Angolmois: Record of Mongol Invasion, recensione dell'anime su Crunchyroll

La serie ci porta a scoprire la resistenza dei giapponesi sull'isola di Tsushima durante la prima invasione dei Mongoli.

Angolmois: Record of Mongol Invasion, recensione dell'anime su Crunchyroll
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Nel 1274 il condottiero mongolo Kublai Khan, nipote di Gengis Khan, con un numeroso esercito, prepara una spedizione per la conquista dell'impero giapponese. Inizia così la prima invasione mongola del Giappone. I samurai riuscirono a difendere con il sangue le proprie terre e a respingere gli indesiderati invasori, nonostante la loro inferiorità numerica; i Giapponesi vennero aiutati anche da un clima favorevole che affondò le navi della flotta di Khan. La prima meta che i Mongoli avevano intenzione di raggiungere per dare inizio alla conquista fu l'isola di Tsushima. Pochi sanno cosa accadde realmente su quella piccola isola, ma gli abitanti riuscirono a tenere testa a migliaia di occupanti, senza arrendersi. Chi ha voluto raccontare gli avvenimenti che si svolsero lì, inserendo elementi del tutto originali, è stato Nanahiko Takagi, con il suo manga "storico", nonché primo scritto, Angolmois: Record of Mongol Invasion, pubblicato nel 2013. Recentemente lo studio d'animazione NAZ ha realizzato una versione animata, che dall'11 luglio 2018 (17 luglio per chi non è abbonato) è possibile vedere su Crunchyroll.

La via della redenzione

Kuchii Jinzaburou sa quanto può essere brutale una guerra: essendo un ex samurai dello shogun di Kamakura, è sopravvissuto a molte battaglie ed ha visto morire numerosi compagni ed innocenti. Quella, però, a cui deve prendere parte ora, anche se a sua insaputa, determinerà il destino del Giappone.

Siamo nel 1274. Kuchii, assieme ad altri detenuti, è condannato all'esilio sull'isola di Tsushima. Durante la traversata, una tempesta sorprende l'imbarcazione, e il funzionario che sta scortando i prigionieri decide di liberarli, ma questi prendono il controllo della nave. Il samurai ferma la rivolta e libera Onitakemaru, un nerboruto pirata che riesce a condurre la barca oltre la tempesta e a raggiungere l'isola. A Tsushima gli esiliati vengono accolti calorosamente dalla principessa Teruhi, figlia del governatore locale. Tuttavia, Kuchii sospetta che ci sia sotto qualcosa dietro quel comportamento troppo servile della principessa nei confronti di prigionieri. Infatti, i carcerati scoprono che, sebbene condannati a morte, sono stati esiliati in quel luogo per difenderlo dall'imminente invasione dei Mongoli. Questi hanno migliaia di navi che stazionano nella baia sul confine della Corea, pronte a salpare per occupare Tsushima, la prima isola giapponese sulla loro rotta.
Inizialmente i prigionieri sono restii a prendere parte alle ostilità, ma quando una sera i primi Mongoli approdano, sono costretti ad imbracciare le armi per sopravvivere. Gli esiliati aiutano l'esercito dell'isola a fermare gli invasori, ma chi si distingue particolarmente sul campo di battaglia è proprio Kuchii, che destreggia abilmente lo stile della spada geki, sgominando con facilità i nemici. Costretti i Mongoli alla ritirata, gli isolani ed i prigionieri hanno poco tempo per organizzarsi, perché 900 navi rivali stanno per attraccare sull'isola, ed iniziare l'inesorabile assedio. Il protagonista accetta di unirsi alla lotta, perché non vuole abbandonare i cittadini spaventati. Il giorno dopo il primo attacco, Kuchii incontra Shouni Kagesuke, alto generale dello shogun, che è giunto sull'isola per raccogliere informazioni sui Mongoli, ma dopo essersi reso conto della gravità della situazione ha intenzione di inviare 3000 soldati entro una settimana.

Il samurai dovrà resistere fino all'arrivo dei rinforzi. Kuchii non sarà da solo in questa impresa, ma verrà affiancato anche da altri criminali, tra cui il pirata Onitakemaru, che non sono fuggiti quando ne avevano l'occasione, preoccupati delle sorti del Giappone, e trova supporto anche nei Toibarai, una popolazione discendente dai primi difensori della nazione, che vivono tra i monti, guidati da Nagamine Hangan. In questa difficile situazione, quando l'esercito di Tsushima sembra essere pronto alla resa, Kuchii sfoggia le sue abilità da stratega, riuscendo a conquistare i cuori e gli animi sia dei soldati che dei cittadini, dando loro la speranza.

Il grido dei caduti

La guerra è brutale, cruda, e Angolmois: Record of Mongol Invasion cerca di mettere in risalto questo lato. La serie mostra quanto una battaglia possa essere macabra attraverso scene violente, in cui vengono coinvolti i cittadini. L'utilizzo di un setting storico, oltre a voler far conoscere ad un pubblico più vasto eventi che hanno segnato un'intera nazione, permette anche di portare avanti una critica generale a tutte le battaglie, facendo capire come le guerre non cambino e siano sempre barbare, con vittime innocenti a causa dei macabri ed inutili massacri. Tuttavia, sebbene questa riflessione sia palesemente uno dei temi fondamentali della trama, si evidenzia poco il lato macabro, dando la sensazione che non sia un elemento importante di una battaglia, mettendolo quasi in secondo piano. Questa tematica avrebbe dovuto essere più marcata, per avere una presa differente sul pubblico, e non essere solo una sottile strato: essendo questa una serie storica, crediamo che l'ideale sarebbe stato non limitarsi a far vedere gli scontri tra le varie fazioni, con uccisioni al limite dello splatter dei soldati; ma di andare più in profondità, scavando anche nell'animo umano, mostrando di più come gli innocenti sono coinvolti, con scene più crude, e come questi eventi segnino irrimediabilmente le vite, in modo da far capire quanto un conflitto possa essere crudele. La guerra è sia vedere due schieramenti affrontarsi e resistere, sia assistere a vittime che subiscono ripercussioni per quello che sta accadendo. La sceneggiatura è accattivante, riesce a prendere sin da subito, non solo perché romanza avvenimenti reali, con personaggi fittizi che si muovono assieme a personaggi realmente esistiti, giustificando anche alcune inesattezze storiche per fini narrativi; ma invoglia anche a scoprire quanto accaduto in quegli anni (in più momenti abbiamo sospeso la visione per approfondire l'invasione mongola e le varie fazioni in campo). La storyline è arricchita da colpi di scena, anche se a tratti prevedibili, conoscendo alcune meccaniche narrative, che riescono comunque ad intrattenere quanto basta per voler scoprire come si concluderanno le imprese del samurai Kuchii. Eppure, giunti al finale abbiamo notato un errore d'incongruenza con il pilot, ma questo potrebbe, però, avere due spiegazioni differenti: da un lato viene lasciata aperta una porta per un eventuale sequel (non ancora annunciato); dall'altro lato una grave svista degli autori. Inoltre, quasi a voler compensare agli errori narrativi, la serie cerca di focalizzarsi prevalentemente sull'intero cast e su come esso si comporta negli attimi in cui divampano le battaglie, anche se viene fatto in maniera altalenante.

Il personaggio più approfondito è proprio Kuchii, di cui, nel corso delle puntate, riceviamo nozioni sul background, che riescono a farci legare con lui in maniera empatica, comprendendo perché vuole difendere a tutti i costi una popolazione con cui non ha mai avuto alcun legame; gli altri, invece, sono mal sviluppati, di cui conosciamo solo qualche sporadica nozione, non utile a renderci partecipi del tutto nelle specifiche situazioni che li vedono più attivi, non potendo comprendere le loro decisioni. Vista la pletora di attori presenti, che cercano in tutti i modi di ritagliarsi un piccolo spazio, senza prevalere sul protagonista, sarebbe stato più opportuno rendere l'opera corale, in modo che ognuno potesse raccontare la propria storia ed essere più influente.

In una serie che si focalizza sulle ostilità deve giocare un ruolo importante anche la componente artistica, ma quella di Angolmois non è delle migliori. Dopo aver visto un pilot stilisticamente ottimo, con poche approssimazioni, e con buone animazioni, nelle puntate seguenti veniamo messi dinanzi a sempre più palesi imperfezioni. Le potenzialità del disegno squadrato, utilizzato per la resa del variegato character design, si evidenziano soprattutto nei primi piani in cui si nota un'impeccabile cura nei dettagli; ma in alcuni frangenti, in particolar modo in quelli più ampi, saltano all'occhio approssimazioni del tratto, che a volte rovinano il momento, non rendendo giustizia alle situazioni più drammatiche. Sul lato delle animazioni, invece, la produzione si mantiene costante: non raggiungono mai elevati livelli di qualità, ma si nota l'intento di tenere viva la tensione, soprattutto durante gli scontri, rendendoli il più "realistici" possibile, ma al contempo senza dimenticare il lato shonen, con leggere esagerazioni, che non rovinano la natura seria del prodotto. Il tutto è accompagnato da un opaco filtro posto sulla telecamera, che rende ogni situazione più cupa, come se fosse sporca della polvere alzata dagli zoccoli dei cavalli e dal marciare dei soldati durante la battaglia.

angolmois: record of mongol invasion Angolmois: Record of Mongol Invasion cerca in tutti i modi di criticare il lato oscuro dell’invasione mongola, anche se sviluppa poco la parte macabra delle ostilità. La serie si focalizza soprattutto sulla costruzione del protagonista, ben analizzato sotto vari aspetti; questo, però, a discapito di una migliore strutturazione dei comprimari che si riducono a ricoprire solo un ruolo secondario e non sono molto rimarchevoli. Tuttavia, l’intreccio riesce a catturare l’attenzione sin da subito, perché narra eventi reali, con un tocco di fantasia, e spinge a voler scoprire o approfondire una storia poco nota, almeno in Occidente. Il comparto tecnico non è dei migliori e si lascia andare ad imperfezioni, che rovinano il lavoro; ciononostante, viene presentata una componente visiva interessante soprattutto durante i combattimenti, sottolineando la cattiveria delle lotte armate.

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