EDENS ZERO: comincia il viaggio nell'immaginario sci-fi di Hiro Mashima

Atteso su Netflix a partire dal prossimo autunno, l'adattamento animato di EDENS ZERO non sembrerebbe all'altezza delle aspettative dei fan.

EDENS ZERO: comincia il viaggio nell'immaginario sci-fi di Hiro Mashima
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Serializzato sulle pagine di Weekly Shonen Magazine a partire dal mese di giugno 2018, EDENS ZERO è una delle tre opere più longeve partorite dalla mente geniale di Hiro Mashima, un autore che in poco più di vent'anni di carriera ha già disegnato oltre 120 volumetti diversi (per tutti i dettagli sul sensei vi suggeriamo di consultare lo speciale dedicato al mangaka tuttofare Hiro Mashima). Dato il sensazionale successo riscontrato in tutto il globo dallo sregolato Fairy Tail, che dopo la sua conclusione ha assistito a una rapida espansione del proprio immaginario, era solo una questione di tempo prima che anche EDENS ZERO ricevesse una trasposizione animata.

Incapaci di attendere l'esordio occidentale della serie, che stando a quanto comunicato arriverà nel nostro lato del globo soltanto durante il prossimo autunno, abbiamo approfittato della recente messa in onda in Giappone per visionarne il primo episodio in lingua originale. Senza ulteriore indugio vi proponiamo dunque le nostre impressioni preliminari sull'anime che tra qualche mese potrete visionare su Netflix con sottotitoli - e magari anche doppiata - in italiano.

Verso un cielo stellato traboccante di avventure

Seguendo l'esempio di Rave - The Groove Adventure e del già menzionato Fairy Tail, EDENS ZERO inizia col casuale incontro tra un combattivo ragazzo e una graziosa fanciulla assolutamente ignari della rocambolesca avventura che li attende al varco e che li porterà a cambiare per sempre l'intero universo.

La giovane e attraente Rebecca desidera ardentemente che il canale sul quale pubblica contenuti multimediali di propria creazione raggiunga l'ambizioso e non facile traguardo rappresentato da un milione di iscritti, e per riuscirvi è solita visitare i luoghi più inconsueti, al fine di realizzare delle riprese originali che possano intrattenere il pubblico. È questa la ragione per cui l'avventuriera, in compagnia del fedele gatto parlante chiamato Happy (un personaggio che condivide il nome, buona parte del design e persino la voce della buffa mascotte di Fairy Tail), si reca nel cosiddetto Granbell Kingdom, un gigantesco parco giochi dalle tinte fantasy e interamente popolato da robot. Al suo arrivo all'ingresso, la ragazza viene accolta con una speciale e sorprendente parata organizzata dagli automi, in quanto lei è la prima umana a visitare il parco dei divertimenti dopo cento lunghi anni di totale inattività. Travolta dall'entusiasmo e dalla disponibilità delle macchine, che per l'occasione riaprono dunque i negozi e rimettono in funzione tutte le varie attrazioni, la fanciulla indossa le sue iconiche orecchie da gatta e si getta a capofitto nella realizzazione del suo prossimo video.

È durante le riprese che questa si imbatte in un gigantesco robot a prima vista malfunzionante e nel ragazzo che dovrebbe ripararlo: questi, tuttavia, è l'unico umano in tutto il pianeta Granbell, e non avendo mai incontrato altre persone in carne e ossa non ha la benché idea di come comportarsi per fare amicizia con l'aspirante influencer. In pieno stile Mashima, le lacunose dote sociali del bizzarro protagonista, il cui aspetto è per di più trasandato e vagamente minaccioso, danno vita a un esilarante siparietto (in parte a sfondo erotico) tra i due ragazzi, spingendo un'irritata Rebecca a voler stargli alla larga.

Tuttavia, quando la giovane è testimone del sincero vincolo di amicizia che lega Shiki ai vivaci robot del posto, realizza che questo, nonostante il comportamento irrispettoso e l'aria sinistra, non sia in realtà un individuo malvagio, ma l'esatto contrario. Difatti, durante un lauto banchetto la bellissima avventuriera scopre che il goffo e un po' rozzo Shiki vorrebbe esplorare altri regni, ma che non ha mai osato lasciare Granbell poiché se lui partisse non rimarrebbe nessuno in grado di riparare le amorevoli macchine con cui ha vissuto per un intero decennio e dal quale è stato quindi allevato.

Se all'arrivo di Happy e Rebecca queste ultime hanno indetto una festa esagerata, il giorno successivo legano la fanciulla e il suo animaletto a un palo, con l'intenzione di carbonizzarli sotto gli occhi di un incredulo di Shiki, le cui parole non sembrano più raggiungere i robot.

Come spiegato dal Castellano, che si rivela un possente automa da combattimento, le macchine di Granbell hanno atteso a lungo l'atterraggio di una nave in grado di viaggiare nello spazio: dopo essersi sbarazzati della proprietaria, queste intendono infatti servirsene per conseguire la propria vendetta sugli odiati esseri umani, la cui colpa è quella di aver smesso di visitare il pianeta un tempo gettonatissimo e di averli quindi abbandonati a loro stessi per un intero secolo. All'apparenza tradito e persino aggredito dai robot, al povero Shiki non resta altro da fare che ricorrere al suo Gravity Ether Gear (la capacità di riconfigurare l'Ether che scorre nel corpo umano per trasformarlo in forza e ottenere poteri straordinari, come appunto l'abilità di manipolare la gravità per volare a mezz'aria, camminare sui muri e precipitare a tutta velocità nella direzione desiderata) per salvare Happy e Rebecca, e partire assieme a loro alla volta dello spazio aperto, ove finalmente potrà realizzare il suo sogno nascosto: trovare centinaia di nuovi amici.

Ricorrendo sogni di mondi sconosciuti

Come sottolineato a suo tempo nell'anteprima del manga di EDENS ZERO, l'opera ha ereditato tutte le caratteristiche tipiche che contraddistinguono i sollazzevoli lavori di Hiro Mashima, come ad esempio la spensieratezza del racconto, i combattimenti pirotecnici, la comicità demenziale, le reazioni esagerate e le pose "generose" che alimentano siparietti esilaranti persino nelle situazioni e nei momenti più inopportuni e drammatici del viaggio intrapreso da Shiki e Rebecca.

Quelle precise peculiarità che negli anni hanno spinto una vasta fetta di pubblico a evitare le proposte del sensei, ma che dall'altra continuano a regalare delle grasse risate ai sempre più numerosi sostenitori del mangaka. Come avrete di certo intuito, EDENS ZERO è un'opera che non si prende troppo sul serio, e che pur non rinunciando a raccontare una storia avvincente e ricca di colpi di scena (magari non troppo originali) mira perlopiù a sollazzare il lettore con un umorismo squisitamente nipponico e l'immancabile razione di fanservice. D'altronde, lo stesso Mashima non ha mai nascosto di scrivere esattamente quello che i lettori fidelizzati desiderano, arrivando talvolta a mettere da parte anche i propri gusti personali pur di andare incontro alle esigenze del pubblico e del proprio editor.


Pur riutilizzando svariati temi, stereotipi e soluzioni già presenti nei suoi precedenti lavori, con EDENS ZERO il sensei ha comunque compiuto una scelta piuttosto insolita, abbandonando le ambientazioni di stampo fantasy in cui finora aveva sempre navigato per dedicarsi invece alla realizzazione di un mondo sci-fi dove i viaggi nello spazio, le realtà virtuali e le futuristiche megalopoli rappresentano la norma. Un dettaglio che nel primo episodio emerge solo nelle battute finali, ma che a partire dal secondo (che purtroppo è finito in rete con qualche settimana di anticipo) contribuirà a scacciare la sensazione di trovarsi alle prese con un mero clone di Fairy Tail.

Al contrario, EDENS ZERO edifica lentamente un immaginario complesso e stratificato, nonché completamente diverso da quelli che abbiamo esplorato in precedenza, dove antiche capacità straordinarie risalenti a un'epoca definita "oscura" prendono ad esempio il posto dell'ormai consueta magia.

Artisticamente sottotono

Passando al comparto tecnico, l'operato di J.C. Staff non è riuscito purtroppo a soddisfarci granché, in quanto il prodotto presta ancora una volta il fianco alle solite criticità che affliggono le serie affidate al noto studio d'animazione (a tal proposito vi consigliamo di leggere anche la nostra anteprima de La via del grembiule, un anime realizzato sempre da J.C. Staff e recentemente pubblicato su Netflix con doppiaggio in italiano).

Mettendo da parte i primi piani, che in media risultano accettabili, EDENS ZERO presenta un carente livello di dettaglio che non rende affatto giustizia alle ricche tavole disegnate da Mashima: i personaggi sono spesso abbozzati, poco definiti e talvolta persino deformi, per non parlare dei chiaroscuri inefficaci o dei fondali perennemente statici che accompagno le scene più affollate.

Evidenti limiti tecnici che avevamo messo in conto già da tempo, e che purtroppo ci spingono a rimpiangere l'imperfetto - ma comunque soddisfacente - lavoro svolto da A-1 Pictures con i vari adattamenti animati di Fairy Tail.

Stesso discorso vale anche per l'accompagnamento sonoro, i cui brani non ci sono parsi tanto travolgenti e adrenalinici quanto le epiche tracce utilizzate a suo tempo durante le battaglie sostenute da Natsu Dragneel e compagni di gilda. Nulla da ridire, invece, sul doppiaggio: un solo episodio non basta per valutare gli accostamenti vocali effettuati dalla produzione, ma in compenso la presenza di professionisti quali Takuma Terashima (Apollo in Sousei no Aquarion, Klaus Lunettes in Black Clover) e Mikako Komatsu (Tsugumi Seishirou in Nisekoi, Maam nel recente remake di Dragon Quest: Dai - La Grande Avventura) nei panni dei due protagonisti principali dovrebbe quantomeno garantirci un'interpretazione impeccabile.

EDENS ZERO Come ampiamente preventivato, la trasposizione animata di EDENS ZERO è partita col piede sbagliato, in quanto afflitta dalle gravi carenze tecniche che accomunano grossomodo tutti i lavori targati J.C. Staff. Come se lo scarso livello di dettagli non fosse già abbastanza preoccupante, i brani che accompagnano questo primo episodio non ci hanno suscitato alcuna emozione, limitandosi a svolgere senza lode e senza infamia il proprio dovere. Gli unici veri pregi della serie si direbbero al momento la fedeltà alla sceneggiatura del geniale Mashima, gli immancabili siparietti comici e il doppiaggio originale in lingua giapponese. Ci auguriamo dunque che almeno questi non vadano a scemare col tempo e che la qualità delle animazioni migliori un tantino coi prossimi episodi.