Dragon Ball Super Broly: parla Andrea Ward, direttore del doppiaggio

Abbiamo intervistato il direttore del doppiaggio italiano di Dragon Ball Super: Broly, nonché voce di Goku nei precedenti adattamenti al cinema.

Dragon Ball Super Broly: parla Andrea Ward, direttore del doppiaggio
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L'adattamento italiano di Dragon Ball Super: Broly vive di una doppia, splendida anima: il film è arrivato nelle sale cinematografiche, lo scorso 28 febbraio, forte del cast storico ascoltato in questi anni sulle reti Mediaset, ma anche di un adattamento il più fedele possibile ai testi e ai nomi originali in lingua giapponese. Il risultato, come abbiamo già espresso nella nostra analisi dell'edizione italiana, è una commistione di ottima fattura, in grado di accontentare fan vecchi e nuovi. Deus ex machina di un lavoro del genere è, chiaramente, il direttore di doppiaggio: la pellicola diretta da Tatsuya Nagamine ha visto niente meno che Andrea Ward a guidare il team di voci e adattatori sotto l'egida di Koch Media. Andrea è noto soprattutto, almeno per i fan di Dragon Ball, per aver doppiato Son Goku negli adattamenti romani, dapprima a cura di Dynit durante le prime edizioni dei film dell'era DBZ e in seguito con La battaglia degli dei e La Resurrezione di F, portati in Italia da Lucky Red. Abbiamo scambiato qualche chiacchiera in sua compagnia per farci svelare com'è stato dirigere l'adattamento italiano di un lungometraggio così importante.

Da Goku a direttore

Everyeye.it: Com'è stato doppiare Goku per tanti anni e poi trovarsi a dirigere il doppiaggio di Broly?
Andrea Ward: Dragon Ball, come ben sapete, è una serie che affonda le sue radici negli anni Ottanta. Il primo contatto che ebbi con la serie fu ai tempi di Dragon Ball Z, quando i film si iniziavano a intravedere sul mercato italiano grazie alla distribuzione in VHS. Sai, all'epoca non ne arrivavano molti di questi prodotti dal Giappone... una storia così particolare, però, incuriosì non poco noi addetti ai lavori. Riprendere Goku in questi ultimi anni, a distanza di svariati decenni, è stato davvero emozionante.

Personalmente non mi è mai successo che una produzione del genere ricevesse addirittura un'uscita cinematografica simile a quella dei film occidentali. C'è da dire che il pubblico ha sempre avuto un'attenzione particolare nei confronti del franchise, visto che anche le precedenti uscite - seppur fossero concentrate in eventi della durata di un paio di giorni - furono vissute con molta partecipazione. In ogni caso, la distribuzione che ha scelto Koch Media mi sembra una cosa straordinaria: darà modo a tutti di vedere il film, senza limiti di tempo o di sale disponibili. Il film sarà infatti in sala finché ci sarà affluenza.

Everyeye.it: Parlaci un po' della tua esperienza pregressa: com'è stato essere la voce di Goku nei primi doppiaggi dei film?
Andrea Ward: Dal punto di vista recitativo l'ho vissuta in maniera molto semplice. Quando un doppiatore viene distribuito su un personaggio, la prima cosa che deve fare è studiarselo e - contemporaneamente - studiare anche il prodotto. Il lavoro che svolgiamo, in quanto professionisti, è quello di tener sempre presente la traccia sonora in lingua originale. In tal senso l'interpretazione di Goku è sempre particolare per chiunque: come ben saprete, in giapponese Kakaroth è doppiato da una donna, l'energica Masako Nozawa. Non solo: il doppiaggio giapponese ha una "musicalità" molto lontana da quella occidentale.

Ciò va tenuto a mente, con tutte le eccezioni del caso: molte volte si tratta anche di fare un compromesso, soprattutto tenendo conto delle traduzioni da lingua a lingua. Goku, poi, è un protagonista particolare. È un fiero e orgoglioso Super Saiyan, ma al tempo stesso è un eroe ingenuo, innocente. Cerca il combattimento esclusivamente per migliorarsi e ne fa espressione di una positività caratteriale assoluta, che io trovo davvero interessante.

Everyeye.it: Ci parli dell'adattamento di Broly? Da un lato c'è l'elemento di continuità con i vecchi film, dall'altro c'è stata questa sorpresa di unire questo adattamento a un cast che ha invece conosciuto un adattamento diverso, quello proposto sulle reti televisive. Ci racconti come si è svolto l'iter creativo di questo cast?
Andrea Ward: In questo caso, secondo me, il distributore ha fatto una scelta molto intelligente che rende onore al prodotto. C'è stato uno studio approfondito nei confronti di ciò che volevano i fan in merito a questo nuovo appuntamento con Dragon Ball. Le differenze di cui parli, lo ricordiamo, riguardano il doppiaggio che fu svolto a Roma, con gli adattamenti più fedeli alla lingua nipponica a cura di Fabrizio Mazzotta, e quello che viene invece operato a Milano, che ha optato per una riscrittura di nomi, tecniche e dialoghi.

Chiaramente un prodotto che deve andare sulle reti televisive generaliste ha anche un certo tipo di linguaggio da rispettare. L'intuizione di Koch Media è stata unire questi due mondi: gran parte dell'amato cast milanese con l'apprezzato adattamento romano. Non solo: abbiamo lavorato per ideare due edizioni differenti, una cinematografica e l'altra che tiene conto dell'adattamento fatto dalla Merak Film. Ciò, chiaramente, ha allungato a dismisura i tempi di produzione, e ha anche complicato un po' i lavori di doppiaggio, ma era la soluzione migliore: la seconda di queste due versioni, tra l'altro, sarà inserita nell'edizione home video di Dragon Ball Super: Broly.

D'altronde parliamo di un prodotto che, negli anni, ha generato una quantità spropositata di fan, sia vecchi che nuovi: bisognava accontentare tutti. L'esempio sono proprio io: ho sempre doppiato Goku nei film, ora invece dirigo un cast perlopiù milanese con un adattamento romano. Ti dico che è stata un'esperienza bellissima e mi sono trovato benissimo con tutti i colleghi.

Everyeye.it: Anche se hai vissuto il franchise di Dragon Ball, da protagonista, solo sul grande schermo, ci dici che ne pensi dell'evoluzione della serie negli anni?
Andrea Ward: parlare dei film, in tal senso, è abbastanza facile, perché a differenza della serie non esistono molti collegamenti tra una storia e l'altra. Questo film, poi, si allaccia soprattutto all'ultima serie uscita, Dragon Ball Super, e in particolare al suo più recente arco narrativo, il Torneo del Potere (ora in onda su Italia 1, ndr). Ciononostante penso che i personaggi rimangano il nucleo centrale di queste storie: figure come Goku e Vegeta sono quelle attorno a cui ruota sempre tutto.

Lo stesso Broly, in passato, è stato antagonista di ben tre pellicole. In questo film, inoltre, Broly non è soltanto co-protagonista, ma la sensazione è che abbia dato il via a sua volta ad un nuovo progetto in continuità. Vi dico anche che Dragon Ball Super: Broly è, dal punto di vista visivo, davvero bellissimo: i colori, le animazioni e le coreografie sono nettamente migliori rispetto al passato, senza contare l'implementazione del 3D. Prestate anche ascolto alla colonna sonora, che è internazionale ed è straordinaria.

Tra vecchio e nuovo

Everyeye.it: Avendo vissuto anche i vecchi film di Broly (e non solo) ci dai un tuo parere su come sono cambiati, da allora, i personaggi di Goku e soprattutto di Broly?
Andrea Ward: Il vecchio Broly era pazzo. Aveva atteggiamenti assolutamente non lineari e non logici. Qui cova sostanzialmente un desiderio di vendetta che è stato alimentato dal padre, ma non proviene propriamente da lui. Qui Broly diventa a tutti gli effetti un personaggio: per questo, a mio parere, credo che i progetti futuri lo coinvolgeranno.

Everyeyet.it: C'è qualche altro personaggio della serie che ti sarebbe piaciuto doppiare?
Andrea Ward: Non credo. Adoro il carattere di Goku e la sua positività. È un icona dell'animazione giapponese, una meraviglia assoluta. In Dragon Ball Super: Broly questo lato della sua psiche viene accentuato ancora di più!

Everyeye.it: Che differenza c'è tra essere doppiatore e direttore di doppiaggio?
Andrea Ward: mi piace definirla una maturazione di questo lavoro. Ho cominciato a doppiare a 6 anni grazie al mio papà, poi ho fatto anche l'attore di teatro. Poi, da adulto, mi fu proposta la mia prima direzione. Fu un evento, una gioia incredibile. Essere direttore è qualcosa di completamente diverso: puoi vedere il prodotto nella sua totalità, mentre quando sei doppiatore guardi soltanto le scene che devi interpretare. Un conto è farselo raccontare dieci minuti prima di entrare in sala e un altro è guardarselo e studiarselo. La direzione è anche una grandissima responsabilità e un onore: operi come un regista, che deve guidare i vari interpreti.