I Cavalieri dello Zodiaco: prime impressioni sul remake di Saint Seiya

Analizziamo il primo episodio del remake di Saint Seiya, che riscrive in parte le origini dei protagonisti: disponibile, da oggi, su Netflix.

I Cavalieri dello Zodiaco: prime impressioni sul remake di Saint Seiya
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Ci siamo: il Cosmo è tornato a bruciare nei nostri animi e i Cavalieri dello Zodiaco sono tornati. Lo hanno fatto in una veste decisamente inedita, non esente da polemiche soprattutto nel corso dell'ultimo anno, ma infine i primi 6 episodi de I Cavalieri dello Zodiaco: Saint Seiya - anime in 3DCG realizzato da Studio MEIRIS e distribuito da Netflix - sono stati caricati sulla piattaforma streaming del colosso americano. Abbiamo visto il primo episodio, del quale siamo pronti ad analizzarne pregi e difetti prima di gettarci nella disamina conclusiva della prima parte di questa stagione 1. Ci teniamo a precisare che il percorso che inizieremo oggi non ci porterà direttamente alla recensione: allo stato attuale dei lavori sappiamo che la prima stagione del remake di Saint Seiya sarà composta da 12 episodi, che copriranno sia la Guerra Galattica che la battaglia contro i Saint d'Argento. Quella disponibile da oggi, 19 luglio, è quindi solo una prima tranche, di cui la restante parte arriverà nei prossimi mesi su Netflix. E dunque, iniziamo: voi lo sentite il Cosmo bruciare?

Seiya

Il primo, difficile elemento che vogliamo sottolineare in questa sede è che il primo episodio di Saint Seiya targato Netflix ci ha confermato ciò che sospettavamo da tempo: dimentichiamoci, in larga parte, le premesse iniziali che caratterizzavano l'anime classico della Toei Animation, così come il manga di Masami Kurumada. Questa nuova versione de I Cavalieri dello Zodiaco vuole parlare un linguaggio decisamente più moderno, calando la mitologia originale in un contesto "svecchiato" dagli stereotipi a cui il pubblico di vecchia data era abituato.

Ciò desterà non poche polemiche, questo lo sappiamo già: in tal senso attenderemo di valutare il prodotto finale, soprattutto per giudicare nel complesso il processo di riscrittura operato da Studio MEIRIS, sotto la supervisione dello story director Eugene Son. Il primo (forse doloroso) colpo al cuore lo abbiamo già con i primi minuti della puntata 1, che riscrive in maniera piuttosto drastica le origini del protagonista: Seiya (doppiato nuovamente dal sempreverde Ivo De Palma) viveva tranquillamente con sua sorella Patricia, la quale sembrava essere in possesso di un potere particolare in grado di far brillare le sue mani. Chi conosce l'immaginario di Saint Seiya sa bene che questa manifestazione altro non è che una reinterpretazione del Cosmo: ed è qui che troviamo la prima grande differenza rispetto all'opera originale, dare cioè alla sorella perduta di Pegasus un ruolo preponderante nel racconto sin dall'inizio. I due bambini sono braccati da una misteriosa organizzazione militare che sembra intenzionata ad uccidere tutti coloro che possiedono in sé il potere del Cosmo; tuttavia, proprio quando il loro destino sembra ormai segnato, un bagliore di luce dorata si frappone tra i due giovani e i loro aguzzini: Ioria, Cavaliere d'Oro del Leone, compare con le sue vestigia scintillanti, pronto a scatenare il suo portentoso Sacro Leo per salvare Seiya e Patricia dalle grinfie dei soldati... prima di sparire, esattamente come era comparso, portando con sé la ragazza, ferita da un proiettile e priva di sensi, lasciando il nostro eroe solo e senza più una famiglia.

Molti anni dopo un giovane percorre le strade della sua città su uno skate. Getta una lattina, ma non fa centro nel cassonetto dell'immondizia. Torna indietro, raccoglie il rifiuto e lo ripone nella spazzatura. Un piccolo gesto che ci fa capire quanto Seiya sia un giovane dal cuore puro e genuino, come dimostra il suo tentativo di difendere un barbone dalle grinfie di una gang di quartiere. Il suo misterioso potere, lo stesso che condannò Patricia anni prima, si manifesta, esponendolo alla pubblica piazza attraverso una video clip diffusa sui social media.

L'elemento moderno sembra centrale in questa rivisitazione dei Cavalieri dello Zodiaco: i protagonisti hanno gli smartphone, utilizzano i social network e, pensando ancora più in grande, le multinazionali e le organizzazioni militari sono dotate di tecnologie all'avanguardia. Pegasus lo scopre a sue spese quando, nel cuore della notte, viene rapito dall'orfanotrofio in cui vive ed è portato al cospetto del vecchio Alman, un anziano filantropo che gli svela tutta la verità sul suo destino: sin dall'alba dei tempi, a cadenza secolare, le divinità dell'Antica Grecia si risvegliano e iniziano a contrastare la Dea Atena, protettrice dell'umanità.

Atena è supportata dai Cavalieri, giovani e indomiti guerrieri destinati a proteggerla dalle schiere comandate da Ade, Signore degli Inferi, e Nettuno, sovrano dei mari. Proprio come nella mitologia originale, è il cavaliere della costellazione di Pegasus a rappresentare l'ultimo baluardo a protezione della Dea, la quale sembra essere legata a doppio filo a un fato controverso - e qui, ancora una volta, entriamo in contrasto con la mitologia classica: se, da un lato, Atena è la divinità che governa gli uomini, al tempo stesso sembra sia destinata a segnarne l'estinzione, ed è probabilmente per questo che la misteriosa organizzazione militare intende porre fine alla vita dei potenziali Cavalieri.

Chissà che, a questo punto, gli intenti di Ade e Nettuno non si rivelino più "nobili" di quel che pensiamo, ovvero annullare la profezia che vorrebbe Atena e i suoi Saint destinati a provocare la fine del mondo. Il vecchio Alman, quindici anni prima, scoprì tutto questo quando incontrò un morente Micene, Cavaliere dorato di Sagitter, il quale portava con sé una neonata: in tal caso le origini di Saori Kido (all'anagrafe italiana Lady Isabel) sembrano coincidere con quelle dell'anime e del manga degli anni Ottanta, ma anche in questo caso intervengono elementi inediti. Alman, infatti, era accompagnato da un suo socio in affari, Vander Guraad: un uomo avido e malvagio, che al contrario del suo amico accolse con sfavore la notizia sull'imminente guerra santa. Ed è a lui, infatti, che fa capo l'esercito dell'oscurità, intenzionato ad eliminare tutti coloro che potrebbero prendere parte al conflitto tra le divinità.

Cavalieri un po' diversi

Insomma, volendo riassumere le premesse narrative de I Cavalieri dello Zodiaco: Saint Seiya possiamo dire che Studio MEIRIS ha optato per un mix tra fedeltà e innovazione rispetto al canovaccio che conosciamo tutti. Il problema è che, per adesso, il risultato è davvero poco convincente: l'operazione di riscrittura delle origini di Seiya non ci sembra poi un grosso problema, ma sono alcuni cardini della sceneggiatura a lasciarci perplessi.

Il primo episodio spazia tra momenti didascalici imponenti (i flashback dedicati al racconto della mitologia, impreziositi da disegni "dipinti" a mano, sono davvero apprezzabili) a scene che rasentano l'imbarazzo: è il caso di Mylock che abbatte un gruppo di soldati corazzati con una spada di legno - piacevole riferimento alla serie animata, ma poco consono al maggiore realismo di cui sembra impreziosito questo remake - o ancora di Isabel e del suo maggiordomo che si lanciano nel vuoto con una moto provvista di paracadute. Avremo modo di proseguire nel racconto e di capire come inizierà l'addestramento di Seiya in Grecia, ma soprattutto di vedere gli altri eroi e di valutare il ritmo del racconto: ci sembra che il pilot si prenda i suoi tempi, senza troppe necessità di correre con la narrazione. Eppure, scorrendo i titoli degli episodi successivi, non possiamo fare a meno di notare che arriveremo alla sesta puntata dopo essere passati per l'addestramento con Castalia, il conseguimento dell'armatura di bronzo, l'inizio della Guerra Galattica, il duello tra Seiya e Shiryu, l'avvento di Phoenix e dei Cavalieri Neri e la battaglia finale contro Ikki. In questo frangente, a questo punto, dubitiamo che ci sia spazio per la parentesi di Mu, che nella serie animata interviene per ripristinare le corazze di Pegasus e Dragone.

La CGI

Venendo al comparto tecnico - che era, peraltro, il maggiore elemento di curiosità - per il momento abbiamo visto troppo poco per dare un giudizio esaustivo. L'utilizzo della CGI ci sembra superiore ad alcuni recenti prodotti targati Netflix, ma non è a nostro parere sufficiente per soddisfare appieno un pubblico esigente e affezionato al disegno tradizionale. I modelli dei personaggi paiono buoni, rispettosi del tratto originale di Kurumada e soprattutto piuttosto espressivi soprattutto in occasione dei primi piani.

Occorrerà però valutare le scene d'azione per ammirare le animazioni, un elemento che nel primo episodio non abbiamo potuto osservare. Per il momento, a nostro parere, i modelli sono troppo plastici e caratterizzati da movimenti poco fluidi e naturali; l'elemento peggiore risiede soprattutto negli scenari, decisamente più sottotono rispetto ai modelli poligonali dei protagonisti.

Vecchie conoscenze

Spendiamo, ora, due parole sull'adattamento italiano, diretto da Luca Ghignone e curato nei dialoghi da Ivo De Palma, doppiatore italiano storico di Pegasus. Sul versante delle traduzioni ci sembra che lo studio italiano abbia optato per un mix tra adattamento classico e una versione più fedele.

Un miscuglio che, francamente, non reputiamo del tutto a fuoco. Facciamo un esempio: il protagonista si chiama Seiya, e non Pegasus come nella versione classica. Eppure nomenclature come Cavalieri (e non Saint) o nomi come Isabel e Alman (non Saori e Mitsumasa) permangono anche nel nuovo adattamento di Netflix: avremo modo di approfondire ulteriormente il doppiaggio italiano del nuovo Saint Seiya, anche se avremmo preferito che (nel rispetto dei testi originali) venisse svolto un lavoro di totale fedeltà ai termini nipponici.

Le terminologie auliche della vecchia versione italiana, in ogni caso, sembrano un ricordo lontano: a ragion veduta, in fondo, poiché una scelta simile avrebbe finito con lo stridere rispetto al linguaggio decisamente più moderno che il remake vuole parlare. Passando alle voci, come già detto, Ivo De Palma torna a interpretare il protagonista che l'ha reso iconico agli occhi dei fan di Saint Seiya: la sua voce, intramontabile e ben calata nel ruolo, si adatterà forse di più al Seiya che vedremo nei prossimi episodi.

Il protagonista del primo episodio, infatti, non è ancora un ragazzo pienamente "formato" nel corpo e nello spirito, in quanto deve ancora sostenere il durissimo allenamento che lo renderà Cavaliere. Il timbro abbastanza profondo di Ivo De Palma fa il possibile per dare freschezza a un personaggio che, per design, sembra ancora più infantile rispetto a prima: il risultato, in ogni caso, andrà valutato meglio a prodotto finito. Per quanto riguarda il resto del cast possiamo confermare che alcune voci storiche sono rimaste legate al loro personaggio: sappiamo, grazie ai trailer, che Luigi Rosa tornerà nei panni di Crystal/Hyoga, mentre l'episodio 1 ci ha confermato anche Dania Cericola ad interpretare nuovamente Isabel.

Per ora, insomma, il remake di Saint Seiya prodotto da Netflix non è né promosso né bocciato: è un timido nì, rimandato al giudizio finale, quando avremo visionato tutto il primo arco narrativo dei nuovi Cavalieri dello Zodiaco.