Chainsaw Man 1x01 Recensione: l'anime di MAPPA parte col botto

Il primo episodio dell'adattamento animato di Chainsaw Man è disponibile su Crunchyroll. Il diavolo motosega di Tatsuki Fujimoto prende vita!

Chainsaw Man 1x01 Recensione: l'anime di MAPPA parte col botto
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Finalmente è arrivato l'anime di Chainsaw Man (eccovi le uscite anime streaming Crunchyroll di ottobre 2022). La stagione autunnale si preannuncia ricca di prodotti di qualità sul versante anime e tra la sesta stagione di My Hero Academia, l'adattamento dell'ultimo arco di Bleach e l'interessante outsider Blue Lock, la serie animata con protagonista l'uomo motosega è probabilmente la più attesa viste le importanti aspettative alimentatesi attorno alla sua realizzazione. L'enorme curiosità circa l'esito del difficile lavoro che lo Studio MAPPA era chiamato a svolgere per animare un'opera tanto narrativamente originale e fuori dagli schemi quanto visivamente peculiare ed eccentrica, ha accresciuto a dismisura l'hype per il suo debutto.

Cane e motosega

Il primo episodio, intitolato "Cane e motosega", elimina già ogni dubbio di carattere qualitativo sciogliendo le riserve sul comparto tecnico (ma già i trailer usciti negli scorsi mesi erano stati indicativi in tal senso) e, dopo i successi e gli apprezzamenti per gli adattamenti della Final Season di Attack on Titan e per la prima stagione di Jujutsu Kaisen, ha il sapore di riconferma per MAPPA.
Sotto la direzione di Ryu Nakayama lo studio adatta con una totalità pressoché totale il primo capitolo del manga di Tatsuki Fujimoto.

L'episodio introduce i personaggi di Denji e Pochita, povero disperato il primo, suo fedele cane-motosega il secondo. Denji è indebitato fino al collo, non possiede che l'indissolubile amicizia con Pochita, fa il Devil Hunter per necessità e cede i suoi ricavi a uno spietato uomo della yakuza che gli sta alle calcagna. È un mondo di diavoli e di uomini diabolici quello mostrato nel primo episodio di Chainsaw Man, un malsano luogo senza speranze per il protagonista che nella disperazione sguazza e nei sogni rifugge. Sogni "normali" che si ritrova a raccontare a Pochta sotto il tetto di una casupola squallida e fatiscente, che cerca di perseguire nonostante una mesta rassegnazione.

Il flashback sul primo incontro con Pochita contribuisce a chiudere circolarmente la narrazione dell'episodio: Denji è ancora un bambino quando fa la conoscenza del piccolo diavolo motosega, ha appena perso il padre e gli aguzzini dell'uomo morto suicida non tardano a farsi vivi per chiedere al ragazzino di ripagare i debiti del genitore. Sono gli stessi malviventi che ne gestiscono gli incarichi da Devil Hunter e che alla fine dell'episodio lo tradiscono servendosi (o asservendosi) del potere del Diavolo Zombie. Ucciso e fatto a pezzi, Denji rivive grazie al sacrificio di Pochita e, ottenutane la forza, consuma la sua vendetta.

Sul finale alcuni Devil Hunter della Pubblica Sicurezza si presentano sul luogo della carneficina. Una donna esamina Denji, ne decreta l'eccezionalità e lo convince a seguirla con la promessa di realizzarne il sogno: pane con marmellata.

La regia di Ryu Nakayama

Il primo episodio di Chainsaw Man viaggia spedito sui binari della qualità, non deraglia e sorprende su tutti i fronti, riproducendo pedissequamente le tavole di Fujimoto ma amplificandone il gusto per l'estetica cinematografica grazie alla pregevole direzione di Ryu Nakayama, attento a rendere ogni inquadratura estremamente viva e ricoperta di una particolare patina filmica, impegnato nella spettacolarizzazione totale delle scena action e nell'uso di una regia che del cinema eredita i codici formali.

Un incipit che appare decisamente rapido e conciso, forse persino eccessivamente veloce nella presentazione del protagonista e del suo amico fedele, sul cui rapporto non indugia a sufficienza, tanto da compromettere un momento drammatico dal potenziale emotivo elevato che, di fatto, rimane in parte inespresso proprio a causa della necessaria velocizzazione della sua premessa. Il rapporto tra Denji e Pochita occupa una buona porzione dell'episodio ma lo spazio riservatogli risulta comunque ridotto in termini più generali di minutaggio, tanto da depotenziare e smorzare la drammaticità del sacrificio di Pochita.

C'è comunque spazio per momenti di inattesa dolcezza e spunti di riflessione: le interazioni tra Denji e Pochita sono tenere e adorabili (e il patto tra i due, quasi un anti-patto, è comunque un momento piacevole) nonostante la brevità e i pensieri del protagonista forniscono suggerimenti interessanti sulla sete di potere e sulla fame di traguardi degli uomini. Un episodio introduttivo che riesce a stare in piedi da solo, grazie alla natura semi-verticale della sua narrazione e alla memorabilità della prima trasformazione di Denji.

Studio MAPPA fa ancora centro

Poco da appuntare al comparto tecnico dell'episodio, che fa ben sperare per le prossime uscite e che pare essere curato tanto sul versante sonoro quanto su quello visivo.

Proprio il lato grafico costituisce l'ideale controcanto per il mood insieme vagamente nostalgico ed evidentemente folle dell'opera. Una generale ricerca del realismo delle immagini, per un'estetica che si distacca molto (e non può non farlo) dalle tavole sporche e volutamente confusionarie di Tatsuki Fujimoto, rinunciando in parte a quel caos di cui il manga è profondamente impregnato, ma riuscendo comunque ad assicurare all'anime un'impronta visiva dalla forte identità, maggiormente intrisa della malinconia che aleggia sul racconto, esplicitata visivamente dall'utilizzo di colori freddi, di una palette cromatica desaturata e quasi sempre priva di colori forti, con la significativa eccezione del vivissimo rosso sangue e del luminoso arancione della motosega.

Tranquilli, c'è ancora tutto lo splatter a cui il manga ci ha abituato, tra spargimenti di sangue e corpi dilaniati e zampillanti. Non convince appieno la CG, rimandata ad un'ulteriore valutazione ma comunque accettabile grazie all'impiego di un cel shading che ben amalgama la computer grafica ad un'animazione che sfrutta e utilizza saggiamente le ombre per l'ottenimento di un realismo già accennato che passa per un effetto di tridimensionalità che fornisce spessore e profondità all'aspetto grafico di Chainsaw Man.

Menzione di merito per la splendida opening di Kinshi Yonezu, Kick Back, diretta dal bravissimo Shingo Yamashita (già autore, tra le altre, delle sigle di My Hero Academia e, soprattutto, Jujutsu Kaisen), che si supera con un videoclip che trasuda cinefilia da tutti i pori (d'altronde anche Fujimoto ha dimostrato a più di riprese di essere un grande appassionato di cinema occidentale), citando esplicitamente film come Pulp Fiction, Le iene, Non è un paese per vecchi, Il grande Lebowski e altre pellicole di cui riproduce alcune scene ed inquadrature.

Una chicca quella proposta da Yamashita, ciliegina sulla torta per un primo episodio che rende già giustizia ad un opera dall'adattamento complicato e che promette grandi cose per il proseguio dell'anime.

Chainsaw Man (anime) Il primo episodio di Chainsaw Man è un inizio sorprendente per l'anime di MAPPA, attestazione della bravura del regista Ryu Nakayama e degli animatori dello studio, primo clamoroso assaggio dell'opera di Tatsuki Fujimoto in una salsa visivamente meno caotica ma più malinconica, ugualmente folle e splatter e pronto a regalarci 12 episodi di puro intrattenimento, nella speranza di un mantenimento della qualità sui livelli altissimi appena fissati.