Da Topolino a Paperino: intervista al Maestro Giorgio Cavazzano

In occasione dell'85esimo compleanno di Paperino, abbiamo incontrato e intervistato Giorgio Cavazzano, la più grande autorità tra i disegnatori Disney

Da Topolino a Paperino: intervista al Maestro Giorgio Cavazzano
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85 anni fa nasceva Paperino. Era il 1934, Topolino era già un'autorità del fumetto americano e anche internazionale, e Walt Disney decise di realizzare un nuovo personaggio, qualcosa che risultasse molto più genuino e vicino al popolo, che trasmettesse anche più simpatia di Topolino. Pensò a un'anatra, per la precisione un pechino, che poi col tempo si è lentamente adattata all'essere un papero, per comodità: lo chiamò Donald Duck, che in Italia, per mantenere l'assonanza con la doppia D, divenne Paolino Paperino. La sua prima apparizione avvenne il 9 giugno 1934 nelle Silly Symphony, precisamente ne Paperino e la Gallinella Saggia: ovviamente la sua prima versione era leggermente diversa da quella che conosciamo oggi, e Al Taliaferro, il primo disegnatore di Donald Duck, lo realizzò con un becco molto pronunciato, lungo, e un volto meno rotondo di quello che ha adesso, pur già vestendolo con la sua blusa da marinaio, con tanto di berretto bianco. Figlio di Ortensia de' Paperoni (sorella di Paperon de' Paperoni) e di Quackmore Duck (figlio di Nonna Papera), Paperino fu uno dei fulcri, insieme a Paperone, della produzione che sarebbe stata qualche anno più tardi di Carl Barks, l'uomo che ha dato ai paperi di Walt Disney un valore immortale, grazie al meticoloso lavoro sulla Dinastia dei Paperi. Intanto Paperino nacque come vicepresidente del Circolo dei pigri: un fannullone che si accompagnava a Meo Porcello, col quale divide la ricerca perenne della vita agiata, da scansafatiche, un aspetto che negli anni è stato indubbiamente confermato, restando la colonna portante di un personaggio che ha subito tanti arrotondamenti.


Per celebrare, quindi, gli 85 anni di Paperino, The Walt Disney Company Italia insieme con Mondadori ha organizzato un tour di dieci incontri in alcuni centri Mondadori d'Italia per raccontare Donald Duck, insieme con alcuni degli autori più noti della produzione contemporanea. Tra questi, Claudio Sciarrone, Stefano Intini, Francesco Guerrini, Emilio Urbano, Francesco D'Ippolito e tanti altri. La prima tappa è stata quella di Milano, presso la quale l'esordio non poteva non portare dinanzi ai nostri occhi due colonne portanti del disegno e del fumetto odierno, ossia Silvia Ziche e Giorgio Cavazzano. Nato a Venezia nel 1947, Cavazzano a oggi è ritenuto essere il principale disegnatore Disney in Italia, ma non solo, essendo la sua produzione distribuita e venduta anche all'estero. Grande innovatore del disegno Disney, Cavazzano ha dovuto diverse volte scontrarsi con quelle che erano le esigenze molto chiuse di un mondo che doveva preservare l'idea originale del suo fondatore, ma la bravura del disegnatore veneziano e le sue grandi capacità gli permisero, nel corso degli anni, come disse lo stesso Tiziano Sclavi, di essere Cavazzano e Disney insieme. Per farci raccontare quindi alcuni passaggi salienti della sua carriera e per scoprire qualche aneddoto particolare di un artista che ha dovuto anche interrompere a più riprese la sua collaborazione con Disney, abbiamo intervistato il maestro Giorgio Cavazzano, proprio al termine dell'incontro avvenuto in Mondadori a Milano.

Alla scoperta di Paperino

Everyeye.it: Maestro Cavazzano, lei ha sempre sostenuto - a ragion veduta - che Topolino fosse un personaggio difficile da disegnare. Posto questo assunto, cosa dice invece di Paperino?
Giorgio Cavazzano: Paperino è un personaggio che permette delle esagerazioni che non sono possibili in Topolino: sia dal punto di vista della sceneggiatura, quindi della scrittura delle storie, che per quanto riguarda il disegno. Anche la dinamica stessa del personaggio si presta ad alcune scelte originali, in fase di costruzione di una vignetta e di una storia. Sicuramente è meno difficile rispetto a Topolino ed è anche più popolare, più vicino al popolo.

Everyeye.it: Topolino, d'altronde, è un po' il personaggio perfettino di tutta la produzione Disney, mentre Paperino ha conquistato più facilmente gli animi dei lettori. Forse per la sua natura più umana, che lo spinge quindi a essere più vicino al popolo?
Giorgio Cavazzano: Il ruolo è molto più libero, per Paperino: si può declinare facilmente in qualsiasi accezione, anche per esempio un giallo. D'altronde pensiamo a Paperinik, col quale il personaggio di Paperino cambia, pur rimanendo lui. Topolino purtroppo è in qualche modo legato a un ruolo che è stato definito negli anni Sessanta da disegnatori e sceneggiatori che lo hanno modellato e inserito in un percorso molto stretto, molto difficile, tra cui soprattutto questa attenta propensione al giallo, al mistero. Ovviamente Paperino dalla sua ha determinate necessità ed è indubbio che i disegnatori, ma anche gli sceneggiatori, devono amare questo personaggio per realizzarlo e renderlo simpatico.

Everyeye.it: Veniamo alla sua di carriera, separandoci un attimo dal mondo dei Paperi. Ha in passato raccontato uno dei motivi per cui aveva lasciato lo studio di Romano Scarpa - dove aveva iniziato a lavorare -, motivi artistici e di visioni diverse. A distanza di anni può confermare che fu una scelta giusta e soprattutto che le ha dimostrato di aver avuto ragione?
Giorgio Cavazzano: È stata una scelta ponderata. Con Romano Scarpa in quel periodo sentivo la collaborazione abbastanza ripetitiva: pur essendo stato un grande maestro e lo era anche in quel periodo, non era effervescente, non cercava più la novità. Eravamo nel pieno del '68, avevamo bisogno di stravolgere la tradizione e trovare una strada tutta nostra. In qualche maniera cercai di tagliare questo cordone ombelicale esagerando con delle inquadrature, con dinamiche diverse della pagina.

È stato il motivo creativo, innovativo, che mi ha portato a realizzare storie diverse, con più libertà. All'epoca a dirigere Topolino libretto in Italia c'era Mario Gentilini (direttore dal '49 all'80, portò Topolino in Italia, ndr) e lui non era contento di questa mia volontà, di questa mio tentativo innovativo. Provai quindi a spostarmi, raggiungendo la Francia. Fissai un appuntamento con l'editore francese di Topolino, mi presentai lì e mostrai un paio di miei disegni. Piacquero subito e da lì partì una proficua collaborazione. Ovviamente c'era gelosia tra i due mercati all'epoca e quindi fui costretto a lasciare Topolino Italia, firmando un'esclusiva con i francesi. Quando poi nell''80 Gaudenzio Capelli subentrò a Mario Gentilini come direttore di Topolino, la prima cosa che fece fu telefonarmi per richiamarmi in Italia: era ovvio che volessi tornare nel mio paese, quindi accettai. Capelli, però, mi chiese un'esclusiva totale, cosa che non potei accettare: spiegai che se avessero voluto nuovamente i miei disegni avrebbero dovuto accettare il mio lavorare anche per la Francia. Accettarono e tutt'oggi continuo a realizzare delle copertina per il Topolino francese (Mickey Parade, che tra l'altro traduce in francese molte delle storie realizzate in Italia, ndr).

Everyeye.it: Da Pezzin e Cimino ad Artibani, Faraci, Gagnor: com'è cambiato l'approccio alla sceneggiatura e il rapporto con lo sceneggiatore?
Giorgio Cavazzano: Con Giorgio Pezzin è stato un incontro straordinario: lui aveva delle idee molto simili alle mie, vedeva le storie proprio come me, in modo strampalato. Era come se noi fossimo Paperino e Paperoga, o viceversa: e ci scambiavamo i ruoli, ma eravamo quella coppia. Ci siamo divertiti moltissimo a realizzare storie insieme. Invece con Rodolfo Cimino l'aspetto più esaltante è stata la composizione della pagina. Cimino creava, oltre che alla sceneggiatura, degli storyboard quindi mi obbligava a seguire la sua traccia: è stata una scuola importante, era tutto calcolato.

Poi Rodolfo non sbagliava vignette, non c'era un contrasto tra una e l'altra. Era tutto perfetto: è stata una grande scuola per me. I tre contemporanei che hai citato, poi, sono comunque tre grandi sceneggiatori. Francesco Artibani mi ricorda un po' Tiziano Sclavi (il creatore di Dylan Dog, ndr): una precisione meticolosissima nei personaggi secondari, ma anche nei ruoli da far loro vivere, e anche in questo caso è stata una crescita per me. Tito Faraci mi ha fatto riscoprire Topolino, invece: è uno dei grandi autori Disney di oggi, insieme a Casty e tanti altri, e aver avuto la possibilità di riscoprire insieme a lui questo personaggio è stata una grande conquista. Con entrambi ho lavorato in sintonia perfetta. Con Roberto Gagnor ho lavorato un po' meno, ma ho realizzato "Topolino e il passaggio al Tor Korgat", una bella avventura.

Tra l'altro ti racconto questo aneddoto: casualmente in un mercatino dell'usato avevo trovato e acquistato, qualche settimana prima di mettermi al lavoro sulla sceneggiatura di Gagnor, un libro di raccolte fotografiche di Walter Bonatti (noto come "il re delle Alpi", uno dei più grandi scalatori della storia, ndr) e presi degli spunti in certe sequenze da alcune sue fotografie per riproporre il Tor Korgat. Devo dire che mi è piaciuta molto quella storia. Gagnor ha dimostrato di essere uno dei migliori nel campo della sceneggiatura Disney, soprattutto quando poi ha voluto realizzare l'incontro tra Disney e Salvador Dalì ("Topolino e il surreale viaggio nel destino", 2010), che è un altro colpo di testa interessante e molto bello da disegnare.

Everyeye.it: In chiusura, risolviamo un caso che molti lettori non sono ancora riusciti a decifrare e diamo una spiegazione come farebbe Topolino. Pippo e Paperoga sono due caratteri diversi, ma in cosa? Cos'è che li distingue e che differenzia due che all'apparenza potrebbero sembrare molto simili?
Giorgio Cavazzano: Pippo e Paperoga sono ovviamente due personaggi diversi, non si possono accomunare. Tanto per quanto riguarda la sceneggiatura che per il disegno. Inizio col dire che Paperoga - che tra l'altro è uno dei miei personaggi preferiti - è uno sbadato, uno che crea continuamente problemi anche a chi gli sta intorno. Pippo è una personalità particolare, è un filosofo, a modo suo: non è sciocco, diversamente da come può sembrare, perché ha una sua visione del mondo. Paperoga può essere definito più facilmente uno scoccio, mentre Pippo è anarchico, originale, vive davvero in un mondo tutto suo. Paperoga invece fa del suo forte la confusione e il creare problemi a tutti coloro i quali gli girano intorno.