Children of the Whales: Recensione dell'anime fantasy targato Netflix

Tratta dal manga visionario di Abi Umeda, la prima stagione del nuovo anime Netflix è suggestiva ma a tratti confusa.

Children of the Whales: Recensione dell'anime fantasy targato Netflix
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Children of the Whales è un nuovo anime prodotto da J.C. Staff e distribuito da Netflix, dopo la messa in onda in Giappone avvenuta nel corso dell'anno passato. La serie è tratta dal manga visionario di Abi Umeda, un'opera fantasy firmata da un autore esordiente e tutt'ora in corso, composta di 10 volumi e in fase di serializzazione sulla rivista Akita Shoten - mentre, in Italia, Edizioni Star Comics ha portato finora quattro tankobon. Abbiamo visto tutti e 12 gli episodi che compongono la prima stagione di un anime dal grande respiro artistico e con un immaginario tanto promettente quanto solido, ma che presenta anche qualche perplessità narrativa.

Un mondo non più nostro

Già in fase di First Look, quando la serie è stata rilasciata su Netflix nel giorno di debutto, avevamo spiegato per sommi capi la premessa della sceneggiatura di Children of the Whales: l'opera animata tratta dal manga di Abi Umeda ci catapulta in un mondo post apocalittico con elementi fantasy, in cui le vicende dei protagonisti sono ambientate su un'isola galleggiante in un mare di sabbia chiamata Mud Whale, o Balena di Fango. La popolazione della Balena, che conta poco più di 500 abitanti - apparentemente gli ultimi baluardi della presenza dell'umanità nel mondo - vive in un sistema gerarchico fondato su una presunta democrazia, con gli anziani della comunità a rappresentare l'estabilishment politico e decisionale. Ma c'è una particolarità: gli abitanti della Balena di Fango si dividono in due categorie, basate sull'utilizzo di un particolare potere magico chiamato thymia, una capacità dalle origini misteriose che permette di evocare dei curiosi e arcani segni in grado di controllare la materia circostante - ad esempio, è possibile sollevare oggetti o utilizzare dei campi di forza da utilizzare come scudo o supporto per librarsi in aria o planare. I possessori di thymia sono definiti Marchiati, individui destinati a pagare a caro prezzo la padronanza di questo potere con un'esistenza breve, che si esaurisce entro i 30 anni; e i Non Marchiati, persone normali e senza poteri la cui vita media si attesta sui canoni standard di quella umana.

I Marchiati, però, rappresentano la quasi totalità della popolazione della Mud Whale, mentre la minoranza composta da Non Marchiati è destinata a far parte del Consiglio degli Anziani, che elegge periodicamente un giovane capovillaggio il quale, al compimento dei 60 anni, si guadagna il diritto di conoscere i segreti sulle origini della Balena. Un'altra possibile mansione per i Non Marchiati è quella di diventare Archivisti, al fine di documentare periodicamente gli eventi che accadono sulla Balena di Fango per conservarne le preziose memorie dei suoi cittadini. Chakuro è il protagonista di questa storia, un sensibile ragazzo di 14 anni che fa l'Archivista sulla Mud Whale: il giovane, tuttavia, è un Marchiato, ma la sua passione per la scrittura e l'attaccamento al valore dei ricordi lo ha portato a voler documentare in prima persona gli eventi che accadono nella sua comunità. Un giorno, l'isola fangosa incontra sulla propria strada un altro pezzo di terra su cui, al termine dell'esplorazione, Chakuro e i suoi amici trovano una ragazza misteriosa e abile nell'uso della thymia: sarà l'inizio dei guai per la Balena di Fango, poiché la giovane appartiene a una misteriosa comunità che ha tutte le intenzioni di sterminare gli abitanti di Fàlaina - il nome originale della Balena di Fango - fautori di non meglio specificati, quanto empi e scellerati, crimini contro l'umanità.

L'importanza dei sentimenti

La vita di Chakuro verrà sconvolta proprio in seguito all'amicizia con Lykos, misteriosa ragazza senza nome a cui il ragazzo attribuisce il primo nome che trova inciso sui suoi vestiti. La Balena di Fango viene infatti presa di mira da micidiali assassini, che si professano portatori di una presunta giustizia contro i crimini commessi dagli abitanti di Fàlaina, eventi di cui purtroppo soltanto gli abitanti più anziani sono a conoscenza. Si scoprirà ben presto che Children of the Whales è una storia fondata sulle emozioni e sul valore ad esse attribuite, oltre che sull'importanza di provare dei sentimenti di fronte a gioie e dolori della vita: Lykos è un'apatheya, così come gli arcani aguzzini intenzionati a togliere di mezzo gli abitanti della Mud Whale, per i quali - nel corso dei 12 episodi di cui si compone l'anime di J.C. Staff - inizierà una pericolosa caccia tra gatto e topo tra le dune dell'oceano sabbioso.

In sostanza, un'apatheya è un individuo che non prova alcuna emozione di fronte a qualunque tipo di avvenimento: una condizione e un tabù che Chakuro, con la sua sensibilità e il suo buon cuore, cercherà di sfatare. Ma non tutti gli abitanti di Skylos, la misteriosa nazione sulle tracce dei presunti criminali a bordo della balena sabbiosa, sono inclini a cambiare, e tra le due realtà inizierà una violenta e sanguinosa guerra la cui posta in palio va ben oltre i semplici concetti di vita o morte: in gioco tra le parti ci sono in ballo le emozioni e la preservazione delle stesse attraverso il valore attribuito ai ricordi, vere e proprie anime immortali nella storia dell'umanità.

Un'opera fantasy

Children of the Whales cala il suo pubblico in un immaginario fantasy infarcito di tanto background, forse anche troppo. La trama, diluita nel 12 episodi di cui si compone la prima stagione realizzata dal talentuoso team di J.C. Staff, si lascia guarda e seguire con grande scioltezza e semplicità, ma nella sua parte centrale risulta forse eccessivamente confusa. Ci spieghiamo: la "lore" imbastita da Abi Umeda, e trasposta in formato animato dallo studio nipponico in collaborazione con Netflix, non è complicatissima, ma ad oggi la prima stagione dell'anime presenta anche numerose domande senza risposta, catapultando protagonisti e spettatori in una serie di eventi, spiegazioni e misteriose apparizioni di personaggi che necessiteranno di essere svelati con calma più avanti. Per questo motivo, nonostante l'immaginario di base resti fascinoso, interessante e condito da personaggi carismatici su ogni fronte, così come ci si debba riservare di apprendere tanti nuovi misteri nelle future stagioni, la sceneggiatura di Children of the Whales ci sembra ancora troppo confusa per ritenerci soddisfatti e appagati del worldbuilding. Per fortuna interviene un comparto artistico semplicemente delizioso: come già evidenziato nella nostra anteprima all'episodio pilota dell'anime, Children of the Whales è una perla visiva di rara bellezza, suggestiva sotto il profilo del character design - con personaggi, modelli e costumi mai banali - e semplicemente meravigliosa sotto il profilo cromatico: se, infatti, personaggi, armi e veicoli sono rappresentati con gli stilemi standard del tratto di disegno nipponico, a scatenare un fascino immenso sono le ambientazioni, realizzate come se fossero praticamente un dipinto su tela colorato in acquerelli.

Che sia la maestosa Balena di Fango o le foreste verdeggianti in cui si aggirano i protagonisti, o ancora le immense distese sabbiose e le pareti rocciose della Mud Whale in cui si consumano storie, vicende e prosopopee dei personaggi creati da Abi Umeda, il tutto prende vita con maestria e coerenza, creando una perfetta armonia visiva tra i due diversi stili utilizzati e fin qui descritti. Children of the Whales è un prodotto di animazione che fonde tutta la dolcezza dei suoi protagonisti, e la delicatezza del suo comparto estetico, con la drammaticità e le atrocità che vediamo compiere tra antagonisti ed eroi, riuscendo infine a confezionare un fantasy decisamente buono e suggestivo: in alcuni frangenti, per le musiche utilizzate o anche solo per certe scelte estetiche, l'immaginario dell'autore originale ci è sembrato largamente ispirato a quello delle opere di Miyazaki e dello Studio Ghibli: creaturine deliziose, protagonisti fuori dal tempo e dagli schemi, eventi regolati da non meglio specificati prodigi che, fino alla fine, instillano in chi li guarda curiosità e fascino dell'ignoto. Insomma, la menzion d'onore va dunque, certamente, allo staff dello studio di J.C., che nel trasporre in versione animata la promettente opera fantasy di Umeda - pur non potendo compiere miracoli su una narrazione iniziale non chiarissima e che necessita di svariati spiegoni - si diletta nei virtuosismi estetici e sonori, regalando un prodotto artistico di grande spessore.

Children of the Whales (Anime) C'è del potenziale preziosissimo in Children of the Whales, opera fantasy dal sapore così squisitamente 'miyazakiano' con quell'atmosfera delicata, quelle musiche raffinate e quelle deliziose creaturine che arrancano dietro protagonisti carismatici, sensibili e sopra le righe. Eppure è un'opera ancora acerba, con una narrazione che lascia tante domande, forse troppe, in vista di sviluppi futuri: non può ambire, almeno per adesso, alla perfezione assoluta, con una trama ancora un po' troppo confusa. Ma si fa voler bene tanto, tantissimo, grazie all'impronta artistica meravigliosa, che unisce il materiale originale di Abi Umeda con la maestria dei ragazzi di J.C. Staff in un mosaico di scenari, colori e scorci che rendono la prosopopea dei criminali di Fàlaina un meraviglioso quadro in movimento.

7.8