Captain Tsubasa: intervista a Renato Novara, voce del protagonista

Holly e Benji diventa, anche in Italia, Captain Tsubasa con l'edizione italiana della serie remake: abbiamo parlato con il doppiatore del protagonista.

Captain Tsubasa: intervista a Renato Novara, voce del protagonista
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Gli appassionati di animazione, da anni, lo conoscono nei panni del capitano dei Cappello di Paglia, Monkey D. Rufy, ma l'ormai longeva carriera di Renato Novara va ben oltre il protagonista di ONE PIECE e, in generale, il mondo degli anime. Dai serial (Ted Mosby in How I Met Your Mother) ai videogame (Ezio Auditore nella saga di Assassin's Creed), senza dimenticare alcuni dei principali eroi del nostro tempo nell'industria nipponica. Ai vari Luffy, Edward Elric (Fullmetal Alchemist) e Tanjiro Kamado (Demon Slayer) di recente si è aggiunto anche Tsubasa Oozora, l'iconico protagonista di Captain Tsubasa.

Molti l'hanno conosciuto grazie alla localizzazione italiana dell'opera classica, Holly e Benji, ma con l'arrivo della serie anime remake tutto è cambiato: la serie, trasmessa su Italia 1 per un primo blocco di episodi e con Claudio Moneta alla direzione del doppiaggio italiano, arriva anche in edizione home video sotto l'etichetta Anime Factory di Koch Media. Per l'occasione, dopo l'intervista risalente all'uscita italiana di ONE PIECE Stampede, abbiamo scambiato nuovamente quattro chiacchiere con Renato Novara, questa volta interamente su Capitan Tsubasa. Buona lettura!

Tra calcio e pallavolo

Everyeye.it: Renato, prima di doppiarlo com'era il tuo rapporto con Capitan Tsubasa? Lo seguivi quando si chiamava Holly e Benji?
Renato Novara: Quando ero piccolo era popolarissimo e andava con la maggiore, ma confesso che io ero più appassionato di pallavolo che di calcio. È iniziato tutto con "Mimì e la nazionale di pallavolo", lo guardavano le mie sorelle ed io con loro... Mi sono innamorato definitivamente degli anime a tema sportivo, però, con Mila e Shiro. Di Holly e Benji ho visto tante puntate, sapevo a memoria la sigla, ma ammetto di non essere mai stato un fan sfegatato, soprattutto perché... non mi piaceva il calcio.

Everyeye.it: Quindi com'è stato approcciarsi a questa serie remake? Ci racconti cosa hai provato?
Renato Novara: Quando ho fatto il provino per questa serie, che peraltro non credevo di vincere, ero contento di lavorare con un prodotto ispirato ad un grande classico dell'animazione. Ero anche felice perché i miei figli sono entrambi appassionati di calcio. Ne apprezzo soprattutto il valore generazionale, perché i fan di una volta oggi sono adulti e potrebbero guardare il remake con i propri figli, trasmettendogli la passione. Per il resto, l'approccio è stato abbastanza normale, anche se qualche piccola difficoltà l'ho avuta in quanto sono un ignorante completo di calcio! Per fortuna il direttore di doppiaggio (Claudio Moneta) mi ha aiutato tanto anche con il gergo calcistico.

Everyeye.it: Cosa ne pensi di anime e manga di genere sportivo? Ne hai mai viste altre? Qual è stato il segreto del successo di opere come Tsubasa?
Renato Novara: Devo dire che mi piacciono molto. A differenza di molti altri generi, trovano un riscontro nella realtà al netto di alcune naturali esagerazioni tipiche dei cartoni animati e degli anime. Non a caso alcuni anime mi hanno fatto appassionare di pallavolo! Anni fa sono stato protagonista anche di un'altra serie sportiva, Prince of Tennis, anche quello l'ho trovato molto divertente. È questo il lato più bello degli anime sportivi: spettacolarizzano lo sport con acrobazie e colpi esagerati ma ti trasmettono gli stessi valori positivi tipici della realtà.

Everyeye.it: Raccontaci come hai lavorato all'interpretazione di Tsubasa! Hai avuto particolari difficoltà o ci sono aneddoti da raccontare?
Renato Novara: Devo dire, è stato tutto abbastanza tranquillo. Tsubasa è un personaggio piuttosto schematico: non è folle, non urla, è completamente diverso da Luffy, tanto per citarne uno. La difficoltà l'ho incontrata nel dover alleggerire non poco la mia voce per avvicinarmi il più possibile al tono di un bambino qual è Tsubasa. Al tempo stesso dovevo anche trovare un timbro che imprimesse determinazione nel personaggio, ma senza esagerare: in alcuni momenti, ad esempio, mi capitava di farlo troppo "eroico". Ma, come ben sapete, Tsubasa nel corso della serie cresce, e questo mi ha permesso di avvicinarmi di più al mio timbro originale. Un'altra difficoltà che ho incontrato è districarmi tra i tantissimi nomi giapponesi, tra personaggi, città e scuole diverse. Per fortuna che ci ha aiutato il direttore!

Il nuovo doppiaggio di Holly e Benji

Everyeye.it: Anche Tsubasa ha ricevuto un adattamento fedele ai testi e ai nomi originali, dopo tutti questi anni è stata un'operazione coraggiosa. Ti va di dirci cosa ne pensi e di raccontarci la direzione del doppiaggio?
Renato Novara: È un argomento abbastanza spinoso che divide da sempre il fandom in due parti. Quelli che non apprezzano la fedeltà ai testi giapponesi sono tutti coloro che sono cresciuti con l'edizione italiana, e che non riescono ad accettare altri nomi rispetto a quelli di tanti anni fa. Ti confesso che anche per noi professionisti non è stato facile: tra colleghi, ci si diceva: "vado a fare i provini per Holly e Benji", "oggi vado a doppiare Holly e Benji". È qualcosa di così radicato nella nostra cultura che trovo comprensibile il fatto che alcuni ne siano rimasti ancorati.

Premetto che io trovo sia giusto, nella maggior parte dei casi, rimanere fedeli all'originale, ma in altri credo che la localizzazione non sia del tutto sbagliata, ovviamente senza esagerare. Per dire, trovo che "Holly e Benji" sia ancora oggi un titolo molto iconico! Per quanto riguarda la direzione del doppiaggio, Claudio Moneta è una persona molto gentile e un grande professionista, personalmente mi affido totalmente a lui. Non mi succede con tutti, ma con lui è così. È talmente preciso da leggersi preventivamente i copioni già adattati e apportare le modifiche prima di entrare in sala.

E ogni volta i suoi testi sono perfetti, sia in termini di sincronizzazione del labiale sia (in questo caso) di utilizzo dei termini calcistici. Altra cosa che io amo molto della direzione di Claudio è la sua grande attenzione al ritmo: è uno di quei direttori che non solo rispetta totalmente il ritmo della battuta (se ci sono 6 battute, lui le utilizza tutte, senza mai allungare neanche un suono), ma cerca anche di coordinarla così da renderla quasi musicale e coerente con il contesto, così da non creare alcun buco di tensione emotiva. È un professionista con tantissime idee.

Everyeye.it: Se dovessi paragonarlo ad altri protagonisti anime che hai doppiato, come Luffy, cosa pensi di Tsubasa? Che protagonista/eroe è stato per te, da doppiatore-spettatore?
Renato Novara: Secondo me ogni personaggio vale per sé. Spesso gli eroi sportivi alternano momenti buffi ad altri quotidiani, e poi ce ne sono altri più eroici. In Captain Tsubasa c'è anche tanta normalità, in ONE PIECE questo termine non esiste! Ed è anche un'opera completamente diversa, piena di sfumature diversissime tra loro, mentre il tema portante è l'amicizia. Anche in Tsubasa c'è l'amicizia, ma il cast non è così eterogeneo.

Lo sviluppo del protagonista è a sua volta diverso: Tsubasa guarda il mondo con tanta innocenza, soprattutto all'inizio, Luffy è un folle totale sin dai primi minuti del primo episodio. La cosa bella di entrambi è la ricerca di una squadra di cui vogliono essere leader. Ecco, ciò che li lega è il tema dell'unione per raggiungere l'obiettivo: il "One Piece" di Tsubasa, in questo caso, è il raggiungimento della Nazionale!

Everyeye.it: Ti piace il calcio o in generale lo sport? Che rapporto hai con lo sport?
Renato Novara: Come dicevo, il calcio non mi piace. Anzi, per me il calcio è sempre stata una grande spada di Damocle nella mia vita. Sono l'unico figlio maschio in una famiglia con un padre che giocava a calcio e che avrebbe voluto che anche io lo facessi (anche se questa era più una sensazione mia). Ricordo che da piccolo i miei provavano a portarmi a giocare nei campetti da calcio, ma io mi arrabbiavo perché non volevo farlo. Una volta, durante uno di questi momenti, sono stato inseguito da un cane che mi ha morso il sedere! Forse è stato per quello che ho odiato il calcio, l'ho collegato ad un episodio spiacevole. Anche a scuola ho vissuto un po' male questo astio, perché tutti i miei amici giocavano a pallone. Ironia della sorte, i miei due figli impazziscono per il calcio e lo praticano. Insomma, ad un certo punto la vita mi ha dato lo ‘smacco' finale: "sei una schiappa a calcio, ma ora ti ci avvicinerai unendola al tuo lavoro di doppiatore!". Ed ecco che è arrivato Tsubasa.

Tra passato e presente

Everyeye.it: Qual è, a tuo parere, il valore aggiunto di questo remake rispetto alle serie classiche? Quali differenze hai individuato rispetto all'anime storico?
Renato Novara: Più che valore aggiunto, mi piace definirlo più moderno nell'impatto visivo, nelle animazioni e nei colori, ma senza nulla togliere a quel cult che è stata la serie classica. Ovviamente le nuove generazioni, a mio parere, preferiranno sempre la versione nuova, è una questione generazionale. I miei figli preferiscono il remake perché sono nati rispettivamente nel 2010 e nel 2012, per loro l'anime degli anni Ottanta sa un po' di vecchio. Mi è successo lo stesso anche con altri celebri film: io ho doppiato "Il ritorno di Mary Poppins", sono innamorato da sempre del classico originale, ma ai miei figli è piaciuto di più il sequel, perché è tutto più vicino a loro. È stato così anche per la mia generazione, comunque: per me, Mila e Shiro fu rivoluzionario perché era molto più moderno rispetto a Mimì e la nazionale di pallavolo.

Everyeye.it: Cosa diresti alle nuove generazioni che si approcciano a questo remake per invogliarle a guardare Capitan Tsubasa?
Renato Novara: Alle nuove generazioni racconterei ciò che è stato Capitan Tsubasa/Holly e Benji per le vecchie. Significava portarsi a casa ogni giorno il proprio sport preferito, per goderne non solo sui campi veri, ma anche in un prodotto televisivo, peraltro fatto ad hoc per trasmettere i valori dello sport: l'amicizia, l'ambizione, il lavoro di squadra, il sacrificio agonistico. E poi, diciamolo: è sempre divertente scherzare, con positività, chiedendosi com'è possibile che un atleta tiri dei calci così potenti o faccia acrobazie così complesse!

Chiudo con un aneddoto personale: da piccolo non ho mai saputo distinguere Holly da Benji, nonostante la sigla italiana enunciasse chiaramente chi è l'attaccante e chi è il portiere! Va detto che ora è molto più facile, perché il titolo dell'opera porta solo il nome del vero protagonista: Tsubasa (Holly). In effetti, ora che ho vissuto anche il remake da doppiatore, posso dirlo: Genzo Wakabayashi (Benji) ha un ruolo minore rispetto a Tsubasa, perché allora inserirlo nel titolo dell'edizione italiana?!