First look First Look Japan Aprile 2009

Kuroshitsuji, Kannagi, Garei-zero, TotA

First look First Look Japan Aprile 2009
Articolo a cura di

Direttamente dalle tv giapponesi

Con la nuova stagione primaverile ai nastri di partenza, anzi praticamente già avviata, nell attesa di di un maggior numero di episodi per le serie in corso, daremo uno sguardo ad alcune di quelle appena concluse, in modo da tenervi informati su cosa c'era di interessante e che non devete perdere. Ancora una volta analizzeremo 4 anime: una commedia, un adattamento da videogioco, un action e un mix di tanti generi, vi aspettano in questo first look.

Ga Rei - Zero

“Will you kill someone you love, because of love?”

Ga Rei - Zero potrebbe essere riassunto anche in quelle poche parole, perché il cardine, il perno su cui ruota tutto l'anime è senza dubbio alcuno quello e più in generale, su come le emozioni possano sopraffarci e guidarci in ognuna delle nostre scelte di vita. Yomi Isayama fa parte di un gruppo speciale del ministero dell ambiente che da la caccia ai fenomeni sovrannaturali, come spiriti malvagi e demoni, col compito di abbatterli e purificarli, esorcizzarli praticamente. Seguiremo dunque le vicende di questo gruppo di avveniristici esorcisti lungo i suoi 12 episodi; una serie breve quindi, ma vi assicuriamo molto intensa, come i sentimenti di cui parla. Tecnicamente la serie ha alti e bassi, unendo ad esempio un design dei personaggi decisamente gradevole anche se alquanto standard a una computer grafica decisamente brutta da vedere e che infatti fa cadere nell'anonimato la maggior parte degli spiriti che i nostri protagonisti dovranno affrontare anche se, strano a dirsi, dato che li vedremo praticamente in ogni puntata dell'anime, fortunatamente restano comunque elementi di secondo piano nell'economia dell'opera. Nota positiva invece per la colonna sonora, sempre varia e piacevole, che saprà accompagnare col giusto gusto e tempismo le tante situazioni che si susseguiranno durante la nostra visione. Infine è giusto spendere due parole sulla trama (cercando di rivelare il meno possibile ovviamente), che pur essendo alla fine semplice e forse scontata per chi ha domestichezza con certe storie, ha l'indubbio pregio di catturare l'attenzione dello spettatore grazie anche a colpi di scena sapientemente inseriti e alcune soluzioni narrative anch'esse già sfruttate, ma sicuramente ben utilizzate in questo caso e questo decisamente non è da tutti...
Thumbs up dunque, in attesa di una seconda forse improbabile, ma non impossibile, seconda serie.

Kuroshitsuji

Particolare. Questa è la prima parola che salta in mente dopo aver visionato almeno una metà della serie in questione. Particolare perché Kuroshitsuji è una strana commistione di... praticamente quasi tutto! Unisce infatti nel suo arco di narrazione (composto dai classici 24ep.) e a volte addirittura anche soltanto in un singolo episodio, una vera e propria amalgama di generi, di situazioni, di personaggi e quant'altro. Tralasciando per un attimo la sua struttura atipica, parliamo del lato tecnico, che presenta un design dei personaggi classicissimo, ma accattivante e pulito (opera di Minako Shiba, che ha lavorato su Tsubasa: Reservoir Chronicle, Rental Magica, Hack. e altri) che, ricordiamolo, non è necessariamente un male, a patto che ovviamente poi non si resti delusi se sa di già visto. A questo si uniscono alcune note dolenti come gli sfondi, spesso non all'altezza, e computer grafica infima, ma anche poco presente, per fortuna. Anche le musiche sono un misto di generi, e anch'esse passano nella durata di un solo episodio dal molto buono al brutto con soluzione di continuità, passando da tracce d'accompagnamento anonime a musiche più concitate o addirittura in stile opera. Finita la breve parentesi sul piano tecnico torniamo alla sua struttura bizzarra e per facilitarne la comprensione basta fare un esempio ed accennare che basta guardare un paio di episodi per trovare in essi spunti di commedia, avventura, spruzzatine di thriller, paranormale; con atmosfere allegre pronte un attimo dopo a diventare cupe, misteri e combattimenti con antagonisti normali e sovrannaturali, leggende e racconti folcloristici che prendono vita e chi più ne ha, più ne metta. Un piatto dunque di certo ricco, decisamente variegato, che potrà risultare piacevole per qualcuno, ma sicuramente indigesto per altri e noi come al solito rimandiamo la sentenza a voi lettori.

Kannagi

Jin è un ragazzo che fin da piccolo ha avuto una forte predisposizione nel percepire il sovrannaturale, ma trovarsi all improvviso in casa un dea della terra nei “panni” di una bella ragazza della sua età, è sicuramente una cosa che nemmeno lui si sarebbe mai immaginato. Tutto ha inizio quando egli utilizza un pezzo di un albero sacro per intagliarvi la raffigurazione di una dea, forse ricordando inconsciamente una visione che ebbe da bambino, che però non appena si ricongiunge con la terra, innesca il processo che la porterà ad assumere le sembianze della giovane ragazza sopraccitata. Essendo una dea della terra Nagi (questo il suo nome) ha il compito di scacciare le impurità, spiriti malvagi che iniziano ad apparire ed infestare il luogo dopo l'abbattimento dell'albero sacro, e per farlo avrà bisogno dell aiuto di Jin; per questo si auto-inviterà a vivere sotto il suo stesso tetto con tutti i problemi e le ovvie situazioni imbarazzanti che questa decisione porterà con se. Già perché Nagi non è proprio come ognuno di noi immagina una dea; è rozza, casinista, bugiarda e si comporta come le pare: aggiungiamo che essendo stata addormentata per tantissimo tempo conosce poco e niente della civiltà in cui si è risvegliata, portando altri imbarazzi al suo giovane coinquilino. La faccenda poi si complicherà con l'entrata in scena dell'amica di infanzia di Jin e con la continua integrazione di Nagi nella sua vita privata.
Dalla breve descrizione si è già capito che questa è una commedia alquanto classica, con la tipica situazione di un improvvisa comparsa/convivenza di una ragazza che cambierà la vita del protagonista, ma nonostante questo Kannagi ha le sue qualità e riesce ad essere divertente in più di un occasione, meritando quindi l'interesse dello spettatore, anche grazie alla pazza dea protagonista, che regge quasi da sola l'intero show... fidatevi anche voi apprezzerete la bella Nagi!

Tales of the Abyss

Auldrant è un pianeta composto da particolari particelle chiamate Fonim e per lungo tempo si è creduto fossero soltanto sei. Un giorno però dopo la scoperta del settimo di questi elementi, caos e guerre imperversarono sul fino ad allora pacifico corpo celeste: col settimo Fonim si poteva conoscere il futuro, e fu letto da una grande sacerdotessa che ne scrisse il contenuto su varie tavole di pietra sparse per il mondo. Queste ultime sono diventate ben presto l'oggetto del desiderio dei due regni/nazioni più potenti: quello di Kimlasca e quello di Malkuth, che quindi si diedero battaglia per procurarsele. Ora vige un trattato di pace, ma la situazione resta alquanto instabile. Immerso in questo scenario, il nostro protagonista è Luke Fon Fabre, figlio del regnante di Kimlasca. Rapito in giovane età e tenuto prigioniero per lungo tempo dal regno avversario, è per questo motivo costretto a vivere segregato nella sua dimora, senza poter mai uscire e conoscere il mondo che lo circonda, ma un giorno che sembra scorrere come altri invece gli riserverà una sorpresa e Luke si troverà ben presto coinvolto in eventi che sconvolgeranno la storia del pianeta e la sua conoscenza degli altri, ma sopratutto di se stesso.
Tales of the Abyss è l adattamento dell'omonimo jrpg uscito per Ps2 alcuni anni fa e buona novella, almeno per gli appassionati del suddetto titolo, è che l' anime ne è la forse fin troppo perfetta (nel limite del possibile e del media ovviamente) trasposizione. Potendo contare su un budget sopra la media, TotA può vantare ottime animazioni e un design dei personaggi praticamente identico al videogame, dal quale “ruba” anche alcune musiche, tra cui l'opening. Se dal punto di vista tecnico quindi prendere quanto più possibile dal vg e traslarlo in anime è un bene, lo stesso non si può dire del resto, dove la mole di spiegazioni, di termini, dialoghi, nomi di personaggi e luoghi appaiono a volte troppo forzati e ridondanti, rendendo il tutto farraginoso e a volte non troppo scorrevole. Trasposizione più che eccellente dunque, ma questo è il suo maggior pregio o il suo maggior difetto? Come sempre a voi l'ultima parola.