Bugie d'aprile: Recensione finale del commovente anime su Netflix

Bugie d'aprile è una serie shonen unica nel suo genere, potente ed emozionante, che getta lo spettatore su una vera e propria giostra emotiva.

Bugie d'aprile: Recensione finale del commovente anime su Netflix
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La serie anime Bugie d'aprile - Your lie in april, sottotitolato I met the girl under full-bloomed cherry blossoms and my fate has begun to change ("Ho incontrato la ragazza sotto i boccioli di ciliegio fioriti e il mio destino ha cominciato a cambiare"), nata come manga scritto e disegnato da Naoshi Arakawa e serializzato sulla rivista Monthly Shonen Magazine, è stata realizzata nel 2014 dallo studio A-1 Pictures (Sword Art Online, The Seven Deadly Sins, Erased) per la regia di Kyohei Ishiguro (Psycho-Pass, Occultic;Nine) ed è disponibile a partire dal 1 luglio in lingua originale sottotitolata sulla piattaforma streaming Netflix. Il protagonista, Kosei Arima, è un ex genio della musica classica addestrato severamente da sua madre Saki, intenzionata a fare di lui un musicista di fama internazionale. La sua morte per malattia getta Arima nella confusione più totale, al punto che "non riesce più a sentire le proprie note". Tre anni dopo, il quattordicenne Kosei è un ragazzo depresso che si anima solo nel rapportarsi ai suoi due migliori amici, Tsubaki Sawabe e Ryota Watari, due personaggi energici e vitali. Arima afferma di odiare il pianoforte, eppure non riesce ad allontanarsi dalla musica, ed è qui che entra in gioco l'incontenibile Kaori Miyazono, una bellissima violinista che saprà scuoterlo dal suo torpore esistenziale ed emotivo. Non tutti sanno che il violino e il pianoforte appartengono alla stessa categoria di strumenti musicali: sono infatti ascritti entrambi al gruppo dei cordofoni o strumenti a corda. Nonostante le loro differenze caratteriali ed esistenziali, tra Kosei Arima e Kaori prevalgono infatti i punti di contatto. Da una parte abbiamo il metronomo umano, Arima che per tutta la vita è sempre stato inquadrato, rigido nelle proprie posizioni, plagiato da una madre frustrata e dittatoriale; dall'altra parte Kaori, uno spirito libero che vive la musica più che altro da un punto di vista emotivo e che saprà gettare il nostro protagonista in acque inesplorate, quelle che come dice lei stessa richiedono più coraggio. L'incontro-scontro fra le loro visioni, facilitato dal loro comune amore per la musica e dalla loro "fame di vita", genererà molta bellezza.

Una serie che vive di musica

Ovviamente Bugie d'aprile è una serie che vive di musica. La musica, specie quella classica, è il collante che unisce i due protagonisti, è la rappresentazione perfetta della gioia di vivere, della passione, della gratitudine e dell'amore che essi provano. La musica è il collante che dà corpo al rapporto fra Arima e Kaori, è il supporto che consente a entrambi di prendere in mano la propria vita . Il lento e tormentato riavvicinamento di Arima al piano, tenendo conto di tutti i traumi e del dolore pregresso, è raccontato con delicatezza e risulta forse l'aspetto più coinvolgente della serie. La lista dei brani eseguiti nel corso dei 22 appassionanti episodi contiene molti capolavori, dalla Sonata al Chiaro di Luna di Beethoven al Rondò Capriccioso di Saint-Saëns. Le emozioni sono intense e la sontuosa regia di Kyohei Ishiguro riesce a gestire al meglio le "pause musicali" nella narrazione. Chiaramente Arakawa si è documentato a fondo e mostra una cultura non da poco nel campo della musica classica occidentale, con una netta predilezione per il Romanticismo. Ma è da non sottovalutarsi anche lo strabiliante realismo con cui gli animatori hanno reso le performance dei personaggi. Ad esempio, nel secondo episodio ci viene mostrata una esibizione di Kaori che manda su tutte le furie la giuria di un concorso scolastico perché lei esegue il brano scelto (La sonata n. 9 "Kreutzer" di Beethoven, composizione considerata già ai tempi inusuale e in qualche modo scandalosa) senza seguire alla lettera le indicazioni dello spartito. I movimenti delle mani di Kaori sono ben aderenti a ciò che stiamo ascoltando, mentre dietro di lei l'anonimo pianista la scruta con attenzione tentando di adattarsi al suo tempo e alla sua dinamica, facendoci percepire in maniera sottile il suo disagio (anche senza improvvisare, la Kreutzer è un brano estremamente complesso, specie per il piano). Questo è solo un piccolo esempio della grandissima cura che è stata infusa nella realizzazione di questa serie.

Il problema finale

Bugie d'aprile è una serie romantica e strappalacrime. Nonostante qualche eccesso qui e là, non c'è niente di eccessivo nel dolore che viene mostrato nel corso dei 22 episodi che compongono quest'opera. Il senso di inadeguatezza, la paura del futuro, la necessità di continuare ad andare avanti, un passo dopo l'altro, sono i temi principali che vengono sviluppati in questo elegante prodotto targato A-1 Pictures. A differenza di quanto si immagini, dopo la visione del primo episodio non tutti i personaggi, a eccezione ovviamente dei protagonisti Arima e Kaori, godono di pari importanza e sviluppo psicologico - anche se tutti, nonostante il contenuto spazio narrativo dedicatogli, riescono a brillare in qualche modo come il rivale di Arima, Takeshi Aiza, o la emotiva Emi Igawa. Al netto di un importante rallentamento nella sezione centrale della serie, Bugie d'aprile procede senza mai annoiare e, anzi, sa piazzare dei decisi colpi emotivi dove serve. Discorso a parte merita il finale, di cui ovviamente non vi anticiperemo nulla, se non che ha diviso in due gli spettatori e causato qualche problema agli autori, che hanno ricevuto per questo addirittura delle insensate minacce di morte.

Quando un'opera osa, andando contro il facile consenso per proporre qualcosa di nuovo o comunque non banale, è fatale incorrere nelle ire del pubblico meno tollerante. Pur rispettando i gusti degli spettatori, non c'è alcuna logica nella convinzione che un "cattivo finale" rovini un'intera opera, per non parlare del fatto che non esiste alcuna definizione univoca di "cattivo finale". In verità, si potrebbe affermare che non esistono buoni e cattivi finali, ma solo finali più semplici e meno semplici: quello di Bugie d'aprile risulta senz'altro ascrivibile al secondo gruppo. Da un punto di vista drammaturgico, l'anime si può definire come una tragedia, intesa come un'opera che affronta temi di rilevanza universale basando la narrazione su un complesso problema di coscienza o su tensioni e volontà contrapposte. Il finale svolge quindi la funzione di catarsi tragica, si sublima il viaggio di crescita che porterà Arima a interiorizzare il messaggio positivo di Kaori per uscire fuori dal loop in cui si era rinchiuso in seguito alla morte della madre e pur senza rassicurazioni che d'ora in poi la vita sorriderà a lui e agli altri personaggi sappiamo che loro hanno saputo, nel corso di questo viaggio lungo 22 episodi, arricchire l'uno la vita degli altri. Eseguendo una splendida (e molto triste) ballata di Chopin Kousei , Arima si libera del sé stesso del passato inaugurando una nuova fase della propria esistenza. La qualità della scrittura di Arakawa, così dettagliata e corposa, così elegante nel descrivere le contrastanti emozioni che agitano il cuore di Arima, si fa perdonare qualche esagerazione in termini di trama. Il misto di qualità grafica, testo e musica riesce a incantare lo spettatore, che se saprà sopportare qualche piccolo inganno giungerà alla fine di questo percorso consapevole che non è il "lieto fine" a dare speranza ai protagonisti, ma la forza che essi hanno saputo conquistare. E, come per le migliori tragedie, ne ricaverà un prezioso insegnamento.

Bugie d'aprile Dal punto di vista grafico Bugie d’aprile è un prodotto di sfolgorante bellezza. Tutto, dai disegni alle animazioni, alla (poca) CGI ottimamente integrata, alla soundtrack scelta contribuisce a definire un prodotto esteticamente eccellente, mentre dal punto di vista narrativo, a parte qualche lieve eccesso, si conferma una serie coraggiosa, emotivamente intensa e senza dubbio indimenticabile. La qualità della scrittura, l'approfondimento psicologico e una trama che ben poco di consolatorio concede allo spettatore sono i punti di forza principali di una serie coraggiosa che ha diviso gli spettatori e che ha fatto (e farà ancora) parlare molto di sé.

8.5