Blue Exorcist: la recensione della prima serie dell'anime

In occasione dell'arrivo su Netflix, abbiamo riguardato per voi la prima serie dell'anime: ecco il nostro giudizio.

Blue Exorcist: la recensione della prima serie dell'anime
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Assiah e Gehenna, regno degli umani e dei demoni: l'incipit narrativo su cui si basano le vicende di Blue Exorcist, opera realizzata dalla mangaka Kazue Kato e divenuta anche un anime, si focalizza proprio sull'eterna lotta tra il bene e il male. Pur rappresentando, sulle prime, un disegno complessivo piuttosto scontato, a causa anche dei continui rimandi a quella è che la religione cattolica (a cui diverse altre opere hanno attinto a piene mani), l'opera si dimostra più coraggiosa di quel che potrebbe sembrare, riuscendo a stupire in più di un occasione con trovate originali.

Il più classico degli scontri tra la luce e l'oscurità qui assume una valenza ancor più marcata, giacché si toccano argomenti destinati a un pubblico forse più adulto, come la possessione demoniaca, ma col solito piglio leggero del più classico dei battle shonen. Dall'ottimo manga, serializzato ormai dal lontano 2009, sono state tratte due serie anime, composte rispettivamente da 25 e 12 episodi, giunte nel nostro Paese soltanto recentemente grazie a Netflix. Così, proprio in vista dell'approdo sulla nota piattaforma streaming delle due stagioni, abbiamo deciso di riguardarle per voi, nel tentativo di esprimere un giudizio riguardo all'ottimo adattamento animato di uno dei manga più interessanti degli ultimi anni. Spoiler: inizialmente tutto fila per il verso giusto, ma poi qualcosa si spezza.

Trama

La storia di Blue Exorcist (il cui titolo originale è Ao no Exorcist) vede protagonisti due gemelli, Rin e Yukio Okumura, rimasti orfani quando erano ancora in fasce. I due bambini sono stati trovati e accolti dall'esorcista Shiro Fujimoto che li ha educati e cresciuti come fossero suoi figli e, per tal motivo, i due sono legati in modo indissolubile all'uomo, unica figura familiare e unico punto di riferimento.

I due ragazzi, un po' come accade spesso in altri prodotti destinati ai ragazzi, hanno un atteggiamento completamente opposto: da una parte Rin, scapestrato, che non sembra essere propriamente un genio ed è capace di creare numerosi trambusti senza quasi battere ciglio, dall'altra parte, invece, Yukio, praticamente perfetto in tutto ciò che fa. Tale disparità caratteriale si riflette anche sul rapporto che i due hanno col padre adottivo, laddove Rin si sente quasi minacciato dalla presenza dell'uomo, e Yukio, invece, è in perfetta sintonia con lui su quasi ogni cosa.

L'ordine tutto sommato naturale e se vogliamo monotono delle cose, però, è destinato a cambiare: i due gemelli nascondono un temibile segreto che riguarda la loro natura sovrumana, più precisamente in parte demoniaca. I ragazzi, infatti, sono il frutto dell'unione tra una donna umana e niente meno che Satana in persona, il principe degli inferi e, per tal motivo, rappresentano, in particolare Rin, l'oggetto del desiderio di creature demoniache di ogni sorta.

Il velo che separa i due regni, apparentemente invalicabile, è attraversabile per alcune entità, che giungono sulla Terra col compito di "recuperare" l'oggetto del desiderio di Satana stesso: suo figlio Rin, il cui potere, sapientemente sopito da Shiro, è stato ormai liberato, contro il volere del suo patrigno. Proprio a causa di tutto ciò, l'uomo perde la vita nel tentativo di difendere quella dei suoi figli adottivi, e da lì la storia spicca il volo definitivo: Rin, sentendosi tremendamente in colpa per quanto accaduto, decide di diventare, sotto suggerimento di un enigmatico figuro, dal nome altrettanto ambiguo Mephisto Pheles, un esorcista, proprio come il padre adottivo. Per questo motivo si iscrive all'Accademia della Vera Croce, scuola che forma esorcisti provenienti da tutto il mondo. Ad attendere Rin, però, ci sarà qualche sorpresa di troppo: il fratello Yukio, a causa anche del suo grande potenziale, è un insegnante presso la suddetta scuola ed è proprio questo uno dei motivi che accomunava maggiormente quest'ultimo al defunto genitore adottivo.

I volti della Vera Croce

Come ogni battle shonen che si rispetti, un dei punti fondamentali per decretare il successo (o meno) dell'opera risiede nella caratterizzazione dei personaggi che compongono la storia. Blue Exorcist, sotto questo punto di vista, si comporta discretamente bene, ma si rivela piuttosto orfano di personaggi memorabili, specialmente sotto il profilo dei cosiddetti "comprimari". Se Rin e Yukio vengono splendidamente rappresentati nella loro infinita diversità, lo stesso non si può dire dei restanti personaggi che compongono il cast, a cominciare dai compagni di corso di Rin all'Accademia.

I vari Shiemi, Konekomaru, Ryuji (meglio noto come "Bon") e tutti gli altri, seppur accompagnati da un discreto background narrativo, risultano forse fin troppo imbrigliati nella loro natura di personaggi secondari, non riuscendo quasi mai a differenziarsi e a risultare seriamente decisivi ai fini dell'avanzamento della storia. Discorso ben diverso, invece, per alcuni dei personaggi non appartenenti al gruppo dei giovani studenti, in particolare per quanto concerne figure come gli antagonisti e i membri più anziani della stessa Accademia. Pensiamo, ad esempio, ai demoni, specialmente quelli di rango più elevato, che risultano, nell'anime come nel manga, ottimamente contestualizzati e molto affascinanti.

È il caso, per citare quelli più appariscenti, degli Otto Re Demoni di Gehenna, affascinanti e dirompenti come pochi, direttamente collegati a Lucifero in persona, a cui - misteriosamente - lo stesso membro speciale dell'Accademia, Mephisto Pheles, sembra in qualche modo collegato. Proprio quest'ultimo, nel suo essere eccentrico e carismatico, è chiaramente uno dei personaggi più riusciti di tutta la produzione.

Anche tra le fila degli esorcisti, però, non mancano di certo figure realizzate con un piglio particolarmente funzionale e carismatico, come la bella Shura, una delle guerriere più abili delle forze del bene, che diventa il mentore di Rin. Come da tradizione, poi, esorcisti e demoni sono classificati secondo un ordine gerarchico ben preciso, separati in base al potere e all'esperienza conquistata in battaglia. Tutto sommato, quindi, ci troviamo dinnanzi a un character design di tutto rispetto, originale quanto basta, ma inevitabilmente derivativo su alcuni aspetti e per certi versi privo di carattere. Complessivamente, comunque, funziona.

Disegni da esorcisti

Realizzata dallo studio A1-Pictures, con la regia di Tensai Okamura e accompagna dalle musiche del maestro Hiroyuki Sawano, la prima stagione di Blue Exorcist è andata in onda dal 17 aprile al 2 ottobre del 2011, con un totale di 25 episodi. Il lavoro svolto in fase di adattamento del materiale originale è di ottimo livello, laddove i personaggi sono mossi da un tratto piacevole e da animazioni sempre molto convincenti. Anche le varie ambientazioni sono splendidamente riproposte nella versione animata, offrendo nel complesso un quadro cromatico di primo livello, senza però sfociare nel capolavoro.

Un lavoro certosino che nasconde al suo interno un particolare di non poco conto: buona parte degli episodi finali della prima stagione dell'anime, infatti, non si basano sul materiale originale, distanziandosi nettamente dal reale corso degli eventi. Una scelta che mostra al fianco a un calo qualitativo considerevole, nonché a una discreta quantità di elementi che mal si sposano con buona parte dell'immaginario a cui si viene indirizzati sin dalle primissime battute. Nulla da ridire sul comparto sonoro: il doppiaggio è di primissimo livello e le varie musiche che accompagnano l'incedere della storia sono tutto sommato godibili e orecchiabili. Lo stesso, però, non si può dire delle varie sigle, alquanto anonime e incapaci di lasciare un segno nella mente dello spettatore.

Blue Exorcist La prima stagione dell’anime di Blue Exorcist è tutto sommato piacevole e intrigante, grazie soprattutto a una storia di fondo convincente e ben scritta, nonostante non riesca a far gridare al miracolo sotto la voce dell’originalità. La storia di Rin è impreziosita da un taglio autoriale che si prende non poche libertà nella rappresentazione di alcune figure della religione cristiana, a cui attinge a piene mani in più di un’occasione. Restano comunque tanti dubbi sulla parte finale dell’anime, completamente distaccata dal materiale originale, e sulla natura fin troppo anonima di alcuni personaggi. Nel complesso, comunque, ci sentiamo di consigliare la visione dell’opera, ai fan del genere dark fantasy in primis, che potrebbero ritrovare nella creazione di Kato un punto di riferimento per la propria fame di battle shonen a tema sovrannaturale.

7.8