Card Captor Sakura: recensione della prima stagione disponibile su Netflix

Card Capture Sakura torna in Italia grazie a Netflix. Scopriamo insieme gli aspetti salienti di questo originale anime maho shojo.

Card Captor Sakura: recensione della prima stagione disponibile su Netflix
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Card Capture Sakura, manga creato dal collettivo CLAMP nel 1996 appartenente al sottogenere maho shojo, negli anni successivi è stato anche adattato in formato anime, riuscendo a ottenere un grande successo tanto in patria quanto qui in Italia. L'opera animata, conosciuta nel nostro paese con il nome di Pesca la tua carta Sakura, è stata realizzata dallo studio d'animazione Madhouse.
In vista della recente pubblicazione su Netflix della serie, andiamo quindi ad analizzare tutti gli aspetti più incisivi della prima stagione.

Il libro misterioso

Sakura Kinomoto, la bambina di dieci anni protagonista della storia, in un giorno come tanti trova per caso, nella biblioteca di suo padre, un misterioso libro al cui interno sono conservate delle carte magiche.
Dopo la rottura del sigillo, i preziosi oggetti incantati (denominati Clow Card) si disperdono in breve tempo costringendo la stessa Sakura a impegnarsi per ritrovarli. La trama, di natura basilare, riesce comunque a risultare interessante per la grande varietà di situazioni che la protagonista si ritrova ad affrontare.
Nonostante infatti la struttura a tratti ciclica degli episodi, non si avverte mai un reale senso di monotonia grazie alle piccole grandi variazioni inserite in ogni puntata.

Le stesse carte ottenute in seguito agli scontri, ad esempio, diventano una nuova arma a disposizione della protagonista, che in più occasioni si vede costretta a cambiare strategia per affrontare minacce sempre più difficili da arginare.
Fortunatamente in suo aiuto arriva sempre Cerberus, il guardiano delle carte - dalle fattezze di un peluche - che funge da vera e propria guida per la maghetta protagonista, che in più di un'occasione è costretta a studiare nuovi metodi per avere la meglio sui propri avversari.

Un altro elemento a favore dell'anime è sicuramente il grande numero di nemici che la protagonista si ritrova ad affrontare; ogni carta non rappresenta infatti solo un elemento naturale (come ad esempio il vento), ma anche oggetti magici (come la spada fluttuante) o forze ancestrali quali il tempo.
Per quanto alcuni nemici mostruosi appaiano sicuramente simili (visto anche l'elevato numero di carte disponibili) il senso di varietà dato dai numerosi scontri risulta davvero ammirabile, soprattutto rapportato a opere dello stesso genere, molto spesso estremamente ripetitive.
Anche il grado di mistero dietro alle carte e alla figura dello stesso Clow Reed (l'originale proprietario degli oggetti incantati) contribuiscono a rendere l'opera interessante e capace di coinvolgere lo spettatore in maniera soddisfacente dall'inizio alla fine.

Sentimenti e magia

Tra i temi principali dell'opera vi è sicuramente quello del rispetto reciproco; le autrici si sono volute soffermare nel condannare qualsiasi tipo di intolleranza, a cominciare dal razzismo.
Ad esempio, il personaggio di Syaoran Li, studente cinese trasferitosi in Giappone per recuperare a sua volta le Clow Card, riesce a integrarsi senza problemi nel contesto scolastico.

Le CLAMP hanno poi puntato molto anche nel presentare agli spettatori numerosi personaggi omosessuali e bisessuali, cercando ancora una volta di condannare qualsiasi forma di pregiudizio.
Vista anche la data di uscita dell'anime, il tentativo di focalizzarsi su particolari tematiche attualissime ancora oggi, non può che far guadagnare ulteriori punti all'opera, che anche da questo aspetto risulta originale.

È un elemento, questo, che forse col tempo finisce per ripiegarsi su se stesso, visto l'elevato numero di personaggi LGBT: per quanto infatti le autrici si siano volute soffermare su determinati temi per combattere le intolleranze in maniera efficace, rivedendo oggi l'anime si ha come l'impressione di trovarsi davanti ad alcune forzature riguardanti la caratterizzazione dei comprimari, soprattutto a livello di infatuazioni.
Nell'adattamento italiano pubblicato da Mediaset alla fine degli anni '90, l'anime ha subito varie censure e rimaneggiamenti, anche riguardo l'età dei vari protagonisti (Sakura, ad esempio, nella versione originale è una bambina di dieci anni mentre nella versione italiana ne ha quattordici), una pratica comunque molto comune, basti pensare ad altri cartoni famosi come È quasi magia Johnny o Piccoli problemi di cuore.

Netflix ha comunque scelto di basarsi sull'adattamento originale sottotitolato, in cui vediamo i personaggi parlare in giapponese.
Oltre poi all'originalità dei temi trattati (soprattutto in rapporto alla data d'uscita) a stupire forse maggiormente è il comparto tecnico; l'anime è invecchiato molto bene anche dal punto di vista dei disegni, grazie a modelli dei personaggi curati sia per quanto riguarda le espressioni del viso, sia per le animazioni del corpo.
I combattimenti, seppur non vantino coreografie eccessivamente elaborate, riescono a risultare avvincenti in numerose occasioni, per via di un buon senso di dinamismo abbastanza difficile da trovare anche in anime molto più recenti.

Card Captor Sakura Card Capture Sakura, nonostante gli oltre vent'anni sulle spalle, è un anime invecchiato molto bene, capace di intrattenere in maniera soddisfacente il pubblico di riferimento a cui è rivolto. Questa prima stagione, oltre a un comparto tecnico curato e ad alcuni momenti ricchi di pathos (tra cui il confronto finale con Yue), risulta interessante anche per molte delle tematiche affrontate, su tutte la lotta a ogni forma di discriminazione.

7.8