Un po' God of War, un po' Hercules, un po' Castlevania (serie animata). Queste sono probabilmente le opere che a più di qualcuno potranno tornare subito alla memoria durante la visione di Blood of Zeus, la nuova serie animata targata Powerhouse Animation ambientata nel mondo dell'antica Grecia disponibile su Netflix.L'opera, composta da otto episodi dalla durata di circa trenta minuti l'uno, ci trasporta nelle vicende del semidio Heron, intenzionato più che mai a salvare il mondo da uno spietato esercito di demoni capitanati dal crudele Seraphin. Per i dettagli vi invitiamo a leggere la trama di Blood of Zeus: noi, intanto, abbiamo visto l'anime su Netflix, e siamo pronti a darvi il nostro giudizio definitivo.
Il tempo dei miti e delle leggende
Blood of Zeus, fin dal suo titolo, non nasconde una certa vicinanza alle istanze della mitologia greca, andando a ripescare a piene mani da personaggi e situazioni tipiche del racconto epico riuscendo al tempo stesso ad attualizzarne alcuni aspetti attraverso una visione fresca e moderna. Heron, il giovane ragazzo protagonista delle vicende, vive la sua vita tranquillamente in un piccolo villaggio sperduto, ignorando il fatto di essere in realtà figlio di Zeus.La rivelazione, che in un primo momento lo porterà a odiare il suo stesso padre colpevole di aver lasciato lui - così come la propria madre - soli e in balia degli eventi, gli farà infine capire la sua vera missione, cioè sconfiggere il male rappresentato dal perfido Seraphin, un misterioso viandante che, entrando in contatto con un corpo appartenente a un gigante (un essere mitologico che in passato insieme a vari alleati aveva mosso guerra addirittura all'Olimpo) si è trasformato in un demone assetato di vendetta.
Il ritmo dell'opera si attesta su buoni livelli, soprattutto durante la prima metà della serie, in cui vedremo Heron, così come lo stesso Zeus, impegnati su più fronti per cercare di risolvere le spinose questioni in cui si ritroveranno invischiati.Il blocco narrativo centrale risulta invece la parte meno riuscita dell'intera storia, per via di alcuni momenti troppo diluiti, seppur la serie, attraverso gli episodi finali, riesca a risollevarsi mettendo in scena un conflitto su vasta scala capace d'intrattenere molto bene.
Lodevole comunque il modo in cui gli autori hanno deciso di affrontare il tema del divino in rapporto alla mitologia greca (visto anche il numero davvero alto di opere recenti su tale argomento) riuscendo a pescare a piene mani dall'intero pantheon mitologico mettendo in scena tutta una serie di personaggi ben caratterizzati soprattutto da un punto di vista introspettivo.Il protagonista Heron diviene così capace di incarnare molto bene la figura dell'outsider, presentato agli spettatori inizialmente come un pesce fuor d'acqua (numerose le similitudini con l'Hercules Disney), in grado comunque di far affidamento sulle proprie forze per maturare nel corso dell'intera serie.Buona anche la caratterizzazione di Zeus, descritto come un sovrano irruento e sicuro di sé, rispettato da tutti per il suo glorioso passato che portò gli dei alla vittoria nella lotta contro i Titani e i Giganti, seppur con il passare del tempo si sia dedicato maggiormente all'ozio e ai vizi.
Lo stesso Seraphin, presentato in un primo momento come un personaggio bidimensionale, con il proseguire degli episodi diverrà sempre più importante, riuscendo anche a scollarsi di dosso l'aura da cattivo stereotipato dimostrandosi invece dotato di una buona sfaccettatura caratteriale.L'opera riesce così a giocare molto bene con il tema mitologico, modernizzandolo attraverso le figure dei demoni, senza comunque stravolgere tutto ma anzi donando all'intera componente narrativa un taglio originale che saprà probabilmente catturare un ampio bacino di pubblico.
Blood of Zeus è un prodotto ben realizzato e coinvolgente, capace d'intrattenere gli spettatori in maniera soddisfacente soprattutto per via della buona caratterizzazione riservata ai personaggi e all'ottimo connubio tra influenze antiche e moderne, a cavallo tra classicismo spinto e posmodernismo. Peccato solo per la parte centrale dell'opera, un po' fuori focus rispetto a quanto visto durante la prima metà della serie o durante la sua epica conclusione.