Takt Op. Destiny: l'anime di Studio MAPPA e Madhouse parte al meglio?

Takt Op. Destiny è un prodotto che sulla carta potrebbe essere interessante, ma cosa possiamo realmente aspettarci dalle prossime puntate?

Takt Op. Destiny: l'anime di Studio MAPPA e Madhouse parte al meglio?
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Se negli ultimi anni lo Studio Madhouse sembra esser quasi scomparso dai riflettori rispetto ai fasti della precedente decade, il prolifico e discusso Studio MAPPA - al centro di alcune polemiche negli scorsi mesi a causa di spiacevoli dichiarazioni dei dipendenti, che mettevano in luce le loro problematiche condizioni di lavoro - è invece casa di alcune delle serie più apprezzate del momento come Jujutsu kaisen (qui trovate la nostra recensione di Jujutsu Kaisen) e L'attacco dei giganti. Dalle premesse, sembra chiaro che tra i titoli in uscita in questa stagione Takt op. Destiny, coproduzione firmata dagli studi sopracitati e acquisita da Crunchyroll per il suo palinsesto autunnale, sia tra le serie da tenere d'occhio.

Ci troviamo nel 2047 in una sorta di mondo post-apocalittico che ha dovuto rinunciare alla musica: tempo addietro un meteorite nero è caduto sulla terra, rilasciando orde di mostri chiamati D2 che, attirati da ogni forma di suono prodotta dall'uomo, e in particolare da quelli elaborati e armoniosi, hanno seminato morte e distruzione. Come diretta conseguenza, ogni melodia è stata bandita. L'unica Speranza dell'umanità sono i Musicart, esseri che attingono potere proprio dalla musica e che grazie ad essa sono in grado di eliminare i D2, lottando in coppia con i "direttori d'orchestra".

Cosa possiamo aspettarci?

Takt op. Destiny nasce come progetto crossmediale a tema musica classica prodotto da Bandai e DeNa, infatti oltre alla serie animata verrà distribuito anche un videogioco mobile. Non si tratta della classica trasposizione stagionale da manga o light novel, dunque è lecito supporre possa esserci un ampio margine di manovra nella gestione di storia e personaggi, ma allo stesso tempo l'assenza di punti di riferimento rende ancora più difficile trovare una quadra. Se sulla carta si presenta come un anime potenzialmente di successo, guardando meglio lo staff

al lavoro sulla produzione ci si rende conto di ritrovarsi di fronte ad un progetto minore. Il regista, Yuuki Itou, non ha diretto finora titoli degni di nota e proprio questa potrebbe essere la sua grande occasione. Lo ricordiamo per la prima serie animata di Granblue Fantasy (leggete la nostra recensione dell'anime di Grandblue Fantasy) e per il meno noto Mahou Shoujo Lyrical Nanoha ViVid. Sarà poi interessante scoprire come se la caverà Kiyoko Yoshimura, sceneggiatore altalenante che, pur con alcuni prodotti discreti alle spalle come The Legend of the Legendary Heroes, di recente ha lavorato a The God of High School, un progetto complessivamente valido, ma non sempre a fuoco proprio sul piano della scrittura (su queste pagine potete trovare anche una recensione di The god of high school). Al netto di una sinossi non propriamente brillante ma con qualche spunto potenzialmente valido, il rischio che Takt op. Destiny possa rivelarsi un semplice collage di scene ben animate è dietro l'angolo.

Solo una vetrina tecnica?

Il primo episodio ci introduce rapidamente nell'America futuristica in cui si muovono i protagonisti con un classico prologo a illustrazioni, ma tolte le premesse della vicenda, l'ambientazione da un punto di vista estetico per il momento risulta in buona parte anonima e scarna, soprattutto nelle fasi iniziali. Nella seconda sezione, che grossomodo coincide con il tramonto e la sequenza notturna, vi è tuttavia un miglioramento generale dei fondali grazie a un utilizzo più espressivo della luce e dei contrasti tonali, che va a compensare la sensazione di aridità iniziale.

In questo modo viene resa giustizia anche al character design di Reiko Nagasawa - riadattato dalle illustrazione originali di LAM per il contesto anime - che concorre alla presentazione di quello che sembra un cast variegato e colorito. A convincere meno allo stato attuale è invece il design dei D2, decisamente piatto e non all'altezza del resto.

La storia sembra viaggiare su toni leggeri, tendenti al comico, dunque è ancora troppo presto per capire che cosa aspettarsi in termini di approfondimento psicologico dei protagonisti o di pathos delle vicende. Sicuramente non è facile scrollarsi di dosso la sensazione di già visto, il che raramente è un segnale positivo. Ciò detto, i punti di forza, com'era intuibile dalla nomea degli studi di produzione in gioco, sono le ottime sequenze d'azione, in particolare i cut animati da Takeshi Maenami e Toru Iwazawa nello scontro finale.

La regia nei combattimenti non risulta confusionaria nemmeno nei momenti più concitati, mantenendo un ottimo equilibrio tra dinamismo, spettacolorità e chiarezza della messa in scena - con la giusta enfasi nella gestualità del protagonista, ovviamente riconducibile alla direzione d'orchestra. La colonna sonora nelle mani di Yoshihiro IKE sembra puntare alla varietà nonostante il classicismo delle premesse, spaziando dalla Sonata al chiaro di luna di Beethoven a musicalità più pop.

Il ruolo della musica

Film e serie anime a tema musicale ce ne sono molti, dai sottogeneri più disparati e dalle accoppiate più impensabili. Anche in questo caso, in quanto fulcro del progetto, è auspicabile che la musica non sia solo un elemento fine a se stesso e che anzi serva a raccontare in maniera più coinvolgente una storia che altrimenti sembra poggiarsi fin troppo su una successione di stereotipi.

Basti pensare a opere come Sakamichi no Apollon in cui la musica non è altro che un fattore di connessione emotiva che unisce i personaggi in un racconto di amicizia e di crescita; o al più recente Carole & Tuesday in cui, pur cadendo in alcune semplificazioni e ingenuità, gli argomenti trattati sono numerosissimi e attuali, politici e sociali, dalla discriminazione razziale alla disparità economica, in un agone di diversità in cui l'universalità della musica assurge a forza unificatrice.

Dalla prima puntata di Takt op. Destiny possiamo già farci un'idea di quanto l'opera sembri ruotare attorno a questo tema. Non solo il protagonista,Takt Asashina, ne sembra ossessionato al punto da non riuscire a trattenersi dall'interagire con qualsiasi strumento gli capiti a tiro purché produca una melodia (persino un jukebox o, nei casi più disperati, il finestrino dell'auto), ma la sua relazione con la giovane musicart, Unmei/Destiny, vuole palesemente suggerire l'idea del rapporto tra l'artista e il suo strumento, tra conflittualità e consonanza.

Lei infatti si rivela il classico personaggio apatico e quasi privo di sentimenti, ma lascia trasparire, come spesso accade, un carattere che è tutto fuorché non umano, in opposizione alla presentazione iniziale. Sebbene questo aspetto sia mitigato dai siparietti comici e dall'affettuosità con cui le si rivolge Anna, la loro accompagnatrice, Unmei a conti fatti si riferisce a se stessa come "arma" e afferma di voler richiedere un'accordatura per sistemare alcuni problemi prestazionali, ponendo ulteriormente l'accento sulla sua natura strumentale.

Insomma, sulla carta il nuovo anime su Crunchyroll sembra prestare il fianco ad una serie di cliché tipici del genere di riferimento, ma vale la pena dargli una possibilità per alcuni innegabili pregi.

Takt Op. Destiny TAKT OP. DESTINY porta la firma di due rinomati studi d'animazione, ma questo non necessariamente è sempre sinonimo di qualità tecnica e di scrittura. Il primo episodio risulta in linea con quanto ci si poteva aspettare dai trailer, caratterizzato da discrete sequenze action e da un ritmo funzionale. La storia invece, pur non brillando affatto per originalità e imprevedibilità, potrebbe presentare comunque qualche potenziale elemento d'interesse, ammesso che non rimangano adombrati dall'eccessiva stereotipia.