Watch Dogs Legion: il videogioco Ubisoft diventa un fumetto Star Comics

Abbiamo letto il primo volume di Watch Dogs: Legion, adattamento cartaceo del noto titolo di casa Ubisoft: ecco i nostri pareri.

Watch Dogs Legion: il videogioco Ubisoft diventa un fumetto Star Comics
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Sono trascorsi due anni da quando Watch Dogs: Legion ci ha portati tra le sporche e pericolose strade di una Londra distopica (se siete curiosi di conoscere i nostri pareri, vi consigliamo di leggere la nostra recensione di Watch Dogs: Legion), ma sembra che la storia degli hacktivisti sia ben lontana dal concludersi: lo scorso 19 gennaio, Star Comics ha portato nelle nostre fumetterie il primo dei due volumi di Watch Dogs: Legion, una nuova storia nata dalla penna di Sylvain Runberg (Cronache di Under York) e dalla matita di Gabriel Germain (Silencio). Abbiamo letto il primo volume e possiamo dirvi che, tra pregi e difetti, si pone come un tie-in che si avvicina ai fan del franchise, ma anche a chi non lo conosce.

Cani e padroni

Il fumetto di Watch Dogs: Legion si svolge nello stesso contesto futuristico e distopico che caratterizza il videogioco di casa Ubisoft: una Londra 2.0, in cui la polizia privata Albion pattuglia le strade, ma non sempre difende i cittadini, perché lascia agire indisturbato il clan Kelley, un gruppo di criminali che non ci pensa due volte a creare disordini, generando un clima di terrore.

Invece di preoccuparsi della miseria dilagante, di una forza di polizia che non sempre fa il suo dovere, e della criminalità organizzata che sta prendendo poco alla volta il controllo di Londra, il governo ha fatto convergere l'odio pubblico verso gli hacker del DedSec, gli unici che vogliono riportare l'ordine in città, nonostante vengano visti come dei terroristi. In questo si nota la bravura di Sylvain Runberg nel dare vita ad un mondo orwelliano che si accostasse a quello imbastito da Ubisoft, così da essere familiare ai giocatori, che possono cogliere ciò che viene detto solo nel videogioco, e al tempo stesso godibile anche a chi non conosce il gioco; basta anche una semplice infarinatura per non sentirsi del tutto spaesati, anche se non si riesce ad apprezzare appieno tutto. Nel corso delle pagine si diramano tre differenti storyline, che nelle fasi conclusive si intrecciano, spianando così la strada agli eventi del volume successivo. Attraverso la costante alternanza di punti di vista, vengono introdotti Kris e Adam Logan aka DJ Spiral, un noto disc jockey dell'underground: i due si stanno mettendo d'accordo per realizzare un rave party in un cantiere abbandonato. Si potrebbe pensare che Kris e Adam siano personaggi casuali, ma in realtà, per certi aspetti, sono il motivo per cui le differenti storie si intrecciano.

Widowmaker è un ex membro della SAS (Special Air Service), che ha iniziato a lavorare in privato nella security, dopo aver lasciato l'esercito; la donna viene avvicinata dal suo precedente capitano per un posto di lavoro alla Albion, ma lei rifiuta perché non vuole essere più alle dipendenze di qualcuno che possa ordinarle nuovamente di uccidere civili.

Louise, infine, è una ragazza australiana arrivata a Londra per collaborare con una O.N.G nel Kennington Oval Park, il più grande campo di deportati della città, dove trovano rifugio le persone che sperano di poter lasciare il paese, quando la situazione politica sarà cambiata.

La vita all'interno del campo non è certo migliore rispetto all'esterno, perché da un lato i rifugiati vivono patendo la fame, dall'altro il clan Kelley porta scompiglio, protetto dall'indifferenza di Albion. Solo in seguito, viene rivelato che in realtà Louise è una giornalista arrivata a Londra per scoprire la verità dietro la sparizione di alcune persone dal campo. Per portare avanti le indagini, la giornalista si fa aiutare da Oscar e Niki, due rifugiati, e da Jess, una programmatrice che lavora alla O.N.G. La storia di Louise è la principale, perché funge da collante con le altre: le diverse trame convoglieranno poco alla volta e senza troppe forzature nelle indagini della giovane australiana alla scoperta della verità dietro la sparizione dei rifugiati da Londra.

Liberare una città

Al momento abbiamo letto solo il primo di due volumi di Watch Dogs: Legion, e non sappiamo ancora quali pieghe prenderà il racconto, ma la prima parte è riuscita a catturare le nostre attenzioni: la curiosità di scoprire che cosa succede alle persone scomparse ci ha stimolato a formulare alcune ipotesi, e non vediamo l'ora di scoprire la verità.

Una storia all'apparenza semplice affronta una tematica forte e attuale, quasi a voler dire che il futuro non è poi tanto diverso dal presente: vengono mostrate, infatti, le condizioni in cui sono costretti a vivere i rifugiati nei campi, che a volte vengono sfruttati come forza lavoro gratuita, in questo caso dal clan Kelley, probabilmente ingannati con la speranza di ottenere la libertà. Nonostante la presenza di un tema che dovrebbe fare colpo sul lettore, non viene analizzato in maniera viscerale, siccome la storia cerca di trasmettere empatia solo attraverso un semplice scambio di battute o mostrando i profughi che vengono caricati su un camion. Speriamo che il secondo capitolo si soffermi di più su cosa sono costrette a vivere e a subire le persone che vengono portate via dal clan Kelley, così da indurre il pubblico a riflettere. Benché il fumetto di Watch Dogs: Legion abbia alcuni validi elementi, la scrittura non è sempre convincente: il primo capitolo vuole essere una lunga introduzione al contesto e ai personaggi, ma questo comporta un racconto che si sviluppa lentamente e con pochi guizzi, per concretizzarsi solo nelle fasi conclusive, con un colpo di scena non molto eclatante.

Eppure, abbiamo apprezzato il lavoro svolto da Sylvain Runberg, che è riuscito comunque a creare una storia adatta sia ai giocatori, che si sentono a casa non solo per l'ambientazione ma anche per la presenza di un personaggio familiare (non vi sveliamo quale), sia a chi non ha alcuna conoscenza del titolo Ubisoft, in quanto le vicende si distaccano da quelle principali.

La trama imbastita da Runberg è pienamente fruibile, anche senza dilungarsi in spiegazioni: ad esempio, non viene chiarito cosa sia il DedSec, ma è comunque abbastanza evidente quale sia il suo ruolo all'interno della storia e quale sia il vero obiettivo del gruppo di hacker che agisce nell'ombra tra le vie di Londra.

Come abbiamo detto, lo scrittore ha avuto premura nel delineare una distopia apprezzabile da tutti, ma non ci sono molti momenti che mostrano come Albion e il clan Kelley abbiano il totale controllo della città. A discapito di una delineazione del contesto tutto sommato piacevole, ma non priva di difetti, la costruzione dei protagonisti, invece, non ci ha convinto: abbiamo trovato interessante solo Louise, descritta come una giornalista determinata a tutto pur di arrivare alla verità, ma nel complesso non spicca per originalità. Invece, gli altri sono stereotipati e non ben approfonditi, ma alcuni di loro hanno del potenziale, che speriamo possa emergere in qualche modo nel volume successivo Al momento, non possiamo fare altro che sperare che con il prossimo capitolo, quando la storia potrebbe diventare più serrata, venga dato il giusto margine per apprezzare le varie sfumature della distopia e per conoscere la natura introspettiva dei personaggi.

La City di Watch Dogs: Legion prende vita grazie alla matita di Gabriel Germain: il tratto è squadrato, sporco, non molto certosino, e probabilmente ad un primo approccio potrebbe lasciare insoddisfatti, ma è ricco di particolari, che rendono il character design sfaccettato (è raro trovare personaggi uguali, anche sullo sfondo), e che creano un piacevole impatto visivo nelle splash page in cui a dominare sono i luoghi di Londra. Al netto di uno stile non sempre piacevole, la lettura si sofferma momentaneamente per ammirare la mole di dettagli in scena.

Watch Dogs: Legion (fumetto) Il primo volume di Watch Dogs: Legion introduce i protagonisti ed il contesto distopico in modo che possa essere familiare a chi conosce il titolo originale e che permetta ai neofiti di approcciarsi senza sentirsi troppo spaesati, anche se con alcune riserve. Da contraltare, la storia non si sofferma mai a sufficienza ad analizzare la cacotopia e tutto ciò che accade. A questo si aggiunge una scarsa caratterizzazione dei personaggi. Il tutto è contornato da uno stile artistico che potrebbe far storcere qualche naso all’inizio, perché è squadrato e non molto curato, ma comunque vanta una buona attenzione per i dettagli. Per sorprenderci, l’ultima parte deve lasciare spazio ad una storia più avvincente, che possa dare rilievo alle ingiustizie per cui combatte il DedSec.