La saga di Final Fantasy riscuote da un trentennio un successo stratosferico, affermandosi anno dopo anno come uno dei franchise nipponici più longevi e importanti di sempre. La serie di videogiochi J-RPG, nel tempo, si è evoluta e plasmata attraverso le varie incarnazioni e i diversi sottogeneri del genere, ma non ci ha messo troppo prima di sconfinare al di fuori del suo medium originario per approdare sul grande e sul piccolo schermo, nel merchandise e nella gadgettistica fino ad arrivare ai fumetti. È proprio di un fumetto che parliamo in questa sede - anzi, per la precisione, di un manga. Scritto da Hazuki Minase e illustrato da Itsuki Kameya, Final Fantasy: Lost stranger ha esordito in Giappone nel 2017 sulle pagine di Gekkan Shonen Gangan ed è finalmente giunto in Italia grazie a J-POP Manga. Dopo aver letto il primo volume della nuova serie a fumetti ispirata all'immaginario di FF, siamo pronti ad analizzarlo in un primo sguardo.
Un sogno che diventa realtà...
Lost Stranger comincia ai giorni nostri, nel mondo reale. Cosa potrà mai avere in comune la noiosa vita quotidiana nella realtà con un brand che si chiama "Fantasia Finale"? E' molto semplice: Shogo Sasaki, protagonista del racconto, è un programmatore presso la Square-Enix, la nota azienda nipponica che si occupa dello sviluppo e della distribuzione di svariati franchise videoludici, tra cui proprio Final Fantasy. Shogo, però, non è semplicemente uno sviluppatore, ma è un vero e proprio super appassionato della celebre saga di videogiochi J-RPG, al punto che sogna di realizzare in futuro il suo personale Final Fantasy, un episodio concepito interamente da lui e del cui progetto ne sarebbe chiaramente il director. La realtà, però, è ben diversa: il nostro è un programmatore come tanti altri da ormai quattro anni e non riveste alcun ruolo di spessore all'interno dell'azienda che tanto venera. La sua ambizione, nel tempo, è stata soppiantata dalla disillusione. Tuttavia, ogni volta che il ragazzo si demoralizza e pensa di gettare alle ortiche il suo sogno, interviene Yuko, sua sorella minore: anche la giovane è stata assunta presso Square-Enix e lavora da un paio d'anni presso la Divisione Vendite della compagnia. Yuko ricorda a Shogo gli anni della loro infanzia che hanno trascorso a giocare la saga, divorandone ogni capitolo e diventandone così esperti che suo fratello maggiore ha addirittura scritto delle guide strategiche. Questa enorme conoscenza del brand, secondo Yuko, sarà la chiave che prima o poi permetterà a Shogo di ergersi allo stesso livello dei grandi nomi dell'attuale industria videoludica giapponese e di emulare le "gesta" al comando dei team di sviluppo come i grandi Naoki Yoshida e Hajime Tabata.
Purtroppo, proprio nel momento in cui i due fratelli hanno riconquistato fiducia in loro stessi e nel prossimo, accade una tragedia: un camion li investe mentre stanno attraversando la strada, lasciandoli di sasso mentre il veicolo avanza inesorabilmente verso di loro, trascinandoli nel buio. Subito dopo Shogo si risveglia. Ma non è dove credeva di risvegliarsi: dinanzi a lui si staglia un piccolo Moguri, le creaturine che popolano ogni episodio della saga di Final Fantasy al punto da esserne ormai diventate mascotte. Dopo alcuni istanti di iniziale stupore e stordimento, Sasaki si rende conto della verità: in qualche modo è finito proprio nel mondo della sua serie preferita.
... anche troppo
Dopo essersi ricongiunto con sua sorella, i due fanno inizialmente fatica ad abituarsi a questa incredibile nuova realtà. Decidono di unirsi a un gruppo di avventurieri, con i quali formano un party per esplorare il mondo esterno e andare a caccia di creature. Vivendo questa sua nuova vita, però, il povero Shogo si rende conto che la vita in un mondo del genere è ben diversa da un videogioco: nel Final Fantasy "reale", pur potendo invocare l'ausilio di magie e abilità speciali, si muore esattamente come nella dimensione degli esseri umani, con l'aggravante che tutti gli espedienti di rianimazione tipici della saga videoludica - la magia Reiz, le Code di Fenice eccetera - non esistono e appartengono unicamente al mito. Sasaki dovrà scoprire tutto questo a sue spese, ma è con l'incedere della narrazione che il protagonista scopre i suoi punti deboli e quelli di forza: la sua vasta conoscenza del worldbuilding in cui si trova, unita a una capacità analitica sopra la media derivata da anni e anni passati a giocare e studiare la saga, gli hanno permesso di risvegliare nel suo corpo l'abilità "Scan" - un talento di certo non nuovo ai fan dei videogame - che gli concede di visualizzare davanti a sé tutte le informazioni nascoste sul corretto utilizzo di un oggetto. È per questo che, per salvare sua sorella Yuko, inizia a sfruttare questo sapere per potenziare se stesso e i suoi compagni di squadra, al fine di unirsi agli altri avventurieri e partire alla caccia di un letale drago leggendario.
Final Fantasy: Lost Stranger potrà sembrare a molti una mera operazione commerciale pur di vendere un prodotto cartaceo che porti il nome del brand: eppure, il manga di Minase e Kameya - perlomeno nei primi tre capitoli che compongono il primo volume - si lascia leggere con piacere e interesse, snodandosi attraverso una sceneggiatura che riesce a rendersi avvincente ai lettori.
Sono tanti gli elementi che attingono pienamente ai principali crismi dell'isekai, così come sono diversi i rimandi stilistici e grafici a prodotti di questo genere come Sword Art Online: ciononostante, perlomeno sul versante narrativo, Lost Stranger promette di regalare una buona storia anche ai fan più rodati e agli appassionati del brand principale. Sono tanti, infatti, i riferimenti alla saga videoludica, a partire dalle continue citazioni al quattordicesimo capitolo della serie e ad alcuni topoi fondamentali di tutto il franchise, come appunto la presenza dei Moguri, di nemici minori come gli storici Piros o ad alcune magie che vengono pronunciate dai protagonisti.
Forse è sul versante grafico che Final Fantasy: Lost Stranger non ci ha ancora convinto del tutto. Lo stile di Itsuki Kameya ci è sembrato fin troppo stereotipato e poco autoriale e la sensazione è che - a meno di eccessivi stravolgimenti di fronte per quanto riguarda il character design - l'assetto visivo resterà invariato, pur regalando ottime rappresentazioni disegnate a mano di oggetti, armi e creature note all'universo di FF.
Final Fantasy: Lost Stranger è più di un manga promozionale e non è neanche classificabile come una mera e becera operazione commerciale. Questo, almeno, stando a un primo volume con delle buone premesse narrative, la cui trama ben attinge dall'universo videoludico e dimostra di saper sfruttare sapientemente il brand di Square-Enix.