Akebi's Sailor Uniform Recensione: un anime che celebra la semplicità

Si è conclusa la prima stagione di Akebi's Sailor Uniform. Un'opera che insegna ad apprezzare le piccole cose, con un ritmo forse poco adatto ad un anime.

Akebi's Sailor Uniform Recensione: un anime che celebra la semplicità
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Il 26 marzo Crunchyroll ha distribuito l'ultimo episodio di Akebi's Sailor Uniform, un anime tutto al femminile tratto dall'omonimo manga di Hiro, pubblicato nel 2016 e ancora in corso. Chi possiede un abbonamento Premium può visionare la prima stagione dell'adattamento animato di CloverWorks, lo studio che ultimamente si è occupato di un altro anime molto interessante. Stiamo parlando di My Dress-Up Darling il cui inizio ha venduto 2 milioni di copie del manga.

Scritta da Rino Yamazaki e diretta da Miyuki Kuroki, la versione anime di Akebi's Sailor Uniform è disponibile in lingua originale con sottotitoli in italiano. Si tratta di un'opera piuttosto controversa, una storia intrisa di dolcezza e leggerezza che, tuttavia, sembra suscitare qualche dubbio.

Il percorso di Akebi

La trama principale era già chiara nel primo episodio (qui le nostre prime impressioni su Akebi's Sailor Uniform): Akebi Komichi è una ragazzina che sogna di poter essere come la sua idol Miki: splendida, popolare e talentuosa. Ella vuole a tutti i costi indossare l'uniforme scolastica dell'Accademia privata di Roubai, scuola media femminile.

Questo grande passo rappresenta un salto nel vuoto per la giovane protagonista: unica ragazzina della sua classe elementare, ora avrà la possibilità di stringere un legame con le sue nuove compagne. Riuscirà dunque ad interfacciarsi a questa nuova realtà e a fare amicizia con le altre ragazze? Akebi appare fin da subito molto poco sicura di sé, timida e introversa, e si abbandona spesso all'imbarazzo. Niente di insolito per una ragazzina in piena preadolescenza che sta affrontando un grande passo nella sua fase di crescita. Unica studentessa con la divisa diversa dalle altre, a causa di un buffo errore, è già destinata a spiccare, anche se ella stessa non ne è ancora convinta. Saranno proprio le sue nuove amiche a farglielo capire, un passo alla volta. Il primo momento fondamentale per la narrazione è sicuramente l'approccio di Erika Kizaki, ragazza di città che Akebi incontra per prima nella sua nuova classe. Il loro incontro è quanto più genuino e spontaneo possibile, capace di strappare subito un gran sorriso. D'ora in poi i legami della protagonista si svilupperanno episodio dopo episodio, regalando tante soddisfazioni alla piccola Komichi, tra risate, gelosie ma soprattutto tanto affetto. L'insicura ragazza del primo episodio diventerà, a tutti gli effetti, una persona molto diversa. La sua evoluzione è reale e tangibile.

Le piccole cose della vita

Rispetto al primo capitolo, questa prima stagione non vede un vero e proprio sviluppo narrativo come potremmo solitamente aspettarci. Akebi's Sailor Uniform si presenta come un lungo racconto di formazione che, a dirla tutta, non si districa in particolari snodi di trama. È un insieme di piccoli avvenimenti cristallizzati in un arco narrativo che, di fatto, non presenta alcun momento cruciale tipico di un intreccio.

Ciò accade perché è evidente, fin da subito, un intento ben diverso da quello a cui siamo forse abituati. Questo slice of life scolastico prende davvero alla lettera l'attenzione per la quotidianità: lo spettatore assiste alle giornate di Akebi e delle sue compagne, introdotte pian piano insieme alle loro passioni e ai loro singoli interessi. Il character design, infatti, è particolarmente accurato, non solo nella differenziazione estetica ma anche e soprattutto in quella psicologica e caratteriale.

Essendo il tempo narrativo di un unico episodio così dilatato, l'attenzione si concentra inevitabilmente sulla minuziosa resa di tutti i dettagli che possono arricchire il racconto e, di conseguenza, riempirlo. Akebi's Sailor Uniform celebra la semplicità, le piccole cose a dispetto di grandi avvenimenti. C'è una realizzazione estremamente meticolosa di gesti di cui è difficile persino accorgersi, come arrovellare le dita dall'imbarazzo o togliersi una ciocca di capelli dalla bocca. Ancora, interi minuti sono destinati a step quotidiani che non hanno una vera validità narrativa: pulire accuratamente gli occhiali, lavarsi i denti e rimuovere i residui di dentifricio dalla bocca.

Queste sono solo alcune delle minuzie che da un lato rallentano di gran lunga il ritmo della narrazione, dall'altro rendono l'opera diversa da ciò che questo tipo di intrattenimento ci propone solitamente. Pensate che un'intera sequenza è dedicata soltanto al ritrovamento di un piccolo oggetto a cui un'amica di Akebi è particolarmente legata. In un'opera in cui sembra spesso che "non stia succedendo nulla", la tristezza che una ragazzina può provare nel perdere il suo portafortuna assume una centralità sorprendente, indice del fatto che, quasi sempre, le emozioni sono il vero fulcro, al posto delle azioni. Una cosa è certa: questa scelta è indiscutibilmente più pertinente alla versione manga, meno all'adattamento animato. Leggere un fumetto comporta la scelta da parte del fruitore di gestire la propria attenzione su certi particolari molto lenti, cosa che in una serie TV non può accadere in alcun modo. C'è molta soggettività nella percezione di questo anime, e il rischio di risultare un po' flemmatico è molto elevato.

Uno stile fedele alla natura dell'opera

Cosa rende questo anime dolce, delicato e leggero? Oltre alla storia, l'adattamento di CloverWorks gode di un insieme di scelte stilistiche che danno vita ad un clima quasi idilliaco. Già nel primo episodio avevamo notato un'ambientazione da sogno: Akebi corre in un paesaggio di campagna, circondata da colori luminosi, avvolgenti. I tratti morbidissimi del disegno si allineano perfettamente alla scelta di una palette dalle tinte soavi, spesso tendenti al rosa.

La visione di ogni singolo capitolo trasmette una dose di serenità e tranquillità grazie a questa estetica che è mantenuta dall'inizio alla fine. Unica pecca è forse quella di inserire, di tanto in tanto, alcuni frame non animati che comunicano staticità, con uno stile grafico ben diverso da quello delle scene in movimento. Ciononostante, si può dire che siamo di fronte ad un'opera coesa e armoniosa. Ciliegina sulla torta è la musica di Kana Utatane, come anche le sigle di apertura e chiusura di Roubai Gakuen Chuutoubu Ichinen Sangumi e di Manatsu Murakami.

Un anime controverso

Possiamo notare subito una cosa: ad eccezione del padre di Akebi, figura marginale, e di un abitante del posto che compare all'inizio e alla fine della serie, tutti i personaggi sono femminili. Questa scelta dovrebbe rendere indiscutibile il target principale, ossia una fetta di pubblico che si avvicina molto alla protagonista e alle sue coetanee. A dirla tutta, l'anime è più che adatto anche ad un pubblico adulto. Qualcosa, però, non quadra. Tra i vari attimi di focalizzazione su dettagli e gesti di routine, alcuni fanno pensare che ci sia molto fan service al suo interno. Questo spunto di riflessione, chiaramente, ha sempre coinvolto in primis il manga di Hiro.

Nella quotidianità di una giovane ragazza, è inevitabile che ci siano momenti del tutto nomali come cambiarsi i vestiti, fare il bagno, togliersi le scarpe, e così via. Se finora abbiamo detto che l'attenzione per i piccoli attimi della giornata è un elemento fondamentale, è istintivo pensare che anche questi momenti più privati siano implicati come tutto il resto. Perché, tuttavia, queste attenzioni ci danno un'impressione totalmente diversa? Non abbiamo potuto fare a meno di notare una dedizione piuttosto eccessiva e, soprattutto, una realizzazione un po' troppo marcata di alcuni particolari. È sufficiente menzionare la quantità elevatissima di inquadrature dei piedi delle ragazze, degna di un lavoro di Tarantino.

Probabilmente non c'è una chiave di lettura univoca, ed è utile riflettere su questo aspetto. A che pro inserire così tanto fan service in un anime che, per ciò che racconta, non è assolutamente indirizzato ad un certo tipo di pubblico? Forse è compito dello spettatore adulto quello di smaliziarsi in qualche modo, guardando certe componenti sotto una luce diversa. Non dovrebbe essere così difficile osservare in maniera del tutto innocua atti così naturali come il cambiarsi i vestiti. Lo abbiamo accennato poco fa: in fin dei conti, anche il rapporto con il proprio corpo fa parte della quotidianità di una persona, in questo caso di una giovane ragazza che sta crescendo. Anche stavolta, probabilmente, la soggettività fa la propria parte. Tuttavia alcuni elementi potevano essere sicuramente risparmiati, a scanso di equivoci, in quanto rovinano un po' la delicata atmosfera di Akebi's Sailor Uniform, fortemente legata all'ingenuità dell'età giovanile.

Akebi's Sailor Uniform Akebi's Sailor Uniform è sicuramente un prodotto molto particolare, diverso da ciò a cui il mondo degli anime ci ha abituati. Alcuni espedienti nati nel manga non trovano qui un'eccellente riuscita, tuttavia la percezione che lo spettatore può avere è fin troppo soggettiva. Quelli che sembrano dei difetti possono diventare punti di forza per qualcosa di originale. Nonostante il tanto discusso fan service rovini un po' l'atmosfera, l'opera riesce a conquistare il pubblico con la sua semplicità e la sua dolcezza, il vero motore di questo slice of life scolastico.

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