Intervista Stefano Caselli

Intervista esclusiva a Stefano Camuncoli, disegnatore di punta per The Amazing Spider-Man

Intervista Stefano Caselli
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Rieccoci con una nuova intervista esclusiva ad un talento italiano affermatosi in campo internazionale. Un altro grande fumettista nostrano che è riuscito ad arrivare in Marvel, lavorando su alcuni dei suoi personaggi più importanti. Stiamo parlando di Stefano Caselli, romano classe '78 e insegnante della Scuola Romana dei Fumetti, che negli States ha lavorato con Image, Devil's Due e Marvel Comics, dando tra l'altro il 'la' alla serie de L'Iniziativa. Attualmente è uno degli artisti di punta su The Amazing Spider-Man.
L'intervista, raccolta da Andrea Guglielmino, è gustosissima e per questo ringraziamo Stefano, davvero disponibile ed esaustivo. Buona lettura!


Sono ormai più di dieci anni che lavori professionalmente nell'ambito fumettistico. Cos'è cambiato nel tuo approccio al fumetto, sia da lettore che come disegnatore, rispetto a quando eri ancora studente del mezzo?
Sicuramente dieci anni danno esperienza. E l'esperienza è una cosa che si impara solo sul campo. Ciò che è cambiato è il mio approccio al mestiere, ora molto più smaliziato. Ricordate le prime volte che portavate la macchina? Bene, ora pensate a come guidate ora. Lo fate quasi istintivamente. Per farla breve: il "mezzo" ora lo so guidare meglio, ma di errori ne faccio sempre.

Quali sono stati gli artisti e i personaggi che ti hanno ispirato di più all'inizio della tua carriera? Ed ora, invece, che sei un artista affermato, a chi guardi per ispirarti?
Da piccolo per casa giravano i fumetti che leggeva mio padre. Ricordo perfettamente la raccolta de "I racconti della Cripta" edita da Mondadori, nella collana degli Oscar, che mi hanno fatto innamorare sia dell'horror che dei comics in generale. Poi c'erano copie di Mort Cinder e Conan. Ma fu Torpedo a cambiarmi radicalmente, in particolare la versione di Jordi Bernèt, autore di cui sono ancora follemente innamorato. La mia generazione (quella a cavallo tra gli anni 70 e gli 80) è poi cresciuta a pane ed anime. Io non facevo altro che copiare quei fotogrammi, assieme alle tavole dei maestri sopra citati. Oggi rimango affascinato dal cinema, dai tagli di luce e dai pittori classici. Ma attualmente guardo molto più al contenuto che alla forma.

Cosa ne pensi dell'attuale meltin' pot culturale che il mondo del fumetto sta portando? Sempre più europei e orientali disegnano comics ma, al contempo, sempre più statunitensi si ispirano ai manga, ai bonelliani e alle bande dessinée. Gli stili si mescolano, e la distinzione netta che si avvertiva anche solo dieci anni fa viene oramai a mancare. Secondo te è più una sorta di 'moda' e gli stilemi tipici delle varie scuole resteranno caratteristici o c'è davvero una volontà di rendere il fumetto internazionale e fruibile per tutti, prendendo il meglio delle varie scuole nazionali?
Bisogna fare attenzione. Non è tanto lo "stile" di disegno che distingue, ad esempio, un fumetto francese da quello italiano. È il linguaggio nel suo insieme. Quello che, in gergo tecnico, si dice "storytelling", ovvero il “modo” di raccontare. I francesi usano pagine con gabbie fisse composte da 8/11 vignette. Noi Italiani ci basiamo sulle 6 vignette ed i giapponesi su 2, massimo 4 vignette a tavola. Ciò che un francese racconta in una tavola, un giapponese potrebbe raccontarlo in 20. Non scherzo! Credo che le identità "fumettistiche" siano ancora ben distinte, ma ben vengano le mescolanze, le influenze e la ricerca che alcuni autori applicano con particolare maestria.

Questa si ricollega alla precedente, ma è più personale. Fai parte della generazione che ha vissuto, contemporaneamente, di Dylan Dog, Tex, Alan Ford e Diabolik da una parte, di Topolino, dei classici Marvel dell'era Corno e delle varie ondate di anime e manga in tv e nelle librerie specializzate. Come hai vissuto questa pluralità fumettistica in gioventù e come la stai vivendo ora?
Credo di aver involontariamente già risposto a questa domanda nelle precedenti risposte...ma ne approfitto per sottolineare che, come me, tanti autori della nuova generazione hanno avuto la possibilità di bere da diverse fonti, e il media fumetto ne guadagna assolutamente in ricchezza.

Come ti poni rispetto al lavoro con committenti importanti come la Marvel? Ti senti appagato o vorresti anche dedicarti a qualcosa di più personale?
Lavorare per la Marvel è un sogno che si è avverato. Decisamente. Sono contento, emozionato ed onorato di poter lavorare per loro. Ma mi pongo sempre con molta umiltà nell'ascoltare i consigli e anche le critiche degli editor.
Ciò non toglie che vorrei anche poter raccontare qualcosa di mio.

Hai cominciato a lavorare in Marvel grossomodo nel periodo in cui Sam Raimi era in procinto di uscire con il primo film sull’Uomo Ragno. Oggi, vediamo l'uscita al cinema di The Amazing Spider-Man, il reboot. Cosa te ne sembra del lavoro di trasposizione operato da Marc Webb? E cosa è cambiato, da allora a oggi, nel mondo del fumetto e in quello dei cinecomic?
Quando Raimi iniziò con il suo Spidey, si percepiva nell'aria un eccitamento strano ed unico: finalmente, grazie alla tecnologia, avremmo avuto modo di veder realizzato un sogno sul grande schermo. E Sam ci ha regalato qualcosa che ha rotto per sempre un tabù: finalmente era chiaro che gli uomini in calzamaglia, al cinema, possono funzionare. Certo, c’era stato il precedente del Batman di Burton, ma lo tralascio perché è un personaggio dalle movenze più umane e con tratti realistici. Un uomo che lancia ragnatele, inguainato in una tuta blu e rossa è una sfida ben diversa e Raimi l’ha vinta. Con tutto rispetto per la prima trilogia di Superman, sia inteso.
Webb, dal canto suo, è stato molto bravo a raccontare il lato umano dei personaggi e a mettere in scena dei movimenti ragneschi spettacolari, citando l’iconografia che ha accompagnato Spidey per gli ultimi 50 anni. Ho avuto però l'impressione che il film abbia sofferto di molti tagli in fase di montaggio. Magari l’edizione in Blu-Ray comprenderà dei passaggi in più. Oppure, mi smentirà! [oltre che un grande fumettista, Stefano è un fine osservatore cinematografico: ha difatti ragione sui tagli di montaggio, ndr]

E dell'ondata di cinecomic che sta investendo il cinema di questi ultimi anni, cosa ne pensi? C'è più qualità o più voglia di battere il ferro finché è caldo? E secondo te a cosa dovrebbero badare, soprattutto, registi e sceneggiatori prima di mettersi al lavoro su una trasposizione?
Hollywood ha preso finalmente i fumetti sul serio. Hanno capito che raccontano delle storie...e attenzione: anche belle storie. Ora che gli effetti speciali rendono possibile la costruzione del giocattolo, vorrei vedere più contenuti. Sono stanco della gara a "chi ce l'ha più grosso" per quel che riguarda il sensazionalismo di alcune scene. Più storie e meno effetti speciali...non il contrario. Ecco cosa vorrei.

Qual è stato il tuo cinecomic preferito di questi ultimi anni? E quale personaggio ancora non portato al cinema ti piacerebbe vedere sul grande schermo?
So che mi farò molti nemici con questa affermazione, ma ho odiato i film di Nolan su Batman. I motivi sono lunghi da spiegare, ma un giorno, se ne avrò il tempo, lo farò. Ho amato invece il primo Iron Man e i primi due Spider-Man di Raimi. Il resto...è un po’ un baraccone da circo...con dei pregi ma con troppi difetti. Il meglio deve ancora venire...spero!

Durante la tua carriera ti è capitato in varie occasioni di reinterpretare personaggi famosi come Spider-Man. Come decidi di interpretare questi iconici personaggi? Ti rifai ad un modello comune, ad uno in particolare o pensi di aver introdotto delle caratteristiche particolari e distintive? Che limitazioni hai in proposito?
Quando si mette mano a personaggi "storici" della Marvel, le indicazioni che vengono date sono molto precise. Io mi limito solamente a mettere su carta idee di altri aggiungendo qualcosa di mio. È divertente, invece, quando capita di reinterpretare personaggi minori sui quali viene concessa maggiore libertà.

Cosa c'è nel tuo futuro imminente? E cosa vorresti che ci fosse? Su quale personaggio/serie vorresti lavorare?
Cosa c'è nel mio futuro verrà annunciato a breve....ora non posso proprio parlarne!!!! Presto saprete. Vorrei scrivere e disegnare una storia del Punitore....ho un'idea molto chiara del personaggio.

Che rapporti hai con gli altri fumettisti italiani ed europei che lavorano in Marvel?
I colleghi della mia generazione sono fantastici. Ci divertiamo, giochiamo tra di noi e ci stimiamo. Pochissime invidie e pochissime rivalità. È come un grande club che ha occasione di riunirsi saltuariamente in giro per il mondo, durante le convention. Le mele marce ci sono in ogni gruppo, ma io...neanche mi ci avvicino!

Ultima domanda, d'obbligo, sempre gettonatissima dal nostro pubblico: che consigli puoi dare ad un giovane fumettista per arrivare ai massimi livelli, come te? E pensi che, prima o poi, le porte della Marvel si apriranno agli italiani anche per scrivere le storie, e non solo disegnarle?
Da insegnante della Scuola Romana dei Fumetti, negli anni ho visto talenti perdersi nel nulla e persone "poco dotate" riuscire invece nell’intento di rendere la loro passione un mestiere. Il motivo è solo uno: devi avere amore assoluto per quello che vuoi fare. Devi essere disposto ai sacrifici, alle sconfitte ed alle critiche. Servono umiltà, dedizione e tanta determinazione. Disegnate, disegnate e disegnate. Per ore ore ed ore. E fatelo perché amate farlo e perché non potete farne a meno. Solo se sentite questo avrete il mondo ad aspettarvi.
Per quel che riguarda gli sceneggiatori non anglosassoni...la strada è ancora lunga. Ma accadrà. Ne sono certo! Abbiamo già degli esempi da seguire (Carmine Di Giandomenico, per citarne uno). Ma siamo italiani e come sempre, ne sappiamo una più del diavolo! Arriveremo definitivamente anche lì...e lo faremo alla grande!