L'anime di Goblin Slayer sta riscuotendo un buon successo tanto in patria quanto in Italia, grazie alla trasmissione in simulcast di VVVVID.it. Molti non sanno che la serie televisiva di White Fox trae ispirazione da un'opera originale, una serie di light novel scritte da Kumo Kagyu e illustrate da Noboru Kannatsuki; in realtà, l'anime risulta un adattamento più della versione manga, altra declinazione dei romanzi originali pubblicata in seguito su Big Gangan di Square-Enix, che delle light novel stesse. Realizzato da Kousuke Kurose, con la collaborazione di Kumo Kagyu e il characer design di Kannatuski, il manga è stato recentemente pubblicato in Italia da J-POP. Abbiamo dato uno sguardo al primo volume dell'opera, che non tradisce tutte le buone premesse già suscitateci dalla serie animata attualmente in corso.
Morte ai goblin
Le vicende raccontate nel primo volume di Goblin Slayer corrispondono, per chi l'ha visto, ai primi due episodi dell'anime di White Fox. Ambientate in un mondo dark fantasy, esse narrano l'epopea di un misterioso cavaliere in armatura a caccia di goblin, desideroso di vendicare le atrocità subite in gioventù dalla sua famiglia a causa delle razzie di un gruppo di feroci creature. Nel mondo di Goblin Slayer, raggiunta una certa età, ogni individuo può scegliere di intraprendere la via dell'avventuriero, unendosi a un gruppo per andare a caccia di bestie o intraprendere missioni per conto di una gilda. Il worldbuilding imbastito dall'opera, come abbiamo già avuto modo di analizzare, attinge non poco dai crismi più classici di un RPG: ogni party, infatti, è costituito dal mago, dal tank, dal guerriero e da un guaritore, perlomeno solitamente. Ed è proprio una guaritrice la protagonista del racconto, una giovane donna che decide di partire con un neonato e inesperto gruppo di avventurieri, desiderosi di sterminare un branco di goblin che sembra apparentemente innocuo. Quella che sembra tuttavia una facile scampagnata tra gli anfratti di una tana oscura si trasforma in una vera e propria tragedia, in cui quelli che nelle prime pagine del manga ci erano sembrati i protagonisti del racconto si trasformano in quel che sono destinati a essere: carne da macello.
A poco a poco, la guaritrice vede morire i suoi compagni nei modi più atroci: trucidati, divorati, stuprati. Proprio nel momento più buio, però, dalle tenebre emerge una figura imponente, minacciosa e ben armata: il Goblin Slayer, la cui lama cala implacabile sulle creature verdastre, consumando una strage ancora più cruda di quella avvenuta poco prima ai danni dei poveri e ignari avventurieri.
Più forte dell'anime
La guaritrice avrà poi modo di conoscere il vero protagonista del racconto: il guerriero solitario e taciturno, che non si mostra mai in volto, ha votato la sua vita allo sterminio dei goblin. Nei capitoli successivi apprendiamo meglio il passato di questo ombroso anti-eroe e facciamo la conoscenza di nuovi personaggi che, divisi tra il passato e il presente del Goblin Slayer, contribuiscono ad arricchire la personalità del protagonista.
È soltanto verso la fase conclusiva del primo volume, dunque, che inizia effettivamente la nostra storia, dopo che i primi capitoli fungono da effettivo prologo per presentare le dinamiche di un worldbuilding molto più crudo di quanto ci si aspettasse rispetto alla grafica utilizzata. Lo stile del manga di Goblin Slayer, più definito rispetto a quello dell'anime, riesce a tratteggiare finemente i lineamenti dolci di personaggi come la guaritrice, ma anche a definire quelli spigolosi e rudi dei mostri e delle creature, così come il particolare character design del protagonista, una figura che si staglia sopra tutte per carisma e presenza scenica - distinguendosi peraltro dagli altri, il cui stile non risulta particolarmente originale. Il manga di Kagyu e Kurose, com'è noto ai fan dell'opera, non si preclude temi e risvolti estremamente crudi e violenti: l'atmosfera generale della produzione è ancora più violenta rispetto alla versione anime, che in alcuni frangenti ha preferito censurare certe scene particolarmente forti con una messa in scena meno esplicita rispetto ai disegni di Kurose.
In tal senso, la versione a fumetti di Goblin Slayer non si preclude delle sfumature ecchi piuttosto forti, non soltanto nelle fasi più cruente in cui si consumano gli stupri e gli abusi più atroci, ma anche nella quotidianità di alcuni personaggi: una dose decisamente abbondante di fan service, insomma, che sommata ai contenuti piuttosto crudi rende Goblin Slayer - più della versione anime - un prodotto maturo e non alla portata di tutti, poiché potrebbe urtare la sensibilità dei lettori emotivamente più fragili.
Il manga di Goblin Slayer può rappresentare un ottimo "approfondimento" per chi avesse già apprezzato i toni crudi e oscuri intravisti nella versione anime di White Fox. Le tavole di Kousuke Kurose, infatti, tratteggiano una messa in scena ancora più esplicita e violenta, in termini anche sessuali, rispetto alla serie televisiva, con delle forti sfumature ecchi che - nei disegni del manga - trovano una dimensione ancora più matura.