dell'episodio pilota dell'anime di Children of the Whales. Ciò che, a primo acchito, desterà lo stupore di chi si approccia alla nuova produzione animata targata Netflix è la cura certosina nella realizzazione di animazioni e disegni, ma soprattutto nell'utilizzo dei colori e nella varietà cromatica di ogni scena. Children of the Whales è fatto di inquadrature larghe, spaziose, utili a permettere a J.C. Staff di far sfoggio di tutta la maestria artistica investita nella produzione degli scenari selvaggi e desolati del mondo costruito da Abi Umeda nel suo manga: in tal senso, la fedeltà in senso di character design e realizzazione del contesto generale al materiale cartaceo originale è davvero notevole. Il mare di sabbia, la Balena di Fango, il cielo sconfinato che fa da contraltare al mare giallo fatto di milioni di granelli minuscoli, le foreste e le rovine delle isole galleggianti, il tutto è valorizzato dall'utilizzo di una colorazione particolare che dà agli sfondi un aspetto che somiglia a quello di un quadro realizzato con gli acquerelli e che riesce a non stonare con l'ottimo character design - che va dalle animazioni e dalle acrobazie dei protagonisti ai dettagliatissimi primi piani - realizzato, invece, con matite e un pizzico di computer grafica non invasiva per le sequenze più dinamiche. Il risultato è un prodotto che, dal punto di vista artistico e visivo, risulterà semplicemente magnifico per gli occhi e i palati più esigenti.

Children of the Whales, però, ha qualcosa da dire anche sul versante narrativo: abbiamo già elogiato l'immaginario suggestivo e misterioso creato dall'autore, ma anche lo sviluppo della trama e dei personaggi - com'è possibile constatare già dalla visione del primo episodio, ma anche dei successivi - è figlio di una scrittura attenta ai particolari e al valorizzare le emozioni.

Chakuro è un protagonista sensibile e malinconico, espressione di una storia che nella sua essenza vuole essere delicata e terribile al tempo stesso, il tutto inscritto in un climax di eventi che vuole svelare tutti i suoi segreti allo spettatore con calma e lentezza, ma non in maniera noiosa, senza bombardarlo di informazioni concentrate in un unico punto e utilizzando l'espediente del protagonista come narratore rivolto al pubblico. Se queste sono le premesse di una serie composta di 12 episodi (un numero piuttosto congruo, a nostro parere, per una prima stagione senza eccessivi fronzoli e dilungamenti narrativi), Children of the Whales si candida a un giudizio complessivo e finale, che giungerà al termine della visione di tutta la serie su Netflix, davvero alto.

Children of the Whales (Anime) Segnate nella vostra lista Children of the Whales, un anime che vi stupirà sul versante artistico e che vi intrigherà sotto il profilo narrativo, capace di introdurre un mondo visionario, con personaggi interessanti, e una forte componente emotiva. Il primo dei 12 episodi di cui è composta la prima stagione della serie animata, tratta dal promettente manga di Abi Umeda, ci ha lasciato sensazioni positive su ogni fronte, che speriamo vivamente di confermare dopo la visione di tutte le puntate.