Il Giappone è uno dei paesi con il più alto tasso di suicidi e negli ultimi anni il fenomeno sta coinvolgendo anche i ragazzi, che non si sentono accettati dalla società, che non riescono a diplomarsi o a trovare un lavoro, oppure sono vittime di bullismo (a tal proposito, recuperate il nostro speciale sulla visione del bullismo in La forma della voce). Per cercare di sensibilizzare sul suicidio giovanile in Giappone, l'autrice Eto Mori ha scritto il romanzo Colorful, da cui il regista Keiichi Hara ha tratto un film che è da poco disponibile su Amazon Prime Video. Colorful è un racconto in grado di commuovere e di lasciare amareggiati, che si sorregge su una domanda: perché un ragazzo di appena 14/15 anni dovrebbe togliersi la vita?
I colori della vita
Nella mitologia di Colorful, dopo aver lasciato il corpo terreno, le anime raggiungono una stazione ferroviaria dove acquistano il biglietto che li porta nel regno dei morti. Il protagonista è uno "spirito" che è morto dopo aver commesso un grosso sbaglio, a cui viene offerta una seconda occasione per tornare nel mondo terrestre e reincarnarsi nuovamente, ma rifiuta perché ricorda che per lui la vita sulla Terra non è stata affatto facile. L'anima, però, non può opporsi al volere del dio creatore di ogni cosa: ritorna nel mondo terreno, con l'aiuto di Purapura, un'entità dalle fattezza di un bambino che potremmo definire come una sorta di guida spirituale. Dopo un incipit in prima persona, le vicende sono narrate in terza persona una volta che l'anima entra nel corpo di Makoto Kobayashi, un ragazzo all'ultimo anno delle medie, che si è da poco tolto la vita ingerendo delle pillole. L'inaspettato ed insperato risveglio di Makoto riempie di gioia la sua famiglia e dopo essere stato dimesso dall'ospedale, può tornare a casa. Ora, l'anima dovrà completare un addestramento: nell'arco di sei mesi deve capire qual è stato il suo grande errore e quali sono state le motivazioni che hanno portato Makoto a togliersi la vita; solo dopo aver trovato risposte a queste domande potrà reincarnarsi definitivamente.
Lo spirito non sa nulla di Makoto, per questo si comporta in maniera differente da come farebbe normalmente, ma ad aiutarlo c'è Purapura, che si limita a dargli solo informazioni basilari sul ragazzo e sulla sua famiglia: in questo modo apprende che Makoto è un appassionato di pittura, è basso di statura, motivo di forte disagio per lui, ed è segretamente innamorato di Hiroka Kuwabara, una studentessa più giovane.
Il padre è un impiegato dal carattere gentile, che non riesce ad essere promosso nonostante lavori troppo, ma Makoto ha iniziato a disprezzarlo e a non parlargli a dovere; la madre, invece, ha tradito il marito, ma dopo l'incidente del figlio ha messo fine alla relazione extraconiugale; il fratello maggiore, Mitsuru, si preoccupa molto degli studi, pensa solo a se stesso, lo prende in giro per il suo basso rendimento scolastico ed ultimamente si parlano poco. Vivendo come Makoto, l'anima inizia a conoscere meglio lui e le persone che lo circondano, scoprendo come soffrisse in silenzio per ciò che la vita gli aveva riservato.
Quello che si delinea in Colorful è un racconto con una narrazione abbastanza semplice e lineare, che si sofferma sull'analisi introspettiva dei personaggi: non vuole essere solo un'esperienza catartica per conoscere se stessi, ma è anche una storia intima, alla scoperta degli stati d'animo di un ragazzo solo e triste che si è spinto all'estremo gesto per volersi liberare di tutte le sofferenze che lo attanagliavano.
Un'esistenza nera e bianca
Quello del suicidio è un tema delicato e difficile da trattare, ma Colorful riesce a gestirlo con estrema leggerezza, senza sminuirlo: basti pensare che vi è un momento in cui il "nuovo Makoto" afferma con fare scherzoso che il tentativo di togliersi la vita non è dovuto ai problemi di voti scolastici, spiazzando gli insegnanti. L'estremo gesto, però, è solo la superficie di un'opera più stratificata, perché è un espediente per approfondire i vari personaggi, tant'è che sono pochi i momenti in cui viene affrontato apertamente l'argomento, ma si percepisce costantemente l'opprimente tristezza del gesto dello studente. Sin da quando l'anima entra in Makoto, si dipana una lenta analisi intimista del ragazzo e delle persone che lo circondano: questo rende Colorful corale, con un cast variopinto. A dirla tutta, la sceneggiatura non si sofferma molto su come era in passato Makoto, in quanto l'intero racconto ruota attorno a ciò che l'ospite prova e vive nel suo corpo, ma ci vengono forniti comunque alcuni indizi che ci aiutano a scoprire il suo carattere ed il suo stato d'animo. Il film però svolge un ottimo lavoro nella caratterizzazione dei comprimari. Ovviamente, anche il nucleo familiare viene approfondito, così da permetterci di capire quale sia la situazione che vive tutti i giorni tra le mura domestiche. È il rapporto con la madre ad essere uno dei più complessi, meglio gestiti e più strazianti dell'intero racconto: il nuovo Makoto (probabilmente anche il vecchio, se non si fosse tolto la vita) non tollera il tradimento della mamma ed il suo modo di comportarsi come se nulla fosse successo, tanto da non riuscire a sedere al suo stesso tavolo e a mangiare ciò che cucina.
Significativa a tal proposito è una sequenza dal forte impatto emotivo: il ragazzo e sua madre sono soli a cena, e lui non può fare a meno di immaginare che con le mani con cui cucina, affetta le mele, prepara gli hamburger, accarezza anche l'amante. Abbiamo provato un senso di rabbia misto a commozione, nel vedere l'indifferenza e il disprezzo del figlio nei confronti del genitore, che ce la sta mettendo tutta per rimediare al proprio sbaglio, con la speranza di riavere una famiglia normale. In fondo, come ci ricorda Purapura: tutti commettiamo degli errori.
Il disagio della sua statura, il probabile bullismo, la ragazza di cui era innamorato che vendeva il corpo, un padre assente, un fratello estraneo che lo derideva sempre, una madre adultera, e il costante senso di solitudine ed abbandono sono tutti fattori che, messi insieme, potrebbero aver portato Makoto a ingerire le pillole.
Basta quanto detto per capire come l'anima voglia aiutare Makoto nel poco tempo rimastogli a dare sfogo a tutte le emozioni che aveva represso: sembra quasi che voglia dargli una seconda occasione di essere una persona migliore agli occhi degli altri, anche se ripete che della sua vita gli importa ben poco.
Le azioni del nuovo Makoto sono contornate da un persistente senso di malinconia, dovuto alla caducità della situazione: dopo aver completato le scuole medie, lo studente sarà destinato a morire definitivamente.
Vedere il ragazzo maltrattare Shoko e la madre, essere deluso da Hiroka, agire con totale indifferenza nei confronti delle persone che gli sono affianco, o divertirsi con Saotome, non può che trasmettere un senso di amarezza, perché molto presto morirà, lasciando un vuoto incolmabile, malessere, dispiacere, e sensi di colpa. Non solo le persone aiutano Makoto, ma anche lui fa altrettanto, aiutandole ad accettare i propri errori. Il percorso di crescita emotiva del giovane si conclude con un finale che mostra gli effetti di tutte le esperienze vissute, anche se vanifica in parte il senso di caducità, risponde a tutte le domande e riserva un colpo di scena spiazzante, in grado di far rivedere con una prospettiva diversa la breve vita del nuovo Makoto.
Un mondo grigio
Lo stile tecnico di Colorful si fregia di disegni piacevoli, ma non molto curati, soprattutto nelle riprese più lontane, in cui saltano all'occhio alcuni cali qualitativi. I primi piani sono caratterizzati da una particolare attenzione, soprattutto per la resa delle espressioni facciali che trasmettono le emozioni dei personaggi. Al contrario, il tratto per l'ambientazione e alcuni oggetti di scena è più certosino. 
Viene fatto utilizzo anche della CGI, limitata solo ad alcuni mezzi di trasporto e alla sequenza iniziale, per la rappresentazione delle anime, ma in questo caso abbiamo avuto la sensazione che sia stata una scelta voluta dal regista: la CGI viene adoperata per rendere le entità ultraterrene uguali, quasi a voler far capire che dopo la morte non c'è distinzione.
Anche se non molto presente, la computer grafica spicca particolarmente, per via di animazioni non molto fluide. Unica pecca che abbiamo riscontrato è un character design poco variegato. Infine, le inquadrature hanno una fotografia cupa, tendente al grigio, che mette meglio in risalto la tristezza di Colorful.