Baki, la Recensione: tiriamo le somme sull'anime Netflix diviso in 2 parti

La serie Baki continua con la seconda parte, puntando su un maggior approfondimento psicologico dei protagonisti.

Baki, la Recensione: tiriamo le somme sull'anime Netflix diviso in 2 parti
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Dopo il nostro first look dedicato al primo episodio del proseguimento della prima stagione di Baki, torniamo a parlare della serie provando ad analizzare i pregi e i difetti della seconda parte dell'anime. Baki the Grappler è un franchise creato da Keisuke Itagaki negli anni '90 che conta, oltre al manga, anche numerosi adattamenti in media differenti, tra cui il già citato anime e alcuni videogiochi.
Da poco tempo, su Netflix, è online la seconda parte della prima stagione, che comprende un totale di 26 episodi (realizzati dallo studio TMS Entertainment), che hanno come protagonista il diciassettenne Baki Hanma, un ragazzo taciturno intenzionato a diventare il guerriero più forte del mondo.

Muscoli e lame

La seconda parte della prima stagione dell'anime riparte in grande stile presentando agli spettatori Biscuit Oliver, un criminale dalla stazza fisica impressionante che la polizia utilizza per acciuffare i lottatori senza scrupoli evasi da varie strutture di detenzione di massima sicurezza negli episodi precedenti. La trama, almeno in un primo momento, sembra voler puntare su una componente narrativa leggermente diversa rispetto al passato, puntando tutto su Biscuit Oliver e la sua missione di cattura.

Con l'avanzare degli episodi, però, la struttura della narrazione sembra quasi fare marcia indietro, tornando se vogliamo a una dimensione incentrata maggiormente su combattimenti 1vs1, strizzando quindi l'occhio a quanto visto in precedenza.
Sempre per quanto riguarda il lato narrativo, in realtà, la seconda parte dell'anime procede in modo maggiormente frammentato rispetto al passato, per via di una serie di eventi che si susseguono in modo non perfettamente armonico.

Lo stesso Oliver, da co-protagonista assoluto delle vicende, passa improvvisamente in secondo piano, arrivando addirittura a scomparire per un certo periodo, spiazzando per certi versi anche lo spettatore.

In questo modo, la struttura narrativa della caccia all'uomo lascia il passo a un insieme di sequenze che vedono i vari personaggi lottare ancora una volta furiosamente tra loro per decretare una volta per tutte chi sia il più forte.
In questa progressione degli eventi, a tratti caotica, fortunatamente Baki, il vero protagonista della serie, riesce comunque a ritagliarsi uno spazio di tutto rispetto.
Nella seconda parte dell'anime lo spettatore riesce così a entrare maggiormente in sintonia con il protagonista, il cui lato introspettivo appare sicuramente più marcato - se rapportato alla prima parte dell'anime - seppur incapace di raggiungere vette di eccellenza.

L'amore salverà tutti

Seppur Baki sia una serie incentrata su brutali combattimenti corpo a corpo, il tema cardine è l'amore. Nel corso della serie, gli stessi personaggi tendono a descrivere il complesso e a tratti indescrivibile sentimento come la chiave universale per superare qualsiasi difficoltà. Lo stesso Biscuit Oliver dice al protagonista di possedere una muscolatura ipertrofica non tanto per quello che mangia ma proprio per via della forza dell'amore.

Sebbene la serie cada più volte nel vortice impetuoso delle spiegazioni eccessivamente contorte o didascaliche (basti pensare al concetto di sincronismo presente fin dal primo episodio), è comunque apprezzabile l'idea degli autori di aver provato a rendere alcuni personaggi maggiormente caratterizzati da un punto di vista psicologico. Lo stesso Baki, che per la prima volta si ritrova a fare i conti con i propri sentimenti, è costretto a superare ancora una volta i suoi limiti cercando di dimostrare a Kozue, la sua ragazza, quello che davvero prova per lei.

Baki è infatti cresciuto in un mondo di violenza e brutalità in cui i deboli sono destinati a soccombere; la sequenza della sua prima esperienza sessuale (che potrà probabilmente essere considerata involontariamente comica da vari spettatori) mette comunque in luce la fragilità del personaggio, completamente impacciato di fronte a una situazione a lui estranea ma capace al tempo stesso di farlo maturare in modo rapido sia dal punto di vista fisico che mentale.

Baki confronta il sesso al combattimento, ponendoli come facce diverse della stessa medaglia; il rapporto sessuale con Kazuo rappresenta per lui una vera e propria epifania che ha degli sviluppi effettivi anche a livello di trama.
Il protagonista, dopo aver compreso il valore dell'amore, diventa infatti molto più sicuro di sé, intenzionato ora più che mai a difendere la persona a cui tiene di più in assoluto, la sua ragazza.

Gli stessi avversari che incontra ribadiscono chiaramente il cambiamento emotivo (e di portamento) del protagonista, che da "ragazzino ingenuo" si è trasformato in "avversario temibile". La nuova sicurezza di Baki lo rende a tutti gli effetti un protagonista dotato di maggior carisma rispetto alla prima parte, in cui finalmente la sua incredibile forza viene fuori in maniera lampante. Gradevole anche la scelta di chiudere la stagione ponendolo in una situazione di seria difficoltà, in grado di incuriosire lo spettatore in attesa del proseguimento della storia.
I disegni risultano in linea con quanto visto in precedenza, con lottatori dotati di fisici ipertrofici spropositati che durante i furiosi combattimenti corpo a corpo sfoggiano le loro tecniche segrete senza soluzione di continuità.
Ancora una volta il sangue abbonda, anche per via dell'utilizzo, da parte dei lottatori, di numerose armi speciali che vanno dalle lame retrattili alle Katane giapponesi.

Baki La seconda parte della prima stagione di Baki non si discosta molto dai 13 episodi iniziali, anche se è comunque ammirabile l'intento degli autori di aver voluto puntare su una caratterizzazione introspettiva maggiore dei personaggi. La scelta di puntare in maniera marcata sul tema dell'amore potrebbe forse far storcere il naso a più di uno spettatore, seppur in realtà risulti una trovata abbastanza gradevole. Peccato solo per il comparto narrativo, spesso troppo frammentato e a tratti confusionario, incapace di dare la giusta continuità all'opera. Specchio riflesso, comunque, di tutta la produzione anime.

6.3