Quacosa per cui lottare
Venire al mondo da un cadavere presagisce un ineluttabile destino di morte? Esiste davvero un fato, qualcosa aldilà delle nostre esistenze terrene, che le manovra come marionette inanimate? Potrebbe un semplice uomo, forte solo della propria risolutezza e della propria disperazione, opporvisi, combattendo strenuamente, notte e giorno, per salvaguardare ciò che ha di più caro? Non un ideale, non un amore, non un’amicizia, ma anche solo la propria umanità, minacciata costantemente da fantasmi e incubi, frutti di un male tanto esteriore quanto interiore... E varrebbe davvero la pena di consacrare la propria vita alla battaglia, contro se stessi e contro il mondo, per scoprire e dare un senso a quello che sta aldilà dell’apparenza delle cose, delle consuetudini della società, delle imposizioni della religione?
Una storia violenta
In realtà, il guerriero cinico e sanguinario che Miura ci propone in apertura della sua opera non sembra essere molto propenso a porsi queste domande, mentre è intento a squartare, con l’aiuto di una spada di colossali proporzioni, mostri immondi e combattenti che ben poco hanno di umano... Ma basta sfogliare poche pagine per comprendere che, nonostante i truculenti massacri e gli spargimenti di sangue, c’è qualcosa di ben più profondo del mero desiderio di violenza a dare forza al braccio di Gatsu, che lo spinge alla lotta, che lo sorregge e lo guida nel momento dell’attacco, qualcosa che ha le sue origini già nell’infanzia del nostro eroe. Allevato in una compagnia di mercenari, attorniato dalla diffidenza di tutti, compreso il suo patrigno, Gatsu impara presto a sentirsi sicuro solo con a fianco la propria spada, e questa certezza lo accompagnerà attraverso gli anni solitari dell’adolescenza, di battaglia in battaglia, senza fissa dimora e soprattutto senza radici, né tantomeno un posto da poter chiamare casa. E’ un incontro inaspettato a cambiare per sempre la sua vita: quello con la Squadra dei Falchi, una compagnia di giovanissimi soldati mercenari capeggiata dal carismatico Grifis, il cui destino si rivelerà presto legato a doppio filo con quello di Gatsu. Al principio schivo e riservato, il giovane trova nei nuovi compagni il calore di una vera e propria famiglia, scoprendo il valore di sentimenti fino ad allora a lui sconosciuti, e contemporaneamente è uno dei fautori principali dell’ascesa politica e militare di Grifis, che sembra sempre più vicino al coronamento del suo sogno: quello di avere, un giorno, un proprio regno. Ma il rapporto tra Gatsu e il suo comandante va molto aldilà della stima reciproca, così come dell’amicizia: tutte le ambizioni di Grifis, tutti i suoi sogni, per realizzare i quali ha percorso con caparbietà e al prezzo di orribili sacrifici una lunga strada, lastricata dei cadaveri di compagni e amici, prevedono la presenza di Gatsu al suo fianco. Sarà proprio la decisione di quest’ultimo di abbandonare la Squadra dei Falchi, presso la quale sentiva di stare solamente realizzando il sogno di un altro senza trovare, ancora una volta, una propria ragione di esistere, a provocare una sequenza di tragici eventi destinati a segnare profondamente la vita del protagonista, in maniera fisica quanto psicologica, andando persino a minare le fondamenta del suo rapporto d’amore con Caska, anche lei membro della Squadra dei Falchi. In questo lugubre scenario, che nemmeno il suo compagno di viaggio, l’elfo Pak, con la sua ironia e spensieratezza, riesce a mitigare, il nostro protagonista si imbatterà in nemici mortali come ultraterreni, ma anche, inaspettatamente, in persone che, ognuno per le proprie personali ragioni, decideranno di aiutarlo e di accompagnarlo nella sua difficile missione. Negli ultimi numeri vediamo infatti Gatsu in compagnia, oltre che dell’immancabile Pak, del giovane Isidoro, impressionato dall’abilità di combattimento del nostro eroe e deciso ad emularne le gesta, di Farnese e Serpico, che si sono visti distruggere il proprio mondo di salde certezze dallo stesso Gatsu, con il quale ora vogliono indagare la vera realtà delle cose, e della piccola strega Shilke, tutti uniti nell’intento di proteggere Caska e aiutare il nostro eroe. Riuscirà Gatsu, forte dell’appoggio di questi nuovi compagni, a salvare l’amata e, allo stesso tempo, ad arrivare a Grifis, che intanto, in quella che al nostro eroe sembra un’evidente blasfemia, sta radunando una nuova, e mostruosa, Squadra dei Falchi?
Ritratti esemplari
La cura che Miura ha riposto nella creazione dei suoi personaggi e in quella del mondo in cui le loro storie prendono vita è evidente anche ad una veloce scorsa delle tavole. L’evoluzione psicologica di Gatsu è uno degli aspetti più riusciti dell’intero manga: al principio ci viene presentato come un guerriero freddo e schivo, determinato a uccidere, senza pietà e che non si fa scrupolo nel farsi scudo con i corpi di innocenti. La sua personalità è in realtà molto più complessa, continuamente in bilico tra la spinta positiva ad affermare la propria esistenza e a difendere le cose che ama, e il senso di inadeguatezza e la frustrazione di essere trascinato sempre più in basso, sul filo di quel baratro che, inghiottendolo, lo renderebbe mostro a tutti gli effetti, lasciandolo preda solo della propria forza distruttiva. Ma gli altri personaggi sono altrettanto ben delineati: i compagni della Squadra dei Falchi, così come i nuovi amici che lo accompagnano, hanno caratteri complessi e sfaccettati, che contribuiscono a mettere in gioco le tematiche che Miura intende affrontare. Così Gambino rappresenta il primo fallimento, seppur involontario, di Gatsu nei rapporti affettivi, la Squadra dei Falchi la scoperta degli affetti, del “nido”, di qualcosa, oltre alla propria stessa vita, per cui combattere, Caska il desiderio, il sacrificio, la rabbia per le aspettative non mantenute che ogni rapporto d’amore porta con sé. E ancora, Farnese è la grettezza e l’ottusità della Chiesa ufficiale, grettezza e ottusità che però dovrà abbandonare nel momento in cui verrà in contatto con Shilke e con tutto il suo mondo di conoscenza, di comprensione della natura e di quello che ne trascende i confini. Ma è solo con Grifis che si indagano gli aspetti più profondi dell’amicizia, della lealtà, del legame indissolubile che unisce due anime affini, come lo sono lui e Gatsu (è lo stesso Grifis a dire: per me un amico è così... Penso che sia “un uomo uguale a me”). Altrettanto forte è il tema del sogno, e di ciò che si può arrivare a compiere per la sua realizzazione, strettamente connesso a quello della battaglia, che assume a mano a mano una valenza non solo fisica, ma soprattutto catartica, di espiazione, di riconciliazione. Persino l’Ammazzadraghi, il gigantesco spadone di Gatsu, finisce per travalicare i propri confini fisici per diventare, come il suo possessore, un’entità in bilico tra due realtà, la materiale e la spirituale, e pertanto in grado di influenzarle entrambe, e forse persino capace di sfuggire al lento ma inesorabile percorso della ruota del destino.
Riguardo l’aspetto grafico, non si possono non apprezzare gli straordinari disegni di Miura. I primi numeri ci mostrano un tratto forse ancora un po’ acerbo, ma sicuramente accattivante, e possiamo dire che la promessa è stata mantenuta. Non solo i personaggi, ma anche il loro abbigliamento e le loro armature, così come le ambientazioni, sono curati nei minimi dettagli, conferendo ad ogni elemento una forza e una personalità indiscutibili. Miura, infatti, ha compiuto un lavoro di grande accuratezza non solo a livello grafico, ma anche per quello che riguarda la ricostruzione storica del medioevo europeo, ricreando mondi molto vividi e decisamente appropriati, seppure non riconducibili ad un preciso dato geografico. Anche i mostruosi nemici che il nostro eroe deve quotidianamente affrontare sono caratterizzati in maniera molto azzeccata, e anche in questo caso riconducibili alla tradizione occidentale, così come alla mitologia nipponica.
Le edizioni
Per quanto riguarda le proposte editoriali, Planet Manga ci offre tre diverse alternative per immergerci nelle oscure atmosfere di Berserk: la serie regolare, ormai arrivata al cinquantaseiesimo numero e a cadenza trimestrale, la Collection (ogni numero della quale comprende due degli albi regolari), a periodicità bimestrale, e Maximum Berserk, una sorta di albo “gigante”, che propone un’inedita divisione degli episodi, insieme a tavole più grandi e alla lettura alla giapponese, assente al contrario negli altri due casi. Risulta piuttosto facile pensare ad una neanche tanto nascosta operazione commerciale, ma è anche vero che quest’ultima proposta ha il pregio di poter avvicinare alla lettura del manga l’utenza più giovane (dato che i primi albi delle precedenti edizioni sono introvabili), nonostante a livello grafico si assesti su livelli piuttosto scadenti, in particolare per quel che riguarda le copertine, realizzate a tinte fluo veramente opinabili. Per proseguire nella lettura della saga di Miura, almeno per quello che riguarda i fan di vecchia data della serie, comunque, non resta che aspettare pazientemente l’uscita del nuovo tankobon, rimandata a data da destinarsi, considerato che l’edizione italiana ha ormai raggiunto la produzione giapponese.