L'Attacco dei Giganti: la Recensione della Stagione 3

Tiriamo le somme sulla Stagione più importante e dirompente di sempre: sarà riuscito Wit Studio a trasporre al meglio il manga di Isayama?

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In un panorama controverso come l'industria dell'animazione, in cui non sempre le aziende incontrano un'armonia completa con il prodotto da trasporre in una serie o un film, esempi come quelli di Wit Studio sono a dir poco encomiabili. Lo sono nella misura in cui lo staff, nel corso degli ultimi anni, è riuscito a trasformare un'opera graficamente grezza come L'Attacco dei Giganti in un capolavoro di animazione e tecnica. C'era qualche dubbio iniziale dietro la Stagione 3 dell'anime tratto dal fumetto di Hajime Isayama, soprattutto dopo una Season 2 di gran livello ma narrativamente un po' acerba: al termine della visione dell'ultimo episodio, trasmesso in Giappone il 30 giugno e giunto in simulcast italiano su VVVVID il 1 luglio, non possiamo che ritenerci pienamente soddisfatti dell'approccio virtuoso che gli artisti in casa Wit Studio hanno dimostrato nella cura realizzativa del prodotto. Fa un po' tristezza sapere che la Stagione 3 potrebbe essere l'ultima curata da Tetsuro Araki e il suo team, visti i rumor che vorrebbero una nuova compagnia per la quarta e ultima stagione di Attack on Titan: fermo restando, però, che le redini della produzione dovrebbero rimanere in casa Production I.G, con lo Studio MAPPA pronto a subentrare in fase di adattamento, è opportuno per adesso concentrarci sul lavoro svolto dallo staff sugli archi narrativi Rivolta e Ritorno a Shiganshina. Una Season dirompente, che ha sconvolto le carte in tavola e confermato tutte le premesse: Shingeki no Kyojin, nel bene e nel male, è un'opera destinata a fare la storia.

La verità viene a galla

L'Attacco dei Giganti Stagione 3 vive di una doppia anima: una più intima, riflessiva e politica, l'altra dirompente e pronta a sconvolgere il suo pubblico. Che i toni di questi nuovi 22 episodi sarebbero stati molto diversi rispetto al passato lo si capisce già dall'incipit: un Eren visibilmente più maturo rispetto al nostro presente, con una chioma più folta mossa dal vento, mentre osserva ciò che lui e Armin hanno sempre sognato di vedere da vicino, il mare. Come sono arrivati fino a quel momento, e cosa li aspetta da lì in avanti oltre l'immensa distesa azzurra, sono risposte arrivate solo al termine di un viaggio lungo, tortuoso e fatto di rivelazioni cruciali.

La Season 3, come dicevamo, vive di una doppia anima perché è stata concettualmente divisa in due blocchi, intervallati da una lunga pausa invernale. Nei primi 12 episodi l'anime ha trasposto la saga intitolata Uprising (Rivolta), un complesso intreccio politico che ha lentamente sollevato il velo di mistero su gran parte dell'immaginario di base dell'opera: di ritorno da una missione che ha sconvolto la squadra, i membri del Corpo di Ricerca hanno l'obiettivo di proteggere Eren e Historia dalle grinfie di coloro che vogliono catturarli. Il protagonista è infatti in possesso della Coordinata, un misterioso potere che gli permette di controllare la volontà dei Giganti non senzienti; la giovane protetta di Ymir, invece, si è rivelata essere l'ultima discendente dei Reiss, una famiglia antica e potente dietro le cui origini si celano tutti i misteri con cu Hajime Isayama ha scolpito il worldbuilding di AOT. A partire da questo scenario di partenza, la prima parte de L'Attacco dei Giganti 3 intesse pian piano un groviglio di complotti che permette di approfondire i l background di alcuni volti storici della serie (su tutti Levi ed Erwin), ma anche di introdurre figure totalmente nuove come i Reiss o i soldati di Gendarmeria guidati dal micidiale Kenny.

Si delinea, in questa parte, un racconto profondamente atipico rispetto ai canoni imposti finora dall'anime: per la prima volta, infatti, il pubblico ha assistito a una trama in cui al centro dell'azione non c'erano i Giganti, ma gli umani. Con le loro contraddizioni e il loro carisma: come nelle migliori opere dark fantasy, a fare da padrona è una scrittura maggiormente politica, più lenta, meno d'impatto, in cui la spettacolarità delle battaglie tra Titani lascia posto a segreti, azioni furtive e adrenalinici inseguimenti tra le strade racchiuse nelle mura che sono ancora in salvo.

Ed è vero che, in questa fase della trama, la sceneggiatura finisce per diluirsi forse eccessivamente nel corso degli episodi: tuttavia, il ritmo del racconto non perde mai la sua verve emozionale. Questo avviene soprattutto grazie a figure dall'indiscusso carisma come Erwin Smith, una lezione sincera e magistrale su come si scrive un personaggio. Le sue azioni ambigue e sibilline trovano finalmente una toccante ragion d'essere in una parabola che oseremmo definire perfetta.

Ci ha colpito anche il complicato rapporto tra Levi e Kenny, così come la dolorosa introspezione di Eren Jaeger: un eroe atipico e fuori dal tempo, vittima degli eventi e paladino inadeguato, il processo di formazione di Eren culmina durante la terza stagione dell'anime e si completa al termine del ventiduesimo episodio, contribuendo a plasmare una figura controversa e non ancora pienamente a fuoco.

Ma è chiaro che l'obiettivo dell'autore fosse palese sin dall'inizio: spogliare il suo protagonista di qualunque veste di eroismo, coraggio o innate capacità in grado di omologare la sua caratterizzazione a quella di qualunque eroe di matrice shonen. E in questo processo di decostruzione gioca un ruolo fondamentale il secondo arco narrativo della stagione: composta di soli dieci episodi, la Parte 2 di AOT 3 mette in scena uno showdown poderoso, sia sul versante artistico che su quello della scrittura. Al termine della parentesi politica vista in Rivolta, all'umanità non resta che una mossa da compiere per assestare un colpo deciso nella guerra tra umani e Giganti: riconquistare il Wall Maria e liberare il distretto di Shiganshina dalla morsa del Gigante Bestia, del Gigante Corazzato e del Gigante Colossale, rimettere così piede nella patria di Eren, Armin e Mikasa ed accedere finalmente alla tanto agognata cantina di casa Jaeger - il luogo in cui il padre del nostro, Grisha, custodì ogni segreto sul mondo in una serie di documenti che svelano la verità sulle origini dei Titani. Una verità in cui non abbiamo faticato a leggere un sottotesto sociopolitico: che sia una critica volontaria dell'autore nei confronti delle contraddizioni del mondo moderno, o che sia semplicemente uno specchio riflesso casuale della nostra società, troviamo che l'emarginazione, la reclusione e l'innalzamento di mura come metafora del razzismo siano tematiche quanto mai attuali.

Ed è il momento, questo, per sfoderare gli artigli mettendo in scena alcuni tra i momenti più intensi e drammatici di tutta la serie, oltre che di far sfoggio - per Wit Studio - di tutto il talento dei suoi animatori migliori. La maturità e la drammaturgia della scrittura di Isayama, che nell'anime è stata ulteriormente approfondita per sviscerare qualche passaggio un po' oscuro per i lettori del manga, emerge nella parte conclusiva del racconto: quando l'opera non ha paura di mettere in pericolo la vita di alcuni dei suoi personaggi cardine, o ancora quando un lungo flashback ci mostra finalmente tutta la verità dietro l'immaginario di Attack on Titan.

Il più grande merito della produzione, oltre che sul versante tecnico, è stato proprio quello di impreziosire il ritmo della scrittura con colpi di scena importanti, in grado di rivoluzionare del tutto le aspettative del pubblico. Con le rivelazioni finali, infatti, Shingeki no Kyojin ha finalmente spalancato le porte della sua mitologia, aprendo un ventaglio di risvolti e anticipazioni pronti a cambiare tutto. Ancora una volta.

Lotte senza quartiere

Se già in termini di adattamento narrativo gli sceneggiatori di Wit Studio hanno realizzato un'opera sontuosa e dal forte impatto drammaturgico, non fatichiamo certo a definire l'assetto artistico di Attack on Titan 3 un prodotto dirompente sotto tutti i punti di vista. Sulla scia delle stagioni precedenti, il character design della serie riesce ad annullare completamente l'appiattimento stilistico del sensei Isayama, del quale a volte si faticano addirittura a distinguere i personaggi, senza contare che il tratto di disegno pulito e dettagliato riesce ad eliminare le sporcature che caratterizzano le matite del manga.

Al tempo stesso, però, il comparto visivo di AOT dona iconicità ai personaggi e alle creature che ne popolano l'immaginario, trovando ancora una volta nei primissimi piani un livello di dettaglio sopraffino. Come abbiamo più volte evidenziato, una regia sempre attenta scandisce le animazioni come un direttore d'orchestra: in tal senso, il lavoro svolto sulle movenze dei personaggi e sulle sequenze di combattimento mette in scena una fluidità eccelsa, capace di condurci nel vivo della battaglia attraverso momenti adrenalinici e inquadrature dall'impatto cinematografico.

A donare intensità a scene come la carica della cavalleria contro il Gigante Bestia, ad esempio, interviene anche il sonoro, che delizia le nostre orecchie con una soundtrack di stampo internazionale; o ancora, la furiosa offensiva di Levi contro il nemico è figlia di un'animazione da alto cinema di genere, così come in generale tutti gli scontri appaiono molto bene coreografati. Come ogni anno, poi, grazie alla partnership con Production I.G, Wit Studio mette in scena un'ottima computer grafica, capace di amalgamarsi molto bene con il tratto a mano.

L'implementazione del digitale riguarda soltanto alcuni spostamenti molto complessi, come gli voli con il dispositivo di manovra tridimensionale o le movenze del Gigante Colossale. Per quanto riguarda quest'ultimo, il giudizio è sostanzialmente quello che avevamo già espresso in occasione della Recensione della Stagione 2 de L'Attacco dei Giganti: rispetto ai fondali e agli altri personaggi che si muovono su schermo, i movimenti della creatura appaiono un po' innaturali e poco fluidi. Un piccolo scotto da pagare in nome, soprattutto, di un'animazione non proprio facile da realizzare, nella quale l'ausilio della CGI ha semplificato enormemente gli sforzi produttivi di Wit Studio per dar vita all'immensa trasformazione di Bertholdt.

L'Attacco dei Giganti - Stagione 3 E insomma, non possiamo che rispondere con un sonoro sì: L'Attacco dei Giganti Stagione 3 è davvero il blocco di episodi più dirompente, intenso e drammaturgico di tutta la serie. Complice il manga da cui è tratto, infatti, l'adattamento animato di Wit Studio riesce a superare l'opera cartacea persino sul piano della scrittura, impreziosendo il proprio lavoro con un comparto tecnico ed artistico di primo livello. Attack on Titan è giunto ad una svolta cruciale, che ha finalmente smascherato il vero aspetto del suo immaginario: d'ora in poi nulla sarà più come prima e la Stagione 4 (l'ultima) non potrà che essere pirotecnica.

8.7