Souten No Ken: Regenesis: primo sguardo al sequel de Le Origini del Mito

Il nuovo anime di Ken il Guerriero riparte con Souten No Ken: Regenesis, seguito diretto della storia di Kenshiro Kasumi nella Shanghai degli anni 30.

Souten No Ken: Regenesis: primo sguardo al sequel de Le Origini del Mito
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L'immaginario di Tetsuo Hara e Buronson è tanto crudele quanto vasto. Che sia in un universo post-apocalittico, tra arsure desertiche, folli imperatori e predoni inferociti, oppure in uno sfavillante agglomerato urbano degli anni '30, in mezzo a lustrini, casinò e malavita, esiste una sola ed unica costante: la violenza. Benché declinata in modo diverso, la spietatezza che serpeggia nel manga Souten No Ken, prequel del ben più celebre Hokuto No Ken, resta comunque di grandissimo impatto. Peccato soltanto che la trasposizione animata - conosciuta in Italia come Ken il Guerriero: Le origini del mito - non si sia dimostrata degna dell'illustre nome che porta. Sono passati più di 10 anni dalla conclusione della prima serie, che copriva però solo una parte del manga di partenza: ecco perché ora lo studio Polygon Pictures (autore di Ajin: Demi-Human e Blame!) ha ben pensato di proseguire la narrazione da dove si era interrotta, realizzando Souten No Ken: Regenesis, quello che può essere considerato a tutti gli effetti un sequel diretto de Le Origini del Mito datato 2006.
Il titolo del nuovo adattamento è, inoltre, lo stesso del manga RE:Genesis, partorito dalla matita di Hideki Tsuji, allievo di Hara, che riprende la trama esattamente dal punto in cui era terminato il manga del maestro. L'omonimia lascia quindi presagire che l'anime (ancora inedito qui da noi, ma previsto nel corso dell'anno su Amazon Prime Video) finirà per incastrarsi con le vicende raccontate tra le pagine di Tsuji, allo stato attuale in corso di pubblicazione nelle terre del Sol Levante. Senza dati certi alla mano, l'unica certezza è che questo Regenesis riparte dall'episodio 26 della prima stagione. Mossi dalla curiosità di conoscere quale destino attende il 62esimo discendente della Divina Scuola di Hokuto, Kenshiro Kasumi (lo zio del ben più noto Ken), abbiamo dato uno sguardo alle 5 puntate iniziali, caratterizzate da uno stile visivo ben diverso da quello del predecessore: l'animazione tradizionale, difatti, ha lasciato posto all'utilizzo della CGI, per un risultato, a voler essere sinceri, tutt'altro che "stellare".

Il ritorno del Re degli Inferi

Anche i diavoli vogliono trovare la pace. Kenshiro Kasumi, il Re degli Inferi, sembra averla conquistata tra le braccia della sua amata Yu Ling, ora a capo del sindacato malavitoso della Chinpan, che governa su Shanghai. Ma c'è un altro demone in agguato, ancora più forte, implacabile, "apocalittico". La guerra è alle porte: l'esercito tedesco ha allungato le sue zanne su un misterioso catalogo, che pare contenga al suo interno la lista di preziosissime opere d'arte, le quali - ovviamente -fanno gola alle fauci fameliche dei nazisti. I soldati, pur di recuperarlo, si mettono sulle tracce di una bambina, Erika Arendt, che sembra essere l'unica a sapere dove si trovi l'elenco. Con la famiglia totalmente sterminata, la piccola viaggia in compagnia del suo "protettore" Fei-Yan, un uomo rigoroso, forte ed impietoso, che, dinanzi agli occhi candidi e puri della fanciulla, ha imparato di nuovo il valore delle lacrime. La loro storia si intreccerà ovviamente con quella di Ken, mentre sullo sfondo imperversano venti di una guerra che, sappiamo, sarà inevitabile e catastrofica. Tra le maglie di un conflitto su scala mondiale, si insinua anche l'eterna lotta tra le "divine" scuole di arti marziali: nelle strade di Shanghai, difatti, si muove, silenzioso e letale, un assassino intenzionato ad estirpare la radice della Stella del Nord dal firmamento.
Rispetto alla scorsa stagione, Regenesis struttura la trama su diversi piani che scorrono, al momento, del tutto paralleli, salvo poi - nel prossimo futuro - mescolarsi l'uno con l'altro. Questa prima tornata di episodi introduce i nuovi ingressi del cast con dovizia di particolari, ma a tratti frammenta eccessivamente il tessuto narrativo, proponendo un tipo di racconto ad "incastro" che, episodio dopo episodio, sfrutta i flashback come tasselli di un puzzle da ricomporre. Il problema non risiede certo nella scelta di simile stratagemma, quanto nella qualità della sceneggiatura, che spesso arranca dinanzi a dialoghi e situazioni in cui il pathos inizia a vacillare. Anche in quelle sequenze che dovrebbero garantire un impatto emotivo molto potente, il tutto viene veicolato con una certa frettolosità, proprio in nome di una frammentarietà che detta un ritmo alquanto sincopato. E così, momenti assai significativi, istanti dolorosi e frangenti di estremo pericolo ci scorrono dinanzi agli occhi con la stessa rapidità con cui, dopo un pugno di Ken, sopraggiunge la morte. Resta da capire se questo andamento sia limitato alle puntate iniziali, quando sul campo devono essere presentate le pedine di un racconto palesemente corale, o se anche in seguito la serie manterrà lo stesso stile.

Regenesis riprende ed amplifica le tematiche già trattate ne Le Origini del Mito, tra amicizie virili, sacrifici d'amore e battaglie all'ultimo sangue, mentre sullo sfondo incombe l'ombra di un dramma inevitabile. Ora che il tono della storia non verte più sul confronto tra bande criminali ma su un conflitto di scala globale, anche Ken sembra aver mutato in parte l'atteggiamento spaccone che contraddistingueva la scorsa serie: ora è più silenzioso, rigido, triste. Laddove in passato si accendeva una sigaretta solo poco prima di un duello mortale, ora il protagonista fuma più chicche contemporaneamente anche nei momenti di relativa tranquillità, come se fosse sintomatico di un'ansia che comincia ad attanagliargli costantemente l'anima. L'impressione, quindi, è che il carattere di questo Kenshiro inizi ad assomigliare, sempre di più, a quello del nipote che tutti noi abbiamo imparato a conoscere. Come rovescio della medaglia, il 62esimo successore della divina scuola di Hokuto, pur di fronte a tragedie terrificanti, mostra molta meno empatia, restando quasi impassibile, freddo e spigoloso: il suo pianto viene sostituito da un pugno stretto, in silenzio, per soffocare il dolore. Le note dolenti, purtroppo, provengono dalla resa visiva: la scelta di abbandonare uno stile "a mano" in favore di uno interamente digitalizzato potrebbe non essere stata del tutto saggia per un anime come Souten No Ken. Benché la CGI possegga una qualità di tutto rispetto, la rigidità delle animazioni, sia durante semplici movimenti sia nel corso dei combattimenti, causa uno spiacevole effetto "singhiozzo" che non rende giustizia all'opera di Hara.

In più, le proporzioni, da sempre "eccessive" e fuori misura (come insegna il tratto del maestro), in Regenesis assumono contorni quasi caricaturali e grotteschi. A chiosa, la decisione di realizzare i personaggi in CGI e gli sfondi in formato tradizionale, inoltre, genera a tratti un contrasto abbastanza spiacevole: echi pittorici di una Shanghai al tramonto vengono sporcati da "modelli poligonali" che infrangono la bellezza visiva dell'inquadratura.

Souten No Ken Regenesis - Ken il Guerriero: Le Origini del Mito Souten No Ken: Regenesis parte timidamente. Introduce nuovi protagonisti, tagliuzza il racconto e lo ricompone a mo’ di puzzle narrativo, modificando i toni della vicenda e gettando i semi per una futura apocalisse. E se gli intenti della sceneggiatura sono ancora tutti da verificare, rimane il rammarico per una componente grafica forse inadeguata allo stile, violento e ruvido, di Tetsuo Hara. Vedremo nei prossimi episodi se la Stella del Nord brillerà con maggior vigore rispetto a quella della prima stagione. Le premesse non sono entusiasmanti, ma il destino - si sa - è imprevedibile.